mercoledì 5 ottobre 2011

Bari, processo Arkeon Il racconto:«Mio marito succube della setta»

di GIOVANNI LONGO

BARI - «Sono stata costretta a procreare perchè mio marito era completamente succube di Vito Carlo Moccia». S.C. è la moglie di F.S., parte civile nel processo in corso a Bari che vede sul banco degli imputati organizzatori e promotori della presunta psico setta «Arkeon». Stando al suo racconto il matrimonio, il concepimento del primo dei due figli, il trasferimento dal Nord Italia a Bari Vecchia in una abitazione nella disponibilità del «maestro» sarebbero state tutte mosse «imposte» da Moccia che per anni avrebbe letteralmente «manovrato» suo marito.

Guai a contraddire il maestro, a detta della donna. «Non potevo dire cose negative su Moccia. Non potevo spiegargli che lui non era il “Dio in terra” come veniva considerato. Una volta mi permisi di farlo nel corso di una cena con degli allievi. Fui obbligata a chiedere scusa pubblicamente, davanti a tutti». Ricordi dolorosi per S.C. che, ad un certo punto della deposizione, ha iniziato a piangere. Il presidente del collegio giudicante Luigi Forleo le ha chiesto se volesse sospendere per qualche minuto. La donna ha rifiutato. Troppo forte il desiderio di raccontare tutto quello sapeva.

Quando, però, la parola è passata alle difese degli imputati per il controesame, le sue risposte sono apparse meno convinte. «E’ ancora sposata?», le è stato chiesto. Alla risposta affermativa c’è chi ha fatto notare come non avesse la fede al dito. «I problemi con mio marito si trascinano da allora. Non li abbiamo ancora risolti».

Al centro della vicenda, secondo la procura di Bari, una sorta di «psico-setta» che, utilizzando tecniche vagamente ispirate alle filosofie orientali del «Reiki», in dieci anni sarebbe riuscita a raccogliere 10mila adepti in tutta Italia e a truffare molte persone, obbligandole a partecipare a costosi seminari dicendo loro che sarebbero guarite da tumori, aids o infertilità, oppure da problemi spirituali. Agli imputati nel processo in corso sono contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza.

I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008. Per partecipare ai seminari di «Arkeon», il costo minimo si aggirava sui 260 euro e arrivava, mano a mano che si passava di livello, a 15mila euro. Ma una coppia del nord Italia che cercava di risolvere la propria crisi matrimoniale ha detto alla polizia di avere pagato 100mila euro, così come una donna che credeva di aver subito violenza sessuale nel passato.

Secondo il pm inquirente Francesco Bretone, a capo dell’associazione criminale c’era Vito Carlo Moccia, di 60 anni. L’uomo ha problemi di salute. Per questo il suo esame, inizialmente previsto ieri è slitatto al 12 ottobre quando sono stati citati 25 testi della difesa degli imputati.