lunedì 24 agosto 2009

I culti distruttivi e la manipolazione mentale



“Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere”.
George Orwell


TECNICHE DI PERSUASIONE

Conoscere per proteggersi

Dalla metà del secolo scorso, si è assistito ad un proliferare di piccoli gruppi o vere e proprie organizzazioni “multinazionali”: culti vari, alcuni dal sapore esotico, altri di tipo magico. Molti promuovono dottrine sincretiste di tipo esoterico-iniziatico; ma tutti si dichiarano depositari di “verità” assolute o di “conoscenze” superiori.
Chiaramente non tutti i gruppi denominati “culti” e che prevedono credenze e rituali, devono necessariamente essere considerati distruttivi. A questo punto è bene spiegare, che quando si parla in questo testo di culti, si intendono quei culti “distruttivi”, che sistematicamente danneggiano i propri membri con l’uso di tecniche ingannevoli, non dichiarate quale il controllo mentale in violazione di diritti primari riconosciuti dagli ordinamenti più avanzati; i quali precisano la nozione di “diritto umano”. Studiosi del settore, definiscono così un culto distruttivo: un qualsiasi gruppo nel quale senza tener conto di ideologia, dottrina, credo – si pratica la manipolazione mentale, da cui risulta la distruzione della persona sul piano psichico (a volte fisico, spesso finanziario), e della famiglia, del suo entourage e della società, al fine di condurla ad aderire senza riserve e a partecipare a un’attività che attenta ai diritti dell’uomo e del cittadino.
Un culto “distruttivo” quindi, si distingue da un normale gruppo sociale o religioso principalmente per il suo ricorrere all’inganno, allo scopo di attrarre o trattenere al suo interno gli adepti; solo e sempre in tale senso – lo ripeto in questo testo va inteso il nostro uso del termine.
L’adesione a questi “nuovi” culti è un fenomeno complesso, che riflette da una parte i disagi e i bisogni dell’uomo del nostro tempo, dall’altra la gran confusione che regna su questi argomenti. Purtroppo a farne le spese sono spesso le famiglie che, disinformate, si rendono conto che qualcosa non va, quando ormai il proprio caro è già fin troppo coinvolto in uno di questi gruppi.
Così in questi ultimi decenni la diffusione, l’incidenza e l’allarme sociale conseguente a fenomeni estremi di controllo mentale, hanno reso attuali e necessari studi qualificati per contrastare
“una tecnica capace di distruggere l’identità di un individuo… un sistema di influenze capaci di distruggere e sostituire l’insieme di credenze, comportamenti, modi di pensare, metodi di interazione con il prossimo. Una diversa fisionomia mentale che l’individuo non avrebbe mai scelto e mai accettato con la sua vera identità” .
(Steven Hassan, Mentalmente Liberi, Avverbi Roma 1999)

Stigmatizzare l’ex adepto
Purtroppo molto spesso gli ex membri non sono adeguatamente capiti e valorizzati. Troppe volte vengono considerati povere vittime piene solo di livore e additati con l’etichetta di "pentiti", come a voler richiamare alla mente quegli ex mafiosi non troppo affidabili di cui la cronaca spesso ci parla. Questi stereotipi producono una tratto distintivo negativo intorno agli ex cultisti, separandoli dal resto della società: hanno la “fedina penale sporca”. Al contrario gli ex membri sono persone che finalmente hanno conosciuto la vera realtà del culto a cui appartenevano; prima ignoravano gli inganni dottrinali e le tecniche di persuasione adottate per tenerli all’interno del gruppo.
La rievocazione del proprio passato può essere causa di nuovo dolore. Per di più, quando tentano di spiegare cosa è loro accaduto, espongono a rischio la loro attendibilità. Molti infatti sono portati a colpevolizzare, o quanto meno a commiserare gli ex membri come persone deboli intellettualmente o psicologicamente.
Un ex adepto racconta:
«Non è possibile descrivere la sofferenza che si prova quando si scopre che ti hanno ingannato e, che manipolando la tua mente, hanno fatto di te quello che hanno voluto. È indescrivibile il tormento dato dalla sensazione di essere stati fagocitati da un mostro che si manteneva in vita nutrendosi di te. Come spiegare a chi non ha mai sperimentato come ci si senta ad essere violentati? Perché di vera e propria violenza si tratta, violentati sia spiritualmente che psicologicamente. Il "sogno" si trasforma in un "incubo».
da: I culti distruttivi e la manipolazione mentale
di
Patrizia Santovecchi