sabato 23 ottobre 2010

Slitta ancora il processo alla psicosetta



L’introspezione si traduceva in incontri, studi e seminari, naturalmente a pagamento. I giudici della II Sezione Penale rinviano a febbraio 2011 i primi testi, mentre incombe la prescrizione


Era già stato rinviato all’altro ieri e cioè a metà ottobre, dopo un’udienza durata l’intera mattinata prima della pausa stiva, il processo alla psicosetta barese ‘Arkeon’

E mercoledì c’ha pensato l’altro maxiprocesso denominato ‘Farmatruffa’ a costringere il presidente del collegio giudicante a farlo slittare nuovamente di altri quattro mesi, questo dibattimento contro una decina di persone accusate d’un vasto giro di truffe e raggiri scoperto anche a Bari dopo le denunce su metodi che ricopiavano malamente alcune tecniche indiane.

Nell’udienza del 22 giugno, dunque, celebrata dinanzi ai giudici della Seconda Sezione Penale (Pres. Forleo) presso il Tribunale di Bari, dopo una lunga camera di consiglio il collegio ammise alcune parte civili per il risarcimento dei danni nella persona della dottoressa Lorita Tinelli come parte lesa, ma anche come rappresentante del centro studi contro gli abusi psicologici e infine l’ordine degli psicologi, mentre fu esclusa l’Arcigay e un’associazione a tutela dei consumatori.

A giugno l’avvocata difensore di Vito Carlo Moccia, principale accusato per associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo della professione medica, truffa aggravata, calunnia e violenza privata e sessuale, prese la parola per precisare alcuni aspetti procedurali, in particolare la genericità di alcuni capi d’imputazione, ma il collegio, dopo la replica del Pubblico Ministero Francesco Bretone, ha preferito prima rinviare il processo al 13 ottobre e poi ancora al 3 febbraio dell’anno venturo, per cominciare a escutere i testimoni chiamati dallo stesso Pubblico Ministero.

E proprio alcuni di essi, presenti l’altra mattina nell’Aula dove si sarebbe dovuto svolgere il processo, hanno avuto modo di esprimere tutta la loro rabbia e disagio per l’ennesimo rinvio, segnale anticipatore d’una prescrizione che aleggia sempre più pesantemente. E che potrebbe cancellare la lunga scia di reati contestati dalla Pubblica Accusa con un brutto, bruttissimo colpo di spugna. Ciò anche in considerazione del lungo elenco presentato dalla difesa degli imputati, probabilmente allo scopo di allungare a dismisura i tempi processuali, sperando, appunto, nella prescrizione per evitare ulteriori accertamenti dibattimentali o condanne. I giudici baresi, infatti, dovranno accertare se le tecniche usate dagli adepti del ‘metodo Arkeon’ fossero in effetti indirizzate a persone fragili, pronte ad aggrapparsi a qualsiasi speranza per stare meglio in cambio di denaro: persone affette da tumori, Aids o anche coppie sterili. L’introspezione della psicosetta barese, secondo l’impostazione accusatoria, si traduceva in incontri e seminari, naturalmente a pagamento, durante i quali i partecipanti venivano bendati, mentre il ‘Maestro’ chiedeva loro di abbandonarsi a strani atteggiamenti di libertà, fisica e verbale.

La rete ‘Arkeon’ copriva tutto lo stivale, da Palermo a Roma, fino a Milano, dove è tuttora in corso un altro dibattimento contro lo stesso metodo Arkeon. A Bari molti invece, secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Bretone, avrebbero partecipato solo ad alcune lezioni, ma altri sono arrivati a sborsare fino a 15mila euro, finendo intrappolati in vere e proprie truffe. Ma ecco una testimonianza di chi ha provato il metodo ‘Arkeon’, quella di Carlo ‘…ridotto ad uno straccio arrivato anche a tentare due volte il suicidio con tanto di ricovero in ospedale reparto psichiatrico per disturbi della personalità nella disperazione’. Carlo, dopo la fine di Arkeon, è stato lasciato dalla moglie, ‘…dicendo che non mi aveva mai amato e che era stata con me solo per il fatto di far parte di Arkeon. Io sono caduto in una depressione fortissima e in quei momenti di depressione ho preso l'hiv con dei rapporti omosessuali non protetti perché, prima di essere convinto del contrario da Moccia, io ero omosessuale, scrivo non per cercare una via di fuga dalle mie eventuali responsabilità legali ma per offrire un' altra testimonianza su come certi metodi possono essere realmente devastanti.

Io come maestro di Arkeon ho semplicemente ubbidito a quello che mi veniva detto e ho sempre creduto che il metodo che portavo avanti non avesse niente a che fare con la psicologia. non mi sono mai permesso di essere critico perchè chi lo faceva era tacciato e poi allontanato dal gruppo’. Ora si attende che queste e tante altre storie siano ripetute a partire dal 3 febbraio 2011 in un’aula di tribunale, a Bari, per comprendere cos’era in realtà ‘Arkeon’. Sperando che non arrivi prima il colpo di spugna di cui sopra…


Francesco De Martino


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