giovedì 30 luglio 2009

L’Italia sta diventando una grande Setta?

ANALOGIE FRA LE SETTE A CONTROLLO MENTALE E LA VITA AL GIORNO D’OGGI

Conosciamo bene, dai fatti di cronaca, l’enorme potenzialità distruttiva delle sette. Che siano culti Satanici, commerciali, politici o psicologici, quando l’organizzazione è strutturata per permettere il controllo del pensiero, facilmente il gruppo sfocia in comportamenti malsani e antisociali. Nei casi più comuni i membri vengono sfruttati e alleggeriti dei loro beni materiali, a volte si evidenziano episodi di violenza, e nei casi più estremi, il completo distacco dalla realtà e le tragedie dei suicidi di massa. Di metodi per modificare il pensiero e il comportamento se ne conoscono fin dall’antichità. Dai tempi dei Cinesi, passando per le sperimentazioni innovative degli anni 60 e poi 70 fino ai giorni d’oggi, le tecniche di controllo mentale hanno fatto degli enormi passi avanti.

In breve, anche i metodi più moderni e sofisticati si basano sui seguenti principi di base:

CONTROLLO DELLA COMUNICAZIONE E DELL’INFORMAZIONE

Il controllo della comunicazione è l’aspetto fondamentale per riformare il pensiero. Controllando l’accesso alle informazioni si restringe la capacità individuale della persona di pensare autonomamente. La gente viene intrappolata dalle sette perché viene loro negato l'accesso alle informazioni critiche di cui ha bisogno per valutare la sua situazione. Il linguaggio è caricato e spietatamente valutativo e le frasi sono di forte divisione: brevi, riduttive e facilmente memorizzabili. Ci sono dei termini “cattivi” che si usano per rappresentare qualsiasi cosa esterna all’ideologia del gruppo che, naturalmente, deve essere rifiutata. Si evita deliberatamente il diffondersi di informazioni non consone al modello della setta e spesso si distorcono le informazioni per renderle più accettabili. Si scoraggia lo scambio libero di informazioni: I leader delle sette reprimono le contestazioni e le domande relative al sistema. Si rende difficile l’accesso alle informazioni non-setta mentre si utilizza estensivamente la propaganda autoprodotta dalla setta.

La diffusione di informazioni libere e individuali è in assoluto una delle principali armi contro le sette.

BASI DEL CONTROLLO DEL PENSIERO

L'ideologia e i modelli di vita imposti sono interiorizzati come "La Verità". Le informazioni in entrata vengono filtrate dalla dottrina, che spiega anche cosa si deve pensare dell’informazione esterna alla setta. La persona può avere soltanto pensieri positivi riguardo al gruppo. Si rifiuta l’analisi razionale e il pensiero critico a favore delle emozioni più facilmente manipolabili. Il Leader di un gruppo distruttivo non considera mai legittimi o utili i sistemi di credenze diversi dal suo. Secondo il leader, non esistono mai problemi. E se qualcuno sente un problema la colpa è sempre sua, mai del leader o della dottrina, e il singolo membro se ne deve assumere tutte le responsabilità e lavorare più duro.

CONTROLLO EMOTIVO E SFRUTTAMENTO DELLE PAURE

Allo scopo di mantenere un forte controllo, le sette intimidiscono, inducono sensi di colpa, vergogna e paura sempre nella stessa maniera. Ci sono due modi per manipolare la paura: il primo è creare un nemico esterno (noi contro loro) che ci minaccia; il secondo è la paura di ciò che accade se non si riesce a rimanere ai livelli del modello di vita imposto. L’atmosfera che si crea suggerisce un solo modo di essere, per questo è molto importante vedere costantemente dei modelli da imitare. Una persona plagiata da una setta ha sempre queste paure: Paura di degli svantaggi nel pensare in modo diverso dal gruppo, paura del mondo esterno alla protezione del gruppo e dei nemici minacciosi, paura della disapprovazione se non si riesce nelle regole imposte dal leader.

LA DINAMICA CENTRALE: DEMARCAZIONE BUONI E CATTIVI

Per il leader è fondamentale proporre contrasti stridenti fra chi è membro e chi invece non si adatta ai modelli della dottrina o non ubbidisce alle leggi imposte. Solo il mondo interno al gruppo è “buono”, il resto è cattivo e minaccioso e va evitato e ridicolizzato. Se si vuole un certo grado di sicurezza, è meglio rimanere nell’ambiente protetto del gruppo. L’ideologia dell’organizzazione definisce il bene e il male e qualsiasi cosa venga fatta in nome di questo “bene” è morale. La dottrina, in nome del bene dei membri, impone leggi e regolamenti sempre più rigidi e l’obbligo di obbedienza. Nei casi più estremi la dottrina promulgata è più importante della persona e spesso, il fine giustifica i mezzi. Mentire e ingannare, spesso sono mezzi leciti. Solamente le idee, sentimenti ed azioni coerenti ai provvedimenti della setta sono buone, mentre la coscienza individuale non è affidabile e va scoraggiata. I culti a controllo mentale più distruttivi cercano di “trasferire” l’immagine del leader sui membri, ingaggiando una guerra a tutto campo contro l’impurità e il diverso. Tutto ciò viene portato avanti spingendo il modello da raggiungere (costumi, lavoro, norme di vita) sempre più avanti, richiedendo che la persona si sforzi continuamente, con la paura di non farcela, verso un fine inesistente ed estraneo alla condizione umana. La dottrina tiene sempre i membri sottoposti a frenetiche attività in modo che, durante la giornata, non abbiano abbastanza tempo ed energie per la riflessione libera su ciò che gli accade. A causa dell’impossibilità di raggiungere un fine a questa rincorsa, la persona vive in una costante vergogna e paura delle conseguenze, spesso dando la colpa alla sua incapacità di vivere secondo questi criteri. L’organizzazione decide il pegno da pagare per chi non riesce a rimanere dentro la dottrina, usa così la paura e il senso di colpa per manipolare i membri. Questa persona si sente incapace di scappare da forze che vede più potenti di se stessa. Il modo di trattare con loro è di adattarsi. Impara ad anticipare i problemi con l'organizzazione e a manipolare gli eventi per evitare di incriminare se stessa. L’unico modo per sollevarsi da questa colpa e da questo enorme stress che si accumula è denunciare con grande ostilità le “impurità” degli altri che vengono sempre viste come provenienti dal mondo esterno.

Muore così ogni tipo di intelligenza individuale a favore del pensiero di gruppo guidato dalle paure

DISTACCO DALLA REALTA’

In queste condizioni, si perde completamente l’oggettività sul mondo. Non si hanno più strumenti per distinguere il vero da ciò che ci dice la dottrina, perché più nulla viene misurato con questo metro di giudizio. Infatti l’unico elemento importante diventa la funzionalità verso i modelli da raggiungere. Più questi punti sono chiaramente visibili, più il gruppo attua il controllo sulla libertà individuale e si avvicina ad una ideologia totalitaria con tutti i suoi pericoli. Ricordate... un gruppo non deve essere necessariamente religioso per tenere un comportamento da culto settario. I gruppi con obblighi pressanti possono essere commerciali, politici o psicologici.

PERSONALITA’ DEI LEADER

E’ evidente che quasi tutti i capi di sette hanno disturbi della personalità antisociali e complessi di inferiorità. La necessità spasmodica di ricchezze materiali è solo lo specchio di quello di cui veramente hanno bisogno: attenzioni e potere. Col passare del tempo sviluppano il bisogno di sempre maggiore potere e questa brama diventa una dipendenza estrema. Un aspetto molto pericoloso di queste persone è la loro instabilità psicologica. La maggioranza crede veramente alla loro stessa propaganda, di essere “Toccato da Dio”, o in alcuni casi, di essere la reincarnazione di Gesù ed Elvis Presley contemporaneamente. Un aspetto fondamentale è il flusso di potere organizzativo. Se i consigli direttivi sono sostanzialmente asserviti al leader allora la struttura non permette controlli ed equilibri. La vera struttura è a forma piramidale con il leader della setta come capo onnipotente. Se il potere è centralizzato e controllato dal capo, allora il gruppo ha i presupposti per essere una setta distruttiva. Se chiedete a qualsiasi membro attivo di una associazione, se il suo gruppo è una setta o no, ovviamente tutti vi risponderanno di no. Per riconoscere se un organizzazione è una setta a controllo mentale, l’esperto Steven Hassan, consiglia una serie di domande dirette a cui si richiede una risposta precisa. Siccome i membri sono addestrati ad evitare il pensiero negativo nei confronti del gruppo, spesso non riceverete risposte dirette ma solo contro domande. Se il reclutatore non vi risponde in modo chiaro, conciso, diretto allora state certi che nella sua risposta c'è qualcosa di storto. Ecco le domande più significative:

1.Il tuo gruppo ha un capo generale? Qual è il suo passato? Ha mai avuto precedenti penali?
2.Puoi dirmi il nome di tutte le altre organizzazioni collegate a questo gruppo?
3.In che cosa crede il tuo gruppo? Crede che il fine giustifica i mezzi? In certe circostanze giustifica la bugia?
4.Ti sei mai messo a chiacchierare con un ex membro per cercare di scoprire i motivi per cui se n'è andato? Se non l'hai fatto, perché?
5.C'è qualcuno che considera controverso il vostro gruppo? Se esistono critiche al vostro gruppo, quali sono le obiezioni principali?

"Il potere tende a corrompere, e il potere assoluto corrompe in modo assoluto" - Lord Acton

martedì 28 luglio 2009

Le forme di controllo usate dai culti

dal Cult Awareness & Information Centre

Gli studi hanno dimostrato che i culti attuali usano forme di controllo più forti di quelle in uso 50 anni fa. L'avvento, negli anni '60 e '70, di nuovi esperimenti psicologici hanno prodotto moderni metodi di controllo mentale che sono di gran lunga più sofisticati delle TECNICHE DI MODIFICAZIONE DEL COMPORTAMENTO e RIFORMA DEL PENSIERO sviluppate dai Cinesi. Per comprendere il controllo mentale è necessaria una comprensione di base delle TECNICHE DI MODIFICAZIONE DEL COMPORTAMENTO.

Che cos'è la "modifica del comportamento"?
In parole semplici, si tratta dell'associazione di "premi o punizioni per le azioni commesse". Da bambini era usato su di noi ogni volta che ricevevamo lodi o (il contrario) per il nostro comportamento. Togliere un privilegio è di solito un metodo sicuro per persuadere un bambino a cambiare il suo comportamento, quando quel bambino è grande abbastanza per capirne il processo. Lodare un bambino per aver fatto il bravo è un altro metodo di modifica del comportamento, specialmente quando il bambino è un tipo ansioso. La bacchetta del maestro di scuola era un altro metodo per raggiungere una modifica del comportamento. Quando questo tipo di tecniche di modifica comportamentale vengono applicate in modo amorevole, affettuoso e benefico, il bambino cambia il suo comportamento senza provare risentimento. Comunque, se queste tecniche sono in qualche modo perverse si danneggia la psiche del ragazzo, le sue emozioni. Es. la sindrome del bambino maltrattato. Le sette usano una forma di modifica del comportamento sofisticata e pervertita che danneggia l'emotività degli individui.

Dissonanza Cognitiva
Leon Festinger è uno psicologo che ha studiato gruppi che prevedevano la fine del mondo. Ha scoperto che la maggior parte dei membri diventano più forti che mai dopo che la profezia non si è avverata. Le sue inchieste hanno rivelato che i membri dovevano trovare un modo per fronteggiare psicologicamente il fallimento. Avevano bisogno di mantenere ordine e significato nella vita. Avevano bisogno di pensare che si stavano comportando secondo l'immagine auto-creata e i loro valori. Festinger ha descritto questa contraddizione che i membri dovevano affrontare con quella che è diventata famosa come la "TEORIA DELLA DISSONANZA COGNITIVA".
I tre componenti che ha descritto sono:
"Controllo del Comportamento" - "Controllo del Pensiero" - "Controllo delle Emozioni".
Ogni componente ha un effetto potente sulle altre due: CAMBIATENE UNA E LE ALTRE TENDERANNO A SEGUIRLA. Quando cambiano tutte e tre l'individuo è sottoposto a un cambiamento completo. Festinger ha riassunto il principio di base: "Se cambiate il comportamento di una persona, i suoi pensieri e sentimenti cambieranno per minimizzare la dissonanza". Quando c'è un conflitto tra pensieri, sentimenti o comportamento, quelli in conflitto cambieranno per minimizzare la contraddizione. Questo accade perché una persona può tollerare solamente un certo numero di discrepanze tra questi componenti che formano la sua identità. Nei culti questa dissonanza è creata per sfruttarli e controllarli. Steven Hassan, autore di 'Combatting Cult Mind Control', ha aggiunto a quelle di Festinger una quarta componente: "Il Controllo dell'Informazione". Controllando l'informazione che la persona riceve potete controllare e restringere la sua capacità individuale a pensare autonomamente. Limiterete quello che è capace di pensare da sola.

1) Controllo del Comportamento

Il controllo della realtà fisica dell'individuo.
Può includere il controllo su dove vive, su quello che mangia, il suo abbigliamento, il sonno, il lavoro, i rituali ecc. Questo è il motivo per cui molte sette hanno, per i membri, orari e programmi molto rigorosi. Nei culti distruttivi c'è sempre qualcosa da fare. Ogni culto ha il suo set di comportamenti distintivi che la tiene insieme. Questo controllo è così potente che i membri della setta di fatto diventeranno parte attiva nelle loro punizioni e arriveranno a credere di essersele di fatto meritate! Nessuno può comandare il pensiero di una persona, ma SE POTETE CONTROLLARNE IL COMPORTAMENTO, IL CUORE E LA MENTE LO SEGUIRANNO.

2) Controllo del Pensiero

Il controllo dei procedimenti del pensiero individuale L'indottrinamento dei membri è così accurato che manipoleranno i loro stessi processi mentali. L'ideologia è interiorizzata come "La Verità". Le informazioni in entrata vengono filtrate attraverso lo stesso credo che regola anche ciò che si pensa dell'informazione. La setta ha un linguaggio proprio che regola ulteriormente i pensieri individuali. Ciò crea una grande barriera tra i membri della setta e gli outsiders. Un'altra forma di controllo sono le tecniche di "blocco del pensiero". Possono presentarsi in svariate forme: salmodiare, cantare, mormorare, linguaggi caricati (alcuni addirittura pagano per impararli), preghiera in concentrazione, ecc. L'uso di queste tecniche manda in corto-circuito la capacità della persona di testare la realtà. La persona può avere soltanto pensieri positivi riguardo al gruppo. Se c'è un problema, il membro se ne assume la responsabilità e lavora più duro.

3) Controllo Emotivo

Il controllo della vita emotiva individuale
Con questo si manipola la portata dei sentimenti della persona. Senso di colpa e paura vengono usati per mantenere il controllo. I membri della setta non riescono a vedere il controllo a causa del senso di colpa, e, come altre vittime di abusi, vengono condizionati ad incolpare se stessi quando le cose vanno male, e addirittura arrivano a ringraziare i leader quando questi fanno notare le loro trasgressioni. Ci sono due modi per manipolare la paura: il primo è creare un nemico esterno (noi contro loro) che ci sta perseguitando; il secondo è la paura delle punizioni da parte dei leader se non sei "sufficientemente buono". Essere "sufficientemente buono" significa seguire perfettamente l'ideologia. Il più potente controllo emotivo è l'indottrinamento alla fobia. Questo può portare la persona ad avere reazioni di panico al solo pensiero di lasciare il gruppo. È praticamente impossibile concepire la vita al di fuori del gruppo. Non c'è una pistola reale puntata contro le loro teste, ma una pistola psicologica non è meno potente.

4) Controllo dell'informazione

Il controllo delle fonti di informazione individuale
Negate a una persona l'informazione necessaria per dare un giudizio obiettivo e sarà incapace di farlo. La gente viene intrappolata dalle sette perché viene loro negato l'accesso alle informazioni critiche di cui ha bisogno per valutare la sua situazione. Le catene psicologiche che legano le loro menti sono potenti come se fossero fisicamente incatenati lontano dalla società. Il processo psicologico è talmente forte che sono anche carenti dei meccanismi di funzionamento interni necessari per elaborare ogni informazione critica a cui vengono esposti.

lunedì 27 luglio 2009

È il 2009. Sapete dov’è la vostra anima?


Mi è piaciuto molto questo articolo di Bono. Soprattutto la frase : In tempi bui e agitati, la gente dimostra ciò che è veramente



"Sono al centro di Manhattan, un posto dove i tassisti suonano i clacson come fossero strumenti musicali e urlare nei ristoranti è uno sport nazionale.

A miglia e miglia di distanza dalla calda brezza di voci che mi avvolgeva una settimana fa, la domenica di Pasqua.

“Sia gloria al tuo nome” cantavano le donne dell’isola, cullandosi avanti e indietro nella piccola chiesa in arenaria. Fui sopraffatto da un’esplosione di colori, da un’ondata di emozioni che mi trascinò con sé verso il mare.

La cristianità, a quando pare, ha un ritmo - che procede in crescendo proprio in questo periodo dell’anno. La rumba del carnevale cede il passo alla lenta marcia della Quaresima, per poi dare spazio agli staccato degli inni pasquali. Dalle orge dei baccanali alle visioni ultraterrene. Dopo quaranta giorni nel deserto, tipo.

Carnevale - le rock star ci sanno fare, col carnevale.

Carne-vale, addio alla carne: un party di commiato. Sono stato a molti carnevali. I brasiliani dicono di essersi inventati il più lungo; di sicuro, il migliore. Non puoi fare altro che lasciarti contagiare dalla febbre, unirti alla parata di festaioli che irrompe per le strade della città, come un fiume che travolge gli argini, in un’esplosione di divertimento che si fa ritmo. È una gioia che non può essere invocata. È forza vitale. È un cuore pieno, traboccante di gratitudine. A voi la scelta…

È con la Quaresima che non sono mai andato d’accordo. Ci ho rinunciato. Quando si arriva alla negazione di sé, faccio fiasco in maniera colossale. La mia idea di disciplina è semplice - lavorare sodo - ma ovviamente è solo un’altra indulgenza.

Poi arriva il passaggio dalla morte alla vita, la Pasqua.

È un momento trascendente, per me - una rinascita di cui ho sempre avvertito il bisogno. Mai con la stessa intensità di qualche anno fa, quando è morto mio padre. Mi tornano in mente l’imbarazzo e il sollievo delle lacrime cocenti sulle guance, mentre mi inginocchiavo nella piccola cappella di un paesino francese, pentendomi della mia natura di figliol prodigo - pentendomi per aver combattuto mio padre tanto a lungo e per essermi lasciato sfuggire troppe volte l’opportunità di conoscerlo meglio. Ricordo la sensazione di quella “pace che sorpassa ogni preoccupazione umana” come una liberazione da un fardello. Tra tutte le feste cristiane, la Pasqua è quella che richiede la fede più grande - ti spinge oltre il profondo rispetto per la Creazione, attraverso lo sconcerto dell’idea di un “nato da una vergine”, fino alla smisurata, inverosimile concezione che la morte non sia la fine di tutto. La croce come un incrocio, un bivio. Che siate o meno religiosi, l’idea di poter ricominciare da capo è irresistibile.

*

Domenica scorsa, il maestro del coro sobbalzava - di volta in volta impetuoso, quieto, tenero e giocoso - al suono dei più virtuosi dei pianoforti e delle melodie. Intonava le sue invocazioni con una splendida voce da tenore, possente come una quercia, mentre al suo fianco un ragazzino lentigginoso si prodigava su conga e tamburello come se avesse sotto le dita una batteria corredata di tutto punto. Il coro dei parrocchiani si levava verso le travi del soffitto, canti di lode a un Dio che aveva apparentemente rinunciato a sovrastare le nostre voci con la Sua.

Per quale motivo mi rifugio tra le mura di un’umile chiesetta o di un’imponente cattedrale? Per vedere se la mia testa funziona come si deve? O il mio cuore? No: per occuparmi della mia anima. Queste meditazioni sono, per me, come il filo a piombo per un capomastro - che verifica se le pareti stanno venendo su dritte o storte. Controllo come funziona la mia vita emotiva con la musica; la mia vita intellettuale, con la scrittura. Ma quando mi metto in cammino alla ricerca della mia anima, non posso che approdare alla religione.

Il sacerdote disse: “Che cosa giova all’uomo guadagnare il mondo intero se perde la propria anima?”. Sentendo queste parole, ciascuno dei pellegrini raccolti nella stanza domandò: “Sono io, Signore?”. In America, in Europa, tutti si chiedono: “Siamo noi?“.

Be’, sì. Siamo noi.

Il carnevale è finito. L’anima del commercio ha reso incandescente il clima e i mercati. I cieli fuligginosi della rivoluzione industriale hanno cambiato luogo ed estensione. Ma adesso, lo scioglimento dei ghiacciai fa ribollire i mari in tempi di rivoluzione hi-tech. Il capitalismo è sotto processo; la globalizzazione, ancora una volta, sul banco degli imputati. Dicevamo che tutto ciò che desideravamo per il resto del mondo era tutto ciò che possedevamo anche noi. Poi ci siamo resi conto che, se ogni essere vivente sulla faccia della Terra avesse avuto un frigorifero, una casa e un SUV, saremmo soffocati nei nostri stessi gas di scarico.

La Quaresima incombe su di noi, che la cosa ci vada a genio o meno. E assieme a lei, speriamo compaia anche una speranza di redenzione - cancellazione dei peccati. Non solo in senso spirituale, ma anche come concetto economico. Al giro di boa di fine millennio, la campagna per la cancellazione del debito, ispirata al concetto ebraico di Giubileo, mirava a concedere ai paesi più poveri un nuovo inizio. Oggi, in Africa, ci sono trentaquattro milioni di bambini in più che vanno a scuola, in larga parte perché i governi dei paesi in cui abitano hanno utilizzato al meglio i soldi svincolati dal debito. Una cancellazione che non ha posto fine alla schiavitù economica, ma ha significato una nuova speranza per molti. Ed è a questi molti - di certo non a pochi privilegiati - che ci deve condurre la ricerca della nostra anima, qualsiasi strada decida di percorrere.

Qualche settimana fa mi trovavo a Washington, quando iniziò a circolare la notizia di possibili tagli al budget del presidente per il sostegno ai paesi in via di sviluppo. La gente diceva che sarebbe stato difficile mantenere promesse fatte a persone che vivono in condizioni terribili a migliaia di chilometri di distanza, quando anche in America c’è tanta, troppa miseria. E ce n’è.

Da poco, però, ho letto che un numero sempre maggiore di cittadini americani si dedica al volontariato, non potendosi permettere di dare una mano con offerte in denaro. E alla fine, grazie a un voto bipartisan del Senato, sembra che il Congresso ristabilirà i fondi tagliati ai paesi in via di sviluppo - un rifiuto ad abbandonare chi paga già un prezzo molto alto per una crisi di cui non è responsabile. In tempi bui e agitati, la gente dimostra ciò che è veramente.
La vostra anima.

In questo periodo di crisi, gran parte del dibattito ruota attorno al valore delle cose, non ai valori. Un aiuto ben speso può essere un ottimo esempio per entrambi - il valore dei soldi e i valori che nascono dai soldi. Fornire medicinali e cure mediche a circa quattro milioni di persone ammalate di AIDS, mettere in atto semplici e ragionevoli misure di assistenza e controllo delle nascite, tentare di debellare malattie letali come la malaria e i rotavirus - tutto questo è una piccola spinta lungo la scalata verso l’autosufficienza, un modo per aiutarci ad avere più amici in un mondo facile all’odio. Non sono elemosine, sono un investimento. Non è carità - è giustizia.


Stranamente, mentre usciamo dalla piccola chiesa in arenaria, in fila sotto un sole spietato, penso a Warren Buffett e a Bill Gates, che hanno devoluto parte delle loro ricchezze alla lotta contro l’estrema povertà. Entrambi agnostici, credo. Penso a Nelson Mandela, che ha dedicato la propria vita a sostenere i diritti altrui. Un uomo spirituale, senza dubbio. Religioso? Da quel che mi si dice, non si descriverebbe in questo modo.

Non tutta la musica dell’anima esce dai portoni delle chiese."


Traduzione di Silvia Montis. © 2009 Bono/The New York Times. Questo articolo è originariamente apparso sul The New York Times del 18 aprile. (Distribuited by The New York Times Syndicate)

domenica 26 luglio 2009

Gli otto punti distintivi del Controllo Mentale

di Jan Groenveld, Cult Awareness & Information Centre, Australia

Totalitarismo - Tutto o Niente
Il Controllo Mentale è un PROCESSO di sradicamento delle credenze precedenti e il loro rimpiazzo con credenze nuove attraverso l'uso di persuasione COERCITIVA. È un PROCESSO disegnato appositamente per spezzare l'indipendenza e l'individualità della persona e rimpiazzarle con il clone dell'ideologia. I Cinesi lo chiamavano "riforma del pensiero", che è stato riduttivamente tradotto in inglese come "lavaggio del cervello".

Lavaggio del Cervello
Il lavaggio del cervello è ora considerato un processo diverso dalla riforma del pensiero o dal controllo mentale. Nel lavaggio del cervello la gente sa chi è il suo nemico. Un esempio è l'americana Patty Hearst, rapita da un gruppo terrorista. Attraverso l'abuso fisico alla fine è diventata membro del gruppo e ha preso parte ad attività terroristiche e a rapine in banca.


Controllo del Pensiero
Il controllo del pensiero è più sottile. La vittima non sa chi è il suo nemico, perché il nemico sembra il suo migliore amico che ha come solo interesse il suo benessere. Le sette mettono in pratica una forma di controllo del pensiero più raffinata di quello usato dai Cinesi. L'eminente psicologa Dr. Margaret Singer ha detto che le sette fanno meglio dei Cinesi perché per loro è più facile arrivare a fare in modo che la gente faccia quello che vogliono, manipolandoli con sensi di colpa e ansia. Durante questo procedimento l'obiettivo è rieducato e abbandonerà i precetti imparati dalla vita per la "verità" o l'"illuminazione" offerti dal gruppo. In alcune sette questo avviene in un lunghissimo lasso di tempo. Altri culti riescono ad effettuare questo cambiamento nel giro di 48 ore. In qualsiasi modo il procedimento venga applicato, porta comunque allo stesso risultato. L'individuo risulta essere totalmente cambiato nella personalità e spesso è irriconoscibile anche per la sua famiglia. Il procedimento di controllo del pensiero è stato documentato da Robert J. Lifton, che ha condotto ricerche sui prigionieri americani dei Cinesi comunisti. Ha classificato i gradini che sono poi diventati lo standard di giudizio se un gruppo sta usando sulle sue reclute "lavaggio del cervello" o "riforma del pensiero". La ricerca di Robert J. Lifton ha evidenziato che:

"Questi criteri consistono in otto temi psicologici che sono predominanti nel campo sociale dell'ambiente della riforma del pensiero. Ognuno di essi ha una qualità totalitaria; ognuno dipende da una presunzione filosofica ugualmente assoluta; e ognuno mette in moto certe tendenze emotive individuali, la maggior parte delle quali di natura polarizzante. Il tema psicologico, il razionale filosofico, e le tendenze polarizzanti individuali sono interdipendenti; dipendono l'una dall'altra, piuttosto che essere usate direttamente. Combinandosi creano un'atmosfera che può temporaneamente dare un senso di energia e euforia, ma allo stesso tempo sono la base della più grave delle minacce umane"

Thought Reform & the Psychology of Totalism


Gli otto punti distintivi notati da Lifton sono:

1.CONTROLLO DEL MILIEU
Controllo dell'ambiente e della Comunicazione
Il controllo della comunicazione umana è l'aspetto basilare dell'ambiente della riforma del pensiero. Consiste nel controllo di quello che l'individuo vede, sente, legge, scrive, sperimenta ed esprime. Va anche oltre a questo, e controlla la comunicazione dell'individuo con se stesso - i suoi stessi pensieri. Qualsiasi cosa diversa dalle sue stesse credenze viene esclusa. L'organizzazione a cui appartiene appare onnisciente, sembra che conosca e sappia tutto quello che sta succedendo [ha una spiegazione 'logica' per tutto]. La realtà è di suo esclusivo possesso. In questo ambiente l'individuo è privato della combinazione tra informazione esterna e riflessione necessarie per testare la realtà e mantenere separate, in una qualche misura, l'identità individuale dall'ambiente circostante. L'individuo può sentirsi vittimizzato dai suoi controllori, e sente un soffocamento ostile - la consapevolezza risentita che si ingegna verso nuove informazioni e giudizio indipendente e la sua espressione individuale frustrata.

2. MANIPOLAZIONE MISTICA
La Misticità dell'Organizzazione
Cerca di provocare modelli comportamentali ed emotivi in modo che appaiano come scaturiti spontaneamente dall'interno dell'ambiente. Per la persona manipolata ciò assume il valore di qualità quasi mistica. Non è solamente un dispositivo di potere dei manipolatori. C'è un senso di "scopo superiore" e vedono se stessi come "depositari della verità". Diventando gli strumenti della loro stessa mistica, creano un'aura di misticismo intorno alla istituzione manipolatrice - il Partito, il Governo, l'Organizzazione ecc. Sono 'agenti scelti' che portano avanti l'imperativo mistico. Il perseguimento di questo imperativo mistico sostituisce tutte le considerazioni di convenienza dell'immediato benessere umano. Il fine giustifica i mezzi. Puoi mentire, ingannare ecc. quelli al di fuori dell'organizzazione. L'associazione con l'"esterno" è solo per dare in qualche modo beneficio alla propria causa. Alcune sette come i Moonies e gli Hare Krishna chiamano i loro inganni 'inganni del paradiso' o 'stratagemmi trascendentali'. I membri sono talmente assorbiti dalla loro ideologia da razionalizzare questi inganni. I membri vengono sottoposti a frenetiche attività collegate al culto. Rimangono poco tempo ed energia per pensare al proprio stile di vita.

"La psicologia della pedina" - Questa persona si sente incapace di scappare da forze che vede più potenti di se stessa. Il modo di trattare con loro è di adattarsi. Impara ad anticipare i problemi con l'organizzazione e a manipolare gli eventi per evitare di incriminare se stessa. Questa è la persona che è nell'organizzazione da abbastanza tempo per capire che c'è qualcosa di sbagliato, è sul punto di andarsene poi all'improvviso ritorna molto leale. Pubblicizza l'organizzazione e attira amici che si sono fidati di lei.

3. OBBLIGO DI PUREZZA
Tutto è in bianco e nero
L'ideologia dell'organizzazione definisce che cosa è 'puro' e che cosa è 'impuro'. Solamente le idee, sentimenti ed azioni coerenti alle direttive e all'ideologia sono buone. La coscienza individuale non è affidabile. La presunzione filosofica è che si può ottenere l'assoluta purezza, e qualsiasi cosa venga fatta in nome di questa purezza è morale. Definendo e manipolando il criterio di purezza e ingaggiando una guerra a tutto campo contro l''impurità' (il dissenso in modo particolare) l'organizzazione crea un mondo ristretto di senso di colpa e vergogna. Ciò viene perpetrato con un ethos [costume, norma di vita, etica] di riforma continua, con la richiesta che la persona si sforzi continuamente e dolorosamente per qualcosa che non solo non esiste, ma è estraneo alla condizione umana. In queste condizioni l'individuo, a causa della sua incapacità a vivere secondo questi criteri, si aspetta umiliazioni, ostracismo e punizioni e vive in uno stato di costante senso di colpa e vergogna. Dal momento che l'organizzazione è il giudice supremo del bene e del male, usa la colpa e la vergogna per controllare e manipolare i suoi membri. Agli occhi dei membri l'organizzazione diventa un'autorità illimitata, e il potere esercitato è evidenziato dalla loro capacità a "perdonare". Tutte le 'impurità' sono viste come originate dall'"esterno" (il mondo). Quindi, uno dei modi migliori per sollevarsi dal peso della colpa è di denunciarle con grande ostilità. Più colpevole uno si sente, e più grande è l'odio, e più ostile è la sua denuncia. A livello organizzativo, alla fine questo porta all'epurazione degli eretici, all'odio di massa e alle guerre sante. Il gruppo punterà il dito contro gli errori di tutti gli altri impianti di credenze, mentre pubblicizzerà la sua propria purezza. Questo da l'impressione che l'organizzazione sia perfetta, pulita e pura.

4. CULTO DELLA CONFESSIONE

Rapporti alla leadership
Questo è strettamente legato all'obbligo di purezza. Le confessioni sono portate al di là delle espressioni della religiosità ordinaria, legale, o terapeutica, al punto da divenire esse stesse un culto. In mani totalitarie, la confessione diventa un mezzo di sfruttamento piuttosto che l'offerta di sollievo ai peccati. La confessione totalitaria è un atto di auto-resa, l'espressione della fusione tra individuo e ambiente. È una dissoluzione del sé, del talento e dei soldi. È conformità. Il culto della confessione ha effetti contrari ai suoi ideali di totale esposizione; piuttosto che eliminare i segreti personali li aumenta e li intensifica. L'individuo viene preso in un continuo conflitto su quali segreti preservare e quali confessare, sui modi per confessare meno segreti possibile e modi per proteggere i più importanti. Il culto della confessione rende praticamente impossibile raggiungere un equilibrio ragionevole tra merito e umiltà.

5. SCIENZE SACRE

Verità" assoluta
La loro "verità" è l'assoluta verità. È sacra, va oltre le domande. Viene richiesta reverenza alla leadership. Loro hanno TUTTE le risposte. Solo loro sono in possesso della "verità" rivelata. La visione morale definitiva diventa la scienza definitiva, e la persona che osa criticarla, o anche solo pensare criticamente, è immorale, irriverente e "non scientifica". La presunzione, qui, non è tanto che l'uomo può essere Dio, piuttosto che le IDEE dell'uomo possono essere Dio. Questo al membro da un senso di sicurezza. Sono fiduciosi e sicuri che possono avere la risposta alle domande o ai problemi più difficili.

6. LINGUAGGIO CARICATO
Blocco del pensiero con l'uso di cliché
Tutto viene compresso in frasi brevi, fortemente riduttive e dal suono definitivo, facilmente memorizzabili e facilmente esprimibili. Ci sono termini "buoni" che rappresentano l'ideologia del gruppo, e termini "cattivi" per rappresentare qualsiasi cosa esterna che deve essere rifiutata. Il linguaggio totalitario è un gergo di forte divisione, molto chiuso, spietatamente valutativo. Agli esterni al gruppo questo linguaggio è noioso - linguaggio del non-pensiero. Ciò di fatto isola i membri dal mondo esterno. La sola gente che vi capisce sono gli altri membri. Gli altri membri possono scoprire se siete veramente dei loro da come parlate. Questo restringimento del linguaggio è costrittivo. L'individuo viene deprivato linguisticamente perché il linguaggio è un punto centrale dell'esperienza umana, quindi la capacità del membro di pensare e provare e sentire viene immensamente ridotta. Se all'inizio questo linguaggio caricato può dare un senso di sicurezza al nuovo arrivato, col tempo si sviluppa il disagio. Questo disagio ha come risultato di farlo ritirare all'interno del sistema e di predicare ancora di più per nascondere i suoi problemi e dimostrare la sua lealtà. Può anche produrre una separazione interiore, e la persona si mostrerà all'esterno in un modo diverso da quello che è interiormente. In entrambi i casi, la sua immaginazione sarà sempre più dissociata dalla vita reale, e potrà addirittura arrivare ad atrofizzarsi per il non uso.

7. LA DOTTRINA È PIU' IMPORTANTE DELLA PERSONA
La dottrina rimpiazza l'esperienza umana
Il mito ideologico si fonde a tal punto con la loro "verità" che la deduzione risultante può essere così potente e coercitiva da rimpiazzare semplicemente la realtà [Accordo = Realtà]. Di conseguenza gli avvenimenti del passato possono essere travisati, riscritti o addirittura ignorati per renderli coerenti con la realtà attuale. Questa alterazione è particolarmente letale quando vengono imposte distorsioni alla memoria individuale. Obbligano il carattere e l'identità della persona a rimodellarsi per adattarsi al clone della loro mentalità. L'individuo deve adattarsi ai rigidi contorni dello stampo dottrinale piuttosto che sviluppare il suoi stessi potenziali e personalità. La supposizione che sta alla base di questo è che la dottrina - incluso i suoi elementi mitologici - è alla fine più valida, vera e reale di ogni altro aspetto del carattere umano o dell'esperienza umana. L'individuo sottoposto ad una pressione del genere è spinto in un intenso conflitto con il suo stesso senso di integrità, una lotta che si instaura in relazione ai sentimenti polarizzati di sincerità e non-sincerità. Il gruppo richiede assoluta sincerità, ma nello stesso tempo questa sincerità deve essere messa da parte dal cambiamento in atto nell'individuo, quando questi deve negare che il credo originale sia mai esistito. I sentimenti personali vengono soppressi, e i membri devono apparire per tutto il tempo contenti ed entusiasti. Alcuni culti credono che la malattia sia causata da mancanza di fede, e sia prova di peccato, le malattie quindi devono essere scacciate con la preghiera, e ogni intervento medico viene ignorato come "segno di fede".

8. DISPENSAZIONE DELL'ESISTENZA
Chi ha il diritto di vivere
Hanno il diritto di decidere chi è degno di vivere e chi no. Decidono anche quali libri di storia siano accurati e quali no. Gli appartenenti all'organizzazione sono degni di vivere, quelli fuori sono degni di morire. Agli outsider viene permesso di vivere solo se cambiano e diventano insider. I membri vivono nel terrore di essere dichiarati "morti". Hanno paura di essere annientati o di estinguersi. Il conflitto emotivo è "essere contro non-essere". L'esistenza arriva a dipendere dal credo (Credo, quindi sono), dalla missione (obbedisco, quindi sono) e oltre a questo, da un senso di totale fusione con l'organizzazione. Se il membro dovesse allontanarsi dalla "verità", il suo diritto ad esistere cesserebbe e sarebbe dichiarato "morto".


In breve
Più questi otto punti sono chiaramente visibili, più si avvicinano ad una ideologia totalitaria. Più un'organizzazione utilizza questi strumenti totalitari per cambiare gli individui e più si avvicina alla riforma del pensiero. Ricordate...un gruppo non deve essere necessariamente religioso per tenere un comportamento da culto settario. I gruppi con obblighi pressanti possono essere commerciali, politici o psicologici. Siatene consapevoli, in modo particolare se siete persone idealistiche, brillanti e intelligenti. Le persone che più probabilmente cadranno in questo tipo di sistemi comportamentali sono quelle che dicono "Non mi succederà mai. Non a me. Sono troppo intelligente per questo tipo di cose".









venerdì 24 luglio 2009

Il progetto della setta:violentarle per guarirle

MILANO - Il pm di Milano Giovanni Polizzi ha chiuso l’indagine a carico di Antonio Morello, "maestro" 67enne dell’associazione barese "The sacred path", accusato di aver violentato due donne convincendole a sottoporsi alla sua personale "terapia" come unico modo per superare i disturbi derivati da inesistenti molestie sessuali subite da bambine.

L'inchiesta è frutto dello stralcio della posizione di uno degli undici membri della psico-setta, indagati a Bari, dove l'associazione era basata. Il filone barese, in fase di udienza preliminare, ipotizza i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, esercizio abusivo delle professioni di psicologo e medico, violenza privata e maltrattamenti ai danni minore.

I dirigenti della setta organizzavano in tutta Italia seminari a pagamento nei quali presentavano il metodo Arkeon, pare ideato da Vito Moccia, come una soluzione a problemi legati a malattie come il cancro o l'aids. La Procura milanese, invece, ha perseguito per competenza territoriale due episodi di stupro che si sarebbero verificati a casa del "maestro" tra il 1999 e il 2002.

Secondo l'accusa l'indagato condizionava psicologicamente le sue vittime convincendole di essere state da bambine vittime di episodi di pedofilia. Le induceva così a pensare di avere subito dei traumi che dovevano essere rimossi con una particolare terapia e atti sessuali.

Lombardia/ Sesso per "guarigioni",chiusa inchiesta su psico-setta

Sotto accusa "maestro" dell'associazione barese "The sacred path"

Il pm di Milano Giovanni Polizzi ha chiuso l'indagine a carico di Antonio Morello, "maestro" 67enne dell'associazione barese "The sacred path", accusato di aver violentato due donne convincendole a sottoporsi alla sua personale "terapia" come unico modo per superare i disturbi derivati da inesistenti molestie sessuali subite da bambine. L'inchiesta è frutto dello stralcio della posizione di uno degli undici membri della psico-setta, indagati a Bari, dove l'associazione era basata. Il filone barese, in fase di udienza preliminare, ipotizza i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, esercizio abusivo delle professioni di psicologo e medico, violenza privata e maltrattamenti ai danni minore. I dirigenti della setta organizzavano in tutta Italia seminari a pagamento nei quali presentavano il metodo Arkeon, ideato da Vito Moccia, come una soluzione a problemi legati a malattie come il cancro o l'aids. La Procura milanese, invece, ha perseguito per competenza territoriale due episodi di stupro che si sarebbero verificati a casa del "maestro" tra il 1999 e il 2002. Secondo l'accusa l'indagato condizionava psicologicamente le sue vittime convincendole di essere state da bambine vittime di episodi di pedofilia. Le induceva così a pensare di avere subito dei traumi che dovevano essere rimossi con una particolare terapia e atti sessuali.

mercoledì 22 luglio 2009

Controllo Mentale




Un agghiacciante e documentato resoconto sui metodi di controllo mentale escogitati e sperimentati in particolar modo da Stati Uniti e Unione Sovietica a partire dal termine della Seconda Guerra Mondiale. Milioni di dollari stanziati per lo studio delle tecniche di percezione extra-sensoriale, visione a distanza, psicocinesi, telepatia, lavaggio del cervello, nonché degli effetti di LSD ed altre droghe; applicazioni sperimentate su cavie umane spesso inconsapevoli, nel contesto della ricerca di nuove forme di ‘armi non-letali’.

La battaglia per il controllo della mente umana può rivelarsi una faccenda assai sporca. Da decenni i servizi segreti sono alla ricerca di nuovi sistemi per controllare il modo in cui le persone pensano ed agiscono – e per fiaccare la loro determinazione ad opporre resistenza.

Controllo mentale rivela inquietanti prove che il mondo dell’intelligence preferirebbe restassero ignote. Denuncia un’ampia gamma di esperimenti assai discutibili, condotti dalla CIA e da altre agenzie, alla ricerca di nuove forme di ‘armi non-letali’.

Migliaia di ‘cavie’ sono state sfruttate e danneggiate, tanto sotto il profilo fisico quanto sotto quello mentale, senza il loro consenso. Fra queste si annoverano degenti ospedalieri, donne gravide, alunni delle scuole, prigionieri e veterani militari.


Controllo mentale rivela il modo in cui, dopo aver scoperto che la Russia eseguiva ricerche in ambito parapsicologico per missioni coperte, il Pentagono è rimasto ammaliato dalle tecniche di manipolazione psichica. Stanziamenti per milioni di dollari sono stati destinati ad ambiti quali percezione extrasensoriale, osservazione a distanza, psicocinetica, LSD, telepatia e lavaggio del cervello.

Ricorrendo alla Legge sulla Libertà di Informazione, il Dr. Armen Victorian ha raccolto prove documentali relative a tali programmi. Avulso da teorie cospirative, il suo libro è il primo ad esplorare in profondità il torbido e segreto mondo del controllo mentale.

Il Dr. Armen Victorian, ricercatore e scrittore, vive in Inghilterra. Da molti anni conduce ricerche inerenti al controllo mentale, all'intelligence e ad altri argomenti connessi. Attualmente sta conducendo assieme alla Croce Rossa e ad altre varie organizzzioni di tutela dei diritti umani, una campagna tesa a limitare l'impiego della più recente serie di armi nonché ad evitare ulteriori danni e sofferenze.

Nexus Edizioni
Libro - Pagine 226
Formato: 15x21
Anno: 2007

sabato 18 luglio 2009

Today is Mandela Day!


Il sito ufficiale della fondazione
Un omaggio a Nelson Mandela, un modo per portare avanti la sua missione. Tutti i big della musica riuniti per promuovere il "Mandela Day" -che ogni anno si celebra il 18 luglio- istituito per diffondere i valori del Grande Vecchio e per invitare le persone a impegnarsi a favore della pace e dell'uguaglianza.
«Non vi è alcuna strada facile per la libertà.»

giovedì 16 luglio 2009

Credere nell'immaginato: l'induzione di falsi ricordi (III parte)

Nell'insorgere della sindrome da falso ricordo, un ruolo di primo piano viene rivestito dal terapeuta o comunque da chi consapevolmente o meno alimenta l'ossessione del soggetto che ha di fronte, inducendolo a scambiare la sua attività immaginifica in produzione di ricordi.

Lo stesso Freud nella sua Autobiografia del 1924 scriveva:

“Prima di proseguire oltre nella valutazione della sessualità infantile, devo por mente a un errore del quale fui vittima per un certo periodo e che per poco non compromise irrimediabilmente tutta la mia opera.

Sotto la spinta del procedimento tecnico che usavo allora, la maggior parte dei miei pazienti riproduceva scene della propria infanzia che avevano come contenuto la loro seduzione sessuale ad opera di una persona adulta. Le donne attribuivano quasi sempre la parte del seduttore al proprio padre.

Affidandomi a tali comunicazioni dei pazienti, supposi di aver trovato l'origine delle successive nevrosi in questi episodi di seduzione sessuale risalenti all'età infantile. Alcuni casi nei quali tali relazioni col padre, lo zio o un fratello maggiore si erano protratte fino ad anni di cui il ricordo era rimasto vivido, mi rafforzarono nel mio convincimento (...).

Ciò accadeva in un'epoca in cui io stesso facevo violenza al mio senso critico per costringerlo a essere imparziale e ricettivo dinanzi alle molteplici novità che ogni giorno andavo scoprendo. Quando in seguito mi vidi invece costretto a riconoscere che tali scene di seduzione non erano mai avvenute in realtà, ma erano solo fantasie create dall'immaginazione dei miei pazienti – e magari anche suggerite da me – rimasi per un certo periodo assai disorientato.

La fiducia nella mia tecnica e nei miei risultati subì un fiero colpo: a rintracciare quelle scene ero giunto per mezzo di un procedimento tecnico che reputavo ineccepibile e il contenuto di esse era palesemente correlato con i sintomi da cui era partita la mia indagine.

Tuttavia una volta riavutomi fui subito in grado di trarre dalla mia esperienza le giuste conclusioni: i sintomi nevrotici non erano collegati direttamente a episodi realmente avvenuti, ma piuttosto a fantasie di desiderio, per la nevrosi la realtà psichica era più importante della realtà materiale” (pp. 51-52).


Secondo Gardner, malgrado la rilevanza del ruolo di un induttore di tale falso ricordo, il soggetto affetto dalla sindrome appena descritta difficilmente riconoscerà l'influenza giocata da questo, bensì sosterrà che i ricordi di abuso sono emersi indipendentemente dall'attività di altri (fenomeno del pensatore indipendente). Nei racconti dei soggetti affetti da tale sindrome, si individuano scenari presi a prestito con l'uso di espressioni linguistiche tipicamente tecniche (“ho rimosso”, “sto negando”, etc) imparati durante il percorso di interiorizzazione.

Altre caratteristiche sono

l'assenza di ricordi positivi relativi alla relazione con il presunto abusatore

la convinzione che i ricordi di aspetti positivi dell'esperienza col presunto abusatore siano una sorta di copertura dell'orrore realmente vissuto (reinterpretazione retrospettiva)

assenza dei sensi di colpa per l'azione di denigrazione del presunto abusatore


La memoria autobiografica rappresenta uno dei sistemi più importanti della nostra mente per la costruzione del Sè (Ribot, 1882; Galton, 1892; Fitzgerald, 1986), determinando rappresentazioni in continua evoluzione anche in rapporto all'immagine di sè che dagli altri viene riflessa.

La ricerca contemporanea individua nei lobi frontali la capacità anamnestica, tant'è che nei casi di lesioni a tali lobi non solo porta a difficoltà nel recupero della memoria autobiografica, ma anche ad una scorretta valutazione delle memorie recuperate (Schacter ed altri).


In assenza di lesioni dei lobi frontali i ricordi errati vengono accettati come veri quando i meccanismi preposti a valutare la plausibilità e probabilità sono deficitari o quando la valutazione di plausibilità e di probabilità fanno protendere verso un'attribuzione del ricordo quale vero (Mazzoni, 1997).


La nostra memoria è quindi malleabile e modificabile. E c'è chi ne approfitta.


George Orwell nel suo 1984 descrive un Ministro della Verità preposto a riscrivere la storia negando l'accesso ai veri episodi precedenti. Ogni volta che il Grande Fratello lo desidera, il Ministro della Verità modifica la storia e tutti devono ricordare l'attuale e non il pregresso. E' impedito a tutti di ragionare e di porsi le domande necessarie per confronti e delucidazioni. La Verità è quella del momento.

Fortunatamente, però, fuori da certi contesti così fortemente persuasivi, l'individuo nella maggior parte dei casi possiede un sistema di valutazione in grado di distinguere un vero ricordo da uno falso.


Morpheus dopo aver ricoverato Nemo nel suo hovercraft gli sussura: “Se ci fanno male gli occhi mentre guardiamo la realtà, è soltanto perchè non li abbiamo aperti”.



Dr.ssa Lorita Tinelli

12 Luglio 09

mercoledì 15 luglio 2009

Credere nell'immaginato: l'induzione di falsi ricordi (II parte)

Tutti quanti siamo disposti ad accettare, in talune condizioni, molto più di quello che il buon senso e la logica ci farebbero supporre (Mazzoni, 1997).

Le ricerche sulla suggestionabilità hanno messo in luce come la nostra memoria sia sorprendentemente modificabile. Difatti i pazienti con varie forme di amnesia “costruiscono” memorie non vere.

Gli studi di Ceci e collaboratori (Ceci, Ross e Toglia, 1987) hanno per esempio evidenziato che i bambini spesso adottano e si appropriano dei contenuti implicitamente (o esplicitamente) suggeriti dagli adulti.

In uno degli esperimenti realizzati da questi autori, dei bambini assistevano ad una scena. Il giorno successivo gli sperimentatori facevano delle domande ai bambini sull'evento cui avevano assistito. Queste domande erano inducenti, del tipo “Ti ricordi a che ora è entrato in classe il signore che aveva una cartella rossa sotto il braccio?” quando in realtà l'uomo aveva un libro in mano.

Nel compito del riconoscimento successivo, che avveniva dopo una settimana, circa il 60% dei bambini sceglieva la risposta suggerita dall'intervistatore.

In questo caso, anche una sola domanda mal fatta ha fatto sì che la maggioranza del gruppo di bambini abbia sviluppato un 'falso ricordo'.




Altri lavori (Bruck e Ceci, 1997; Mazzoni, 1998) hanno evidenziato come il contenuto suggerito può facilmente sostituire il ricordo dell'evento originario.

Se in una serie di colloqui viene ripetuto lo stesso contenuto “non vero” (per esempio mediante la stessa frase o con la stessa domanda induttiva), i soggetti arrivano a ricordare episodi mai realmente accaduti nella loro vita.

Mesi di interviste, colloqui, domande, suggerimenti, possono produrre una sorta di “narrazione collettiva” di eventi mai accaduti (Elizabeth Loftus, 1995).

Durante un esperimento, per esempio, venivano scelti degli adolescenti che sostenevano di non essersi mai persi in un centro commerciale da piccoli e la cui versione veniva confermata dai genitori, e si chiedeva a ciascuno di immaginare la scena che si sarebbe potuta verificare in caso si fossero davvero persi. Si suggeriva loro di immaginare con chi fossero, dove si trovassero, cosa stessero facendo fino al momento in cui si perdevano. Veniva loro detto che tale racconto era ricordato dal proprio fratello o sorella. Dopo qualche tempo si chiedeva a ciascuno di ricordarsi qualcosa su quando si era perso da piccolo al centro commerciale. A questo punto gli adolescenti sostenevano che era molto probabile che si fossero persi realmente e addirittura ricordavano aspetti dell'evento.




Altre ricerche hanno evidenziato quanto la gente sia più facilmente suggestionabile quanto più l'inganno mnemonico si riferisce ad eventi che coinvolgono il proprio corpo (Ornstein, Gordon, Laurus, 1992).

In un lavoro realizzato con un campione di bambini, Bruck, Hembrook e Ceci hanno dimostrato che durante delle interviste a bambini, ripetendo delle informazioni errate rispetto ad una visita medica, sono stati determinati dei falsi ricordi in loro.

Difatti durante l'esperimento ai bambini, la cui visita medica era stata videoregistrata, veniva suggerito nel corso di tre interviste successive, che il medico li aveva toccati in un certo modo, quando questo non era vero e il video lo testimoniava. Ebbene, alla quarta intervista i bambini spontaneamente tendevano a riportare di essere stati toccati dal medico nel modo che era stato suggerito loro tramite l'intervista.

Spiega la professoressa Mazzoni:


"Il ricordo è il prodotto dell'attivazione di aree del cervello contenenti informazioni codificate nel tempo. Il nostro cervello memorizza solo elementi di un episodio, non tutti i dettagli, come avviene in un filmato. Eppure nell'attivare la memoria, inconsapevolmente, riempiamo i vuoti, inserendo elementi che per noi "hanno senso" in quel contesto, anche se non sono accaduti realmente. Per esempio, stereotipi e pregiudizi vengono utilizzati per riempire i vuoti e un testimone "ricorderà" che il ladro era una persona di colore se il suo stereotipo è che la maggioranza dei furti vengono commessi da persone di colore".

La memoria, dunque, riserva molte insidie. Gullotta, precisa che "I nostri occhi e le nostre orecchie, sono organi sociali, non oggettivi. Capita spesso che noi vediamo o ascoltiamo ciò che ci aspettiamo di vedere e ascoltare".

Gardner (2004) denominò la sindrome da falso ricordo quel disturbo psichiatrico che compare nell'età adulta e che colpisce soprattutto i soggetti di sesso femminile. La manifestazione principale è la convinzione di essere stati abusati sessualmente durante l'infanzia da parte di un familiare o comunque di una persona molto vicina, anche se tutto questo non trova alcuna corrispondenza nella realtà.

Secondo gli studi di Brainerd e Reyna (2005), tale ricordo si sviluppa nel corso di una “psicoterapia” più o meno riconosciuta. La sindrome è caratterizzata dalle seguenti manifestazioni:

la convinzione persistente di essere stati abusati sessualmente nell'infanzia

il ricordo di elementi impossibili e/o assurdi

la convinzione che il presunto abusante è un membro della propria famiglia

la convinzione che altri membri della famiglia abbiano favorito l'abuso sessuale

la convinzione di aver rimosso per lungo tempo tali ricordi

la rievocazione delle memorie di abuso nel contesto di un percorso caratterizzato da tecniche simil-ipnotiche impiegate per recuperare i presunti ricordi “rimossi”

la convinzione che i ricordi felici dell'infanzia siano falsi

altre manifestazioni psicopatologiche (isteria, paranoia, problemi sessuali, disturbi dell'umore, disturbo di personalità multipla, disturbo post-traumatico da stress).

Dr.ssa Lorita Tinelli


12 Luglio 09

-continua-

lunedì 13 luglio 2009

Credere nell'immaginato: l'induzione di falsi ricordi - (I parte)

Offri al popolo gare che si possono vincere ricordando le parole di canzoni molto popolari, o il nome delle capitali dei vari Stati (...). Riempi i loro crani di dati non combustibili, imbottiscili di fatti al punto che non si possano più muovere tanto sono pieni, ma sicuri d'essere 'veramente bene informati'. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione di movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno.

Ray Bradbury, Fahrenheit 451



Negli ultimi anni mi è capitato sovente di ascoltare racconti di esperienze di gente che appartiene o che è fuoruscita da gruppi dal potenziale umano.

Per gruppi dal potenziale umano ci si riferisce ad una serie di movimenti o aggregazioni che propongono all'uomo un radicale miglioramento delle proprie potenzialità, mediante l'utilizzo di un sincretismo di tecniche desunte dalle religioni, dalla filosofia, dalla psicologia e dalla psicoterapia, più o meno ufficiali, applicate, il più delle volte, in modo disordinato e senza controllo da persone che quasi mai hanno competenza in materia. Tali gruppi si propongono come obiettivo la liberazione dell'uomo dai condizionamenti socio-culturali, dalle paure e dalle esperienze negative, al fine di fargli esprimere le proprie potenzialità e creatività. Ma nel concreto portano l'individuo a perdere la misura delle proprie possibilità e dei propri limiti.

E' abbastanza solito, inoltre, trovare in questi movimenti una dimensione magica che viene trasmessa agli allievi attraverso precisi corsi e rituali iniziatici.


In tali gruppi, durante condivisioni o attività a forte impatto emotivo, è sempre più sperimentato il momento del rievocarsi del ricordo di un presunto abuso sessuale, avvenuto in un momento imprecisato dell'infanzia. Il singolo viene “convinto” che motivo per cui non ha mai avuto sino ad allora il ricordo di tale evento è la censura mediante la quale il suo incoscio si è difeso per anni da un'esperienza così forte. Soltanto attraverso particolari esperienze evocative è possibile che i lacci della censura si sciolgano, facendo così riaffiorare quel traumatico fardello, avvenuto in età precoce.

I sostenitori di tali 'teorie' affermano che un'altissima percentuale di persone hanno subìto un abuso sessuale durante la propria infanzia, spesso ad opera di un parente stretto, e che tale trauma, sarebbe responsabile di tutti i loro 'problemi' successivi.

Nella maggior parte dei casi, le stesse persone, che si erano straziate dal dolore rievocando tale evento e descrivendolo nei più piccoli dettagli, fuoruscendo dal sistema di credenze del gruppo, hanno potuto verificare che tale evento non era mai accaduto in nessun momento della loro vita.


Giuditta (nome di fantasia), per esempio, una ventitreenne dai grandi occhi azzurri, mi racconta in questo modo il momento in cui il suo 'mestro' di meditazione gli permise di ricordare del suo abuso:

“Ero al centro del cerchio. Il maestro mi mise le mani sullo sterno e mi disse che in quel punto c'era una tensione. Io ero ad occhi chiusi e sentivo molto dolore per la sua pressione con le dita. Avvertivo tanta tensione intorno. C'era chi piangeva, non potevo vedere chi fosse, perchè i miei occhi erano fissi nei suoi [del Maestro, nda]. Fu quello il momento in cui ricordai. Era stato mio padre ad abusare di me, proprio quando mi cambiava i pannolini. Ricordai la sua espressione, quello che mi diceva e il suo respiro affannoso. Localizzai l'evento al mio sesto mese di vita, quando mia madre aveva ripreso a lavorare e mi aveva affidato a mio padre che per un lavoro diverso poteva accudirmi a casa”.


Evelina (nome di fantasia) mi racconta:

“Ero lì sul palco, davanti a tutta la comunità e lui [si riferisce al Santone, nda] mi toccava con il dito le labbra, sussurrandomi di ricordare, di ricordare, di ricordare. E fu così che ricordai lo zio. Avevo circa un anno e mia madre mi aveva accompagnato da mia nonna dove abitava anche lui. Mi aspettava in cannottiera. Lo ricordo tutto sudato e bramoso di avermi. Uscita dall'incubo [si riferisce all'esperienza nella comunità, nda] dopo 4 anni, ho capito che mai una cosa del genere era accaduta. Quando avevo un anno mio zio era negli USA per lavoro ed è ritornato a vivere in Italia solo quando ero più grandicella, con moglie e figli. Ho recuperato oggi con lui un rapporto sereno, sebbene per anni l'ho considerato il mio violentatore.



Com'è possibile allora che, durante gli esercizi di rievocazione, i soggetti fossero stati puntuali nella descrizione di tale esperienza? Com'è possibile che abbiano addirittura riconosciuto nel fratello, nel padre, nello zio, nel vicino di casa il proprio abusatore? Com'è possibile che taluni ricordi risalissero addirittura al periodo dei primi mesi di vita?


Sono leggittime a questo punto altre domande:

E' possibile indurre dei falsi ricordi in una persona?

E' possibile finire per credere ad eventi autobiografici mai accaduti? E' possibile far credere ad una persona che nella sua vita sono accadute cose che in realtà non sono accadute per niente?

La risposta della psicologia cognitiva a queste domande è affermativa.
Dr.ssa Lorita Tinelli


12 Luglio 09

- continua-

sabato 11 luglio 2009

ARKEON, UN "MAESTRO" PONTINO NELLA PSICOSETTA. PROCESSO A BARI

Ora la parola passa ai giudici. Dopo lo scandalo dell’inchiesta sulla psico-setta “Arkeon”, la vicenda arriva finalmente in un’aula giudiziaria. Quella del Tribunale di Bari dove il 19 maggio si terrà l’udienza preliminare a carico del fondatore del gruppo, Vito Carlo Moccia, e di altre persone travolte dall’indagine. Coinvolto anche un “maestro” pontino di Arkeon, un libero professionista di 40 anni. Ma a Latina ci sono anche alcune vittime della setta che si costituiranno come parti civili nel processo. Il “maestro” pontino, incensurato, è finito sotto inchiesta insieme ad altre persone per un raggiro di decine di migliaia di euro. Il percorso giudiziario dei membri di Arkeon potrebbe però essere diverso, con l’apertura di processi separati.

Le vittime della setta sono persone con gravi problemi fisici o psicologici che si rivolgevano alle associazioni legate ad Arkeon. Tra queste “The sacred path”, il “sacro percorso”. “Sacro” chissà, ma di certo molto costoso. Secondo l’accusa, grazie al metodo Arkeon, i componenti del gruppo promettevano, in cambio di denaro, la soluzione a qualsiasi problema fisico, sessuale, matrimoniale, psicologico. Pagando si poteva partecipare a un corso, iniziando così un fantomatico “percorso” accanto ai “maestri”, unici e insostituibili, in grado di guidare verso la liberazione dai problemi. Il caso - sul quale ha indagato la Digos - è stato denunciato in diverse trasmissioni televisive, anche se in un caso la Tv ha promosso l’attività di Arkeon. Nella trasmissione “A sua immagine” di padre Raniero Caltalamessa, fu raccontato come il gruppo avesse “aiutato” un ragazzo omosessuale. In un’intervista Luca raccontò la sua esperienza di ragazzo gay che, grazie ad Arkeon, riuscì a “guarire” sposando una donna. Un episodio che avrebbe ispirato Povia nel comporre la contestata canzone “Luca era gay” presentata a Sanremo.

L’inchiesta giudiziaria ha portato la Procura di Bari chiedere il rinvio a giudizio per undici persone con la contestazione, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza. Secondo l’accusa per accedere ai corsi si pagava dai 300 euro per il primo incontro fino ai 2.000 per l’ultimo, ma c’erano anche le “bocciature” che obbligavano a ripetere il corso pagando nuovamente. Una coppia avrebbe sborsato in tutto 100.000 euro. Tra le pratiche c’era anche il “No limits” durante il quale alcune vittime avrebbero subito abusi sessuali. Molte le testimonianze raccolte dal “Cesap”, il centro studi sugli abusi psicologici. (* Il Messaggero 30-03-2009).

MARCO CUSUMANO

venerdì 10 luglio 2009

Raccolta libri per l’Abruzzo

L’associazione Aquilone blu Onlus che da sempre si occupa di infanzia e più precisamente di disagio infantile, che si occupa di e l’associazione CeSAP http://www.cesap.net/ “Centro Studi sugli Abusi Psicologici ” che si occupa invece di queste problematiche in ambito per lo più adulto, hanno pensato di costruire insieme un progetto di raccolta di Libri (romanzi, saggi, libri di puro svago) per la popolazione adulta per lo più ed anche per i ragazzi dell’abruzzo.



Come previsto da molti psicologi, la situazione psicologica di adulti e sopratutto di ragazzi in abruzzo stà diventando sempre più dolorosa.

Il libro è uno strumento che sappiamo puo’ aiutare a riappropriarsi del sè stesso interiore.

La richiesta delle due associazioni è quello di inviare anche un solo libro e di spedirlo.
In questo progetto sono coinvolti anche i “ragazzi” di facebook che dall’inizio del terremoto si sono mobilitati in altri tipi di missioni e raccolte.

I “ragazzi in questione” sono per esempio :

* Nini Ferrara referente ROMA mail per contattarlo linenini@ymail.com
* Donatella Costa referente MILANO mail per contattarla donatella.costa@yahoo.it
* Tania Tonin referente per TORINO mail per contattarla tnn.tna@gmail.com
* Angela Li Greci referente per PALERMO mail per contattarla angelaligreci@yahoo.it

I libri possono essere inviati al referente di Aquilone Blu:
Vittorio Fasciani
Via pescina, 62
67051 Avezzano - Aq -
mail vittorio.fasciani@gmail.com

Prove no limits e soldi estorti agli adepti salgono a 11 gli indagati della psico-setta

Organizzava seminari in tutta Italia e ai partecipanti, gente con problemi psichici e di salute, faceva credere di essere in grado di risolvere i loro problemi. Era una vera e propria psico-setta, secondo l' accusa, quella ideata da Vito Carlo Moccia, 57 anni, una villa in un quartiere residenziale a Noicattaro e un passato di sedicente psicologo. All' uomo è stato notificato un avviso di conclusione dell' indagine. E con lui sono finiti nei guai altri dieci componenti dell' organizzazione. Il sostituto procuratore Francesco Bretone ha chiuso l' inchiesta che nell' ottobre scorso ha fatto luce sulla psico-setta. Oltre a Vito Carlo Moccia, l' accusa di associazione a delinquere viene contestata anche ad Antonio Turi, di 52 anni, di Palermo, Francesco Morello di 59 e Gabriella Fabbri di 61, entrambi di Milano, Quirino Salerno di 40, di Latina, Isa Calabrese di 39 e Massimo Vavalle di 40, di Noicattaro, Francesco Ferrara di 41, di Roma, Grazia Bozzo e Francesco Locatelli, entrambi di 43 anni, di Latina e Piero Mazza di 47, di Bologna. Secondo la ricostruzione dell' accusa, Vito Moccia sarebbe stato il promotore del metodo "Arkeon". Si faceva chiamare maestro e si spacciava per un affermato psicologo. Con l' aiuto dei suoi collaboratori, organizzava corsi e seminari. Girava per l' Italia, facendo credere di essere in grado di risolvere problemi gravi e di guarire malattie gravissime. Partecipare alle lezioni aveva un costo: dai 260 euro del corso di primo livello ai 12mila per chi aspirava a diventare un maestro del metodo "Arkeon". Un coppia che al gruppo di Vito Moccia si era rivolta dopo una crisi matrimoniale agli agenti della Digos ha raccontato di aver pagato 100 mila euro. Diecimila gli adepti in tutta Italia. E sono stati proprio alcuni di loro, sicuri di essere stati truffati, a chiedere alla magistratura di indagare sulla psico-setta. A tre giovani fu fatto credere di aver subito, durante l' infanzia, abusi sessuali. Ad un altro, invece, di essere il responsabile, insieme alla madre, dell' omicidio del padre e di poter guarire da una lesione al ginocchio, grazie ai seminari. Una bambina di dieci anni, invece, ha ricostruito l' accusa, fu costretta ad assistere «ad un rituale di forte impatto emotivo», a vedere la madre mentre picchiava il proprio convivente. Il metodo "Arkeon" comprendeva anche esercizi terapeutici: un bambino di 14 anni, sarebbe stato sottoposto «a tecniche manipolatorie della mente», una donna, durante un corso "no limits", invece, raccontano gli investigatori, è stata immobilizzata. Ora gli undici componenti di quella che la procura ritiene sia una vera e propria organizzazione rischiano il processo. Vito Moccia ha sempre respinto ogni accusa. (g.d.m.)

Repubblica — 10 settembre 2008 pagina 7 sezione: BARI

giovedì 9 luglio 2009

Convegno sul plagio: esperienze da non dimenticare

Ascoli Piceno - 13 Marzo 2005


Aldo Verdecchia, industriale marchigiano, presidente dell’associazione “Giù le mani dai bambini”, ha portato la sua triste esperienza di uomo, a cui la ex-moglie, appartenente ad una sorta di psicosetta, gli aveva sottratto il figlio. Ne ha parlato egli stesso nel corso del convegno “Italia: dal 1981 paradiso dei plagiatori” che si è tenuto il 13 Marzo 2005 ad Offida (Ascoli Piceno), per iniziativa delle associazioni “Il Circolo” e “Giù le mani dai bambini”.L’argomento è stato trattato da vari relatori, dal punto di vista giuridico e legislativo, nonché medico e religioso. Aldo Verdecchia ha vissuto una lunga vicenda giudiziaria, iniziata nel 1983 e durata oltre dieci anni, da cui ne è uscito finalmente vittorioso dopo aver subito pesanti calunnie. Il figlio era stato portato in una comunità organizzata da un sedicente psicologo, dove si celebravano riti d’incarnazione, sedute spiritiche, e si praticavano abusi sessuali. Poi altri genitori cominciarono a denunciare la setta, così nel 1986 ci fu un bliz della polizia. Verdecchia sostiene che le indagini siano state depistate e ostacolate per molti anni, essendo interessati, sembra, anche personaggi di rilievo. La storia si complicò dopo alcune morti misteriose, fra cui quella del polizziotto che svolgeva le indagini. L’aspirante psicologo è riuscito addirittura ad ottenere l’iscrizione all’Ordine degli psicologi, nonostante una condanna per aver esercitato abusivamente tale attività con giovani disadattati, uno dei quali morto suicida. Verdecchia iniziò a subire calunnie e denunce, finchè, dopo ben dieci anni, l’inchiesta passo al Pm Ettore Picardi che comprese cosa stava accadendo. Lo psicologo a capo della setta, qualificata da una sentenza del tribunale di Ancona come “gruppo di degenerati morali”, fu condannato, anche in appello. Ma i reati di abusi sessuali nel frattempo erano caduti in prescrizione. Aldo Verdecchia, con l’aiuto di Margherita Falcone, una coraggiosa madre di Reggio Calabria, ha raccolto 50 mila firme per sollecitare l’approvazione del disegno di legge numero 800 con cui si cerca di reintrodurre il reato di plagio. In Italia c’è un vuoto normativo a seguito della cancellazione dell’articolo 603 del codice penale (plagio), che rende il Paese un paradiso per i plagiatori. Lo ha affermato Ettore Picardi, Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, anch’egli presente al convegno. Picardi ha anche espresso giudizi favorevoli sul Disegno di legge numero 800 che riguarda nuove norme per contrastare la manipolazione psicologica.

dal sito
www.assotutor.it

martedì 7 luglio 2009

Violenza sulle donne, quando le vittime la confessano online




Violenza, per le donne, fa rima con silenzio.


Secondo l’Istat, nel 2006 sono state 1 milione e 150 mila quelle che hanno subito stupro e botte (il 5,4% del totale). Nel 62,4 per cento dei casi l’aguzzino era il partner o una persona conosciuta, se si considerano le violenze sessuali la percentuale sale al 68,3 per cento, mentre per gli stupri fino al 69,7 per cento. Ma il dato più allarmante è un altro: solo il 4 per cento denuncia i maltrattamenti subiti.
Proprio perché il nemico dorme nello stesso letto della vittima, molestie, calci e pugni restano inconfessati. Nonostante le associazioni che aiutano ad affrontare queste situazioni e nonostante le linee telefoniche dedicate. C’è però un canale grazie al quale emergono storie e denunce che altrimenti nessuno conoscerebbe. Su forum, blog o “sportelli telematici” molte donne, rassicurate dall’anonimato e facilitate dall’immediatezza della comunicazione, trovano il coraggio di esporsi e chiedere il sostegno di psicologi e consulenti. In alcuni casi semplicemente i consigli delle altre utenti.
Le parole sono quelle di chi non confesserebbe mai di essere vittima di violenza a un amico, a un parente e neppure a un medico. Un certo numero di questi post, avvertono gli esperti, sono frutto di fantasia. Ma la maggior parte sono vere richieste di aiuto. Il moderatore del forum di “Tribù-Mensile di sopravvivenza studentesca” chiede di raccontare esperienze di abusi e molte ragazze rispondono con racconti personali. Su “Girl power”, portale frequentato dalle giovanissime, sul sito dell’Associazione di volontariato Prodigio, su quello del Cesap (Centro studi abusi psicologici) e anche su “Answers” di Yahoo le utenti parlano dei soprusi e ricevono decine di consigli. Firdhaus invece ha dedicato un blog alle donne maltrattate.
“Al nostro counseling online, nato l’8 marzo 2007, arrivano molte e-mail che confessano abusi di questo tipo”, dice Stefania Bartoccetti, presidente di Telefono Donna. “È uno strumento scelto da chi non se la sente di parlare al telefono o riesce a mettere a fuoco meglio per iscritto le proprie sofferenze. La lettera inoltre lascia una traccia della risposta dei nostri esperti che dà una maggiore sicurezza rispetto alla telefonata. I dati ci dicono che le donne denunciano di più ciò che subiscono e la comunicazione le aiuta. Ma se la giustizia non va di pari passo, infliggendo pene certe a chi le maltratta, si rischia di tornare indietro”.
Anche Maria Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono Rosa, legge una decina di messaggi al giorno con denunce di botte o prevaricazioni. “Figlie che parlano del calvario sopportato dalle loro madri, ragazze che si chiedono se lo schiaffo ricevuto dal fidanzato sia solo una manifestazione di gelosia ‘positiva’, amiche, zie, parenti di donne abusate. Anche se spesso chi parla per conto terzi, in realtà parla di sé”, spiega. “Scrivono perché hanno meno timore di essere riconosciute e possono avere con noi un approccio più soft. È come se mettessero davanti a sé una sorta di schermo protettivo, che noi piano piano cerchiamo di oltrepassare, ottenendo il contatto successivo”.
L’esperienza di chi sta dall’altra parte dello schermo e risponde alle e-mail parla chiaro. “Molte persone cominciano descrivendo altro, stati d’ansia o depressione”, dice Eliana Ottolina psicologa clinica di Telefono Donna. “Lentamente le aiutiamo a prendere coscienza del vero problema, a fare emergere fatti che senza il dialogo via mail resterebbero sommersi”. Chi scrive allo sportello virtuale? “Signore di mezza età, sposate da 30 anni che non riescono a dormire. Poi tra le righe viene fuori che il marito alza le mani su di loro. Oppure giovani mamme separate, segregate e sottomesse da un padre padrone.
Nella maggior parte dei casi il contesto è di una normalità disarmante e l’uomo violento non beve, è un professionista con un lavoro stabile e un’istruzione medio-alta”.
Cristina Bassi

Sabato 24 Novembre 2007
Panorama

domenica 5 luglio 2009

I 'ciarlatani' regolarmente iscritti all'Ordine.

In un precedente articolo ho posto il problema di coloro i quali non avendo titoli o formazione né iscrizione all'Albo degli Psicologi, cercano di farsi accreditare presso Istituzioni alternative per operare nel campo della psicologia.
Questa volta vorrei proporre un altro problema, forse ancora più spinoso.
Esistono molti nostri colleghi (e qui mi riferisco anche alle molte segnalazioni che giungono alla nostra associazione CeSAP - www.cesap.net) che, pur essendo regolarmente iscritti all'Ordine ed anche laureati in Psicologia, si lasciamo ammaliare da una serie di strategie terapeutiche o filosofie, definite dalla stessa Margareth Singer (nota psicologa americana) 'psicoterapie folli' (per ulteriori informazioni vorrei citare il libro 'Psicoterapie Folli', della Singer e della Lalich, edito dalla casa editrice Erikcson e con prefazione del presidente dell'Ordine del Veneto).
Le 'Terapie Folli si caratterizzano per i riferimenti teorici inesistenti o poco plausibili rispetto a teorie psicologiche, assente o insufficiente documentazione della loro utilità ed efficacia, spiegazione di molti o tutti i problemi psicologici sulla base di un'unica causa generale.
Nello specifico l'autrice cita tra le mille terapie "folli": rebirthing e reparentinf, rebirthing inteegratico o Vivation, Pnl_Cf-Not-Emdr, terapia dell'entità e contatti medianici, terapia delle vite passate e future ed infine uso ed abuso di ipnosi, praticate da psicologi e psichiatri così come da persone non qualificate che appartengono a gruppi New Age, esoterici, del potenziale umano ed altri simili.
Queste terapie di rivelano estremamente nocive per la persona che le subisce e oltre non risolvere il disagio iniziale ne creano altri spesso peggiori. Ad esempio in tutti i casi che si sono rivolti al nostro centro hanno indotto rotture coniugali così come succede nei gruppi coercitivi (o sette).
Durante un'udienza civile alla quale ho partecipato come parte in causa (purtroppo il nostro centro riceve una infinità di denunce da 'ciarlatani' che cercano di tutelare il proprio lavoro 'non legale'), un noto psichiatra, dipendente di una AUSL della mia regione, interrogato dal Giudice si è lasciato sfuggire di orientare la propria clientela a frequentare un discutibile gruppo del potenziale umano. Poi immediatamente ha ritrattato sostenendo che il suo consiglio era per amici e parenti. Naturalmente lo stesso psichiatra è parte attiva del gruppo cui indirizza 'parenti ed amici', che allo stato attuale è sotto indagine della magistratura per gravi reati.Altresì segnalo una tendenza sempre più consolidata di scuole e centri di counseling regionali fondati da alcuni psicologi e psichiatri, ma anche ad appartenenti a gruppi New Age, esoterici, del potenziale umano ed altri simili a proporre corsi rivolti ad operatori del Servizio Sanitario e validi ai fini dell'attribuzione di Ecm che si basano sull'uso di tali terapie.
Nel dicembre del 2005 attraverso una nostra filiale del Friuli (oggi chiusa ufficialmente), il consigliere Regionale Roberto Asquini si è fatto portavoce delle preoccupazioni del nostro Centro con una interrogazione nel Consiglio Regionale (interpellanza n.410 del 29-12-2005).
L'art. 8 del nostro codice deontologico recita quanto segue 'Lo psicologo contrasta l'esercizio abusivo della professione come definita dagli articoli 1 e 3 della Legge 18 febbraio 1989, n. 56, e segnala al Consiglio dell'ordine i casi di abusivismo o di usurpazione di titolo di cui si viene a conoscenza. Parimenti, utilizza il proprio titolo professionale esclusivamente per attività ad esso pertinenti, e non avalla con esso attività ingannevoli od abusive .'
Mi chiedo dunque, l'Ordine come interviene e quale sia il suo interesse concreto nella difesa della professione da parte di chi mescola in un sincretismo illecito tutto quello che sembra psicologia.
Sono a conoscenza di casi di persone con gravi pendenze penali, ancora iscritte all'Ordine, malgrado tutto. Dobbiamo necessariamente arrivare ad una sentenza di un giudice oppure conoscendo i parametri del lavoro di uno psicologo l'Ordine può già decidere chi possa far parte o meno di un Albo professionalmente corretto?

martedì 27 marzo 2007 -

Lorita Tinelli

sabato 4 luglio 2009

Brutti ricordi



Musica utilizzata nel "lavoro" del bambino interiore...che brutti ricordi e che brutte sensazioni. Sensi di colpa creati appositamente, grandi pianti nei seminari di reiki e poi in quelli di arkeon

Le sette -tratto dalla rivista Focus

ferito, perde sangue, ma corre come un matto. Taglia i sentieri e la vegetazione delle campagne consentine, cerca aiuto. Raggiunge un ospedale a valle. È sotto shock, Tommaso, ha il respiro corto. Balbetta: «Mi hanno sparato durante una rapina». Ma non è la verità. La polizia lo mette alle strette, insiste: «Chi ti ha ridotto in queste condizioni?». L’uomo piange, prega, cede: indica una masseria sulle colline di Cosenza. L’inferno. È una notte di fine maggio del 1988. Gli agenti circondano la cascina e fanno irruzione, squarciando il velo su una scena da film horror: sessanta persone vestite di bianco, scalze e sudate, stanno scandendo una nenia misteriosa. Al centro della stanza, la santona Lidia, la guaritrice della Calabria, dirige le danze. A terra, ci sono oltre mezzo miliardo di lire, armi, una foto del piccolo Marco Fiora (rapito a Torino pochi mesi prima) e un giovane incaprettato e ucciso a colpi di pistola. Era stato l’ultimo degli adepti a tentare la fuga. L’ultimo prima di Tommaso.
Sono trascorsi quasi vent’anni dalla scoperta del Gruppo del Rosario. La setta, sulla quale gravano ancora tante ombre, era stata fondata negli anni Settanta da Antonio Naccarato. A lungo era cresciuta all’insaputa delle autorità, riuscendo a reclutare più di 800 seguaci, la maggior parte dei quali in Piemonte. Nel mondo, l’allarme sette era scattato da un pezzo: nel 1978, nel villaggio di Jonestown (Guyana), 923 adepti della setta del Tempio del Popolo si erano avvelenati col cianuro, istigati dal guru Jim Jones; episodi simili, pur con meno vittime, erano accaduti nel 1985 nelle Filippine e nel 1987 in Corea del Sud.
L’episodio di Cosenza, per l’Italia, fu un pugno nello stomaco. Il primo di una serie. Al punto da convincere il ministero dell’Interno a scandagliare il fenomeno. Un dettagliato rapporto fu pubblicato due anni prima del cambio di millennio (data fatidica per maghi e operatori dell’occulto): denunciava la presenza, nel nostro Paese, di 137 gruppi settari e di «sistemi scientificamente studiati per aggirare le difese psichiche delle persone, inducendole a un atteggiamento acritico e all’obbedienza cieca». In altre parole, alla «destrutturazione mentale degli adepti», condotti alla follia o alla rovina economica. Oggi, la Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha istituito un servizio antisette diretto da don Aldo Buonaiuto, stima che siano almeno 8 mila le associazioni italiane legate al satanismo, alla stregoneria o alla magia, o potenzialmente dedite allo sfruttamento e alla manipolazione della gente, per un numero di seguaci che oscilla fra i 600 mila e il milione. Per contrastare questo tsunami sotterraneo, nel dicembre 2006, il Servizio centrale della polizia ha dato vita a una speciale squadra antisette, formata da investigatori, analisti, criminologi e psicologi, e coordinata dal primo dirigente Luigi Carnevale.

Ma che cosa sono le sette? Darne una definizione non è semplice. «Nella maggior parte dei casi» spiega Buonaiuto «sono parodie di organizzazioni religiose, ma con obiettivi molto diversi da quelli di una religione tradizionale, e con un leader indiscusso dotato di grande carisma e ossessionato dai cerimoniali. Autoritari, dispotici, rapidi nel confondere le carte, questi movimenti possono nascere con fini ideologici apparentemente innocui (dal perseguimento della pace interiore all’adorazione di divinità esotiche), ma quasi sempre sfociano nell’abuso, nell’inganno, nella truffa, nel rifiuto delle leggi e del buon senso, nei maltrattamenti o nell’incitamento all’odio razziale». Un aspetto centrale delle sette (che possono contare dai dieci alle varie centinaia di iscritti) è che è facile entrarvi ma difficilissimo uscirne: sia per i ricatti a cui si è sottoposti e sia perché l’appartenenza a una setta tende a distruggere ogni legame familiare e sociale con l’esterno, immergendo i simpatizzanti in una realtà virtuale dove le uniche regole sono quelle dettate dal guru

Le sette sono una galassia sfuggente, fluida, in continua evoluzione e, per questo, non c’è una classificazione universalmente accettata. Gli esperti, in genere, le suddividono in tre categorie: le sette giovanili, le lobby settarie e le sette apocalittiche (per queste ultime, si veda il box). Le prime sono per lo più gruppi dediti al satanismo, alla stregoneria o alla magia nera. Vi si aderisce per trasgressione e il sesso e la droga ne sono componenti essenziali. Al loro interno si consumano i cerimoniali più macabri: dalla riesumazione e dalla scarnificazione di cadaveri (dati in pasto agli adepti per suggellare il patto di sangue) all’omicidio. Il caso delle Bestie di Satana, svelato a Varese nel 2004 dopo l’uccisione di Mariangela Pezzotta, o quello degli Angeli di Sodoma (che adescavano studenti invitandoli a concerti di musica rock e offrendo loro ostie imbevute di Lsd) sono due esempi. Molte sparizioni e suicidi inspiegabili sono legati proprio a realtà di questo tipo. In una lettera a don Aldo, un anonimo ha raccontato che nella piccola località dove vive, «14 ragazzi e 3 donne si sono impiccati in meno di due anni», umiliati e minacciati da una setta rimasta a lungo in clandestinità. «Ci sono madri» dice Buonaiuto «che, dopo il suicidio del figlio, rinvengono nella camera della vittima pubblicazioni, testi musicali o documenti riconducibili all’attività di una setta».

Più subdole, e senz’altro più numerose, sono le cosiddette lobby settarie. Collegate ai temi dello spiritualismo, delle arti orientali, dello sciamanesimo, sono strutture con una gerarchia piramidale, frequentate da impiegati, disoccupati, liberi professionisti, medici o insegnanti, con grandi giri d’affari. Alcune sono camuffate da associazioni «benefiche», regolarmente registrate, altre sono del tutto segrete. Secondo gli investigatori, sarebbero frequenti i contatti fra queste organizzazioni e il traffico di organi, la pedofilia o lo spaccio di sostanze stupefacenti. Di questa categoria fanno parte le psico-sette (fra le quali va annoverata la controversa e gigantesca setta fondata da Ron Hubbard, Scientology).

Per attrarre le loro «prede», le psico-sette usano i metodi più diversi: da accattivanti siti internet alla pubblicità tradizionale. Organizzano seminari di memorizzazione veloce, sedute di medicina alternativa, test per valutare e accrescere le potenzialità intellettive, riunioni di chiromanzia o ginnastica rilassante, congressi dedicati alla meditazione o all’auto-guarigione. Dopo un primo incontro, le persone sono invitate a proseguire il «viaggio», durante il quale il guru della setta proverà, con tecniche collaudate, a interpretare lo stato emotivo dei partecipanti. Per cadere nella trappola non serve avere un basso grado di istruzione o vivere in contesti degradati. «In una società fragile e insicura come la nostra» nota Buonaiuto «momenti di crisi affettive o economiche sono tutt’altro che occasionali». Uscire da un’esperienza luttuosa o vivere un momento di vulnerabilità o disagio, anche con due lauree in curriculum, può essere fatale. Dice la psicologa Lorita Tinelli, docente di criminologia all’università di Bari e presidente del Cesap (il Centro sudi sugli abusi psicologici): «Le psico-sette, sempre più radicate negli ultimi anni, offrono alle persone una reinterpretazione della loro vita, rimarcandone i bisogni. Chi ha un bisogno, chi percepisce un vuoto, non ha infatti la lucidità per fare una scelta libera e personale e così si affida al proprio interlocutore. La setta promette che, seguendo un determinato percorso, si potrà superare ogni ostacolo e la vittima, alla fine, delega tutto all’organizzazione. Senza il permesso del guru, non avrà più il coraggio e la forza di fare nulla. Neppure una visita medica o una cena con i genitori».

Una volta in gabbia, cominciano i guai. I seminari e i cerimoniali hanno costi sempre più elevati: ogni nuovo incontro ha la scopo di creare fobie verso i valori tradizionali e sensi di colpa nei confronti della setta, di sgretolare l’equilibrio mentale e l’autostima degli adepti e di persuaderli che senza l’aiuto e i consigli del guru non potranno più essere se stessi. Per pagare i corsi, o sostenere l’organizzazione, c’è gente che fa fuori fino all’ultimo risparmio, che vende la macchina e la casa. Ai seguaci più brillanti, per coprire i debiti, viene proposto di lavorare come adescatori di reclute. L’adepto opera un vero e proprio transfert psicologico: «Il leader della setta» aggiunge Buonaiuto «diventa il suo unico punto di riferimento. Per lui, è disposto a subire umiliazioni, persino a ridursi in schiavitù».

Le psico-sette hanno spesso un testimonial (un adepto ai livelli alti della piramide) che racconta come la propria esistenza sia cambiata in meglio dopo l’incontro con il gruppo. Il legame fra l’attore Tom Cruise e Scientology è emblematico. Al contempo, scatta la fase dell’isolamento: «Il capo della setta» dice Luigi Carnevale «spiega all’adepto che è la famiglia a precludergli la possibilità di realizzarsi ed è perciò la famiglia l’unica causa dei suoi guai. Gli fa capire, mentendo, di essere stato violentato quand’era bambino e lo riduce in uno stato di prostrazione totale. La vittima ha il cervello resettato, la volontà annullata. Odia i genitori. E reagisce aggrappandosi ancora più saldamente al gruppo, tagliando i ponti col passato». Per evitare iniziative personali, i seguaci vengono deresponsabilizzati, educati a un linguaggio criptico (cosa che scoraggia la comunicazione con l’esterno) e convinti di essere gli eletti di un disegno imperscrutabile e divino. In alcuni casi, conducono una doppia vita: lavorano di giorno e dedicano alla setta il resto del tempo; in altri, scompaiono del tutto, ritirandosi in associazioni slegate dal mondo. Damanhur è una comunità fondata nel 1975 dal filosofo e guaritore Oberto Airaudi (alias Falco), tutt’ora guida spirituale della setta. Costituita da una quarantina di villaggi ai piedi delle Alpi piemontesi, in Valchiusella, Damanhur ospita centinaia di persone. Sul sito dell’organizzazione si legge che le conoscenze di Falco derivano «dal collegamento che Damanhur ha creato con le forze divine cosmiche del nuovo millennio».

Ci sono sette, dice Tinelli, che incentivano la procreazione, ma sostengono che un figlio, nel momento in cui viene al mondo, è membro della comunità, la quale si sostituisce ai genitori nell’educazione, «come succede tra i Bambini di Dio o, appunto, nella comunità di Damanhur». E non mancano circostanze estreme: alcuni ex appartenenti alla setta del reverendo Jim Jones, sopravvissuti al massacro della Guyana, riportarono testimonianze agghiaccianti sull’educazione che lo stesso Jones riservava ai minori.

A differenza delle sette sataniche, dove gli adepti conoscono almeno in parte il destino e la realtà a cui vanno incontro, chi entra in una psico-setta non è mai consapevole di entrare in una setta. Cosa che, naturalmente, rende ancora più complicato uscirne. «Il processo» prosegue Tinelli «è simile a quello dell’innamoramento. Dopo tanti anni insieme, bastano una parola, un episodio, un incontro fortuito con un vecchio amico, un libro, un piccolo tradimento per far aprire gli occhi all’adepto e permettergli una visione critica dell’ambiente in cui è precipitato. L’americano Steven Hassan, studioso di sette, dice che il vero io della persona rimane occultato dall’io della setta. Ma che per farlo riemergere, è sufficiente sollecitarlo». Non è facile che capiti. Però capita.Prevedere la reazione della setta, a quel punto, è praticamente impossibile. La fuga può essere indolore. Ma se l’ex adepto decide di denunciare o rendere pubblici i metodi dell’organizzazione, apriti cielo. «Il quel caso» dice Carnevale «il rischio per il fuoriuscito è di essere aggredito, sul piano giudiziario, dalla setta e da seguaci opportunamente istruiti. Ci sono organizzazioni che dispongono di risorse e studi legali in tutte le città d’Italia». Uno degli ultimi episodi di cronaca riguarda l’associazione Arkeon. Sul sito del Cesap, qualche tempo fa, erano comparsi i messaggi di alcuni ex simpatizzanti che mettevano in guardia da «tecniche di condizionamento» e «pressioni psicologiche». Ai messaggi si sono interessate varie Procure italiane. Il gruppo Arkeon, ritenendo lesivi quegli avvertimenti, aveva chiesto l’oscuramento del sito del Cesap. Richiesta che è stata però respinta dal Tribunale di Bari. Arkeon si definisce, in Internet, come un «percorso individuale di crescita, consapevolezza e sviluppo del potere personale e della leadership».
Michele Scozzai


Dossier tratto da FOCUS - Febbraio 2007