sabato 19 marzo 2011

Occulto Italia, prefazione di Lucia Annunziata

La Prefazione di Lucia Annunziata

«La struttura verticistica e autoritaria di una setta è il so-gno inconfessato di ogni leader di partito» scrivono Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, e come dargli tor-to. Una tentazione rilevante della politica, specie in epo-ca quale quella in cui viviamo, caratterizzata da una for-tissima crisi di rappresentanza.

Innegabilmente, la politica si è già mossa nel senso di sostituire altre forme di aggregazione a quelle delle riu-nioni di sezioni, comitati e sottoscala. Del resto, come negare il fascino del potere, l'attrazione del grande lea-der, la promessa di soluzioni immediate e radicali alla fatica della vita rispetto alle promesse di un lontano av-venire cui bisogna tutti i giorni applicarsi? Tra il modello ad alto contenuto psicologico-erotico del richiamo di una organizzazione verticale che ruota intorno a una fi-gura carismatica, e la spersonalizzata aggregazione buro-cratica dei partiti tradizionali, la partita non si gioca neppure.

In queste righe avrete sicuramente letto un richiamo alla leadership esercitata da anni su buona parte di que-sto Paese dall'attuale premier Silvio Berlusconi. Ma que-sto libro non parla di lui, e nemmeno di altri partiti che pure vengono in mente: non è passato tanto tempo, del resto, da quando il Partito comunista italiano veniva co-munemente definito, nel bene e nel male, proprio una setta.
Questa inchiesta racconta e discute delle sette vere e proprie, e della loro presenza in Italia. La politica italiana vi appare, ma come oggetto del desiderio, strumento di conquista: le sette infatti, secondo gli autori, hanno in corso una lenta ma sicura scalata alla politica. Proprio per il loro essere, naturalmente, per definizione, uno strumento di «convinzione», di «organizzazione» e di «ideologizzazione» dei gruppi.

Dobbiamo preoccuparcene? La prima reazione è un tondo «no». Dopotutto di che si tratta, se non delle soli-te pietose vicende di emarginati, soli e influenzabili? Certo magari questi poveretti hanno anche nomi famosi — il Cruise che non trova pace o l'insicuro Travolta che ancora oggi non sembra essere convinto di saper far al-tro che ballare... In realtà è esattamente questo modo di pensare che Occulto Italia intende picconare. Contro ogni luogo comune, alimentato dai media che si occupa-no solo di sette sataniche perché più appassionanti, il li-bro ci svela che queste organizzazioni sono tante e sono presenti tra noi. Hanno molti volti (o meglio molte ma-schere) e tante cause diverse, incluse «buone cause».

Scrivono gli autori: «Ci sono almeno due miti che ab-biamo voluto sfatare con questo libro. Il primo è quello per cui le sette sarebbero un fenomeno periferico, che coinvolge soltanto una piccola parte della società. Invece le trovi in Municipio, in Regione o in Parlamento, le tro-vi nell'azienda o nel negozio sotto casa, le trovi a scuola o all'università — con lezioni e corsi che anche tuo figlio potrebbe seguire senza che tu te ne renda neanche conto — e perfino quando vai al museo o a una mostra. Le trovi al tuo fianco quando ti batti per la pace, per l'ambiente, per i diritti umani e le libertà individuali, per la tutela dei bambini, o contro la droga e il razzismo. Le trovi lodate e strombazzate sulle pagine dei giornali, pubblicizzate sul piccolo schermo come sugli spalti di uno stadio. Le trovi che si aggirano per i corridoi degli organi di gover-no internazionali, al Palazzo di Vetro dell'Onu o all'Emi-ciclo del Parlamento europeo a Bruxelles. Le ritrovi che ronzano intorno al tuo attore, musicista, cantante o spor-tivo preferito. Insomma, le trovi ovunque.Il secondo mito è quello per cui nella ragnatela tessu-ta dalle sette ci finirebbero solo i pazzerelli, i poveracci, i diseredati, i senz'arte né parte, gli ingenuotti, i creduloni e í superstiziosi. Non è vero. Dentro ci restano impigliati avvocati, medici, giornalisti, imprenditori, manager, per-sonalità del mondo della cultura, politici — anche i più avveduti — e perfino psicologi e militari. Nel corso della nostra inchiesta ne abbiamo conosciuti parecchi, di fuo-riusciti che rientrano in queste categorie. Li abbiamo in-contrati, ci siamo andati a cena, ci siamo fatti una birra al pub, abbiamo parlato della loro vita passata, ma anche di quella presente, abbiamo conosciuto le loro idee, ab-biamo riso e scherzato insieme, li abbiamo guardati negli occhi. Erano per la maggior parte persone intelligenti e spiritose, colte e argute. Dimenticate dalle istituzioni (perché i loro racconti, a chi non sa niente di sette, paio-no fastidiosamente fuori dal mondo). Ma oggi di nuovo in piedi, nel mondo.»

Il movimento che il libro descrive ha un chiaro punto di arrivo: quello che Del Vecchio e Pitrelli chiamano «un Santo Graal pieno di benedizioni», che sarebbe poi l'in-tesa con lo stato italiano. Un accordo che vale non poco in termini di denaro e potere. Ma su tutto questo, vi ri-mando alla lettura.

Prima di chiudere voglio solo segnalarvi un altro inte-ressante effetto collaterale di questo libro: ricordarci che l'Italia è forse l'unico Paese dove non c'è più il reato di plagio. È l'effetto a onda lunga di un caso che ha avuto qualche decennio fa uno straordinario impatto sulla opi-nione pubblica. Parliamo del 1964 e di Aldo Braibanti, intellettuale di sinistra, laureato in filosofia teoretica, con un passato di carcere nel Ventennio per la sua attività antifascista. Braibanti nel 1964 inizia una relazione senti-mentale con Piercarlo Toscani e Giovanni Sanfratello.

Nell'Italia divisa da una nuova linea Maginot dell'eti-ca privata e pubblica, il padre di Giovanni porta il figlio in manicomio e denuncia Braibanti per plagio. Il caso di-venta occasione per fare il processo a politica e morale della nuova sinistra. A favore di Braibanti si mobilita in-fatti il meglio degli intellettuali dell'epoca, Pier Paolo Pa-solini, Umberto Eco, Alberto Moravia, Elsa Morante, Mario Gozzano. Braibanti perde il processo, e divenne il primo ma anche l'ultimo condannato per plagio in Italia.
Da allora si è stabilita nella opinione pubblica italiana una totale sovrapposizione fra libertà di pensiero e rifiu-to del concetto di plagio. È giusto che sia così? O non serve invece, di fronte a nuovi pericoli, riaprire una di-scussione (e un abbozzo c'è in Parlamento) sulla necessi-tà di un assetto legislativo per questo reato?Gli autori aprono, coraggiosamente, anche questo ta-volo, calandovi peraltro una carta a sorpresa. Ricordano infatti che uno dei politici italiani che più ha mostrato sensibilità nel tempo per questo tipo di pericolo sociale, costituito dalla manipolazione mentale e psicologica dei deboli, specie se giovani, è oggi seduto al massimo livello di responsabilità del Paese. Si chiama Giorgio Napolita-no ed è il Presidente della Repubblica Italiana.

Venerdí 18.03.2011 12:45

giovedì 17 marzo 2011

PARAGURU DE NOANTRI

LEGGERE IL LIBRO “OCCULTO ITALIA” DI DEL VECCHIO E PITRELLI E SCOPRIRE L’ESISTENZA DI ANTONIO MENEGHETTI, CREATORE DELL’ONTOLOGIA, MISTERIOSA DISCIPLINA CHE MISTERIOSAMENTE INTERESSA I CIRCOLI DEL BUONGOVERNO DI DELL’UTRI, UNA CONTROLLATA FININVEST CHE FINANZIA L’ENCICLOPEDIA MULTIMEDIALE “OVO” (MEGAFLOP) E, INCREDIBILMENTE, ANCHE LA SAPIENZA, CHE GLI AFFIDA CATTEDRE E CORSI DALL’IMPROBABILE TITOLO “LA CINELOGIA, CINEMA E INCONSCIO”…

Gianluca Di Feo per "l'Espresso"


antonio meneghetti Quando si parla di sette, subito si pensa al satanismo e a un esoterismo pacchiano, ma soprattutto a movimenti marginali, lontani dalla quotidianità. La realtà è diversa. Nel nostro Paese oggi operano alcune grandi organizzazioni, di diversa ispirazione, che catturano nel loro meccanismo persone d'ogni ceto, inclusi laureati e professionisti.
E che sognano di inserirsi nella politica, accolti spesso con interesse da parlamentari di destra e sinistra anche perché "la struttura verticistica e autoritaria di una setta è il sogno inconfessato di ogni partito". Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli per la prima volta hanno descritto la rete di queste confraternite insospettabili in un saggio completo e di facile lettura: "Occulto Italia" (Bur-Rizzoli, pp. 509, o 12,50).

I due giornalisti, collaboratori de "l'Espresso", analizzano le sette della porta accanto, con un occhio di riguardo ai metodi con cui si inseriscono nelle dinamiche del potere: nelle aziende, nei comuni, fino alle Camere. Descrivono in modo esaustivo la trama italiana di Scientology, quella dei buddisti di Soka Gakkai, dei misteri di Damanhur o del Movimento Umanista. Il caso più clamoroso di questo contagio istituzionale è l'Ontologia, disciplina creata dal professor Antonio Meneghetti che ha avuto per anni come profeta un volto celebre tra gli under 30, il vj e conduttore tv Andrea Pezzi.

È sorprendente scoprire come nel novembre 2006 Pezzi e Meneghetti si siano presentati sul palco del raduno nazionale dei Circoli giovanili del Buongoverno, voluti da Marcello Dell'Utri per forgiare la nuove leve del partito berlusconiano. Il professore lì ha ripetuto il suo credo che esalta individualismo e leaderismo. Ha attaccato "la sinistra prezzolata dagli americani, che statalizza tutti i beni". Ha parlato del Sessantotto come "un grande imbroglio indotto da Washington per bloccare lo sviluppo europeo".

E di Tangentopoli "voluta dagli Stati Uniti per devastare la capitaneria più valida dell'economia italiana". Chi è Meneghetti? Scrivono Del Vecchio e Pitrelli: "Quando il ministero dell'Interno, nel 1998, inserisce l'Associazione italiana di Ontopsicologia fra le sette religiose e i nuovi movimenti magici nel nostro Paese fornisce una sintetica ma precisa descrizione del fondatore e della sua dottrina: "Il promotore è un pluripregiudicato, ex frate francescano, coniugato con una ex religiosa, anch'essa pluripregiudicata, soprannominato il Professore perché laureato in Sociologia, Teologia e Filosofia".

Il rapporto continua delineando una breve descrizione dell'Ontopsicologia, "una sorta di psicoterapia non riconosciuta dalla scienza ufficiale", e si conclude con una notazione allarmante: "Secondo alcune segnalazioni, nei corsi tenuti dal sodalizio verrebbero attuate metodologie dirette a modificare il carattere e la personalità dell'adepto, al punto di ottenere il totale condizionamento e devozione nei confronti del fondatore".

Parole forti, pesanti, forse fin troppo, visto che Meneghetti è poi riuscito a ottenere dal Viminale un risarcimento civile per danni d'immagine di una cinquantina di milioni delle vecchie lire (siamo nel 2000)".

Nonostante il risarcimento, le denunce degli ex adepti o dei loro familiari si sono moltiplicate, assieme al muro degli ordini professionali degli psicologi contro la singolare scienza del Meneghetti. Senza però ostacolarne l'ascesa. Il gruppo sfiora il colpaccio con il progetto Ovo, sovvenzionato per il 43 per cento da una controllata di Fininvest: un'enciclopedia in videoclip, da diffondere su tv e Web. Nel 2008 sono pronte le prime voci, dedicate a Hitler e Stalin, descritti senza giudizi critici: quasi una riscrittura della storia, che affonda in un mare di debiti.

Il professore invece corona il suo sogno accademico. Ottiene un corso alla Sapienza di Roma: "La cinelogia, cinema e inconscio". E poi "dal 2010, la facoltà di sociologia promuove un master post laurea gestito in house dagli ontopsicologi, che tratta di: Ontopsicologia, Cinelogia, Comunicazione e Leadership". Una cattedra che premia la sua disciplina, ignorando denunce e polemiche

Sette politiche




In “Occulto Italia” lobby e complicità attorno ai movimenti esoterici

Autore: Gianni Del Vecchio, Stefano Pitrelli

Titolo: Occulto Italia

Editore: RIZZOLI

Collana: BUR FUTUROPASSATO

Pagine: 512

Prezzo: 12,50 euro

Anno prima edizione: 2011

ISBN: 17048279


Il diavolo, come si dice, è nei dettagli.
Della centralità politica di Domenico Scilipoti l’Italia si è accorta troppo tardi, il 14 dicembre 2010. Troppo tardi siamo arrivati a sapere tutto di lui, dei suoi mutui in banca, del suo lavoro da agopunturista, della sua predilezione per la medicina olistica. Anche il leader del suo ex partito, Antonio Di Pietro, avrebbe dovuto aprire gli occhi molto prima, se si pensa che a settembre decise di affidargli la creazione del Forum nazionale antiplagio e di un Osservatorio sulle sette, un fenomeno allarmante con cui “Mimmo” vantava qualche complicità di troppo.
L’uomo sbagliato al posto giusto. La sottovalutazione di Scilipoti è lo specchio di una sottovalutazione più ampia di cui dà conto Occulto Italia (Bur, 2011, 12,50 euro) di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, uno giornalista di Europa, l’altro storico collaboratore del giornale.
Il libro smentisce una delle nostre convinzioni più radicate, che cioè le sette riguardino fenomeni periferici e persone periferiche. Non è vera né l’una né l’altra cosa.
Anzi, il libro accende un faro su quello che potremmo chiamare il “terzo livello”, e cioè le complicità più o meno ingenue e consapevoli della politica.
La fascinazione per sette e movimenti esoterici è praticamente trasversale e abbraccia quasi tutto l’arco costituzionale, con la sola comprensibile eccezione dell’Udc. Attenzione, non stiamo parlando di una doppia affiliazione – al partito e alla setta – da parte di amministratori e parlamentari, ma di un doppio movimento che porta i movimenti a cercare la sponda istituzionale e alcuni politici a non scansarla, anzi in qualche caso a rincorrerla a fini elettorali. L’effetto è uno strano paradosso per cui l’Italia si trova ad essere uno dei pochi paesi occidentali in cui sia stata abolito il reato di plagio ma che rischia di scivolare nell’estremo opposto, cioè nel riconoscimento giuridico di sette che, attraverso un insistente lavoro di lobby, mirano alla spartizione fiscale dell’8 per mille e all’intesa con lo Stato italiano.
Pochi ricordano, per esempio, che Scientology sfiorò il colpo grosso quando, nel 2005, Letizia Moratti, allora ministro dell’istruzione, accreditò una società collegata con il movimento fondato da Ron Hubbard, Applied Scholastics, tra gli enti di formazione degli insegnanti della scuola pubblica. Un accreditamento che fortunatamente rientrò nel 2008, grazie all’intervento del ministro Fioroni, ma che per tre anni consentì agli affiliati della religione hubbardiana di indottrinare un bel po’ di insegnanti.
La legittimazione delle sette para-religiose spesso è quasi invisibile. Nel 2006 l’allora ministro per le politiche giovanili, Giovanna Melandri, istituì la Consulta giovanile sul pluralismo religioso e culturale e chiamò a rappresentare i buddhisti italiani i membri della Soka Gakkai, una setta “apocrifa” ma in ascesa grazie a testimonial pop come Sabina Guzzanti e Roberto Baggio.
Dal libro emergono le affinità elettive di certi movimenti per certi schieramenti e viceversa. Per esempio Damanhur, una strana comunità spirituale che ha il suo cuore nella Valchiusella, ai piedi delle Alpi, a 50 chilometri da Torino, è molto gettonata nelle file del centrosinistra.
Radicata in loco, è una setta che può vantare di avere dato il nome a un emendamento parlamentare bipartisan nel 1996 che, di fatto, consentì di condonare la costruzione abusiva del tempio interrato del movimento.
Il paradosso è che Damanhur propone un modello di vita eco-compatibile che, non a caso, ha trovato molte sponde nel partito dei Verdi, nel cui Consiglio nazionale i damanhuriani riuscirono a piazzare ben tre esponenti.
Il libro si dilunga sull’imbarazzo dell’ex leader Alfonso Pecoraro Scanio che nel 2006, nel comune di Vidracco, sede del movimento, riuscirà a raccogliere più preferenze del candidato del centrosinistra Romano Prodi: intervistato in tv sulla sua vicinanza a Damanhur, balbetterà una spiegazione poco convincente. Anche il deputato torinese Luciano Violante – considerato un personaggio «molto ambito» ma «difficile da avvicinare» – si recherà in visita al tempio della setta. Qualche tempo dopo, però, aprirà gli occhi sul movimento nel corso di un’audizione proprio presso la “sua” commissione affari istituzionali dell’Osservatorio nazionale abusi psicologici. Appunto, abusi psicologici. Il racconto-inchiesta di Del Vecchio e Pitrelli raccoglie molte testimonianze personali, ovviamente anonime, che raccontano in tutta la loro drammaticità i maltrattamenti subiti e la difficoltà di uscire dal mondo settario. Il che rende il libro un punto di non ritorno su un fenomeno che certa televisione racconta con troppa superficialità.
L’attività di lobby spesso è necessaria: quando il singolo movimento prova a fare da solo, i risultati in termini elettorali sono quasi comici. Il caso forse più inquietante di complicità tra Palazzo e sette è quello dell’ontopsicologia di Antonio Meneghetti, vero e proprio “genio del male”, che attraverso il veejay Andrea Pezzi riuscì a coinvolgere anche finanziariamente il creatore di Publitalia-Forza Italia Marcello Dell’Utri e i suoi circoli del Buongoverno. Il progetto si chiamava Ovopedia e prevedeva la creazione di un’enciclopedia multimediale che avrebbe dovuto riscrivere la storia secondo il credo meneghettiano. Non consola che oggi Pezzi insegua sponde politiche anche a sinistra.
Non consola nemmeno che seguaci di Meneghetti possano insegnare tranquillamente all’università romana della Sapienza.
Consola, per fortuna, che uno degli uomini politici da sempre più sensibili al problema della manipolazione psicologica delle persone più deboli sieda al Quirinale e si chiami Giorgio Napolitano. Per una volta l’uomo giusto al posto giusto

Giovanni Cocconi

INTERNO: BORGHESI (IDV), SCONGIURARE IL FENOMENO DELLE PSICOSETTE

Dietro l’attivazione di corsi di memoria, lettura veloce e crescita personale si celano vere e proprie psicosette. E’ quanto denuncia in un’interrogazione il deputato Antonio Borghesi (Idv) al Ministro dell’Interno, della Giustizia e al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il deputato dell’Idv richiede un intervento sollecito nella risoluzione del problema, già da tempo segnalato dall’Associazione “Telefono Antiplagio” e European Consumer tramite una massiccia campagna di informazione, è definito come una truffa a scopo esclusivamente economico a danno di persone “fragili”.

(AGENPARL) – Roma, 14 mar

venerdì 11 marzo 2011

La differenza tra “Sette” e “Non Sette”

ho trovato questo articolo sul sito della dottoressa lorita tinelli e lo riporto ai miei lettori perchè lo ritengo interessante..
Di Kjell Totland, psicologo

(questo articolo (1) è pubblicato su “Kirke og Kultur” vol. 4-98, p. 355-368 Norvegia)

Nella discussione su cosa sia problematico nelle sette religiose, l’attenzione è perlopiù concentrata su come le sette differiscano dalle comunità religiose non settarie, ma un piccolo interesse è rivolto anche a ciò che hanno in comune. L’autore pensa che vi siano una buona quantità di similitudini quando vengono considerati gli atteggiamenti degli individui coinvolti. A fini semplificativi, l’autore afferma che gli “atteggiamenti egocentrici” come fenomeno di osservazione, possono essere riscontrati nei seguaci di tutti i credi religiosi e a vari livelli. L’autore presenta anche degli esempi rilevanti di similarità tra il punto di vista autoritario nell’educazione dei bambini ed i modelli simili espressi nei legami religiosi.

Come può essere definito il termine setta?

Tradizionalmente si distinguono le sette dalle comunità non settarie, dal momento in cui si prendono in considerazione le dinamiche interne con tratti settari. La ragione basilare di questa differenziazione porta all’identificazione di alcune comunità religiose come una potenziale minaccia. Fino ad un certo punto sono d’accordo con questo punto di vista. Tuttavia categorizzare in questo modo presenta un po’ di problemi.

In prima istanza si assume che specifiche comunità religiose siano settarie. Beckford (1975) afferma che ci sono solo delle differenze di grado tra sette e non-sette. Beckford inoltre suggerisce che una serie di criteri specifici potrebbero essere adottati, criteri che si collegano a vari gruppi religiosi e che possono formare una base per ricerche oggettive e discussioni fondate.

Parallelamente possiamo considerare la definizione della parola psicopatico: tradizionalmente dovevamo descrivere una persona come psicopatica o no. Ed è comunemente accettato che era corretto mantenere questa distinzione perché era importante enfatizzare l’esistenza di tratti di personalità descrittive degli psicopatici. Tuttavia, il termine psicopatico è stato gradualmente sostituito dal termine “sociopatico” perché m dietro il termine “psicopatico” vi era una diagnosi di tipo distruttivo ed era invece necessario focalizzarsi sull’abilità individuale del soggetto, che gli permetteva di essere funzionale nel suo ambiente sociale. Oggi noi affermiamo che gli individui possono, in grado maggiore o minore, mostrare delle tendenze psicopatiche, e che tutti gli esseri umani in una o più forme nel corso della loro vita potrebbero mostrare comportamenti psicopatici o utilizzare dei meccanismi psicopatici, e che il termine psicopatico può solo essere impiegato quando questi tratti e strategie sono osservabili da criteri definiti.

Gli altri miei commenti seguiranno la definizione che preventivamente ho usato sull’interpretazione del termine psicopatico.

Creando una demarcazione tra la definizione di sette e di non-sette, possiamo anche differenziare potere e controllo in relazione alle nostre stesse credenze, così da causare una chiusura piuttosto che l’ascolto e l’apprendimento da ogni altro individuo. Forse una persona si sente a disagio nel gruppo scelto, che non sempre rappresenta la “vera e reale verità” e che altri gruppi “divergenti” possono rappresentare anche qualcosa di positivo. Anziché perseverare su questi punti di diversità, la comunità settaria chiuderà i confini nella sua identità. In questo modo qualunque potenziale minaccia da altri movimenti di pensiero è eliminata.

In aggiunta il principio base è statico e non viene considerato: a) che gli esseri umani differiscono: due persone possono essere membri di una comunità religiosa particolare ma solo uno può avere un’attitudine settaria; b) oltre un dato periodo di tempo la comunità religiosa può modificare o cambiare il punto di vista, oppure l’opinione sociale di cosa è settario può cambiare. Come esempio possiamo prendere la parola “dissidente” che ha una connotazione negativa, c) da paese a paese o da posto a posto; o d) cosa il gruppo religioso insegna, cosa il singolo membro interpreta, o cosa il singolo membro crede in quel dato momento ed i segnali dati in interazione formale o informale.

Non vi è un accordo definito su ciò che di base renda setta una comunità religiosa.

A) La definizione formale afferma che una setta è un gruppo dissidente che viene fuori da una religione. (rif. Aschehoug e Gyldendal, 1986). Comunque non tutte le comunità religiose che sono definite sette rientrano nella categoria. Occorre tenere a mente che secondo questa definizione i cristiani ortodossi sono stati considerati originariamente una setta allorché si liberarono dall’ebraismo, in quanto gli ebrei hanno disubbidito al volere di Dio.

B) La definizione più accettabile di setta è: un piccolo gruppo di persone che vivono pressoché isolati ed hanno dei propri interessi religiosi e proprie pratiche.

C) Altri possono interpretare le sette come tutto ciò che è inserito nella categoria delle “nuove comunità religiose”.

D) Ci sono coloro che hanno tentato di definire le sette attraverso l’elencazione di specifiche caratteristiche comuni- per esempio quelle definite da Lavik (1985) e Ulland (1995). Le caratteristiche più significative sono state il controllo ambientale, intellettuale ed emozionale, standardizzazione, perfezionismo, leadership carismatica, categorizzazione dell’individuo, ecc.. Avere specifici criteri significa avere un approccio più serio. Ma vi sono difficoltà circa questi criteri.

Uno dei risultatati di ciò è che si può provare che un particolare gruppo è una setta nel seguente modo: per prima cosa un certo gruppo che è considerato settario è selezionato, ed in seguito il gruppo viene descritto in termini settari riferendosi ad uno specifico set di criteri e si estrapola in conclusione che la comunità religiosa in questione è una setta. Con metodi simili è facile provare che una setta usi il “lavaggio del cervello”.

E) E’ conoscenza comune che le sette fanno a pezzi i principi umanistici della nostra società, per esempio quelli della Commissione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani, essendo queste (le sette) autoritarie, patologiche, anti-democratiche, abusive, o che minano i principi di rispetto ed eguaglianza (un punto di vista che ho sostenuto).

F) Altri equiparano il settarismo alle false dottrine (due idee che possono essere prese separatamente). In Norvegia dove il Luteranesimo è religione di Stato c’è stata la pratica di definire sette in base a dei gradi da cui si differisce dalla dottrina accettata: 1) il vero credente che accetta gli insegnamenti di Lutero 2) comunità indipendenti che aderiscono a credo differenti, ma che non sono considerati dei non-cristiani, 3) sette, che si sono mosse molto lontano dagli insegnamenti cristiani cosicché sono considerati non- cristiani nelle caratteristiche e 4) culti, le cui idee sono definitivamente fuori dai modelli accettati, ed in aggiunta posseggono degli elementi distruttivi come l’isolamento, forme di abuso, ecc.. Johannesen (1991) afferma quanto segue (p.190): la parola culto può avere vari significati, ma spesso si fa differenza tra il termine “setta”, che comprende un gruppo entro un contesto cristiano, e “culto” che non è incluso in questa definizione. Hoekema (1972) distingue tra vere e false sette affermando che le sette vere hanno rotto i legami con la chiesa madre, ma mantengono il rispetto per quella comunità religiosa. Le false sette, al contrario, sono caratterizzate da : 1) ipervalutazione di se stessi, 2) rendere importante cose non essenziali e viceversa, 3) focalizzazione sul perfezionismo, 4) rottura dei legami dalla base cristiana e dai suoi insegnamenti, 5) utilizzazione di un’autorità scritta che non è la Bibbia, 6) trascuratezza della giustificazione di misericordia, 7) minimizzazione di Cristo, rivendicazione che il solo particolare gruppo di membri può essere salvato e 9) affermare che loro (gruppo) avranno un ruolo centrale nel “giorno del giudizio”.

G) Occasionalmente le parole sette e culto sono usate in maniera interscambiabile, per es. Hoekema usa la parola culto per i Mormoni, gli “Scientist cristiani”, cosa che non viene fatta in Norvegia.

Un esempio di come si possa fraintendere quando non vi è un significato universale della parola setta venne illustrato dalla rivista “Vi Menn” dove si sosteneva che i Pentecostali fossero una setta , che subito dopo (in seguito alle reazioni dei lettori), nell’uscita 35/95, dovette ritrattare.

Secondo me è corretto identificare le comunità religiose ed i gruppi come sette quando vanno contro i princìpi umani di base come il rispetto e l’uguaglianza. Gli esseri umani sono tali quando si prendono la responsabilità di informare gli altri degli elementi distruttivi e minacciosi che esistono nella nostra cultura, quando questi esistono.

Occorre tenere a mente che il settarismo è qualcosa che non può essere trovato in tutti i contesti religiosi. Per chiarire questa differenza voglio usare il termine 16 comportamenti religiosi settari.

La mia definizione di setta religiosa sarà quella che concerne una comunità religiosa, o gruppi religiosi, che presentano punti di vista o idee che sono chiaramente in opposizione ai princìpi base di rispetto e uguaglianza. Questi comportamenti possono essere chiaramente espressi sia dalle congregazioni sia dalle posizioni di leadership. Ma in pratica è molto difficile (se non impossibile) affermare categoricamente quando una non-setta diviene una setta, o viceversa. Secondo me è piuttosto usuale trovare che su un livello individuale si trovi gente in una non- setta con punti di vista che sono molto estremi rispetto ai membri di una setta comparabile. Possiamo concludere che la differenza tra sette e non-sette porta a discutere su due variazioni aperte ad interpretazioni flessibili ma ad un certo punto sovrapponibili.

Comportamenti egocentrici nelle comunità religiose

Trovare una definizione accettabile degli insegnamenti settari è abbastanza difficile, considerando il fatto che il concetto può essere collegato a molte idee simili che sono particolarmente non chiare o possibilmente sovrapponibili. I termini che possono essere applicati sono autoritario, egocentrico, esclusivo, fondamentalista, fanatico, fascista, distruttivo, indottrinante, dogmatico, assoluto, totalitario, estremo e cultista. Fra queste caratteristiche voglio enfatizzare i comportamenti egocentrici che sono la base per altri punti di vista settari collegati. Nella seguente presentazione elaborerò questi ultimi. Esempi di egocentrismo nelle comunità religiose possono indicare come le non-sette possono divenire sette quando questi comportamenti sono rinforzati e diventano accettati come insegnamento corrente.

1.Ipervalutazione della propria posizione
Qualcuno considera se stesso o l’organizzazione come “scelto da Dio”, come un individuo che Dio sceglie per illuminare le persone su ciò che Dio realmente significa, e coloro i quali sono fuori da queste organizzazioni sono considerati il problema e non la soluzione. Nelle sette, questo modo di ragionare diventa parte dell’insegnamento religioso, e l’organizzazione significa essere migliori delle altre persone.

1.Competizione attiva per provare quale gruppo Dio ha scelto

Quando l’enfasi è posta sull’essere importanti diventa essenziale mostrare di quali tratti la comunità scelta è in possesso del provare che essa (la comunità) ha una relazione esclusiva con Dio. Ciò può essere reso indirettamente e direttamente. Lo si può affermare in questo modo: Dio ha parlato con me, Dio si è mostrato a me, o Dio si è rivelato a me. Oppure in maniera indiretta: tardamente ho veramente compreso cosa sia la misericordia o: sono diventato molto più consapevole di come senza aiuto e dipendente io sono con Dio. Nelle sette ciò può essere espresso dai capi che dicono in chiari termini che lui/lei hanno una relazione speciale con Dio, anche sostenendo che Dio parla con la congregazione attraverso lui/lei.


1.Enfatizzare il proprio successo
Quando qualcuno esibisce tratti egocentrici può essere sbagliato dire che sia debole. Un individuo enfatizza come sia disciplinato esercitandosi nella devozione religiosa, come pieno di fede legge la Bibbia, come desiderosamente passi alla parola buona ecc.. Discutere materialmente aspetti del proprio carattere, mostrare punti di vista inconsistenti, ammettere fallimenti reali è più sconveniente. Ciò è dimostrato nelle sette da “capi esemplari”, sottolineando come si può imparare seguendo il buon esempio. I capi possono essere anche presentati come perfetti, divini, ecc..

1.Focalizzarsi sulla qualità visive mostranti valore intrinseco


Il criterio per il valore intrinseco può essere a) avere “disciplina spirituale”, b) che nell’apparire si può dare l’impressione di una mancanza di correttezza spirituale, c) che si osservano i capi “accettati”, d) che si è ben informati sul gruppo e sull’uso della lingua e la si utilizza in maniera appropriata, o e) ci si è sposati con qualcuno che fa dei lavori spirituali. L’ultimo aspetto di questi criteri è che l’enfasi è posta sugli esseri individuali presi come esempio e che l’identità è basata su feedback positivi. Nelle sette il movimento di pensiero può essere 1) pensare ossessivamente “Dò una buona impressione?” “Sono un buon rappresentante per le persone scelte da Dio?” o “C’è qualcosa in me che fa di me qualcuno che ha scarse probabilità di vittoria?” 2) una setta rigida di regole per comportamenti corretti o 3) le ragioni per l’esclusione sono basate dall’inosservanza dei “comportamenti accettati”.

1.Cultura della leadership spirituale

Coloro i quali non possono vantarsi della loro importanza, successo, o che non hanno una relazione con Dio, sostituiranno questa mancanza ammirando coloro i quali hanno questo status, menzionandoli di frequente, citando le loro opinioni, comprando le loro pubblicazioni, sperando di essere notati da loro, ecc.. Questo avviene nelle sette dove c’è un leader carismatico. Non è impossibile per un leader della setta domandare adulazione dove essi possono impiegare varie forme di abuso per assicurare questo tipo di controllo.

1.Iper-enfasi su mete ed efficacia

Quando si è nella posizione di essere scelti per vedere il piano segreto di Dio, è necessario non perdere tempo per poterlo mettere in atto. Tutte le attività e le energie devono essere centrate sulla meta finale e sullo speciale incarico di cui si è stati investiti. Comportamenti che vengono fatti con spontaneità, rinunce e pigrizia sono disapprovati e vengono eliminati. Coloro che cercano queste condizioni inaccettabili sono esclusi dal gruppo elitario ma possono partecipare ad un livello più basso. Nelle sette spesso le sanzioni sono più drammatiche. L’individuo che è contrario all’essere indottrinato totalmente e aderisce alla disciplina può rischiare l’ira di Dio, la dannazione, l’esclusione o l’isolamento.

Un altro aspetto è l’enfasi su lato “spirituale” di un individuo piuttosto che la focalizzazione sull’ “intero essere umano”. Prendere in considerazione il background dell’individuo, le potenzialità, i bisogni emotivi o fisici, la curiosità intellettuale, lo status economico e sociale e altri fattori che possono causare l’allontanamento dalla meta viene di molto sminuito. Il risultato è un sistema fondato su piccole basi ma che alla lunga può causare problemi psicologici. Ciò è osservabile nelle sette quando la famiglia, gli amici, l’educazione, gli attaccamento emotivi sono fuori dalla setta stessa.

Un altro aspetto è la paura dell’ambivalenza, contraddizione ed insicurezza in se stessi o negli altri. C’è anche un piccolo margine di interpretazione della dottrina dall’essere aperti di mente ed intellettualmente curiosi. Nelle sette ciò è enfatizzato dai capi che affermano che ognuno serve Dio volentieri, e ognuno ha un’interpretazione comune di cosa Dio pensi e cosa Egli insegna, e che coloro i quali sono in disaccordo saranno “persuasi” a cambiare i loro pensieri, o se non serve, a essere definiti “ribelli” o “anti-conformisti”.

1.Una emotiva o positiva rivelazione che per un individuo diventa dogma e porta tutti nel gruppo

L’unica esperienza che un individuo può avere, o il modo in cui essa avviene bisogna che venga rivissuta dagli altri seguaci. Come risultato si può assumere che una conversione religiosa può seguire un solo modello. Questo è un tipico modo di pensare quando si avvertono sentimenti positivi come risultato di un’esperienza religiosa. Ma può essere visto anche in relazione al glorificare persone usando i “giusti” metodi, o per paura della diversità e che qualcuno professante altre visioni si distacchi e crei caos. Nelle sette alcune idee possono divenire dottrine a causa dell’enfatizzare fortemente la via seguita dal leader e che questi passi siano giusti da seguire.

1.Il pensiero del gruppo

Questo modo di pensare è evidente quando una comunità considera se stessa superiore agli altri. Gli altri gruppi sono “tollerati”, si “simpatizza” per coloro i quali non hanno visto la luce, e si prega affinché Dio nella Sua misericordia dimenticherà e offrirà loro salvezza. Si può anche separare le persone in due categorie, i “numeri uno della squadra” ed i “secondi” in base a a) coloro che hanno ricevuto una chiamata personale e coloro che non l’hanno ricevuta; b) coloro che sono “veri seguaci” e chi è soltanto un “cristiano ordinario”; c) coloro che hanno ricevuto “messaggi diretti” da Dio e chi non li ha ricevuti; d) coloro che conoscono la grazia di Dio e) coloro che sono stati investiti dallo Spirito Santo in contrasto con chi non ha avuto tale esperienza; f) coloro che danno la “giusta” interpretazione della Bibbia e coloro che non la danno. Mi auguro di non rendere l’idea che tutti coloro i quali la pensano in questa maniera siano necessariamente egocentrici. Ma ciò descrive un tipo di teologia che è veramente adatta ad individui che sono egocentrici e che hanno uno specifico bisogno di verificare la loro mancata separazione ed esclusività. Nelle sette si vedono esempi di pensiero di gruppo quando si dice che gli “altri” sono scarsamente “accettati o salvati” o quando la salvezza è associata all’aggregazione o alla leadership.

1.Eguagliare il valore di una persona e la posizione

Nelle comunità religiose che hanno una gerarchia non è inusuale per un individuo godere di uno status specifico in relazione a come egli sia posizionato nel sistema o a quanta responsabilità ha. In altre parole si eguaglia il valore della persona alla sua posizione. I sistemi che hanno una gerarchia piuttosto che un’organizzazione “fissa” servono ad attrarre persone che hanno bisogno di sentimenti esclusivi e separati. Questo è abbastanza evidente nella setta dove vi è una chiara separazione tra ”capo” e “seguaci”

1.La mancanza o la ritrosia nel vedere la realtà e la propria interpretazione della realtà devono logicamente essere due differenti fenomeni

In psicologia c’è una teoria chiamata “equivoco ego-sintonico” (Watzlawick 1976). Ciò appare negli individui che sono incapaci di vedere qualcosa in maniera oggettiva e la loro stessa interpretazione della situazione dà a questa esperienza una base ideologica. Questo movimento di pensiero è osservabile in tutte le religioni. Alcuni possono affermare che io conosco cosa è scritto nella Bibbia, non lo interpreto, o non ci sono motivi di equivoci, ma solo restare fedele a ciò che è scritto nella Bibbia, quando vengono fuori edizioni controverse o complesse. Altri hanno anche pensieri categorici e vedono ciò come la chiara missione di vita, informando il resto del mondo su ciò che hanno “visto” senza vedere se il resto del mondo è interessato o meno. Wormnes (1981 p.189) afferma che i comportamenti ego-sintonici possono essere permessi per sviluppare le religioni rigide poiché tolleranza e rispetto per altri modi di pensare e di vedere la realtà non sono prevalenti. In queste comunità tutto ciò che è differente diviene una minaccia e deve essere eliminato e varie tecniche verranno utilizzate per mantenere consistenza e stabilità.

11. Pensiero morale

La morale è un’arma da usare verso un individuo o un gruppo quando il loro comportamento è stato considerato inaccettabile. Ciò può avvenire nel seguente modo: b) l’assunto è che le azioni di qualcuno siano motivate da egoismo; c) le azioni sono premeditate e deliberate c) nessuno è interessato del perché ci si comporti in una data maniera (ragioni dovute alla genetica o alla personalità) o altri fattori che spiegano il suo comportamento e possiamo spiegare perché una persona si comporti in una particolare e significativa maniera per soddisfare i suoi bisogni. Questo modo di comportarsi può essere familiare per chi è fuori dalla situazione settaria. Nelle sette chi è “fuori” (spesso riferito al mondo) è presentato come eretico e satanico che non fa sforzo alcuno per cambiare.

Comportamenti autoritari

Le convinzioni egocentriche sono, secondo me, una caratteristica base delle sette e la ragione per la mancanza di rispetto e uguaglianza trovate in tutte le relazioni religiose, più sicuramente nelle sette religiose. Sono anche la base per vari altri comportamenti, per esempio la condotta autoritaria.

Voglio mettere in evidenza che il comportamento autoritario o egocentrico non è dato da qualcosa che è trovato esclusivamente nelle comunità religiose, ma esiste nella società in quanto tale. Per illustrare ciò presenterò un confronto del comportamento autoritario sia come viene impiegato nell’educazione dei bambini, sia nelle comunità religiose.

1.Fini

Educazione autoritaria Comunità religiose autoritarie

Gli adulti non hanno specifici fini Non ci sono specifici fini eccetto

eccetto ottenere “pace e quiete”. mantenere lo “status quo”.

(rif. Hans e Fritz)

Il fine è essere ammirato e avere una Il fine è potere, influenza e ammirazione

“buona reputazione”. dalla massa e società come tale.

Il fine è l’auto-realizzazione attraverso la propria discendenza.
Il fine è adempiere alla propria chiamata

attraverso la congregazione

1.Comportamenti
Educazione autoritaria Comunità religiose autoritarie

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Gli adulti hanno già deciso il percorso Lo slogan è: Venire come se stessi e

della vita dei bambini. diventare come noi. C’è un obiettivo definito

per tutti i membri.

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Gli adulti sono motivati da sentimenti di obbligo Il riferimento è dato dalla chiamata di Dio

e ancor più, dai princìpi. le leggi di Dio, e regole formali ed informali.

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Gli adulti sono primariamente interessati al L’enfasi è sui fattori esterni che danno comportamento dei bambini. una buona impressione e attestano uno

sviluppo positivo.

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Gli adulti mostrano pochi interessi legati L’interazione del capo con la congregazione

al contatto con il bambino. è primariamente un movimento strategico

e non ha altro valore.

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L’adulto non è preoccupato delle altre abilità L’enfasi è posta sulla rimozione dei tratti

che il bambino possiede. negativi che i membri possono avere. I

feedback positivi vengono dal gruppo.

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Gli adulti mostrano poco interesse per i C’è poco interesse su come i membri

sentimenti e le emozioni dei bambini. realmente vivono la situazione.

Gli adulti disapprovano un bambino che si I capi sono gli unici che decidono i passi

sviluppi sui propri passi. di sviluppo, non vi è considerazione . dello sviluppo individuale.

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Gli adulti hanno un problema nell’accettare L’obbedienza deve essere rispettata il

il modo di imparare di un bambino per ottenere più presto possibile. Dubbi o incertezze

buon risultato. “Coloro che si smarriscono sono considerate negative. Ogni forma

devono pagare”. di opposizione è punita con sanzioni.

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1.Metodi
Educazione autoritaria Comunità religiose autoritarie

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Gli adulti non permettono domande I capi hanno ricevuto la loro

critiche sull’educazione dei bambini. chiamata direttamente da Dio. Il

criticismo dei seguaci nella gerarchia

è impossibile.

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Gli adulti di solito parlano ai bambini e C’è poco dialogo e la comunicazione

non con loro. è un modo per relazionare etica e

morale.

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Gli adulti usano loro stessi come punto I capi che sono stati “chiamati” sono

di riferimento. Ricorda chi sono, quale tipo di un punto focale e di riferimento per

comportamento non sarà tollerato in casa mia. motivare i seguaci.

Gli adulti ricorrono alla paura ed alla coercizione La dannazione della paura di Dio,

piuttosto che alla cooperazione. esclusione ed isolamento sono

fattori comuni per rinforzare

l’adesione.





Conclusioni

Secondo me, sia “l’educazione autoritaria” che “le comunità religiose autoritarie” esprimono un bisogno di coltivare noi stessi e di dominare e controllare le altre persone. Questi comportamenti settari possono essere visti sia nelle comunità religiose sia in quelle non religiose. Queste possono essere spesso ingegnose. Possono, in maggiore o minore grado, influenzare un ambiente sociale attraverso norme formali o informali. E negli ambienti religiosi questi comportamenti possono più o meno essere espressi come una parte degli insegnamenti accettati.

L’enfasi viene focalizzata solitamente sul tipo di comportamenti presenti nelle sette e come loro possono influenzare una persona psicologicamente e come celino cosa accade realmente. Comunque poca attenzione viene data a questi fattori quando si considerano le non- sette. Ma questi comportamenti sono piuttosto comuni e la differenza tra sette e non-sette è forse minima rispetto a quello che possiamo pensare. Come esempio possiamo esaminare alcuni meccanismi celati che possono essere trovati in congregazioni religiose “ordinarie” ( e molti di questi esistono anche nei gruppi settari).

a) Si enfatizza l’essere un membro accettato di un gruppo, che segue “l’insegnamento corretto” e appartiene ad una maggioranza religiosa e perciò merita rispetto nella società;

b) l’impressione esteriore che si da è l’obbligo primario;

c) onestà, spontaneità, rispetto, sincerità e ascolto attivo vengono cambiati in comportamenti inibiti, superficialità, manipolazione, presa di posizione, ecc.;

d) in teoria c’è una buona spinta all’eguaglianza, ma nella realtà si piace essere al centro;

e) si nasconde il proprio punto di vista attraverso la tecnica della ridefinizione, per esempio dicendo che ci si aspetta “solo” rispetto ma in realtà si domanda obbedienza;

f) si cerca di eliminare il passato;

g) falsa sincerità. Il tempo è speso in valutazioni, discussioni critiche e nel sottolineare come si sia “aperti di mente”, ma il criticismo viene in effetti trascurato;

h) i cambiamenti superficiali possono essere attuati ma le idee di fondo e le convinzioni rimangono le stesse;

i) molto tempo è dedicato all’ascolto dei commenti degli altri, alla discussione delle loro osservazioni, ma sempre con la precauzione di non rivelare i propri pensieri (es. hai qualcos’altro da dire?)

j) il focus è posto sulla “guerra contro le sette” perché nessuno sia sospettato nell’avere questi stessi comportamenti;

k) quanto più gli individui si posizionano in alto tanto più mostrano una mancanza di rispetto e di eguaglianza. Le azioni delle persone in questione vengono giustificate sostenendo che “le loro azioni sono buone”, che loro sono strapazzati, pressati all’esterno, tentazioni a cui è difficile resistere, abilità di parlare pubblicamente, e così via. I problemi devono essere fronteggiati ed i membri devono non “provocare agitazione” per la buona reputazione della congregazione e le possibilità di espansione. Si persegue il principio del “fine giustifica i mezzi”.

A queste “forme di manipolazione” può essere sensibile un seguace che già incontra comportamenti settari nella nostra cultura, ed è qualcosa che lo coinvolge sempre di più.

Molto è già stato scritto su chi vive in una setta. Queste persone possono vivere gravi difficoltà nel momento in cui vivono fuori dalle sette. Contrariamente a chi vive in una non-setta. Ma chi ha vissuto comportamenti settari in una congregazione che fa parte delle “comunità religiose accettate” non sarà necessariamente visto con simpatia quando deciderà di andare via. Anzi questa uscita può essere “difficile”. Perché: non si abbandona una religione a meno che ci sia qualcosa di sbagliato quando l’individuo è coinvolto. E se questo individuo non va in un’altra congregazione accettata, è considerato “spiritualmente perso” incurante del fatto che può essere estromesso dagli aspetti religiosi, oppure perché è diventato uno che “sta a casa” per lo scetticismo della religione organizzata (o dovuto ad altre ragioni). Coloro che hanno “rigettato” la religione a causa di un’associazione settaria o no, sono un gruppo di individui che vediamo nella nostra società e noi, in qualità di esseri umani, dobbiamo mostrare il giusto rispetto, interesse e compassione.

Bibliografia

Aschehoug & Gyldendal (1987): Store Norske Leksikon. Gyldendal Norsk Forlag, Oslo.



Beckford, J.A. (1975): The Trumpet of Prophesy. A Sociolgical Study of Jehovah’s Witnesses. Basil Blackwell, Oxford. England.



Hoekema, A.A. (1972): The Four Major Cults. Erdemans Publishing Co. Grand Rapids, Michigan. USA.



Johannessen, G. H. (1992): “Vekkelse eller villfarelse? Trosforkynnelsen alias Herlighetsteologien: Hvor herlig er den?” Lunde Forlag, Oslo.



Lavik, N.J. (1985): Frelst eller forført? Om “hjernevask” og psykologisk påvirkning i ny-religiøse sekter. Gyldendal Norsk Forlag, Oslo.



Singer, M.(1979): Coming Out Of The Cults. Psychology Today, 12:72-82.



Ulland, D. (1995): Religiøs sekterisme og mentale lidelser. Kirke og kultur, 2/1995.



Watzlawick, P. (1976): How real is real? Random House, New York. USA.



Wormnes, B. (1981): Reformulering som terapeutisk teknikk. Tidsskrift for Norsk Psykologforening. Nr. 4, Vol. 18. S.187-196.




Copyright © 2001 Kjell Totland

Traduzione italiana a cura della d.ssa Quattromini Olimpia, psicologa clinica dello sviluppo e delle relazioni © 2011

Supervisione Dr.ssa Lorita Tinelli

(1) Avvertenza: Questa traduzione non è stata realizzata da traduttori professionisti, pertanto ci scusiamo per eventuali errori.

giovedì 3 marzo 2011

Arkeon, processo rinviato ad aprile

Gli adepti se la ridono: il giudice è malato così... Nel frattempo si apre l'inchiesta sul “maestro” della setta suicidatosi la scorsa settimana
Udienza rinviata ad Aprile perché “il Presidente del consiglio giudicante è malato”. Slittano ancora i tempi della giustizia sul processo alla psico-setta Arkeon, i cui adepti sarebbero stati manipolati psicologicamente da fantomatici “maestri” col fine di estorcere denaro e favori di ogni genere. E chissà cosa racconteranno ora i giudici, alle vittime delle violenze psicologiche e morali – ma anche fisiche – lasciate sole dalle autorità a fronteggiare minacce e diffamazioni di ogni tipo da parte dei “fedelissimi” di Arkeon. Questi ultimi, di certo, se la staranno ridendo per l'impunità di cui godono e per i tempi di un processo che, se continuerà a questo ritmo, rischia di cadere nell'abisso della prescrizione. E chissà che non abbiano già postato, sui loro blog sparsi per tutta la rete, frasi di giubilo e di scherno contro gli psicologi del CeSAP (Centro studi per gli Abusi Psicologici) e dei testimoni fuoriusciti della setta che si sono schierati a parte civile nel processo, illusi che la magistratura possa riportare la luce nelle loro vite ancora minacciate dall'ombra inquietante della setta. Ma non trapelano solo notizie scoraggianti dai palazzi di giustizia. Si è aperta in questi giorni un'inchiesta sul caso di Carlo Fornesi. Lo psicologo genovese, ex “maestro” di Arkeon, suicidatosi venerdì scorso nel suo studio nel capoluogo ligure. I suoi computer sono stati sequestrati dalla polizia che ha avviato le indagini sulla morte. E chissà che dai files che verranno esaminati non vengano fuori nuove verità.Fornesi era stato il primo a denunciare Arkeon e, insieme ad una ex discepola e alla psicologa Lorita Tinelli (parte civile nel processo nonché fondatrice del CeSAP), nei mesi scorsi aveva ricevuto oltre un centinaio di denunce da altrettanti membri della setta, più un atto di citazione con richiesta di oltre quattro milioni di euro di danni. Calunniato e diffamato nella rete informatica, dai blog creati da alcuni membri di Arkeon e dai suoi sostenitori, lasciato dalla moglie (anch'essa adepta di Arkeon) che era stata indotta a sposarlo durante la sua “militanza” nella setta, lo psicologo 43enne – che soffriva da un po' di tempo di una forte depressione causata, pensano in molti, principalmente dal recente divorzio – non ha retto a tutto quanto decidendo di farla finita.Complice una giustizia troppo lenta, un teste chiave nel processo è morto e con lui finiscono nella tomba anche i segreti che avrebbero potuto fare luce sulle pressioni psicologiche e sul “lavaggio del cervello” che subiva chi entrava in contatto con Arkeon. Dopo la morte del Fornesi, sale la pressione sugli altri testi che si apprestano a parlare ai giudici. La paura più grande è che il processo cada in prescrizione, seconda solo alla paura di subire violenze di ogni tipo da parte delle centinaia di membri che ancora oggi continuano a minacciare di morte chiunque metta i bastoni tra gli ingranaggi della macchina trita-menti di Arkeon. “Sono oggetto di continue minacce, anche di morte, da parte di alcuni adepti della setta – ha dichiarato la dottoressa Tinelli – voglio che sia fatta giustizia e che la macchina giudiziaria del nostro Paese non sia così lenta come sembra invece essere”. La lentezza delle procedure processuali, infatti, potrebbe portare alla prescrizione di alcuni dei reati imputati al fondatore della setta Carlo Moccia. “Continuo la mia lotta contro un gruppo di persone che agisce in modo mafioso – ha continuato la psicologa – sotto continue minacce e denigrazioni, anche per mezzo di internet (sono molti i blog dei seguaci di Arkeon che gettano fango sulla psicologa nocese ndr), non esco più la sera, sono stata costretta a spostare la sede del mio studio in un luogo abitato e vivo ogni giorno con la paura di ritorsioni su di me e, soprattutto, sulla mia famiglia”.

Mirko Misceo