domenica 6 dicembre 2009

"Le Psicosette" di Maurizio Antonello - I movimenti del potenziale umano (II)

LE COMPONENTI PSICOLOGICHE

II contributo dato dalla psicologia a questi gruppi del potenziale umano è enorme, soprattutto quello della psicologia umanista o dell'autorealizzazione. Ci sembra importante riportare quanto Alessandro Manenti ha scritto nella prefazione all'edizione italiana del libro di Paul Vitz Psicologia e culto di sè, soprattutto perchè propone un primo criterio di distinzione tra questi gruppi:

«La psicologia umanista più che una particolare scuola è una mentalità e un atteggiamento di vita. Difficile quindi identificare con esattezza i suoi autori e il suo statuto epistemologico. Tuttavia si può trovare il tema comune: la rivalutazione della positività della natura umana e dei grandi traguardi riservati al potenziale umano (...).

All'interno di questo modello si possono distinguere due versioni. Nella versione dell'attualizzazione, questa forza di base è la tendenza ad esprimere sempre meglio le capacità e potenzialità che già l'individuo possiede. Rientrano qui: Cari Rogers, Kurt Goldstein e Abraham Maslow. Nella versione della, perfezione, la forza è piuttosto la tendenza a lottare e combattere per dare corpo a ciò che può rendere la vita completa, armonica, eccellente, forse anche compensando le carenze di partenza. Rientrano qui: Alfred Adier, Robert R. White, Gordon Allport, Erich Fromm e la psicologia esistenziale (ad es. Rollo May). La versione dell'attualizzazione è umanista, quella della perfezione è idealista. Nella prima la persona deve diventare ciò che già è, nella seconda, persegue dei significati che inventa (...)».

Commentando poi la tesi del libro, così continua:

«...la psicologia umanista incoraggia il culto dell'uomo per se stesso, il proprio io o (...) il proprio sè (dall'inglese Self). E una psicologia «selfista», dove il sè e le sue esperienze sono il valore sommo e l'oggetto delle sue devozioni ultime: elementi che costituiscono per definizione le caratteristiche del culto religioso. Questa psicologia è diventata una nuova religione, con i suoi profeti ed i suoi nuovi riti» (5).

Per un accurato esame del rapporto tra nuove religioni e psicologia, si rimanda all'intervento di Eugenio Fizzotti: Nuova religiosità e «bisogni» psicologici, in «Sètte e Religioni», a., n.2, aprile-giugno 1991.

Eileen Barker propone un breve elenco dei contributi dati dalle varie scuole psicologiche ai gruppi di S.P.:

«Tra i metodi e le tecniche più note si possono citare la Bioenergetica di Alexander Lowen, la Biosintesi di David Boadella, il Co-counselling di Harvey Jackin; i gruppi Encounter; la Gestalt Therapy di Fritz Perls; i gruppi di fantasia guidata; la psicologia umanistica; il Loving Relationship Training (LRT) di Sondra Ray; la Primal Therapy di Artur Janov; le varie forme di psicodramma; Rebirthing; la Psicosintesi di Roberto Assaggioli; e l'Analisi Transazionale di Eric Berne» (6).

A tutto questo vanno ad aggiungersi le varie tecniche di rilassamento e di concentrazione: ad esempio il training autogeno di J. H. Schultz, il rilassamento a induzioni ripetute di Michel Sapir, oltre che alcune tecniche yogiche di meditazione e concentrazione, scorporate però dal supporto religioso che le sostanzia.


(5) In P. Vitz, Psicologia e culto di sè, ed. Dehoniane, Bologna 1987, pp. 6-8.
(6) Da E. Barker, I nuovi movimenti religiosi, ed. Mondadori, 1992, p. 288.

-continua-