lunedì 13 giugno 2011

Sette d'Italia In un libro la denuncia sui pericoli dei gruppi pseudoreligiosi.

di Gaetano Farina

Nel nostro Paese si concede troppo spazio al fenomeno delle sette sataniche. Certamente la loro proliferazione è inarrestabile e, dal punto di vista giornalistico, si tratta di un argomento che fa breccia nell’attenzione e curiosità della gente. Ma le sette non devono per forza essere sataniche, tanto è vero che alcune organizzazioni new age e pseudoreligiose possono risultare altrettanto pericolose per l’anima e la psiche di persone anche dotate intellettivamente.Giovandosi dei vuoti legislativi in materia di plagio, sono centinaia i gruppi settari, di svariata estensione, che in Italia continuano a circuire persone di qualsiasi età e di qualsiasi estrazione sociale. Alcuni di questi, addirittura, sono ben conosciuti, se non famosi, ma agli occhi dei più e dell’opinione pubblica non risultano affatto una setta.IL MOVIMENTO UMANISTA. Il caso più clamoroso è rappresentato dal Movimento umanista che ha 'attecchito' anche qui in Italia. I suoi attivisti, come in America Latina e nel resto del mondo, sono considerati dei pacifisti ed, effettivamente, la pace e la cooperazione sono alcuni dei valori su cui si regge il movimento. Quello che non sa quasi nessuno è che il movimento venera una sua specie di santo(ne), Silo, ossia lo scomparso Mario Rodriguez Cobos, capo carismatico a livello mondiale. E tutti ignorano, soprattutto, che non è proprio indolore uscirne completamente, cioè non averne più a che fare per sempre.
Almeno stando a ciò che ci raccontano nel loro libro Occulto Italia i due giornalisti d’assalto Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli che, in quasi 500 pagine edite da Bur, analizzano struttura, guru, finanza e tecniche di persuasione delle sette, non sataniche, più diffuse sul nostro territorio.

La struttura piramidale e il lavaggio del cervello degli adepti di Silo

Il Movimento umanista, come confermano i due giornalisti esperti di sette, ha raggiunto una discreta popolarità in Italia, specie nel Nord, accreditandosi alla collettività con alcune attività culturali e sociali, come giornali di quartiere oltre a una squadra di calcio che finiva sempre ultima nei in campionato, ma era simpatica a tutti per correttezza e sportività.
Il suo lato oscuro non rivelato è la rigida struttura a piramide e il presunto lavaggio di cervello, descritto da molti fuoriusciti, subito dagli adepti che progressivamente perdono le facoltà di critica e sacrificano tutto il loro tempo extra lavorativo al movimento.
Le marce mondiali pacifiste e il partito politico ispirato a ideali umanistici e umanitari, che si è avvicinato anche all’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, nasconderebbero storie di ricatti e mobbing, e di denaro, dato che la struttura si finanzia con contribuiti degli iscritti ed eserciterebbe pressione affinché ogni iscritto impieghi quasi tutte le sue risorse per la causa.
Referenti e attivisti hanno già risposto, anche tramite vie legali, alle affermazioni di Del Vecchio e Petrelli cercando di smentire le strategie di alienazione mentale cui accennano i due autori. E hanno esaltato, all’opposto, il clima di collaborazione pacifica e confronto sereno, incontaminato da qualsiasi tipo di coercizione, che si respirerebbe in ogni gruppo e associazione umanistica.
L'ESTREMA DIFFUSIONE DI SCIENTOLOGY. Non si presta allo scetticismo, invece, la categorizzazione come setta della chiesa di Scientology, sebbene, a livello di opinione pubblica, l'etichettatura sia ancora poco resistente, anche per la sponsorizzazione di grandi star hollywoodiane come Tom Cruise e John Travolta.
Gli attivisti di Scientology non fanno nulla per nascondersi, anzi si muovono nei luoghi più importanti delle nostre città per «pescare» nuove anime, riuscendo a penetrare pure nelle istituzioni.
Un buon numero di insegnanti delle scuole statali, si è scoperto, è stato infatti educato nei centri di formazione della chiesa. Più o meno inconsapevolmente, numerosi politici e rappresentati pubblici hanno premiato iniziative, corsi, mostre della comunità che grazie ad attività di facciata come il famigerato Narconon, il programma di riabilitazione dall'uso di alcool e droghe, diffonde occultamente i suoi ideali religiosi.
Come confermano Del Vecchio e Pitrelli e i fuoriusciti che hanno intercettato, i metodi utilizzati dalle comunità Narconon non hanno alcun riscontro scientifico e finiscono esclusivamente per sottomettere psicologicamente chi vi è sottoposto. Diversi decessi e suicidi all’interno della comunità di Scientology, inoltre, risultano, ancora oggi, molto sospetti.

Ontopsicologia, il culto dell'individualismo di Marcello Dell'Utri
Per collegarsi direttamente all’attualità, i due autori di Occulto Italia hanno indagato pure sul substrato culturale del berlusconismo imperante di cui fanno parte le astruse teorizzazioni ontopsicologiche.
L’ontopsicologia del guru Tonino Meneghetti, infatti, cura il culto dell’individualismo e del leaderismo a cui si è avvicinato da tempo Marcello Dell’Utri. I seguaci di Meneghetti sono costretti ad abbandonare ogni legame familiare (genitori, parenti, coniugi, figli, amici) e a dipendere esclusivamente dalla setta per raggiungere la propria emancipazione totale. Sono indotti a pensare ai propri legami affettivi come a vampiri di energia vitale dai quali liberarsi e nell'ideologia che viene loro propinata si mischiano concetti biblici, con quelli ufologici, psicologici o occultistici.
Il seguace più famoso è l’ex veejay di Mtv Andrea Pezzi che, non a caso, per lanciare il suo nuovo progetto Ovo (videoenciclopedia mondiale) ha chiesto un partenariato finanziario a Mediaset.
SOKA GAKKAI, PREGO DUNQUE OTTENGO. Un’altra diva coinvolta è Sabina Guzzanti che, insieme con altri vip, promuove la causa del Soka gakkai e del suo (falso) buddismo «radical chic». Un 'buddismo' che si basa sull’utilizzo di formule verbali che dovrebbero automaticamente produrre effetti, quasi come fossero formule magiche e, invece, servono solo ad addomesticare menti, a creare stati di dipendenza psicologica anche per scucire tanti soldi ai propri adepti.
Il Soka gakkai ha ottenuto molto successo per la sua semplicità, quasi banalità, dottrinaria, tanto da rasentare la superstizione. Basta pregare per ottenere quello che si desidera ardentemente: successo, soldi, amore, guarigione, felicità e tutto il resto.

Lo Stato di Damanhur fondato da Oberto Airaudi

Il primo capitolo di Occulto Italia è, però, dedicato a quella che appare come una tranquilla, silenziosa e felice comunità della provincia di Ivrea, in Piemonte. Stiamo parlando di Damanhur raccontata nel 2009 dalla trasmissione Mistero (su Italia 1): una setta molto pericolosa, come dimostrato dalle informazioni e i racconti raccolti da Pitrelli e Del Vecchio.
Lo Stato di Damanhur è stato fondato da Oberto Airaudi, un agente d'assicurazione italiano nato nel 1950, con un spiccato senso degli affari e delle capacità paranormali eccezionali, che come spiegano gli stessi damanhuriani è uno così esigente sull'ammirazione che ritiene gli sia dovuta.
Airaudi è riuscito a costruire il suo business a partire dalla costruzione, completamente abusiva, di un raffinatissimo tempio sotto terra, diventato ben presto meta di turisti da tutto il mondo. Attorno al tempio, l'agente assicurativo è riuscito a costituire una comunità devota, completamente sottomessa alla venerazione che, in questo caso, significa donazione completa di sé e dei propri averi.
La donazione pare sia, spesso, anche di tipo sessuale dato che decine di donne hanno raccontato di aver subito abusi da parte di Airaudi nei suoi lunghi e misteriosi viaggi di esplorazione del mondo e di ricerca spirituale.
L'OBBLIGO DI CEDERE TUTTO IL PATRIMONIO. I damanhuriani si impegnano a contribuire, con le loro risorse, al mantenimento economico della nazione damahuriana, senza potere pretendere di recuperare i loro patrimoni. E per il proprio benessere, i cittadini sono costretti a sperperare le residue risorse per acquistare costosissimi amuleti magici di ogni tipo e per periodiche sedute terapeutiche ovviamente prive di alcuna attendibilità medico-scientifica.
Chi prova a riavere qualcosa indietro o, addirittura, a uscire dalla comunità viene duramente perseguitato e discriminato.
Anche a Damanhur, come negli altri «movimenti religiosi alternativi» che si avvalgono di complicità istituzionali e politiche, si vive in un ghetto culturale, attorno al quale viene eretto un «cordone sanitario» invalicabile per impedire che le informazioni del mondo esterno possano penetrare nella mente dei singoli adepti. Questa precauzione fa sì che gli adepti credano - e difendano strenuamente - a concetti, idee e postulati scientifici ormai banditi dalla cultura della società civile da secoli.
Uno degli strumenti più spesso impiegati per costringere a questa tremenda forma di «lobotomia culturale» è la paura. Non quella del dolore fisico, ma la paura della disapprovazione del movimento, dell'ostracismo, della perdita dei privilegi e dell’emarginazione.
L'ATTRAZIONE TRASVERSALE PER LE SETTE. Come rimarcano, più volte, gli autori di Occulto Italia diventa rischioso sottovalutare il fenomeno, relegandolo a «problema degli sciocchi», visto che durante la loro investigazione Del Vecchio e Pitrelli hanno incontrato fuoriusciti di qualsiasi classe sociale, incluse persone di elevata istruzione e qualificazione professionale che per gli strumenti culturali che possiedono apparivano immuni da questo tipo di contaminazione.
Del resto, come si comprende in queste pagine, le reti delle sette sono così estese, intricate e pervasive che riescono a intercettare e sfruttare anche gli amici più stretti e i momenti di debolezza della potenziale vittima.

Domenica, 12 Giugno 2011


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mercoledì 8 giugno 2011

Processo Arkeon, banco di prova per la magistratura barese

Martedì 07 Giugno 2011 12:38

Domani riparte il processo alla psicosetta. Nuovi testimoni pronti ad accusare Moccia e gli altri: “Io, violentata da un maestro”

Domani riparte, davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Bari, il processo più atteso e forse più sconvolgente di quest’anno giudiziario. La psicosetta Arkeon sul banco degli imputati: il suo fondatore, Vito Carlo Moccia e gli altri maestri (in particolare Francesco Antonio Morello) accusati di violenza sessuale ed estorsione. Sotto l’attento esame del collegio giudicante il condizionamento psicologico operato dalle sette religiose sugli individui; il processo si presta a trasformarsi in un vero e proprio banco di prova per la Giustizia italiana. Come verranno giudicati, infine, gli imputati? Semplici “violentatori”, “truffatori” o inseriranno i delitti per cui sono accusati nella sfera della “manipolazione psicologica”? Qualunque sia l'esito, i processo è destinato a fare storia negli annali della giurisprudenza. « Fui violentata da un maestro di Arkeon, il pretesto: un rito per riportare alla mente un ricordo d'infanzia; l'attimo in cui, da piccola, sarei stata abusata sessualmente da un pedofilo ». Era emersa così, sconcertante, l'accusa della prima testimone ai danni degli imputati. Durante il processo un'altra donna, ascoltata per ben 3 ore, ha raccontando la sua triste storia della perdita del marito a causa di una trasgressione creativa voluta dal maestro Antonio Morello, dello stupro di gruppo che avrebbe subito durante una cerimonia-rito e di altri tentativi di violenza. Gli adepti di Arkeon venivano, attraverso riti e cerimonie volte a condizionarne la mente, assoggettati alla volontà di individui che si facevano chiamare “maestri”. Si parla di cerimonie in cui, tra musica ad altissimo volume, stridenti gong di tamburo ed urla strazianti, i partecipanti venivano portati a credere di essere stati violentati dai genitori o da un non ben precisato pedofilo durante l'infanzia. « Non te lo ricordi perché eri troppo piccola – cantilenavano i “maestri” – ma di certo hai subito una violenza carnale... l'hanno subita tutti da bambini: questa è la causa dei mali che affliggono la tua vita! ». Il “lavaggio del cervello” condizionava a tal punto gli individui che alcuni hanno persino denunciato alla magistratura, per violenza carnale, ignari genitori, zii e amici. « Non c'era nessun pedofilo – ha dichiarato una testimone, tremante d'emozione e rabbia – erano solo pretesti per estorcermi denaro, usarmi in tutti i modi... anche come oggetto sessuale! ». Più ci si liberava della “presenza del pedofilo”, più si avanzava nel “lavoro di purificazione”, come veniva definito dai maestri di Arkeon. Quest'ultimo consisteva in tre livelli: il primo dal costo di circa 400 mila delle vecchie lire, il secondo di circa 800 mila lire ed il terzo (la testimone racconta il suo percorso nella setta prima e dopo l'utilizzo corrente dell'Euro) di circa 12 mila euro. Una bella cifra, che finiva dritta dritta nelle tasche dei “guru” della setta. E già, perché il risvolto economico di questa vicenda è un elemento da non sottovalutare. « Mi facevano firmare assegni intestati alla mia persona anche se i maestri preferivano consegnassi denaro contante, è più conveniente per degli scambi a nero. In questo modo ho posto nelle loro mani più di 15 mila euro ». La setta aveva aperto sedi in tutta Italia, anche con l'appoggio di alcuni membri della Chiesa, gli adepti erano migliaia: è facile immaginare, quindi, che gli introiti di Moccia & Co. fossero a parecchi zeri. I testimoni di questo processo avevano sporto denuncia presso le questure di molte città italiane, ma non erano mai stati creduti. Solo l'intervento di alcune associazioni, che si battono per la tutela dei fuoriusciti dalle sette religiose (una fra tutte, il CeSAP: Centro studi per gli Abusi Psicologici), e dopo l'intervento della stampa, le acque intorno al caso hanno incominciato a smuoversi. « Ne abbiamo passate di tutti i colori – racconta una testimone – è difficile pensare che le forze dell'ordine, coloro i quali hanno il compito di difendere i cittadini, siano stati i primi a voltarci le spalle ». Ora i ricordi spiacevoli fanno posto alla speranza. « Abbiamo fiducia nell'operato dei giudici, ed invitiamo tutti coloro che hanno mantenuto il riserbo per tanti anni ad uscire allo scoperto e unirsi a noi in questa lotta! Sappiamo che a Bari ci sono molti ex adepti della setta, è ora che escano dall'ombra e facciano sentire la propria voce... ». Il processo che si tiene in questi giorni a Bari fa parte di un filone che si estende per tutto lo stivale. Nei giorni scorsi sì è concluso il processo gemello di primo grado a Milano, che riguarda uno degli imputati del processo di Bari, il maestro di Arkeon Francesco Antonio Morello (il “maestro” citato nelle testimonianze). Morello è stato condannato a Milano a 6 anni di reclusione e 5 mila euro di risarcimento, per aver abusato sessualmente di due sue allieve che frequentavano i suoi seminari. Facendo leva sulle loro debolezze e sul ruolo da lui rivestito, le ha indotte a pratiche sessuali che, secondo lui, sarebbero servite a far riemergere il ricordo di un presunto abuso sessuale vissuto nell'infanzia. A Bari Morello è imputato per i reati di associazione a delinquere finalizzati a truffa, abuso della professione, violenza privata. È inoltre indagato per calunnia, insieme ad altri 46 membri di Arkeon che hanno denunciato due fuorusciti della setta e la presidente del CeSAP, la psicologa Lorita Tinelli. Fissata invece al 20 ottobre 2011 l'udienza per la richiesta di rinvio a giudizio per i primi 46 membri di Arkeon, indagati per calunnia dopo le denunce dei membri del CeSAP e di alcuni fuoriusciti della setta. Il GIP che valuterà la richiesta del PM è la Dr.ssa Romanazzi. Fanno parte di questo primo gruppo di indagati alcuni attuali teste e imputati del già avviato procedimento penale.


Mirko Misceo