lunedì 20 febbraio 2012

Processo ‘Arkeon’, continua la sfilata dei testimoni

Lunedì scorso l’udienza davanti ai giudici della Seconda Sezione Penale
Continua il dibattimento in corso davanti al collegio giudicante della Seconda Sezione Penale del Tribunale di Bari alla presunta psicosetta denominata ‘Arkeon’. Nel corso della lunga udienza celebrata l’alto giorno, durata fino alla prime ore del pomeriggio anche a causa d’una imprevista sospensione delle udienze verso mezzogiorno, sono sfilati altri testimoni a discarico citati dagli avvocati difensori di Carlo Moccia e degli altri imputati. Tutti in sostanza hanno confermato d’aver partecipato a quelli che loro ritenevano solo corsi terapeutici di vario livello, senza alcun pericolo per chi vi partecipava. Anzi, alcuni testi hanno confermato che alle riunioni ‘Arkeon’ tenute verso la fine degli Anni Novanta tra le sedi di Bari e Roma, erano presenti talvolta anche bambini, accompagnati dai propri genitori. Tra le testimonianze che hanno attirato maggiormente l’attenzione del collegio, quella resa dal dottor Antonino Caruso, medico chirurgo palermitano anche lui per diec’anni membro dell’associazione guidata da Moccia e da alcuni suoi stretti collaboratori. Il medico siciliano ha confermato d’aver partecipato ai corsi di tutti i livelli, con la propria famiglia, a partire dal ’97 e fino al 2007, allo scopo di approfondire il metodo ‘Reiki’ applicato da Arkeon. Lo scopo, come ha dichiarato sotto giuramento ai giudici, era quello di capire se era vero che c’erano casi di auto-guarigione dalle malattie, per spiegare infine che nel corso delle riunioni c’era una grande forza di rilassamento tra i partecipanti e che, in ogni caso, non si parlava mai nei termini convenzionali di guarigione. Il medico ha partecipato alle riunioni ‘Arkeon’ per libera scelta, come del resto i suoi famigliari, senza aver mai subito costrizioni di sorta, anzi, ha visto donne che rifiutavano di partecipare, per esempio quando si trattava di chiedere elemosine in pubblico. Ma il teste ha anche spiegato di non aver mai assistito a maltrattamenti di alcun genere, precisando che i costi in capo agli associati partivano da un minimo di 100 mila lire (trasformati poi in 100 euro) fino al doppio a seduta, a seconda dei livelli. L’anno scorso in aula ha deposto anche la psicologa Raffaella Di Marzio, una delle più importanti esperte italiane di nuovi movimenti religiosi, anch’essa interessata in passato al caso Arkeon. E il primo passo da compiere, come ha ripetuto la Di Marzio dinanzi ai giudici baresi, era proprio quello di evitare “condizionamenti” basati sulle prese di posizione dei mass-media e di sedicenti esperti non adeguatamente qualificati. In base agli studi effettuati la psicologa ha spiegato che il gruppo Arkeon non ha mai presentato le caratteristiche della setta, pur sottolineando la necessità di ulteriori studi: “Sarebbe stato mio vivo desiderio proseguire con gli approfondimenti – ha precisato l’esperta in aula durante una delle ultime udienze – ma la mia attività scientifica è stata inspiegabilmente ostacolata, anzi inquisita per il solo fatto di aver voluto avviare uno studio, procedimento poi ovviamente archiviato”. Secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Francesco Bretone, invece, Arkeon sarebbe una sorta di 'psico-setta' che, utilizzando tecniche vagamente ispirate alle filosofie orientali del Reiki, in dieci anni sarebbe riuscita a raccogliere addirittura 10 mila adepti in tutta Italia e a truffare molte persone, obbligandole a partecipare a costosi seminari dicendo loro che sarebbero guarite da tumori, aids o infertilità, oppure da problemi spirituali. Dopo l’indagine serrata della procura di Bari, infatti, sono stati contestati i reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza. I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008. Per partecipare ai seminari di Arkeon, il costo minimo si aggirava sui 260 euro e arrivava, a mano a mano che si passava di livello, a 15.000 euro. Ma una coppia del nord Italia che cercava di risolvere la propria crisi matrimoniale ha detto alla polizia di avere pagato 100.000 euro, così come una donna che credeva di aver subito violenza sessuale nel passato. Sul banco degli imputati c'e’ Vito Carlo Moccia, che diceva di essere psicologo, ma non ne aveva i titoli, anche se nessuno dei testi sfilati l’altro giorno in aula a Bari l’ha mai sentito millantare. Il processo in corso a Bari s’avvia verso la conclusione dell’istruttoria: il 27 febbraio saranno ascoltati gli ultimi testimoni e altri tre consulenti ed entro la prossima primavere, dopo requisitoria del pubblico ministero e arringhe difensive, dovrebbe arrivare la sentenza.

Francesco De Martino

Domenica 19 Febbraio 2012 18:37

giovedì 9 febbraio 2012

Psico-setta Arkeon: a che punto è il processo? A quando la verità?



La “Arkeon”, ribattezzata “psico-setta Arkeon”, contava migliaia di affiliati in tutta Italia ma, a seguito di numerose denunce, finisce nel mirino della giustizia e nelle indagini della Digos. Per 11 indagati l’accusa è di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza. I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008. A capo della Arkeon si trovava Vito Carlo Moccia che, rifacendosi vagamente ad altre tecniche del Reiki, ha disseminato l’Italia con la sua presenza ed i suoi seminari atti a fare adepti e (a quanto dicono le carte ed i testimoni) a spillargli soldi per trovare la “felice isola della vita”. “Soffrivano di tumori, aids, infertilità, oppure avevano problemi spirituali, affettivi, matrimoniali. Così, si rivolgevano ad “Arkeon”. Le prime volte, per partecipare ai seminari, pagavano intorno ai 260 euro. Man mano che si passava di livello, però, gli adepti arrivavano a pagare cifre sui 15 mila euro” (fonte Il Messaggero).

I testimoni di questo processo avevano sporto denuncia presso le questure di molte città italiane, ma non erano mai stati creduti. L’intervento di alcune associazioni che si battono per la tutela dei fuoriusciti dalle sette religiose (vedi ad esempio il CeSAP: Centro studi per gli Abusi Psicologici), e dopo l’intervento della stampa, qualcosa ha cominciato a muoversi.

E leggiamo: Gli adepti di Arkeon venivano, attraverso riti e cerimonie volte a condizionarne la mente, assoggettati alla volontà di individui che si facevano chiamare “mestri”; si parla di cerimonie in cui, tra musica ad altissimo volume, stridenti gong di tamburo ed urla strazianti, i partecipanti venivano portati a credere di essere stati violentati dai genitori o da un non ben precisato pedofilo durante l’infanzia. Uno degli imputati del processo di Bari, il maestro di Arkeon Francesco Antonio Morello, è stato condannato a Milano a 6 anni di reclusione e 5 mila euro di risarcimento, per aver abusato sessualmente di due sue allieve che frequentavano i suoi seminari. Facendo leva sulle loro debolezze e sul ruolo da lui rivestito, le ha indotte a pratiche sessuali che, secondo lui, sarebbero servite a far riemergere il ricordo di un presunto abuso sessuale vissuto nell’infanzia. A Bari Morello è imputato per i reati di associazione a delinquere finalizzati a truffa, abuso della professione, violenza privata. È inoltre indagato per calunnia, insieme ad altri 46 membri di Arkeon che hanno denunciato due fuorusciti della setta e la presidente del CeSAP, la psicologa Lorita Tinelli. A Febbraio dello scorso anno si è tolto la vita, con un colpo di pistola nel suo studio di Genova, il dottor Carlo Fornesi, il primo a denunciare, insieme ad una altra ex adepta ed alla psicologa Lorita Tinelli, il gruppo Arkeon.

Dopo la sua morte sale la pressione sugli altri testi che si apprestano a parlare ai giudici. La paura più grande è che il processo cada in prescrizione, secondo solo alla paura di subire violenze di ogni tipo da parte delle centinaia di membri cha ancora oggi continuano a minacciare di morte chiunque metta i bastoni tra gli ingranaggi della macchina trita-menti di Arkeon. (fonte: quotidianodibari).


La “trasgressione creativa” secondo un ex maestro di Arkeon. Questa “meraviglia” l’ho vista applicare solo a donne che non avevano intenzione di “piegarsi”. Se la moglie oppone troppa resistenza al “passaggio”, salta fuori la mitica “trasgressione creativa ”, agita o solo minacciata, che è una delle più brutte e cattive violenze psicologiche che si possano fare ad una persona: bisogna assistere al tradimento del proprio partner che rivolge le sue attenzioni a una del gruppo che “ha fatto il passaggio” o comunque è “più affidata” stando zitte e accogliendo quella “punizione” perché non si è fatto il passaggio. Allora, o diventi come vuole il maestro e di conseguenza come vuole il gruppo pilotato dal maestro, o vieni lasciata da tuo marito per un’altra donna più docile e “allineata”. E con quale soddisfazione ho sentito il maestro raccontare come queste donne abbandonate passavano le loro giornate a piangere o urlare la loro impotente rabbia al telefono, con lui che non perdeva occasione di girare il coltello nella piaga. Credo che qui si possa ben parlare di sadismo allo stato puro, che viene mascherato da strumento di evoluzione. Questa situazione porta molto spesso una persona a dover sottostare ad umiliazioni e a prostituirsi, in senso psicologico, per non perdere la persona amata e che spesso è rimasta l’unico riferimento affettivo che ha nella vita. (fonte: ilquotidianodibari)

All’udienza del 5 ottobre dello scorso anno, che ha visto sfilare un’ondata di testimoni, non si è presentato (pare per motivi di salute) Vito Carlo Moccia, fondatore di Arkeon, che è stato rinviato all’ascolto il 12 ottobre stesso: ad oggi compare solo il silenzio.

La lungaggine del nostro ordinamento giuridico stà facendo avvicinare troppo il momento della prescrizione quando invece questo processo, che ha un’importanza nazionale, deve concludersi con la verità su quanto accaduto alle persone dentro Arkeon.

Antonella Paparelli