venerdì 15 luglio 2011

L'ALLARME SOCIALE

Da Repubblica..

IL GURU DELLA PORTA ACCANTO

Oltre un milione e mezzo di italiani si legano ad associazioni o sette che coinvolgono la dimensione spirituale. Per molti è solo una normale adesione a una minoranza religiosa, ma altri finiscono "imprigionati" in strutture che puntano ai soldi, al sesso o al potere. E per alcuni comincia un incubo...


di PAOLO BERIZZI
Da Re Maya alla Santa Muerte Ecco l'Italia delle mille sette

Quelle censite sono 620 ma la cifra raddoppia se si calcola il "sommerso". Più di un milione e mezzo di italiani le frequentano ma si sale a oltre tre milioni contando gli immigrati. E ce ne sono per tutti i gusti: da quelle innocue a quelle che puntano allo sfruttamento economico degli adepti, a quelle che li sottopongono a veri e propri abusi



ROMA - Per togliere il demone dai bambini la "Santona della porta accanto" (si chiama proprio così) li costringeva alla terapia degli "spilli": doccia fredda con gli occhi sbarrati rivolti verso il getto d' acqua. Poi si passava al pranzo: vomito e escrementi. I loro o quelli dei maiali. Che nella provincia di Brescia - dove la setta della "madre" Tersilia Tanghetti aveva ben cinque succursali - abbondano. A Roma alle mamme e alle bambine della setta Re Maya non andava meglio: il guru Omar Danilo Speranza, ora in carcere, le violentava. "Lo facevo per modificare il karma negativo delle bimbe - ha spiegato - dovevo trasmettere loro il mio dna sano e curativo". Terapia religiosa con stupro. Come quella praticata da Antonio Morello, il capo di The sacred path ("Il sacro sentiero"), 10 mila adepti da Bolzano a Catania. Condannato a sei anni di carcere, Morello faceva credere alle seguaci di essere state stuprate da piccole, e per liberarsi da questo trauma le convinceva a fare sesso con lui. Decine e decine di casi. Tra proselitismo subdolo, rituali mistici, circonvenzioni e soprusi sessuali. E droghe. Mischiate a suggestioni religiose per lo più orientaleggianti. Storie di adepti e di "maestri", di seguaci ridotti in schiavitù e di santoni e ciarlatani dal conto a sei zeri.

Sono le sette di seconda generazione. Oltre mille gruppi in tutta Italia (il Centro studi nuove religioni ne censisce 620 ma secondo altri esperti le cifre raddoppiano se si tiene conto del enorme sommerso). Molte sette sono innocue, molte no. Più di un milione e mezzo di italiani (circa il 3 per cento della popolazione) le frequentano. Gli adepti salgono a 3,5 milioni con gli immigrati non ancora cittadini. Più della metà (64%) sono donne e adulti. Il 15% adolescenti e bambini. Si va da sparuti gruppi da poche decine di affiliati - che si muovono nell'ombra - e si arriva a movimenti che abbracciano decine di migliaia di seguaci. E generano un volume d' affari di milioni di euro. Ma come funzionano queste sette di "seconda generazione"? Come fanno proselitismo? Quali sono i casi in cui la credenza confina con il codice penale?

Decine e decine di casi. "Le sette tradizionali avevano struttura e dottrine precise e conservavano riferimenti a universi simbolici e religiosi tratti o dal cristianesimo o dalle religioni orientali - spiegano Massimo Introvigne e Pierluigi Zoccatelli del Cesnur - Nella seconda generazione di sette, di cui Re Maya è un esempio, tutto questo è sparito, sostituito dai soli rapporti personali con il capo e da vaghi sincretismi dove l'emozione sostituisce la dottrina. E così i rischi aumentano". Dimenticate le candele sugli altari, le tuniche, gli incensi. Sono riti obsoleti. Soppiantati da nuove pratiche. Meno plateali, più insidiose. Abili nel marketing, oggi i nuovi santoni agganciano i fedeli parlando di "lavaggi energetici emozionali", di "benessere spirituale low cost", di "purificazione alla portata di tutti": insomma quel "beneficio immediato" (genze rijaku) che è alla base delle religioni neobuddiste giapponesi. I gruppi religiosi che vanno per la maggiore: quelli del cosiddetto "potenziale umano". "Ti fanno credere che puoi sviluppare le tue capacità fino a diventare una persona straordinaria che vive nel benessere psicofisico - aggiunge Introvigne - Un benessere da bere tutto di un fiato. Come una bevanda energetica".

A proposito di bevande. Ad Assisi i riti collettivi del Santo Daime - detta anche "Dottrina della foresta" - hanno il momento topico nell'assunzione di un succo a base di ayahuasca, la radice allucinogena che Denis Tronchin e Emiliano Eva, i due italiani scomparsi il 6 agosto 2006 a Puyo, nella giungla dell'Ecuador, si erano sparati in abbondanza. Partiti per seguire le pratiche sciamaniche degli indiani Shuare, sono morti di overdose e poi sono stati fatti a pezzi.

Ci sono credenze che giungono in Italia coi flussi migratori. Alimentate dai loro adepti, a volte si incardinano su pratiche occulte locali. La Santeria cubana, la Candomblé e la Macumba brasiliane, il Vudù africano, la Santa Muerte (o Bambina Bianca). Un florilegio di culti alternativi. Che proliferano attirando curiosità e devozione. Il confine con l'illecito? A volte è sottilissimo. Associazione a delinquere, circonvenzione di incapace, violenza, minacce, truffa, raggiro, evasione fiscale i reati più comuni. È il lato B della medaglia. Patrizia Santovecchi, presidente dell'Osservatorio nazionale abusi psicologici, lo descrive così. "Ci sono diversi gradi di pericolosità. I piccoli gruppi sono caratterizzati da una pericolosità più "personale", cioè che grava più sul individuo. Le formazioni più grosse, da 300-350 mila seguaci, magari esercitano una pressione sociale e anche economica notevole, ma dall'altra - dovendo mantenere una facciata rispettabile - garantiscono di più il singolo soggetto e la sua incolumità".