lunedì 21 febbraio 2011

Ragazza scomparsa a Trieste, Marilena Piretti forse vittima di una setta religiosa

L’ultima vittima potrebbe essere lei, una studentessa di Trieste di 27 anni, Marilena Piretti: stiamo parlando delle sette religiose, un fenomeno inquietante e in continua espansione negli ultimi anni nel nostro paese, soprattutto nel Nord Italia. La nonna della giovane, l’ultima a vedere Marilena prima della scomparsa, avvenuta il 14 gennaio scorso, teme possa esserci appunto una setta dietro la sparizione: la fine della relazione con il ragazzo con cui stava da 6 anni, unita ai difficili rapporti con la madre, aveva fatto cadere Marilena nel tunnel della depressione, e l’aveva fatta avvicinare ad una fantomatica Federazione Damanhur. Purtroppo le sette religiose non assomigliano quasi mai al mitico dudeismo del Grande Lebowsky.



‘Marilena aveva parlato con mio figlio di questa Damanhur già la scorsa estate. La descriveva come un posto in cui si vive bene. Noi però abbiamo il terrore che in realtà sia una di quelle sette in cui, se entri, non esci più‘, spiega la nonna ai giornali. Per Francesco Bruno, contitolare della cattedra di Psicopatologia Forense e Criminologia alla Sapienza di Roma, bisogna intervenire subito contro le sette, poiché distruggono la vita delle vittime per lucrare milioni di euro di proventi illeciti.

Di che cifre parliamo quando parliamo di questi fenomeni? Bisogna premettere che dieci milioni di italiani che si affidano ogni anno a maghi, ciarlatani, cartomanti, guru e maestri delle più svariate discipline parapsicologiche, ma solo l’1% della popolazione è coinvolta nelle circa cinquecento sette che si definiscono ‘religiose’. Tuttavia c’è ben poco da rallegrarsi, perché se sui grandi numeri la percentuale può sembrare irrisoria, stiamo parlando comunque di decine di persone che scompaiono ogni anno. Decine sono inoltre i bambini maltrattati o abusati, e i cui reati sono stati accertati, con la scusa di onnipresenti ‘riti di purificazione’, che ovviamente con la religione hanno ben poco a che fare.

Pensiamo al caso dell’Arkeon, setta i cui leader andranno a processo a Bari, e che controllava all’incirca diecimila persone: contro di loro per la prima volta è stata riconosciuta l’accusa di associazione a delinquere, e tra i vari capi di imputazione compaiono appunto anche il maltrattamento e abusi sessuali su minori. Ma non è l’unico caso purtroppo, e in percentuale le sette nel nostro paese fanno più vittime dei preti pedofili all’interno della Chiesa cattolica. Altro problema sono milioni sottratti agli adepti con il raggiro: ‘Le persone vengono stuprate mentalmente, condizionate psicologicamente secondo tecniche ben precise. Una volta che siano state violentate mentalmente, è facile passare all’abuso sessuale e naturalmente all’estorsione del denaro. Abbiamo preparato un piccolo manuale distribuito nelle scuole secondarie a Rimini, Le mani sulla mente, per evitare che i ragazzi ci caschino‘ spiega Maurizio Alessandrini, la cui organizzazione fa parte della Federazione europea dei centri di ricerca ed informazione sul settarismo.

I numeri del fenomeno delle sette sono andati crescendo in maniera esponenziale, soprattutto nel Nord Italia, tanto da portare alla creazione di squadre speciali all’interno delle forze dell’ordine: ma da più parti si invocano leggi ad hoc contro il fenomeno che, al momento, latitano.

Genova, lo psicologo Fornesi si è tolto la vita nel suo studio di via XX settembre



Genova. Pochi minuti fa, il dottor Carlo Fornesi, noto psicologo, si è tolto la vita nel suo studio situato in via XX Settembre al civico 28/10, nel pieno centro del capoluogo ligure. Sul posto sono intervenuti il 118 e la polizia scientifica, ma restano ancora ignote le casue che hanno portato l’uomo a compiere il tragico gesto.

Fornesi aveva 43 anni e soffriva da un pò di tempo di una forte depressione, causata principalmente dal recente divorzio. A trovarlo senza vita è stata la collega dello studio a fianco.

PSICOLOGO SI TOGLIE LA VITA IN UNO STUDIO LEGALE A GENOVA

(AGI) - Genova, 17 feb. - Un uomo si e' tolto la vita stamani in uno studio legale nella centrale via XX settembre a Genova.
Sul posto sono acccorsi uomini della polizia e del 118. Inutili le cure mediche, l'uomo era gia' deceduto. La vittima e' lo psicologo Carlo Fornesi, 42 anni. Secondo le prime indiscrezioni l'uomo si sarebbe tolto la vita con un'arma da fuoco. Ancora da accertare le cause del gesto. (AGI) Ge1/Mav

Arkeon: si suicida uno dei testi



Era un rinomato psicologo genovese, il primo che aveva denunciato la setta di Carlo Moccia.Sempre più arduo il lavoro dei PM nel processo contro la psicosetta a Bari

Si è tolto la vita con un colpo di pistola nel suo studio di Genova il dottor Carlo Fornesi, uno dei testi che verranno ascoltati nei prossimi giorni dai PM del tribunale di Bari in merito al processo sulla psicosetta Arkeon. Noto psicologo del capoluogo ligure, nonché “maestro” della setta pseudo-religiosa di Carlo Moccia, Fornesi era stato il primo a denunciare Arkeon e, insieme ad una ex discepola e alla psicologa Lorita Tinelli (parte civile nel processo nonché consigliere nazionale del Gruppo di ricerca socio religiosa), nei mesi scorsi aveva ricevuto oltre un centinaio di denunce da altrettanti membri della setta, più un atto di citazione con richiesta di oltre quattro milioni di euro di danni. Calunniato e diffamato nella rete informatica, dai blog creati da alcuni membri di Arkeon e dai suoi sostenitori, lasciato dalla moglie (anch'essa adepta di Arkeon) che era stata indotta a sposarlo durante la sua “militanza” nella setta, lo psicologo 43enne – che soffriva da un po' di tempo di una forte depressione causata , pensano in molti, principalmente dal recente divorzio – non ha retto a tutto quanto e due giorni fa ha deciso di farla finita. Complice una giustizia troppo lenta, stretta evidentemente nelle maglie di una burocrazia processuale che stravolge i tempi necessari al raggiungimento della verità, un testi chiave nel processo è morto e con lui finiscono nella tomba anche i segreti che avrebbero potuto fare luce sulle pressioni psicologiche e sul “lavaggio del cervello” che subiva chi entrava in contatto con Arkeon Sarà ancora più arduo per i PM condurre ora l'impianto accusatorio contro una rete di individui (sono centinaia i membri di Arkeon) che si muovono all'unisono governati dall'assoggettamento psicologico a cui venivano sottoposti e resi burattini nelle mani di esperti burattinai. Doveva aver provato ribrezzo verso il suo ruolo di “maestro” burattinaio il Fornesi; doveva aver capito di essersi spinto troppo oltre, che l'uomo non può essere padrone di un altro uomo e non può comandarne le decisioni attraverso delle tecniche psicologiche mirate a distruggere l'autostima o a ridare autostima ad individui deboli psicologicamente, per poi farsene idoli: erigersi a salvatori della coscienza, dei, maestri della mente altrui. Doveva aver compreso questa verità lo psicologo genovese, perché aveva per primo denunciato e svelato la macchina manipolatrice che esisteva dietro la misteriosa parola Arkeon. Non è però riuscito a sostenere il peso delle pressioni, delle tante calunnie che sulla rete informatica altri discepoli della setta gettavano su di lui, stimato professionista della città di Genova. Poi quel matrimonio: manipolato come tutto il resto. Ora lo psicologo si rendeva conto di essere anch'egli una vittima, schiacciata tra gli ingranaggi della macchina Arkeon. Fornesi aveva incontrato sua moglie durante le “sedute” di Arkeon. Carlo Moccia (il capo di tutto, colui che poneva il suo ritratto a fianco alle icone di Gesù e si proclamava semi dio) aveva decretato che erano la coppia perfetta e si erano sposati proprio durante una di queste sedute, consacrati da membri della Chiesa anch'essi assoggettati al potere della setta. Ma fuori da Arkeon la moglie gli aveva confessato che non l'avrebbe mai sposato se egli non fosse stato un “maestro” e che il loro non era vero amore. Non ha resistito anche a questo Fornesi. L'amore per il figlio di sei anni a cui, chi lo conosce e gli voleva bene afferma, egli teneva tanto, non è riuscito a fermare l'estrema decisione di porre fine alla propria vit Fornesi, lo si è detto, era uno psicologo e psicoterapeuta molto stimato a Genova. Ma per organizzare i corsi di Arkeon si era indebitato sino al collo. Come affermano persone a lui vicine, non aveva più i soldi necessari a pagarsi gli avvocati per difendersi dagli attacchi giuridici del Moccia e dei suoi legali. Era un uomo distrutto su tutti i fronti: quello psicologico, morale, affettivo ed anche economico. Dopo la sua morte, sale la pressione sugli altri testi che si apprestano a parlare ai giudici. La paura più grande è che il processo cada in prescrizione, seconda solo alla paura di subire violenze di ogni tipo da parte delle centinaia di membri che ancora oggi continuano a minacciare di morte chiunque metta i bastoni tra gli ingranaggi della macchina trita-menti di Arkeon.

Mirko Misceo

giovedì 17 febbraio 2011

Pdl propone reintroduzione reato plagio

(ANSA) - ROMA - Rientrerebbe nell'ordinamento con il nome di 'manipolazione mentale', ma sarebbe il reato di plagio. A proporlo, attraverso un disegno di legge, e' un gruppo di senatori del Pdl tra cui Antonino Caruso. Il provvedimento, ora all'esame della commissione Giustizia di Palazzo Madama, prevede che chiunque 'mediante tecniche di condizionamento della personalita' e di suggestione', ponga qualcuno 'in uno stato di soggezione continuativa' e' punito con la reclusione da due a sei anni.

www.corriere.it

Ultim'ora: Le psicosette, una vera «piaga sociale»

Le vittime subiscono la distruzione della loro famiglia e la dissoluzione dei loro patrimoni, oltre alla destrutturazione della personalità; appena l'1,2% trova il coraggio di denunciare di Laura Badaracchi

«Ci stiamo attivando per aprire una struttura di prima accoglienza destinata ad accogliere vittime delle sette: ce lo chiedono i familiari». Lo ha annunciato don Alessandro Olivieri Pennesi, da quattro anni responsabile del Settore Sette e nuovi culti presso l'Ufficio diocesano per l'ecumenismo, il dialogo interreligioso e i nuovi culti, durante il convegno “L’esperienza religiosa dell’umanità tra libertà e manipolazione”, svoltosi ieri (16 febbraio 2011) alla Pontificia Università Lateranense per iniziativa dello stesso Settore del Vicariato insieme all'associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e all'Istituto superiore di Scienze religiose “”.

«In Europa, oltre alla diffusa scristianizzazione», si fa strada la presenza di «tradizioni che si rifanno a esoterismo e occultismo del XIX secolo, sotto l'ombrello della “New age”», ha aggiunto don Olivieri Pennesi, affermando che i nuovi culti rappresentano una «sfida culturale e pastorale». Per affrontarla, occorre un'attenzione particolare «con le organizzazioni, perché a volte il loro avvicinamento alla Chiesa è strumentale, ovvero finalizzato all'approvazione ecclesiale». Bisogna prendere atto che esiste un «vitalismo di nuove religioni e nuovi dèi: proposte ambigue, illusioni con esiti pericolosi e a volte mortali», ha commentato Carlo Di Cicco, vicedirettore dell'Osservatore Romano.

Secondo Maurizio Alessandrini, presidente dell'associazione Favis (Familiari vittime delle sette), si tratta di un'autentica «piaga sociale diffusa in Italia da 25 anni a questa parte». Toccato personalmente dal problema in famiglia undici anni fa, ha precisato: «Non si entra in una setta, vi si è attirati: c'è una grande capacità di dissimulazione tra i guru, che conoscono bene le tecniche per abbassare la difesa psicologica e penetrare nella psiche della persona. Alcuni influiscono anche sul metabolismo, ad esempio con la privazione del cibo e del sonno, destabilizzando l'individuo fisicamente e indebolendone la mente attraverso tecniche di condizionamento». Dai falsi maestri vengono somministrati anche farmaci, perseguendo un obiettivo preciso: «La dedizione totale dei discepoli, fino a farli rinunciare a se stessi e a recidere ogni legame. Il plagio non è ancora un reato per legge, ma è un delitto contro la salute psichica delle persone che come cittadini non possiamo accettare».I danni, infatti, sono gravissimi sia a livello mentale che economico e sociale: spesso le vittime subiscono la distruzione della loro famiglia e la dissoluzione dei loro patrimoni, oltre alla destrutturazione della personalità; appena l'1,2% trova il coraggio di denunciare il capo della setta; la maggioranza si vergogna e preferisce tacere, vuole solo dimenticare. Lo ha confermato Enrico De Simone, criminologo clinico e vicario della Questura di Ascoli Piceno, che ha lamentato «l'assenza di mentalità riguardo a questo problema da parte delle Forze dell'Ordine e degli organi giudiziari. Purtroppo è oscuro il numero dei reati e delle vittime, nel dettaglio: lo sappiamo solo in grandi linee», anche perché le sette registrano un «grande dinamismo: si aggregano, si scompongono, si perfezionano». Purtroppo «dimostrare un'associazione a delinquere è difficile – ha osservato –: penetrarle è difficile perché si tratta di gruppi chiusi; ci si dovrebbe infiltrare all'interno per capire i ruoli. Perché non esistono collaboratori di giustizia di sette sataniche e psicosette».

«La vulnerabilità della potenziale vittima sta nell'isolamento», ha ricordato Aureliano Pacciolla, psicologo clinico, perito del tribunale penale e docente di psicologia della personalità alla Lumsa. A suo avviso, è necessaria una collaborazione in rete di psicologi, sacerdoti, forze dell'Ordine, giudici e magistrati, assistenti sociali ed educatori. «Senza collaborazione i successi sono molto ridotti: bisogna formarsi all'interdisciplinarietà», ha concluso. Senza dimenticare – ha osservato Adolfo Morganti, psicoterapeuta e consigliere nazionale del Gris – che «la libertà religiosa non è libertà di inventarsi qualsiasi cosa e metterci l'etichetta».

17 febbraio 2011

Le rete delle sette: in Italia sono 8mila per 240mila adepti

ROMA – L’identikit della vittima è semplice: persone vulnerabili, rese fragili da un lutto o da una difficoltà sul lavoro, in famiglia. Ma devono essere anche benestanti e con un buon livello culturale. L’età non è un problema, si va dall’adolescente all’anziano. L’identikit è quello di chi ingrossa le file delle sette. Che siano sataniste, di vampirismo, che si occupino di stregoneria o esoterismo e magia, poco importa. I cosiddetti “santoni”, i capi carismatici, hanno un potere enorme su quello che è un vero e proprio esercito di adepti: 240mila italiani divisi in ottomila sette, e solo nel 2010. Questo dicono i dati raccolti della comunità papa Giovanni XXIII.

Le persone vengono manipolate, al punto da lasciare la famiglia, tagliare i ponti con la vita precedente e dare un contributo economico sostanzioso alla setta. Le nuove tecnologie, internet e social network, hanno enormemente facilitato l’approccio di queste sette al mondo degli adolescenti, molto più vulnerabili e manipolabili. Ci sono le ragazzine che si credono streghe, gli adolescenti che entrano nei gruppi satanisti: per loro spesso il percorso nelle comunità è fatto anche di abuso di droga, riti sessuali e messe nere.

La comunità papa Giovanni XXIII raccoglie circa 15 telefonate al giorno, avvalendosi della squadra antisette della polizia, nata nel 2006. Il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha fatto notare che le vittime possono avvalersi della legge sullo stalking se vengono perseguitate da guru e santoni. Ma il problema è che le vittime, molto spesso, non vogliono affatto liberarsi dei loro capi spirituali e alle famiglie resta ben poco oltre la speranza di vederli tornare a casa.

17 febbraio 2011 | 09:57

Blitzquotidiano

domenica 13 febbraio 2011

Arkeon, speriamo non arrivi la prescrizione …




Notate il titolo dell'articolo in alto a sinistra sulla prima pagina del "Quotidiano di Bari" del 4 febbraio 2011

Per ora non trovo rispondenza di questo articolo sulla versione online del Quotidiano di Bari... Ne copio quindi il testo dal Cesap che riporta il link al sito della dottoressa Tinelli

"Udienza fissata per il 24 febbraio. Saranno presentate le liste dei testimoni.

La psicloga: “Vivo con la paura di ritorsioni sulla mia famiglia”

Udienza fissata per il processo Arkeon, la setta i cui adepti sarebbero stati manipolati psicologicamente da fantomatici “maestri”, col fine di estorcere denaro e favori di ogni genere. Ma anche per il semplice piacere di sentirsi superiori: paragonati a Gesù, essere artefici del destino di centinaia di persone dalle menti fragili, manipolate come burattini.

Il capo dei burattinai, secondo le accuse – ed i molti filmati che gli stessi adepti di Arkeon hanno postato in rete – sarebbe Vito Carlo Moccia, il “capo-maestro”, colui che – secondo le dichiarazioni della psicologa Lorita Tinelli, parte civile nel processo nonchè ex consigliere nazionale del GRIS (Gruppo di ricerca socio religiosa, riconosciuto dalla CEI) e fondatrice del CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici) – era riuscito a controllare le menti dei suoi seguaci, a tal punto che questi veneravano persino la sua immagine. Un dio, quasi, o un messia: tanto che le sue foto venivano poste su degli altari religiosi accanto a delle raffigurazioni di Gesù, come a sottolineare la parità di valore tra le due figure.

E dovevano essere in molti a credere che il Moccia fosse una specie di nuovo messia, tanto che persino un uomo di chiesa, il sacerdote paolino don Angelo De Simone, era diventato non solo adepto arkeon ma anche, per così dire, il sacerdote ufficiale della setta, celebrando matrimoni tra i “discepoli” anche quando questi erano già sposati. Ma non è tutto. Il sacerdote avrebbe, come documentano i filmati sulla setta mandati in onda dalla trtasmissione “Chi l’ha visto?”, avuto per anni rapporti sessuali con due suore. Don De Simone era di certo in conflitto con la propria coscienza, con il ruolo che rappresentava nella società e, di certo, con la propria fede.

Un conflitto che il Moccia aveva risolto attraverso il ‘metodo’ Arkeon: una serie di tattiche psicologiche mirate a “liberare” la coscienza di una persona in conflitto con se stessa, a riaffermare un ruolo sociale che il proprio essere metteva in conflitto con i dettami della società moderna. Così unn sacerdote, la cui coscienza soffriva di fronte alla consapevolezza di non riuscire ad arginare la propria sessualità, in totale conflitto con i dogmi della Chiesa, diventava un membto della comunità Arkeon: lì avrebbe potuto essere libero ed avrebbe venerato il suo liberatore, come sempre, il Moccia.

Come don De Simone, altri (si parla di centinaia di persone) sarebbero cadute nelle “trame” di questo gioco psicologico della cui straordinaria efficacia – come sembra anche lo stesso Moccia abbia affermato in un filmato mandato in onda dalle reti televisive – anche lo stesso creatore si sarebbe meravigliato .

Così accadeva che molti venivano convinti di essere stati vittime di abusi sessuali quando erano ancora bambini (abusi di fatto mai avvenuti) , o di essere eterosessuali quando invece erano omosessuali (alcuni sono stati convinti che la propria omosessualità derivasse da fantomatici abusi sessuali subìti nell’infanzia e sono stati convinti ad unirsi in matrimonio con persone del sesso opposto) o che tutti i problemi da loro incontrati nel corso della vita derivassero da qualche violenza subìta nell’infanzia che, per mezzo dei riti e delle pratiche della setta (il Metodo Arkeon), il Moccia si impegnava ad individuare e portare alla luce e, come è oggetto di indagine, ad utilizzare probabilmente per scopi illeciti. Si parla infatti di donazioni di denaro, anche consistenti, da parte dei seguaci della setta ai “maestri” ed allo stesso Moccia, nonchè di favori di vario genere e di presunte violenze sessuali.

Quest’ultima imputazione di reato , è al vaglio degli inquirenti del tribunale di Milano (il processo si svolge, in contemporanea, anche in altre città d’Italia, dove sorgevano altre sedi della setta). Ma queste ed altre circostanze saranno confermate o smentite durante il corso del processo, che, il 24 del mese corrente, porterà la formulazione della lista dei testimoni che saranno ascoltati, da entrambe accusa e difesa, in un intervallo di 15 giorni per udienza. Una delle prime testimoni ad essere sentite sarà la psicologa Lorita Tinelli, costituitasi parte civile nel processo.

“Sono oggetto di continue minacce, anche di morte, da parte di alcuni adepti della setta – ha dichiarato la fondatrice del Centro studi per gli Abusi Psicologici – voglio che sia fatta giustizia e che la macchina della giustizia del nostro Paese non sia così lenta come sembra invece essere”.

La lentezza delle procedure processuali, infatti, potrebbe portare alla prescrizione di alcuni reati imputati a Moccia.

“Continuo la mia lotta contro un gruppo di persone che agisce in modo mafioso – ha continuato la Tinelli – sotto continue minacce e denigrazioni, anche per mezzo di internet (sono molti i blog dei seguaci di Arkeon che gettano fango sulla psicologa nocese ndr), non esco più la sera, sono stata costretta a spostare la sede del mio studio in un luogo abitato e vivo ogni giorno con la paura di ritorsioni su di me e, soprattutto, sulla mia famiglia"


Mirko Misceo

Il Quotidiano di Bari, 4 febbraio 2011

Arkeon: Comincia la sfilata dei testimoni nel processo



Anche qui... pubblicato in basso a ds in prima pagina..del 3 febbraio 2011
"Torna in aula stamani per la terza volta di fronte al collegio giudicante dopo i primi passaggi preliminari e la costituzione della parti civili, il processo alla psicosetta ‘Arkeon’. Sul banco degli imputati al piano terra di Via H. Nazariatantz una decina di persone accusate d’un vasto giro di truffe e raggiri scoperto circa tra anni fa, a Bari, dopo le denunce di alcune persone truffate con un metodo che ricopiava malamente alcune tecniche indiane.

Nell’ultima udienza dello scorso anno, dunque, celebrata dinnanzi ai giudici della Seconda Sezione Penale (pres Forleo) dopo una lunga camera di consiglio ammise le parti per il risarcimento dei danni nella persona della dottoressa Lorita Tinelli come parte lesa (ma anche come rappresentante del centro studi contro gli abusi psicologici e l’ordine degli psicologi, mentre furono escluse “Arcigay” e un’asscociazione di consumatori.

Successimamente l’avvocata difensore di Vito Carlo Moccia, principale accusato per associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo della professione medica, truffa aggravata, calunnia e violenza privata esessuale, prese la parola per precisare alcuni aspetti procedurali, in particolare la genericità di alcuni capi di imputazione, ma il collegio , dopo la replica del Pubblico Ministero Francesco Bretone, preferì rinviare il processo per iniziare a escutete i testumoni.

Ciò anche in considerazione del lungo elenco dei testi presentato dalla difesa degli imputati allo scopo di accertare se le tecniche usate dagli adepti del ‘metodo Arkeon’ fossero innocenti metodi di meditazione e ricerca psicologica, oppure indirizzate a persone fragili, pronte ad aggrapparti a qualsiasi speranza per stare meglio , in cambio di denaro: persone affette da tumori, Aids o anche coppie sterili. L’introspezione della psicosetta barese, secondo l’impostazione accusatoria, si traduceva in incontri e seminari naturalmente a pagamento, durante i quali i partecipanti venivano bendati, mentre il ‘Maestro’ chiedeva loro di abbandonarsi a strani atteggiamenti di libertà, fisica e verbale. La rete “Arkeon” copriva tutto lo stivale, da Palermo a Roma, fino a Milano, dove è tutt’ora in corso un altro dibattimento contro lo stesso metodo attuato da Carlo Moccia. A Bari molti invece, secondo la ricotruzione del sostituto Bretone avrebbero partecipato solo ad alcune lezioni, ma altri sono arrivati a sborsare fino a 15mila euro, finendo intrappolati in vere e proprie truffe. Ma per conoscere la verità processuale su “Arkeon” non resta che attendere le testimonianze a partire da questa mattina nell’Aula Collegiale della Seconda Sezione Penale presso il Tribunale di Bari"


Francesco De Martino

3 febbraio 2011

Il Quotidiano di Bari

mercoledì 2 febbraio 2011

I figli delle sette -Ostaggi di un falso dio

La Repubblica
02 febbraio 2011 — pagina 43 - 44- 45 sezione: R2 L' inchiesta

Fanatismo e violenze. Sono migliaia i bambini che finiscono imprigionati in gruppi religiosi ai margini della legalità. Ma qualcuno si ribella
A Tivoli la prossima settimana prende il via il processo a Danilo Speranza, il guru a capo del gruppo "Re Maja" accusato di abusi L´età del primo contatto si abbassa sempre di più. "E in Italia non esiste una legge contro la manipolazione delle menti" Per impedire gli scambi con l´esterno, i bambini sono indottrinati con lezioni private E talvolta devono cambiare nome


«Devo modificare il tuo karma». Sul letto ondeggiava una nebbia prodotta dal fumo di candele e incensi. Il "Settimo Saggio" aveva convinto Lisa e Benedetta che con i rapporti sessuali precoci sarebbero state liberate dal "cattivo destino". «Mi toccava il seno, io rimanevo paralizzata non capendo cosa stava accadendo - ricorda Lisa che aveva 12 anni all´epoca dei fatti - . Mi diceva di stare tranquilla perché era il mio padrone e mi avrebbe fatto sentire meglio». Nella nebbia purificatrice si celava una minaccia, un molto presunto rito purificatorio inflitto a bambine appena sviluppate, cresciute tra violenze e minacce di "Zio Danilo". Erano cosa sua, del resto. Nate e cresciute nella comunità romana fondata negli anni Ottanta, schiave insieme alle madri diventate adepte del guru e delle sue profezie cosmiche. Il processo a Danilo Speranza, capo della setta "Re Maya", inizierà a Tivoli tra pochi giorni. Lisa e Benedetta hanno trovato la forza di ribellarsi, sono state accolte nel centro antiviolenza Solidea. Il santone è accusato di violenza sessuale con l´aggravante di aver compiuto gli abusi grazie a un´autorità paterna riconosciuta dentro alla "famiglia".
Non esistono statistiche attendibili sui bambini fantasma, vittime delle ossessioni e delle paure dei loro genitori. In Francia, dov´è stata istituita una missione ministeriale per combattere il fenomeno, ci sarebbero 60 mila minori coinvolti.
«Vittime dimenticate, ignorate, perfino negate» secondo l´Unadfi, Union nationale des associations de défense des familles et de l´individu victimes de sectes.
Telefono Azzurro ha segnalato alle autorità centinaia di casi. «Sono bambini che rimangono imprigionati e assoggettati al progetto dei genitori e a quello della setta - racconta il presidente Ernesto Caffo - incapaci di liberarsi e uscirne da soli». Figli di un Dio impostore. Come la scrittrice Amoreena Winkler, nata trentadue anni fa nella setta apocalittica chiamata proprio Bambini di Dio, operativa anche in Italia sotto l´altro nome, The Family. Il suo "papà", considerato tale perché guidava la setta, le ha fatto scoprire il sesso quando aveva quattro anni. «Sono nata in un mondo parallelo, dove la nostra realtà non doveva trapelare all´esterno» ricorda Winkler nel suo libro appena pubblicato.
Nell´ingranaggio. Se ci cadi dentro vieni proiettato in un microcosmo malato che finge di spacciare serenità. A rimanere impigliati non sono soltanto i creduloni o i soggetti deboli. Al numero verde anti-sette della comunità Papa Giovanni XXIII arrivano in maggioranza telefonate di professionisti, giovani laureati, soprattutto donne. Un milione di italiani partecipano a circa 600 associazioni. Alcune innocue, altre molto meno. «L´attenzione delle autorità è rivolta soprattutto agli adolescenti cooptati da gruppi satanici, protagonisti di casi di cronaca eclatanti» dice Caffo. «Purtroppo si parla poco dei bambini, anche molto piccoli, che finiscono in altre sette meno conosciute».
Il plagio dei minorenni è rapido ed efficace, come scrivere su un foglio bianco. Per prima cosa, vengono allontanati dai coetanei e parenti esterni al gruppo. «L´obiettivo è spezzare i legami famigliari biologici, perché sono quelli più profondi» racconta Maurizio Alessandrini del Favis, associazione di famigliari delle vittime. «Oggi la giusta definizione di setta - aggiunge - è quella di un gruppo che separa e taglia una persona dal suo nucleo famigliare e sociale. Da un punto di vista criminale è difficile da perseguire. Da noi non esiste una legge sulla manipolazione mentale come quella che esiste altrove in Europa».
Per impedire scambi con la "vita di fuori" i bimbi vengono indottrinati tramite lezioni private. Alcune sette impongono ai piccoli il cambiamento del nome, dello stato civile, l´inserimento in una nuova genealogia. Ci sono casi di genitori talmente irretiti che "regalano" i propri figli al guru di riferimento. Quelli che vengono concepiti all´interno delle sette spesso non esistono neppure per lo Stato, perché la nascita non viene dichiarata all´anagrafe.
«Il concetto di famiglia è completamente distorto. Il legame tra genitori e figli può essere rinnegato, come quello con i fratelli, dai quali possono essere separati anche fisicamente» racconta il presidente di Telefono Azzurro. «L´autorità genitoriale e l´educazione - precisa - vengono attribuite al leader della setta». Alcuni gruppi esortano alla procreazione per incrementare il numero di adepti. Altri non incoraggiano le nascite, altri ancora "selezionano" i membri della setta che devono procreare, indipendentemente dai vincoli coniugali, al fine di generare bambini "speciali". «Anche se considerati "l´avvenire" o "gli eletti" della setta, non vengono quasi mai protetti dagli abusi» conclude Caffo.
I bambini non scelgono. Il proselitismo tra i minorenni avviene quasi sempre attraverso i genitori. Negli ultimi anni, le scuole sono diventate un nuovo luogo di reclutamento privilegiato per le psico-sette. «Sono gruppi motivazionali che promettono ai più giovani di avere risultati sorprendenti nello studio, nello sport o con gli amici» spiega il presidente del Favis.
L´età del primo contatto si abbassa sempre di più. Il leader del "Metodo Arkeon" ha trovato adepti tenendo i suoi seminari negli istituti superiori. È sotto processo a Bari per maltrattamenti su minori, oltre che per associazione a delinquere e truffa. «I minori non si sono avvicinati spontaneamente ma sono stati introdotti dai loro genitori» racconta Lorita Tinelli del Cesap, tra i più attivi centri di assistenza psicologica e legale per le vittime di plagio. Negli incontri a pagamento di Arkeon, i bambini diventavano testimoni di confessioni su casi di pedofilia e altre perversioni sessuali. «Erano costretti a vivere momenti emotivamente molto forti, una forma di violenza psicologica» spiega Tinelli che ha seguito diversi casi di vittime minorenni. «I bambini che ho incontrato avevano un atteggiamento mite, poco litigioso, ma nel contempo poco affettuoso e privo di curiosità, di iniziativa e di spontaneità». Come il piccolo Sam, 9 anni, un´infanzia scandita dai riti e dalle preghiere dei genitori adepti. «Nei suoi disegni - ricorda la psicologa - c´era sempre una figura umana imprigionata tra cielo e terra». Molti bambini si salvano grazie a nonni o altri parenti che riescono ad allertare le autorità. «Per fortuna, negli ultimi tempi c´è una maggiore attenzione dei giudici. Ma uscire da una setta è comunque uno shock per un bambino - conclude Tinelli - significa sentirsi doppiamente orfani». Come rinascere un´altra volta, alla luce del sole.

Fonte: ANAIS GINORI - la Repubblica | 02 Febbraio 2011