martedì 12 gennaio 2010

"Le psicosette" di Maurizio Antonello - I movimenti del potenziale umano (VI)

GLI EFFETTI SULL'INDIVIDUO

L'esperienza professionale ci indica che tali tecniche sono da considerarsi proibitive per tutti i casi di psicosi e per gli stati limite, ma che sono pericolose anche per molte forme di nevrosi, le cui cause, slatentizzate, non vengono affatto affrontate e rielaborate, ma solo fatte emergere.

Inoltre, gli effetti che si riscontrano nella maggior parte delle persone che vi partecipano sono strettamente correlati all'ideologia portata avanti dal gruppo: nei giorni successivi al corso si nota un aumento, spropositato, della propria fiducia e autostima; inoltre possono emergere cospicui elementi narcisistici ed egocentristi. Il soggetto, ormai al centro del (suo) mondo, crede di essere il creatore del proprio destino (grazie a questo suo Io fatto crescere a dismisura) connotando, con atteggiamenti di onnipotenza e di invincibilità, ogni sua azione. Il Sè ideale, pertanto, viene sempre più assimilato al Sè percepito ed effettivo, nella versione dell'attualizzazione


II soggetto sembra perdere la misura delle proprie reali possibilità, dimenticando i limiti - anche costituzionali - che caratterizzano la condizione di ogni individuo. A mano a mano che procede con i corsi, egli crederà di possedere ed ampliare qualità o doti sovrannaturali (preveggenza, telepatia,...), confermando così, tra sè, la concezione superomistica insita nella filosofia di questi gruppi.

Tutto questo non farà altro che aumentare il divario esistente tra il soggetto ed i suoi familiari ed amici.

Quando invece il Sè ideale è una meta da raggiungere (nella versione della perfezione), egli sarà teso spasmodicamente ad esso, mal accettando le proprie debolezze e difetti; in altre parole, sarà in perenne conflitto con se stesso.

All'ipertrofia dell'Io corrisponde sempre un abbassamento della soglia dì frustrazione: il soggetto sarà paradossalmente meno capace di sopportare le normali difficoltà e contrattempi.Diventerà pertanto un soggetto a rischio, in quanto il non superamento di un problema ne minerà l'immagine di sè, creando inevitabili quanto devastanti sensi di colpa.

Una costante nel comportamento sembra essere la deresponsabilizzazione. Prima di ogni altra cosa viene il proprio sviluppo personale, la propria autorealizzazione. Ogni cosa che in qualche modo lo limiti viene vissuta come un ostacolo, sia esso il avoro, la famiglia, gli affetti.Vengono meno così anche i doveri verso le persone amate, in quanto la prima persona da amare è la propria.
Serpeggiando in questi gruppi le credenze nella reincarnazione e nel karma (destino), diventa d'obbligo un atteggiamento fatalista e rinunciatario.

Molto spesso queste tecniche alterano in vari modi la sfera del sentimento e degli affetti, rattrappendola ovvero amplificandola smisuratamente.

Riguardo al primo aspetto, ci sia permesso di riportare quanto il Giudice Istruttore, d.ssa Guicla Mulliri, ha emblematicamente scritto in proposito su [omissis]:

«II ricorrente cambiamento registrato dai congiunti delle persone entrate in contatto con l'associazione [omissis] viene di solito riferito a vari aspetti (sopraggiunto disinteresse per i soldi, abbandono del lavoro o degli studi precedenti, impiego di tutte le disponibilità per pagarsi i servizi forniti dall'associazione) ma ciò che ricorre, più assoluta di tutti, è la segnalazione da, parte dei familiari di un inaridimento affettivo del parente che viene riscontrato in diversi modi ma, da tutti, con costante, doloroso stupore. E, in effetti, sentendo ciò che viene riferito non si può mancare di osservare che in tali persone deve essere quantomeno sopraggiunta una allarmante inversione di valori perchè, di fronte all'interesse per [omissis] sembra che tutto passi in secondo piano, i figli, il coniuge, i genitori, gravi malattie dei familiari, il loro dolore» (12).

Altri gruppi invece danno grande importanza al sentimento o meglio alla sentimentalità, cioè inducono a un atteggiamento di disponibilità a provare sentimenti, spesso positivi, quali amore, comprensione, affetto. Molti altri privilegiano invece il «sentire»: la sensazione, l'emotività in tutte le sue espressioni, lo spontaneismo. In questo caso sono rese legittime anche le espressioni di sentimenti negativi, quali l'odio, l'antipatia, l'avversione, il risentimento.

Grazie alla convinzione che l'espressionedi tali sentimenti negativi possa neutralizzarne gli effetti distruttivi, alcuni gruppi organizzano vere e proprie «session» con questi scopi (si pensi agli Encounter negli Arancioni).
II liberare tali espressioni è giustificato sia dalla necessità di avere consapevolezza dei propri sentimenti, positivi o negativi che siano, sia dall'esigenza di essere se stessi, senza tanti condizionamenti, come lo sono i bambini. Di qui l'invito ad imitarli, ovvero a riscoprire il «bambino che è in noi». Ancora una volta vengono privilegiate l'istintualità e lo spontaneismo rispetto ad atteggiamenti più adulti, quali la ponderatezza e la riflessività.

Come accennato, viene data molta importanza al sentire. Il soggetto, nell'impegno di essere in armonia col circostante, si sforza di recepire, nell'ambiente che gli sta intorno, le sensazioni e le emozioni che esso gli da. Ma anche queste sono oggetto del «processo di coscientizzazione». Ciò comporta un notevole lavoro di autoascolto e di successiva elaborazione. In tanti casi ciò ha significato quasi una paralisi della normale attività del soggetto, troppo occupato ad auscultarsi interiormente per rendere cosciente ogni sua, pur impercettibile, emozione.
A questo proposito, in tanti gruppi è raccomandata la stesura dell' Autoanalisi, cioè la scrittura quotidiana di fatti e accadimenti, a metà strada tra il diario intimo e la confessione scritta. La consegna è quella di descrivere le emozioni e le sensazioni provate durante la giornata, gli stati d'animo, i fatti strani o vissuti come importanti, gli eventi. A volte viene richiesto di fare il «diario onirico», dove il soggetto riporta i suoi sogni.
Gli scopi di queste attività sono due: il primo è ancora l'avere perfetta coscienza di quello che si trova fuori e dentro di sè, dei fatti esterni - spesso vissuti magicamente come «segno» -come di quelli interni (sentimenti, emozioni, paure, ecc.). Il secondo scopo è quello di cercare una spiegazione, visto che «nulla succede a caso».

(12) Ufficio Istruzione del Tribunale di Milano, «Ordinanza di Rinvio a Giudizio contro Segalla + 136», p. 534.

-continua-