giovedì 29 aprile 2010

Arkeon, un'esperienza al limite

Chi l'ha visto? Rai Tre

Data messa in onda:19/04/2010

Vito Carlo Moccia diffondeva il suo metodo, denominato "Arkeon", attraverso filmati promozionali ma anche volantini diffusi in libreria. Prometteva una guarigione psicologica a chi era in difficoltà e cercava una via per uscirne. In molti, addirittura tra i 10 e i 20 mila, secondo lo stesso ideatore, fondatore e capo di "Arkeon", Vito Carlo Moccia, hanno seguito i suoi seminari, incontri per cui si pagavano centinaia e anche migliaia di euro. Un giro d'affari milionario andato avanti per anni, fino a quando, in una trasmissione di Maurizio Costanzo del gennaio 2006, alcuni degli ex adepti hanno denunciato di aver subito abusi. A ottobre dello stesso anno sarà "Mi Manda Rai Tre" a parlarne. Dopo le testimonianze in televisione è partita una indagine della Digos di Bari, che ha portato al rinvio a giudizio di Moccia e di altre dieci persone. I reati contestati dal pm di Bari Francesco Bretone (ma il processo ha uno stralcio anche a Milano) sono: associazione per delinquere finalizzata alla truffa e all'esercizio abusivo della professione medica e psicologica. Oltre che, a vario titolo, violenza privata, maltrattamenti su minori, incapacità procurata da violenza e violenza sessuale.
Due ex adepti di "Arkeon" hanno commentato con le loro testimonianze immagini inedite dei 'seminari' di "Arkeon", fatte filmare dallo stesso Moccia. Quest’ultimo è stato intervistato nel 2004 nella trasmissione di Rai Uno "A sua immagine" dall'allora conduttore del programma, padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia. Era presente anche un sacerdote che faceva parte dell'associazione, don Angelo De Simone. Il 19 febbraio 2006, padre Cantalamessa ha incontrato oltre 400 adepti di "Arkeon" nella chiesa di S.Eustorgio, a Milano. Anche in quell'occasione era presente don Angelo De Simone, che nelle immagini inedite dei seminari si vede mentre si inginocchia davanti al “maestro” Moccia e lo ringrazia "in nome di Dio". Sempre padre Cantalamessa, in una lettera del 24 marzo 2006 in possesso della magistratura, rispondeva così alle perplessità di un fedele su "Arkeon": “La conoscenza diretta di persone e testimonianze mi convince che, lungi dall’essere una forma alternativa al cristianesimo, sta riportando innumerevoli persone alla fede, ai sacramenti e alla Chiesa. Un sacerdote che li segue da tempo, Don Angelo De Simone, Paolino, può testimoniare quanti battesimi, prime comunioni e confessioni ha personalmente amministrato nel contesto dei seminari guidati da Vito (Carlo Moccia, Ndr)”.
La psicoterapeuta Lorita Tinelli ha raccontato delle denunce di abusi arrivate in questi anni al Cesap (Centro Studi Abusi Psicologici), mentre il dirigente della Digos di Bari, Stanislao Schimera, ha ricostruito le indagini che hanno portato al processo di Bari.

martedì 20 aprile 2010

TERRIBILE !!! PSICO -SETTA " ARKEON" - CHI L’HA VISTO?

Prima parte della trasmissione Chi l'ha visto? andata in onda il 19- 4 - 2010


BARI - La procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per undici persone coinvolte nellinchiesta sul 'metodo Arkeon'. Si tratta secondo gli investigatori di una sorta di 'psico-setta' che, utilizzando tecniche vagamente ispirate alle filosofie orientali del Reiki, in dieci anni sarebbe riuscita a raccogliere 10.000 adepti in tutta Italia ea truffare molte persone, obbligandole a partecipare a costosi seminari dicendo loro che sarebbero guarite da tumori, aids o infertilità, oppure da problemi spirituali. Nellindagine della procura di Bari vengono contestati i reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza. I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008. Per partecipare ai seminari di Arkeon, il costo minimo si aggirava sui 260 euro e arrivava, a mano a mano che si passava di livello, a 15.000 euro. Ma una coppia del nord Italia che cercava di risolvere la propria crisi matrimoniale ha detto alla polizia di avere pagato 100.000 euro, così come una donna che credeva di aver subito violenza sessuale nel passato. Secondo l’accusa, a capo dellassociazione criminale c'era Vito Carlo Moccia, di 57 anni, di Noicattaro (Bari) residente a Milano, che diceva di essere psicologo ma non ne aveva i titoli.

giovedì 15 aprile 2010

Pietro Bono, simpatizzante del metodo Arkeon, in polemica con Gianni Leone…

Il direttore di Mondoraro Magazine
Trascrive la lettera di Pietro Bono, che teoricamente è indirizzata alla sua persona, ma che lo stesso sig. Bono non gli ha mai inviato, nonostante conosca il suo indirizzo email e nonostante ci fosse stato nei giorni precedenti uno scambio di email. Strano… eppure è così facile scrivergli…

http://www.mondoraro.org/2009/11/15/pietro-bono-simpatizzante-del-metodo-arkeon-in-polemica-con-gianni-leone/

La fantomatica lettera contro Arkeon



tratto dal sito cesap (centro studi e abusi psicologici)

Ci viene comunicato che uno dei pochi membri attivi di Arkeon (indagato per concorso in calunnia) fantastica circa una fantomatica azione diffamatoria del CeSAP su delle strutture ricettive in cui si svolgevano seminari di Arkeon.

Pubblichiamo di seguito la lettera che fu spedita ad alcune delle strutture ricettive di cui ci fecero notizia fuorusciti di Arkeon e che erano presenti sui siti e sulle brochures dello stesso gruppo. Tale lettera fu allegata dai vari membri di Arkeon nelle varie denunce che presentarono alle tante Procure d'Italia, secondo il Kit che gli avvocati del fondatore di Arkeon predisposero opportunamente. I PM e i GIP di tali Procure ritennero tale prova, insieme ad altri documenti, assolutamente non diffamatoria (da qui le varie archiviazioni e le conseguenti azioni di denuncia per concorso in calunnia).

Pubblicando la presente chiediamo pubblicamente alle tante strutture ricettive, come non abbiamo sentito le urla provienienti dalle stanze in cui i membri di Arkeon saggiavano le loro dinamiche. Come qualcuno non abbia notato il passaggio di bare, come nessuno dei dipendenti non abbia notato che membri di Arkeon salivano su un pulmanino vestiti di stracci per andare a chiedere l'elemosina in paesi vicini. Ci chiediamo davvero come le strutture ricettive non abbiano notato nulla di strano.

Qualche anno fa un hotel di Bologna ci raccontava telefonicamente di grida e di movimenti strani e fortemente preoccupanti. Possibile che fosse l'unico?

Possibile che membri dell'Hotel dove si svolse l'ultimo blitz a Roma invece si facevano complici di un incontro a porte chiuse, dopo che i giornali avevano riportato la notizia dell'ordinanza della Procura che vietava le attività di Arkeon? Nei fascicoli del tribunale sono state depositate anche le email dei titolari di quell'hotel.


Riteniamo davvero grave che nessuna di queste struttute abbia sentito il dovere, se non civico, di informare le Forze dell'Ordine di cose strane, così come qualcuno di loro ha raccontato, che avvenivano in Arkeon.

Siamo fiduciosi che prima o poi si farà chiarezza anche su questo. E ci ripromettiamo di riportare tutte le novità sul caso che la nostra associazione continua a raccogliere quotidianamente, anche grazie a documenti che continuano a pervenirci da fuorusciti.

In ogni caso per chi voglia approfondire consigliamo il seguente link:

http://www.cesap.net/index.php?option=com_docman&task=cat_view&gid=256&Itemid=60

lunedì 12 aprile 2010

PERIZIA A PAGAMENTO

di Giovanni Maria Bellu

È una storia e delicata e complicata, converrà ancora una volta andare con ordine. E prima di tutto bisogna dire che padre Cantalamessa non è l’unico uomo di Chiesa ad aver sostenuto “Sacred path”. Ce n’è almeno un altro. Si chiama Angelo De Simone ed è un sacerdote paolino oltre che un teologo. Fu lui, nel 2004, il primo a dare risalto al metodo Arkeon con un articolo nel quale Vito Carlo Moccia, che tra l’altro è anche accusato di esercizio abusivo della professione, veniva presentato come un genio pluridisciplinare universalmente conosciuto e stimato. Eccone un passo. «Un tempo Vito Carlo era imprenditore nel campo della bioingegneria, realizzato economicamente e riconosciuto nel mondo. Anni fa anch’egli scendeva nel “proprio inferno” prendendo coscienza della solitudine esistenziale che lo investiva. Andò alla ricerca di risposte nelle vie intellettuali, si laureò in antropologia e psicologia, cercò nei percorsi psicanalitici e psicoterapeutici, nelle tradizioni orientali, nella pratica della meditazione, fino a scoprire la via del ritorno al padre». Un identikit che stride in modo sinistro con quanto si legge nel decreto di rinvio a giudizio: «Il Moccia si presentava come laureato alla Jolla University di San Diego e laureato in psicologia e pedagogia presso l’università statale di Fiume, titoli inesistenti e comunque non validi in Italia». Don Angelo De Simone partecipava ai sinistri rituali dell’associazione. Celebrava gli strani matrimoni che servivano a sancire la riconciliazione di coppie peraltro già sposate, predicava tra icone di Gesù Cristo e foto di Vito Carlo Moccia. Esiste in merito un’abbondantissima, e francamente penosa, documentazione di video e di foto che lo prova. Era, don De Simone, molto vicino a “Sacred path”. E quando apparve accanto al capo supremo in una puntata di “Mi manda Rai 3” del dicembre del 2006, i telespettatori, e anche il conduttore, ebbero la netta impressione che ne facesse parte. Per la veemenza con cui ne sosteneva le improbabili ragioni. Ma era anche molto legato a padre Cantalamessa. Assieme celebrarono, il 20 gennaio del 2006 (cioè dopo che Canale 5, con Maurizio Costanzo, aveva per la prima volta segnalato la pericolosità del metodo Arkeon) una messa nella chiesa milanese di S. Eustorgio (altra circostanza che padre Cantalamessa conferma nella sua lettera e che noi documentiamo con una nuova immagine dove è possibile riconoscere, accanto a Moccia e al predicatore apostolico che si abbracciano, il teologo paolino di Arkeon). Insomma, è davvero difficile fare stare assieme questo «non interessamento» verso ciò che accadeva «nell’Associazione e intorno all’Associazione», con la frequentazione di don De Simone. A meno che questi non abbia nascosto qualcosa. Chissà, Di sicuro, dai documenti, emerge che padre Cantalamessa era informato proprio da don De Simone dell’attività di Moccia e dei suoi seguaci. Ecco cosa scrisse (il 24 marzo del 2006) nella lettera di risposta a un signore che gli aveva segnalato una di quelle «specifiche tragedie familiari» di cui ora riconosce di aver avuto notizia: «Un sacerdote che li segue da tempo, don Angelo De Simone, paolino, che può contattare se vuole (seguiva il numero di cellulare, nda) può testimoniare di quanti battesimi, prime comunioni e confessioni ha personalmente amministrato nel contesto dei seminari guidati da Vito».

10 aprile 2010

domenica 11 aprile 2010

VATICANO: P.CANTALAMESSA, HO FREQUENTATO MOCCIA SOLO SALTUARIAMENTE

(ASCA) - Roma, 10 apr - Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, ammette di aver avuto rapporti - ma solo in modo ''saltuario - con Vito Carlo Moccia, presidente dell'associazione 'Sacred Path', inventore del 'metodo Arkeon' e imputato per i reati di associazione a delinquere, truffa, violenza privata, maltrattamento di minori, come rivelato ieri dall'Unita'. In una lettera inviata al quotidiano, il frate cappuccino spiega di aver conosciuto Moccia nel 2004 ma nega di essere ''il piu' autorevole sostenitore'' della sua associazione. ''E' vero - scrive Cantalamessa - che qualche persona mi segnalo' sue specifiche tragedie familiari prodotte dal metodo Arkeon ma ricevetti anche tante dichiarazioni da persone che dicevano di essere state salvate da suddetta Associazione; io non appartengo a tale Associazione, non l'ho mai frequentata e Vito Carlo Moccia mi ha sempre dato l'impressione di una persona onesta, per cui ho cercato di incoraggiare queste persone, ritenendo che l'errore dei singoli 'maestri' non dovessero portare al giudizio negativo per tutta l'Associazione''. ''Personalmente - aggiunge il predicatore della Casa pontificia - non sono venuto a conoscenza di nessun abuso, che altrimenti sarei stato il primo a denunciare e condannare: non si denuncia se non si e' testimoni, non si denuncia solo per aver ricevuto due lettere e informai Moccia perche' accertasse la verita'. Da allora il mio rapporto, tra l'altro saltuario, con Vito Carlo Moccia si e' interrotto, in attesa che si pronunci la magistratura''.

http://www.asca.it/news-VATICANO__P_CANTALAMESSA__HO_FREQUENTATO_MOCCIA_SOLO_SALTUARIAMENTE-908420-ORA-.html

sabato 10 aprile 2010

Il predicatore: ho chiuso con Arkeon

di Giovanni Maria Bellu



Trentamila euro. Era la fine di dicembre del 2006. E i seguaci del “metodo Arkeon” decisero di investire la bella cifra per pagare uno studio su “Sacred path” - la loro associazione - al “Centro internazionale studi sulla famiglia”, il prestigioso istituto di ricerca cattolico dei padri paolini. Un tentativo estremo di riaccreditarsi come organizzazione virtuosa e riconosciuta dalla chiesa quando era già in pieno svolgimento l’inchiesta per associazione a delinquere, truffa, maltrattamenti di minori. I reati dei quali sono accusati il capo di "Sacred path", Vito Carlo Moccia e altri undici imputati nel processo in corso davanti al tribunale di Bari.

L’investimento degli arkeoniani per questo studio su se stessi risulta da un documento agli atti del processo ed è confermato dal fatto che davvero il Cisf, tra il dicembre del 2006 e il febbraio del 2007, condusse un’indagine su “alcuni aspetti dell’esperienza Arkeon”. Elaborò anche un “rapporto finale” cautamente favorevole all’associazione. Si tratta di dieci paginette precedute da un avvertimento che suona come un mettere le mani avanti: «Tutto il materiale è stato fornito da Arkeon o è stato realizzato con il suo supporto tecnico. La disponibilità e l’apertura totale dimostrate da tutte le persone di Arkeon implicate nella ricerca sono state pronte e totali, ed hanno consentito un lavoro rapido e, a noi pare, proficuo». Segue un’esposizione fredda del materiale esaminato e di quanto i ricercatori hanno potuto ricavare dalla partecipazione a due dei “seminari” per i discepoli del “primo livello”. La parte più rilevante (e forse l'unica ragione che spinse “Sacred path” a spendere trentamila euro) è nelle ultime righe. Si danno delle indicazioni su come andare avanti nel “lavoro di revisione”. In definitiva si riapre un credito condizionato. È stata poi la magistratura a impedirne l’utilizzo.

Il rapporto del Cisf conferma che l’associazione di Vito Carlo Moccia ha continuato ad avere protezioni importanti e autorevoli anche quando erano emerse pubblicamente notizie molto gravi. Come se, per i suoi sponsor all’interno della Chiesa, fosse impossibile un distacco netto e definitivo. Nella lettera che pubblichiamo in questa pagina, padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, conferma integralmente le notizie che abbiamo riportato. Anche il fatto di aver ricevuto la segnalazione di “specifiche tragedie familiari” prodotte dal metodo Arkeon e di averle segnalate a Moccia, cioè al presunto responsabile delle menzionate tragedie. Aggiunge, padre Cantalamessa, di non essersi mai interessato «di quel che accadeva nell’Associazione e intorno all' Associazione». Purtroppo ancora una volta i documenti lo smentiscono. È una storia e delicata e complicata, converrà ancora una volta andare con ordine. E prima di tutto bisogna dire che padre Cantalamessa non è l’unico uomo di Chiesa ad aver sostenuto “Sacred path”. Ce n’è almeno un altro. Si chiama Angelo De Simone ed è un sacerdote paolino oltre che un teologo. Fu lui, nel 2004, il primo a dare risalto al metodo Arkeon con un articolo nel quale Vito Carlo Moccia, che tra l’altro è anche accusato di esercizio abusivo della professione, veniva presentato come un genio pluridisciplinare universalmente conosciuto e stimato. Eccone un passo. «Un tempo Vito Carlo era imprenditore nel campo della bioingegneria, realizzato economicamente e riconosciuto nel mondo. Anni fa anch’egli scendeva nel “proprio inferno” prendendo coscienza della solitudine esistenziale che lo investiva. Andò alla ricerca di risposte nelle vie intellettuali, si laureò in antropologia e psicologia, cercò nei percorsi psicanalitici e psicoterapeutici, nelle tradizioni orientali, nella pratica della meditazione, fino a scoprire la via del ritorno al padre».

Un identikitche stride in modo sinistro con quanto si legge nel decreto di rinvio a giudizio: «Il Moccia si presentava come laureato alla Jolla University di San Diego e laureato in psicologia e pedagogia presso l’università statale di Fiume, titoli inesistenti e comunque non validi in Italia». Don Angelo De Simone partecipava ai sinistri rituali dell’associazione. Celebrava gli strani matrimoni che servivano a sancire la riconciliazione di coppie peraltro già sposate, predicava tra icone di Gesù Cristo e foto di Vito Carlo Moccia. Esiste in merito un’abbondantissima, e francamente penosa, documentazione di video e di foto che lo prova. Era, don De Simone, molto vicino a “Sacred path”. E quando apparve accanto al capo supremo in una puntata di “Mi manda Rai 3” del dicembre del 2006, i telespettatori, e anche il conduttore, ebbero la netta impressione che ne facesse parte. Per la veemenza con cui ne sosteneva le improbabili ragioni. Ma era anche molto legato a padre Cantalamessa. Assieme celebrarono, il 20 gennaio del 2006 (cioè dopo che Canale 5, con Maurizio Costanzo, aveva per la prima volta segnalato la pericolosità del metodo Arkeon) una messa nella chiesa milanese di S. Eustorgio (altra circostanza che padre Cantalamessa conferma nella sua lettera e che noi documentiamo con una nuova immagine dove è possibile riconoscere, accanto a Moccia e al predicatore apostolico che si abbracciano, il teologo paolino di Arkeon).

Insomma, è davvero difficile fare stare assieme questo «non interessamento» verso ciò che accadeva «nell’Associazione e intorno all’Associazione», con la frequentazione di don De Simone. A meno che questi non abbia nascosto qualcosa. Chissà, Di sicuro, dai documenti, emerge che padre Cantalamessa era informato proprio da don De Simone dell’attività di Moccia e dei suoi seguaci. Ecco cosa scrisse (il 24 marzo del 2006) nella lettera di risposta a un signore che gli aveva segnalato una di quelle «specifiche tragedie familiari» di cui ora riconosce di aver avuto notizia: «Un sacerdote che li segue da tempo, don Angelo De Simone, paolino, che può contattare se vuole (seguiva il numero di cellulare, nda) può testimoniare di quanti battesimi, prime comunioni e confessioni ha personalmente amministrato nel contesto dei seminari guidati da Vito».

10 aprile 2010

http://www.unita.it/news/italia/97226/il_predicatore_ho_chiuso_con_arkeon


Non mi sembra che abbia proprio chiuso.... in fondo nella sua lettera al giornale l'Unità conferma tutto....e difende nuovamente Vito Carlo Moccia ... Mi chiedo : se era a conoscenza di famiglie che si erano rivolte a lui per segnalare i disagi e le conseguenze in arkeon ..perchè ha scritto a Moccia e non direttamente a quei famigliari danneggiati?

La lettera: padre Cantalamessa all'Unità

http://www.unita.it/news/italia/97228/la_lettera_padre_cantalamessa_allunit

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, a proposito dei suoi rapporti con l’associazione “Sacred path”.

Nel 2004 ho conosciuto Vito Carlo Moccia che partecipò ad una puntata della Rubrica televisiva “A sua immagine" e venni a conoscenza della Associazione da lui fondata. Mi sembrò che tale Associazione svolgesse un’opera molto bella, ma tutto finì lì, io non ho mai partecipato a nessun incontro, né mi sono mai interessato di quel che accadeva nell’Associazione e intorno all’Associazione. È vero che ad una mia Celebrazione a Milano, partecipò Vito Carlo Moccia e tanti suoi discepoli, ma non ero lì per loro, né erano stati invitati da me. Non avevo approfondito i dubbi che intanto sorgevano su questa Associazione e, comunque, non vedo cosa ci sia di negativo il salutarli in sacrestia... È vero che qualche persona mi segnalò sue specifiche tragedie familiari prodotte dal metodo Arkeon, ma ricevetti anche tante dichiarazioni da persone che dicevano di essere state salvate da suddetta Associazione; io non appartengo a tale Associazione, non l’ho mai frequentata e Vito Carlo Moccia mi ha sempre dato l’impressione di una persona onesta, per cui ho cercato di incoraggiare queste persone, ritenendo che l’errore di singoli “maestri” non dovessero portare al giudizio negativo per tutta l’Associazione.

Carissimo giornalista, sig. Bellu, questo non è un negare l’esistenza di fatti ed è la stessa cosa che riaffermo anche per quel che riguarda la Chiesa: il problema della pedofilia è reale e i sacerdoti che hanno sbagliato devono pagarne le conseguenze, ma non si può penalizzare tutta la grande massa di sacerdoti “sani e onesti” che danno la loro vita per il bene delle persone a loro affidate! Non può negare che numerose Associazioni, per i più svariati motivi, ricevono accuse e denuncie ed io pensavo che anche le accuse mosse ad Arkeon facessero parte di queste, proprio per questo motivo, avvisai Vito Carlo Moccia perché potesse rendersi conto di cosa stesse accadendo all’interno della sua Fondazione. Era sorta in me la convinzione che qualcuno dei “maestri” avesse abusato della fiducia di Vito Carlo Moccia, ma non pensavo alla negatività dell’ Associazione, perciò, in un’altra puntata della Rubrica religiosa “A sua Immagine”, intervistai una persona che aveva ricevuto dei benefici da Arkeon, ma volutamente non feci cenno alla suddetta Associazione, non per dare l’impressione di non conoscerla, come si insinua nell’articolo, ma proprio perché a me interessava solo il messaggio religioso e non fare propaganda ad Arkeon.

Poi c’è stato il servizio di Striscia la notizia... ed anche ora io ripeto che personalmente non sono venuto a conoscenza di nessun abuso, che altrimenti sarei stato il primo a denunciare e condannare: non si denuncia, se non si è testimoni, non si denuncia solo per aver ricevuto due lettere e, ripeto, informai Vito Carlo Moccia perché accertasse la verità. Da allora il mio rapporto, tra l’altro saltuario, con Vito Carlo Moccia si è interrotto, in attesa che si pronunci la Magistratura. Un’ultima parola sulla frase «presa di distanze imbarazzata e tardiva, come le scuse alla comunità ebraica dopo la gaffe sull’antisemitismo»: le mie scuse ai fratelli Ebrei erano reali e convinte perché non intendevo offenderli, le mie intenzioni erano ben altre e, se essi, andranno a rileggere i miei passati interventi sull’Ebraismo, troveranno sempre e solo stima e amicizia, sentimenti che in me non sono mutati. Mi è sembrato doveroso chiarire questi punti perché è giusto che chi legge, sappia il parere di tutte le parti in causa, quel che mi dispiace è che in questo momento storico, ogni cosa serve per buttare fango sulla Chiesa, come in questo caso di Arkeon, solo perché ho il compito di Predicatore della Casa Pontificia.

10 aprile 2010

Caduta di stile di Cantalamessa


http://tv.repubblica.it/copertina/la-caduta-di-stile-di-cantalamessa/44948?video

Pedofilia, il predicatore del Papa: "Attacco violento come l'antisemitismo". Il commento del vaticanista Bruno Bartoloni


Molto interessante ....

venerdì 9 aprile 2010

Da predicatore vaticano a supporter di Arkeon

Il processo è in corso a Bari. Gli imputati sono undici, accusati di reati quali associazione a delinquere, truffa, violenza privata, maltrattamento di minori. Il decreto che dispone il giudizio di Vito Carlo Moccia, inventore del metodo Arkeon, e presidente dell’associazione “Sacred Path”, è un repertorio di violenze psicologiche atroci. La più perfida consisteva nel fare credere agli adepti di aver subito nell’infanzia una violenza sessuale. Per questo si resta di stucco quando, nel leggere l’enorme materiale di documentazione sul “caso Arkeon”, si scopre che il più autorevole sostenitore di questa organizzazione è stato padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, il frate cappuccino che lo scorso 2 aprile, parlando in presenza di Benedetto XVI, ha scatenato uno scandalo planetario paragonando la campagna di stampa sulla pedofilia nella Chiesa con «gli aspetti più vergognosi dell’antisemitismo».

È una storia complicata che si sviluppa in un lungo arco di tempo. Conviene, dunque, andare con ordine. Fondata da Vito Carlo Moccia nel 1999, l’associazione “Sacred Path” (cioè “il sentiero sacro”) nel Duemila, con l’invenzione del metodo Arkeon, assume la natura che l’ha portata in tribunale. Ma in quei primi anni opera con discrezione, aumentando proseliti e profitti attraverso un discreto passaparola. Ha anche una buona stampa. La popolarità televisiva arriva l’11 settembre del 2004. E quel giorno che il nome di padre Raniero Cantalamessa compare per la prima volta accanto a quello di Vito Carlo Moccia. Il predicatore dedica una puntata della sua rubrica televisiva “A sua immagine, le ragioni della speranza”, che va in onda tutti i pomeriggi del sabato su RaiUno, al metodo Arkeon e conduce un'intervista encomiastica a Moccia sul rapporto padre-figlio.

Ancora del lato oscuro di Arkeon non si è parlato. Cantalamessa, dunque, potrebbe essere ignaro di tutto. Deve infatti passare un altro anno e mezzo prima che lo scandalo esploda. Il 20 gennaio del 2006, Maurizio Costanzo ospita nel suo “Tutte le mattine”, che va in onda su Canale5, la psicologa Lorita Tinelli, presidente del Cesap (Centro studi sugli abusi psicologici) e due ex adepti di Arkeon: un “maestro” e una “allieva”. La denuncia dei metodi di Moccia è precisa e circostanziata: le accuse che sono alla base del processo in corso a Bari per la prima volta diventano pubbliche. Ma Padre Cantalamessa non cambia idea. Al contrario. Un mese dopo a Milano, nella chiesa di S. Eustorgio, celebra una messa alla quale assistono Vito Carlo Moccia e centinaia di suoi discepoli. La cosa colpisce e sorprende quelli che già nutrono molti dubbi sulla vera natura di “Sacred path”. Perché il presentarsi come associazione non solo tollerata ma addirittura approvata dalla Chiesa è uno degli argomenti più forti di una campagna di proselitismo sempre più intensa: il numero degli adepti arriverà a sfiorare la ragguardevole cifra di ventimila.

L'Unità è in grado di raccontare quale fu il comportamento di padre Cantalamessa quando alcune persone si rivolsero a lui per segnalargli specifiche tragedie familiari prodotte dal metodo Arkeon. L’autenticità di questi documenti - che aiutano a ricostruire quale retroterra culturale e anche spirituale ci sia dietro la clamorosa gaffe su pedofilia e antisemitismo - è certificata. Sono stati, infatti, prodotti dai legali di Vito Carlo Moccia a sostegno di un atto di citazione contro il Centro studi sugli abusi psicologici. In sostanza Moccia, per difendersi, ha chiamato in causa - e difficilmente può averlo fatto senza esserne stato autorizzato - il predicatore della Casa pontificia. «Reverendo Padre», comincia così la lettera di un “musicista e studioso cattolico” di Rovereto (abbiamo i nomi degli autori di tutte le missive citate, ma li omettiamo per evidenti ragioni di discrezione, nda), il quale segnala a Cantalamessa il caso di una sua conoscente madre di un ragazzo che «da qualche tempo frequenta il movimento». «È preoccupata - scrive - perché il figlio «crede ciecamente ai poteri di Moccia, è aggressivo, ha abbandonato la fede e la parrocchia, sostiene la non divinità di Cristo e la sua equiparabilità ai vari profeti e santoni della storia. Sostiene, e qui sta il problema, che il movimento e il Moccia sono “benedetti” da lei padre Cantalamessa che di recente avrebbe celebrato una Santa messa con i diaconi di S. Eustorgio in Milano con il gruppo condividendone gli intenti». Quindi l’autore della lettera chiede al predicatore della Casa pontificia «il giusto consiglio da dare a quella mamma che da poco ha perso il marito e che, da buona cristiana, vorrebbe aiutare il figlio a recuperare la Verità e la Vita». La risposta arriva poco più di due settimane dopo, il 24 marzo 2006.

È una difesa accorata di Moccia e dei suoi metodi. C’è solo una vaghissima, e reticente, presa di distanze; «Non ho celebrato la messa per loro. Hanno chiesto di partecipare a una messa da me celebrata per la parrocchia di S. Eustorgio e sono stati accolti da me e dal parroco. Erano in 400 e hanno edificato tutti: molti si sono confessati e moltissimi hanno fatto la comunione». È vero. Cantalamessa, però, non dice che l’incontro con Moccia si protrasse oltre la celebrazione, proseguì nella sacrestia. Forse non sapeva, né immaginava, che quei momenti erano stati filmati e trasferiti in un Cd promozionale poi diffuso da “Sacred path”.

Il successivo capoverso della lettera è significativo per le analogie che presenta con gli argomenti utilizzati da chi, all’interno della Chiesa, vorrebbe negare il problema della pedofilia. È la tesi del “caso singolo”. «Il campo in cui opera Vito - scrive Cantalamessa chiamando confidenzialmente per nome il capo di Arkeon - è delicato e non meraviglia che ogni tanto ci sia qualcuno che, per motivi umani spesso complessi e talvolta inconfessati, sparga sul suo conto le voci più allarmanti, giudicando da un caso singolo tutto il complesso dell’opera». Ma la vera sorpresa è alla fine: il predicatore della Casa pontificia non si limita a difendere il capo di “Sacred path” ma si premura di informarlo della denuncia che gli è stata confidenzialmente rivolta. In calce alla lettera c’è, infatti, una nota manoscritta: «Caro Vito, ti invio una lettera che ho ricevuto e la mia risposta, perché, penso, è giusto che sia informato. Con affetto ti abbraccio e ti benedico. P. Raniero».

Qualche tempo dopo, a Cantalamessa giunge un’altra segnalazione allarmata. A inviargliela, il 5 aprile del 2006, è una signora di Magenta: «Molto reverendo padre, mi rivolgo a lei per chiederle aiuto. Una mia cara amica è disperata perché i suoi due figli, entrambi laureati e coniugati, con le loro rispettive famiglia hanno da tempo aderito ad una organizzazione che ha completamente stravolto in senso negativo la loro mente, il loro comportamento e il loro modo di vivere. Essi dicono di dover obbedire ad un certo “maestro”, fondatore e capo, rifiutano i contatti con la loro madre, non le lasciano avvicinare i nipoti. Seguono riti strani e pericolosi … L’organizzazione si chiama Arkeon».

Il comportamento di padre Cantalamessa è sbalorditivo. Nella documentazione non c’è, come ci si aspetterebbe, la sua risposta. C’è invece (datata 19 aprile 2006) una lettera, scritta dalla stessa città, di un signore che poi è il marito dell’amica disperata della signora di Magenta. Questo signore, al pari dei due figli, ha aderito ad Arkeon o, almeno, ce l’ha in grande simpatia. E fa riferimento al contenuto della lettera inviata a Cantalamessa dall’amica della moglie. Come è potuto succedere? L’unica spiegazione è che anche questa volta Moccia sia stato informato e che abbia chiesto all’adepto di Magenta di scrivere qualcosa di rassicurante all’autorevole sponsor cattolico. [

Nel giugno del 2006 viene avviata l’inchiesta giudiziaria. E a ottobre di quello stesso anno, il “caso Arkeon”, come ormai si chiama, riesplode sugli schermi. Questa volta in una puntata di “Mi manda Rai 3” dove sono presenti gli accusatori (tra i quali la psicologa Lorita Tinelli) e il leader degli accusati, Vito Carlo Moccia. C’è anche un ragazzo che racconta di essere stato obbligato a chiedere l’elemosina con appeso al collo un cartello con su scritto «sono schizofrenico». Sua madre in seguito racconterà di aver segnalato il dramma del figlio a padre Cantalamessa fin dal 2004, dopo aver assistito sgomenta all’intervista di Moccia nella rubrica del predicatore, e di non aver mai avuto risposta. L’immagine dell’associazione ne esce a pezzi davanti all’opinione pubblica. Ma, ancora una volta non davanti al predicatore della Casa pontificia. Ecco come risponde a una lettera inviatagli qualche giorno dopo da un’aderente al Cesap: «Ho visto la trasmissione e mi ha dato l’impressione di un penoso linciaggio. Agli accusati non è stato permesso di terminare una sola frase. C’è stato, mi sembra di capire, un caso di un operatore che ha effettivamente abusato della propria posizione che, però, è stato per questo sospeso (…) Non si dovrebbe fare di ogni erba un fascio. Chi si sognerebbe di voler mettere fuori legge la Chiesa cattolica o l’associazione degli psichiatri perché qualche loro membro ha abusato del suo ufficio?».

Due mesi dopo, il 30 dicembre 2006, si verifica l’evento televisivo più importante. E anche più significativo rispetto ai rapporti tra Cantalamessa e “Sacred path”. Nella settimanale puntata della sua rubrica, il predicatore pontificio manda in onda la registrazione di un’intervista. Nello schermo appare una giovane coppia con un bambino di circa tre anni tenuto in braccio dal padre. Il padre dice di chiamarsi Luca, afferma di «essere stato» omosessuale e di essere «guarito» grazie ad Arkeon. Curiosamente, nel presentare il filmato, Cantalamessa non nomina l’organizzazione ma la definisce semplicemente «gruppo di sostegno». Né, naturalmente, dice chi ha realizzato il filmato, né di chi è la voce fuori campo che pone a Luca domande sul suo percorso. Eppure lo conosce benissimo: è, infatti, Vito Carlo Moccia.

La puntata non passa inosservata. E non solo perché, in seguito, molti riconosceranno in quel Luca il «Luca era gay» della canzone di Povia. Interviene il garante della privacy che rivolge alla Rai e al conduttore un ammonimento per aver violato le regole deontologiche che tutelano i minori. Il bambino di Luca non solo era perfettamente riconoscibile ma, osserva il garante, ha dovuto assistere a un’intervista che riguardava «anche aspetti estremamente delicati relativi a vissuti dolorosi di uno dei genitori: gli abusi sessuali subiti da parte di un familiare». Se potevano esserci ancora dei dubbi sulla gravità e sulla serietà delle accuse a “Sacred path”, essi vengono a cadere il 10 ottobre del 2007 quando a Moccia e agli altri dirigenti vengono notificati gli avvisi di garanzia. La notizia fa clamore e la tv torna ad occuparsene.

Questa volta è Striscia la notizia che scopre e manda in onda spezzoni dell’intervista-spot a Moccia andata in onda nel 2004. L’effetto è sconvolgente per il contrasto tra la figura del predicatore e i fatti raccontati dai testimoni. Cantalamessa è costretto a intervenire. È una presa di distanze imbarazzata e tardiva, come le scuse alla comunità ebraiche dopo la gaffe sull’antisemitismo. Scrive il predicatore: «Personalmente io non sono venuto a conoscenza di nessun abuso, che altrimenti sarei stato il primo a denunciare e condannare». È falso. Padre Raniero Cantalamessa fu informato dei comportamenti di “Sacred path” sicuramente nelle due lettere che abbiamo riportato. Non solo non fece alcuna denuncia ma, come abbiamo visto, informò il capo dell’organizzazione. Proprio come quei prelati che, davanti alle denunce di casi di pedofilia, non si rivolsero alla magistratura ma alle autorità ecclesiastiche gerarchicamente superiori.

Giovanni Maria Bellu

Il codice Arkeon

Chi canta la messa

Invece di Concita De Gregorio


Tratto da un estratto dell'editoriale di Concita De Gregorio ..

"Nel crescendo di sconcerto che suscitano le notizie di cronaca di un giorno qualunque dedichiamo la copertina a quella che ci ha sbalordito più di tutti. Giovanni Maria Bellu narra e documenta i legami tra padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia (colui che «aiuta» il pontefice e i cardinali a meditare il Vangelo) e l'associazione Arkeon, ventimila adepti, i cui vertici sono sotto processo a Bari per associazione a delinquere, truffa, violenza privata, maltrattamento di minori. Cantalamessa è il frate cappuccino che lo scorso 2 aprile, parlando in presenza di Benedetto XVI, ha scatenato uno scandalo planetario paragonando la campagna di stampa sulla pedofilia nella Chiesa all'antisemitismo. Lo scandalo pedofilia arriva oggi alle porte del Vaticano: rischia di colpire il vicario del Papa per la diocesi di Roma, cardinale Agostino Vallini. Dalle carte del processo Arkeon risulta che Cantalamessa fosse a conoscenza delle denunce di abusi rivoltegli direttamente dai parenti delle vittime e che abbia inoltrato queste stesse denunce alla persona indagata come presunto responsabile, il fondatore di Arkeon. Leggere per credere."

martedì 6 aprile 2010

Caso Arkeon: la lettera di un’adepta e la risposta della dottoressa Lorita Tinelli

Ho trovato ora sul sito mondoraro un'interessante risposta data dalla dottoressa Lorita Tinelli chiamata dal direttore Gianni Leone quale esperta di culti distruttivi e parte in causa.... nel caso arkeon

Gentile Direttore,
come da Sua richiesta Le propongo le mie riflessioni a proposito delle affermazioni fatte dalla Sua lettrice.
Naturalmente la mia risposta non può non tenere conto dei fatti giuridici in corso, che vedono 11 membri del gruppo Arkeon rinviati a giudizio per diversi reati (il cui processo inizia il 18 marzio 2010) e altri 46 membri di Arkeon, a vario titolo, indagati per il reato di concorso in calunnia (e tra i quali sembrerebbe configurare anche il nome della Sua lettrice). Queste ultime indagini, concluse in prima istanza con l’elenco di 46 indagati, ma che sono ancora in corso, si riferiscono proprio all’attività organizzata da Arkeon e tesa, secondo l’accusa, a denunciare per diffamazione la sottoscritta e due fuorusciti dal gruppo, che avevano partecipato ad una trasmissione televisiva, sapendoci innocenti.

La Sua lettrice lamenta il diverso trattamento che Striscia avrebbe avuto nei confronti di coloro che si considerano vittime dei metodi utilizzati da maestri di Arkeon, rispetto a quello del fondatore stesso del gruppo.
Da quanto ho potuto verificare, nel corso degli anni di rapporti con la stampa, chiunque intervistato da un giornalista ha il diritto di chiedere che la propria immagine non venga resa riconoscibile.
Inoltre, lo stesso Garante per la protezione dei dati personali ha più volte ricordato ai giornalisti di non pubblicare dettagli che rendano identificabili le persone colpite da atti di violenza, anche se presunti. E’ per questo che diverse testate giornalistiche, nonchè contenitori televisivi, tendono a rendere irriconoscibili i testimoni di esperienze di questo genere. Questo però non significa che gli stessi giornalisti non facciano i loro riscontri in merito alle identità dei loro intervistati e alle loro storie.

Non mi assumo personalmente la responsabilità di come le testate giornalistiche propongono i propri articoli. Tengo però a precisare, anche in base alla mia esperienza, che esistono giornalisti preposti alla cronaca giudiziaria, che generalmente prima di intervistare qualcuno prendono le notizie necessarie direttamente dalle fonti dei tribunali o delle forze dell’ordine. Poi il taglio del montaggio dipende sempre dal messaggio che il giornale intende inviare ai propri utenti. Ed anche gli spazi dedicati alle interviste stesse.

Riguardo “agli insulti e agli sbeffeggiamenti vari rivolti a tutti i partecipanti di Arkeon” presenti sul sito del CeSAP cui fa riferimento la Sua lettrice, avrei necessità di ulteriori approfondimenti.
Quel che è vero è che il forum del CeSAP dedicato ad Arkeon è stato analizzato al dettaglio da PM, GIP e GUP diversi, presenti in diverse Procure d’Italia, che hanno ricevuto le centinaia di denunce fotocopia da parte di membri a vario titolo di Arkeon. Tali PM, GIP, GUP, hanno lavorato in piena autonomia e, ripeto, hanno riscontrato infondate le varie accuse che dai denuncianti sono state rivolte alla sottoscritta e a due fuorusciti dal gruppo Arkeon. Vi sono diverse archiviazioni e due sentenze di non luogo a procedere che chiariscono molto bene l’infondatezza dei reati che ci venivano contestati.

In un forum gli utenti che vi partecipano, nel momento in cui decidono di farlo, devono anche essere in grado di confrontarsi e portare avanti una conversazione. Chi entra in un forum per recitare un mantra pre-programmato e poi si sottrae dinnanzi ad eventuali altre sollecitazioni o riflessioni inerenti la discussione aperta, non può poi lamentarsi di essere stato “insultato” (e torno a ripetere che non mi risulta vi siano stati insulti di alcun tipo).

Contrariamente nell’arco degli ultimi 2 anni nella rete sono miracolosamente apparsi decine di blog creati contro la mia persona, che trovano la massima epressione proprio in prossimità delle varie udienze relative ad Arkeon. In tali spazi virtuali monotematici gestisti da membri di Arkeon (anche tra coloro che oggi devono rispondere per il reato di calunnia) e da loro audaci sostenitori, vengono rimestati e stralciati dai relativi contesti alcuni documenti, con l’intento ultimo di dimostrare cose differenti dalla realtà e di attribuirmi “crimini” inesistenti. Purtroppo ho già assistito a giochi di questo genere negli anni passati. Alcuni di coloro che oggi si danno più da fare nella creazione di blog, che vengono poi pubblicizzati e ricommentati dai membri di Arkeon nei loro rispettivi spazi della rete, hanno a loro volta creato simili strategie contro altri studiosi o gruppi nel passato lontano e più recente, nel perfetto stile hubbardiano del dead agenting (scavare nel passato del critico per cercare dei suoi “crimini” e se non ci sono, bisogna inventarseli). E in questo senso la fantasia sembra proprio non mancare!

Colgo l’occasione per augurarle buon lavoro

Dr.ssa Lorita Tinelli



Brava dottoressa!! Non se ne può più di leggere le eclatanti gesta eroiche ( a parole) di pochi paladini ancora seguaci in difesa del loro maestro..!E' ora di finirla con i falsi messaggi di gente che non ha visto niente

giovedì 1 aprile 2010

Bari, 47 avvisi di garanzia ad adepti psico-setta per diffamazione vittime

Agenti della Digos della Questura di Bari, nell’ambito del procedimento penale nei confronti dell’associazione Arkeon, la psico-setta guidata dal sedicente psicologo Carlo Moccia, che, utilizzando tecniche ispirate alle filosofie orientali sarebbe riuscita a raccogliere 10.000 adepti in tutta Italia e a truffare molte persone, promettendo improbabili guarigioni, hanno notificato 47 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti aderenti all’organizzazione, responsabili in concorso, del reato di diffamazione.

Gli stessi avevano denunciato, pur sapendoli innocenti, coloro che pubblicamente avevano segnalato gli abusi subiti dai responsabili di Arkeon, in particolare alcune vittime intervenute durante una trasmissione televisiva condotta da Maurizio Costanzo. L’inchiesta è condotta dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Bari.







Immagino siano solo i primi ad aver ricevuto la notifica visto che in un altro articolo ho appreso numeri ben superiori

«Io, vittima della setta e querelata 118 volte»