venerdì 14 ottobre 2011
Arkeon, il guru davanti ai giudici
Continua il processo alla psicosetta. In aula il primo imputato. Moccia nega gli abusi: “Erano tutti liberi di intendere e volere...”
Il guru di quella che è stata oramai definita come la psicosetta più grande d'Italia, ieri in aula davanti ai giudici del tribunale penale di Bari. Vito Carlo Moccia ha avuto la possibilità di dire la sua come imputato in un processo che oramai si estende per le corti penali di tutto lo stivale.Interrogato sulle pratiche e le cerimonie del suo gruppo di – come l'ha definito lui stesso – "cammino di crescita personale ", Moccia ha negato ogni episodio di abuso. "Le pratiche di Akeon erano un misto di discipline orientali che avevano lo scopo di raggiungere l'armonia naturale del corpo e della mente ", ha dichiarato l'imputato. Di fronte alle domande della difesa, Moccia è stato chiaro:"Le pratiche definite 'della morte' e 'dell'elemosina' erano volte a suscitare negli individui che vi partecipavano volontariamente (e qui Moccia si ferma per sottolineare la completa responsabilità personale dei partecipanti ai riti di Arkeon ndr) per suscitare una riflessione personale; le teoria 'della madre perversa' e 'del pedofilo', invece – ha dichiarato il fondatore di Arkeon – sono cattive interpretazioni di alcuni... termini – ha evidenziato – che ho visto comparire solo nelle carte processuali e che non sono mai state utilizzate nel gergo di Arkeono o intese con la stessa accezione utilizzata in sede processuale".In particolare, i difensori hanno voluto che il Moccia chiarisse il concetto di 'teoria del pedofilo': per mezzo della quale, secondo molti testimoni ascoltati finora dai giudici, i "maestri " di Arkeon tentavano di giustificare tutti i drammi che sconvolgono la vita di ogni individuo con una presunta violenza carnale ricevuta in età infantile da parte di un genitore o un parente. "Il termine 'pedofilo' – ha dichiarato il Moccia – è stato di certo utilizzato durante i seminari di Arkeon, ma non nell'accezione sessuale del termine. Bensì – ha chiarito – si tratta di intendere la parola pedofilo nel senso di 'abuso': era così pedofilo colui che abusava di una persona, sotto vari aspetti, in età infantile ". "E' accaduto – ha continuato nella sua esposizione l'imputato – che durante i seminari di Arkeon siano state portate all'attenzione degli astanti le violenze sessuali subite in tenera età da alcuni membri: solo in questo caso il termine pedofilo – ha spiegato Moccia – era da intendere nella sua accezione puramente sessuale".Un 'mi lavo le mani', insomma, del capo di Arkeon che, dopo le dichiarazioni occorse nella scorsa udienza da parte di un altro maestro anch'esso imputato nel processo, sembra delineare la linea difensiva degli imputati: tutto ciò che accaduto, se è mai accaduto ma noi lo neghiamo, è avvenuto senza che ne fossimo gli autori morali o materiali, sembrano voler dire. "Se qualcuno durante i seminari di Arkeon parlava delle proprie esperienze intime e personali – ha precisato il Moccia – lo faceva nella piena libertà, senza condizionamenti alcuni".Non sono dello stesso parere alcuni ex membri di Arkeon. Costituiti parte civile, chiedono giustizia per le violenze e gli abusi che affermano di aver subito. "Fui violentata da un maestro di Arkeon. Il pretesto? Un rito per riportare alla mente un ricordo d'infanzia; l'attimo in cui, da piccola, sarei stata abusata sessualmente da un pedofilo". Erano emerse così, sconcertanti, le testimonianze nelle aule al neon del tribunale di Bari, dopo che, aperto nei mesi scorsi il sipario su quello che già prendeva forma come uno dei processi più importanti dell'anno giudiziario barese, venivano svelati i primi retroscena su quella che già era definita come la psicosetta Arkeon. "Non c'era nessun pedofilo! Erano solo pretesti per estorcermi denaro, usarmi in tutti i modi... anche come oggetto sessuale!", aveva dichiarato di fronte ai giudici una testimone. La pratica era sempre la stessa. Dalle testimonianze finora raccolte dai giudici vengono a galla una serie di riti e cerimonie in cui i membri di Arkeon avrebbero subito pressioni e abusi. Si parla di seminari in cui i partecipanti venivano portati a credere di essere stati violentati dai genitori o da un non ben precisato pedofilo durante l'infanzia. I "maestri" dicevano: "Non te lo ricordi perché eri troppo piccola – dichiarava in aula una testimone – ma di certo hai subito una violenza carnale... l'hanno subita tutti da bambini: questa è la causa dei mali che affliggono la tua vita! ". Il "lavaggio del cervello" condizionava a tal punto gli individui che alcuni hanno persino denunciato alla magistratura per violenza carnale ignari genitori, zii e amici". "Durante le cerimonie alcuni vomitavano. Allora il maestro si compiaceva: Bravo! Quello che hai appena rimesso non è vomito, ma lo sperma del pedofilo che ti ha violentato!". Più ci si liberava della "presenza del pedofilo ", più si avanzava nel "lavoro di purificazione ", come veniva definito, che consisteva in tre livelli: il primo dal costo di circa 400 mila delle vecchie lire, il secondo di circa 800 mila lire ed il terzo – un testimone racconta il suo percorso nella setta prima e dopo l'utilizzo corrente dell'Euro – di circa 12 mila euro. Una bella cifra che, secondo le testimonianze, finiva dritta dritta nelle tasche dei maestri della setta. E già, perché il risvolto economico di questa vicenda è un elemento da non sottovalutare. "Mi facevano firmare assegni intestati alla mia persona – raccontava ai giudici un testimone – anche se i maestri preferivano consegnassi denaro contante: è più conveniente per degli scambi a nero. In questo modo ho posto nelle loro mani più di 15 mila euro". La setta aveva aperto sedi in tutta Italia e godeva dell'appoggio di alcuni membri della Chiesa e di alcune associazioni ecclesiastiche (il “percorso di crescita” di Arkeon era stato approvato da uno studio del CISF - Centro Internazionale Studi Famiglia e il Moccia era comparso nel programma di Rai 1 “A sua immagine” del frate cappuccino Padre Raniero Cantalamessa); gli adepti erano migliaia.I testimoni di questo processo avevano sporto denuncia presso le questure di molte città italiane, ma non erano mai stati creduti. Solo l'intervento di alcune associazioni, una fra tutte il CeSAP, Centro studi per gli Abusi Psicologici, e l'interessamento della stampa, le acque intorno al caso hanno incominciato a smuoversi.
Mirko Misceo
Etichette:
arkeon,
Cesap,
guru,
padre raniero cantalamessa,
pedofilo,
psicosetta,
setta,
tribunale penale di bari,
Vito Carlo Moccia
giovedì 13 ottobre 2011
Processo Arkeon, in aula l’ideatore della psico-setta
Dalla teoria del pedofilo a quella del fuoco, passando per tecniche di trasgressione creativa. Sono i diversi tipi di percorsi etici, come sono stati definiti dal loro ideatore, a cui venivano sottoposti gli allievi di Vito Carlo Moccia, inventore del “metodo Arkeon”. Per la prima volta da quando è stato arrestato, nel maggio 2007, Moccia ha raccontato in aula la storia della sua “psico-setta”. Il 59enne di Noicattaro è imputato a Bari insieme ad altre 10 persone, accusate di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata e maltrattamenti su minori. I fatti contestati si riferiscono al periodo ‘99-2008. Chi soffriva di tumori, aids o infertilità, si rivolgeva a lui sperando in una guarigione: 10mila i casi denunciati. Dalle indagini del pm Francesco Bretone emerge che Moccia induceva le vittime a credere per esempio di aver subito abusi sessuali in tenera età, facendogli sborsare fino a 100mila euro per le terapie. Eppure Moccia, sotto giuramento, ha raccontato di non aver mai promesso guarigioni, nè praticato atti sessuali durante le sedute. I suoi allievi, ha spiegato, venivano accompagnati verso l’equilibrio interiore attraverso gesti di tenerezza, tecniche di respirazione e arti marziali. La teoria del pedofilo, per esempio, consisteva nella ricerca di coloro che incoscientemente tendevano ad abusare dell’innocenza degli altri, non necessariamente bambini. E poi la teoria del fuoco, imparata negli Stati Uniti, che aveva l’obiettivo di cancellare la rabbia bruciando foto e oggetti, come in una sorta di esorcismo. E infine la più suggestiva di tutte: la tecnica della trasgressione creativa, equivalente ad un tradimento autorizzato.
Arkeon, il capo si difende: ‘Non ho colpe’
BARI – Ha negato tutte le imputazioni a suo carico il fondatore del metodo Arkeon, Vito Carlo Moccia, accusato dal pm Francesco Bretone di associazione per delinquere, esercizio abusivo della professione di psicologo, truffa, maltrattamento su minori, violenza privata, violenza sessuale di gruppo e calunnia.
Moccia ha deposto davanti al tribunale collegiale fino a tarda mattinata, spiegando le varie teorie alla base del metodo Arkeon, applicata negli incontri dell’associazione ‘Sacred path’, da lui fondata. Secondo Moccia non ci sarebbero mai state violenze sessuali negli incontri e le varie teorie, come quella del pedofilo, avrebbero una base scientifica.
Dall’indagine, però, sarebbe emerso “un lavoro di condizionamento” volto a “ingenerare la convinzione che tutti i disagi di natura psicologica e fisica possono essere riconducibili ad abusi sessuali subiti durante l’infanzia”. Queste le conclusioni della Procura, secondo cui ci sarebbe stata “un’abilità nel far credere a persone che attraversavano momenti difficili o affette da problemi psichici o di natura fisica (tumori, Aids, infertilità) di poter risolvere i loro problemi attraverso i corsi (…) di Moccia”.
I frequentatori pagavano da un minimo 260 euro a corso, per il livello più basso, fino a 12.000 per chi voleva diventare ‘maestro’. Per chi decideva di abbandonare, invece, ci sarebbe stato lo strumento della pressione psicologica. Dice una delle presunte vittime al pm: “Trovammo una scusa banale per non andarci più (…) In un colloquio telefonico (…) mi dissero che se non fossi andata al seminario non sarei potuta diventare madre. Questa cosa mi turbò moltissimo anche perché io ci tenevo tantissimo ad avere dei figli, in quanto avevo avuto gravi disturbi che non mi avevano permesso il concepimento”.
Anche dei minori sarebbero stati tra le vittime di ‘Sacred path’. È il caso di un quattordicenne “sottoposto – scrive il pm negli atti – a maltrattamenti consistiti nella manipolazione della mente. Il ragazzino partecipò all’età di 10-11 anni a cinque seminari conseguendo il primo livello, poi partecipò ad un seminario tenuto da Moccia in un hotel della catena ‘Jolly’, vicino Bologna, dove fu coinvolto in una introspezione psicologica che aveva portato la madre ad ammettere pubblicamente di aver giocato con i genitali del figlio per farlo addormentare”. Si parla anche di violenze sessuali. Agli atti c’è il racconto di una delle vittime, la quale, descrivendo le sedute del ‘metodo Arkeon’, afferma: “Si ho avuto veri e propri traumi sessuali, sensazioni di essere stuprati, abusati, violati e forzati”.
Ivan Cimmarusti
mercoledì 12 ottobre 2011
martedì 11 ottobre 2011
Arkeon: proseguono i guai per Moccia ed i “soci” della psico-setta
Il 23 giugno si è tenuta la seconda udienza nei confronti degli 11 imputati di Arkeon.
Gli avvocati di Moccia e di Morello, hanno mosso delle eccezioni nei confronti dei soggetti che si sono costituiti parte civile nell’udienza scorsa.
Il collegio giudicante si è espresso con una ordinanza. Rimangono confermati il CeSAP e l’Ordine degli psicologi come parte civile, mentre sono stati esclusi il Codacons, il Favis e l’Arcigay, in quanto non avrebbero nello statuto la giusta motivazione per potersi costituire parte civile.
Le associazioni estromesse ricorreranno a tale disposizione.
Nella medesima udienza gli avvocati di Moccia e di Morello hanno eccepito sull’esistenza di reati che non sembrano essere stati contestualizzati. Gli avvocati hanno richiesto in quali seminari si sono svolti gli abusi, datosi che nell’ordinanza del PM non sono state indicate date precise.
Il PM ha controbattuto a tali eccezioni affermando che egli contesta l’intero metodo Arkeon che era, sempre secondo il PM, pedissequamente applicato da diversi maestri in tutti i seminari.
Il Collegio giudicante si è riservato di rispondere agli argomenti sollevati, alla prossima udienza del 13 ottobre 2010.
Fonti mi comunicano che si stanno svolgendo diverse altre indagini su alcuni membri di Arkeon che sembra a vario titolo si siano macchiati di diversi reati. Inoltre è stata fatta richiesta di rinvio a giudizio per 47 soci di Arkeon, accusati di concorso in calunnia.
Etichette:
arkeon,
avvocati,
Cesap,
Francesco Antonio Morello,
imputati,
maestri,
seminari,
tribunale penale di bari,
udienza,
Vito Carlo Moccia
giovedì 6 ottobre 2011
Processo Arkeon, in aula uno dei maestri
Continua il processo alla psicosetta di Vito Carlo Moccia. Rinviata al 12 ottobre l'udienza del guru. Il “gioco dell'elemosina”, la “teoria del pedofilo” e altre pratiche spiegate davanti ai giudici.
Continua il processo Arkeon, la psicosetta del guru Vito Carlo Moccia, con la sua ondata di testimoni ed imputati. Nell'udienza di ieri, presso il Tribunale Penale di Bari, doveva essere ascoltato lo stesso Moccia, ma per motivi di salute la sua udienza è stata rimandata in data 12 ottobre. Sono stati però ascoltati alcuni testimoni ex adepti della setta ed un “maestro” di Arkeon. Ci dica – hanno esordito i giudici – a cosa serviva il “gioco dell'elemosina”? «Il gioco dell'elemosina veniva praticato in Arkeon per insegnare a chi vi faceva parte il valore del denaro». Un esperienza quella, dell'elemosinare in luoghi pubblici fingendosi mendicanti, definita dallo stesso maestro: bella forte. Che cosa intende dire con “bella forte”? «Si tratta certo di un esperienza che incide molto sullo sviluppo della persona...». E il “lavoro della morte”? Anche questo era “bello forte”, hanno chiesto i giudici. «Anche il lavoro sulla morte era un'esperienza incisiva – ha dichiarato il maestro Arkeon – si mimava la morte di una persona per insegnarli il valore stesso della morte: non la fine di tutto ma l'inizio... vivere cioè ogni giorno come fosse l'ultimo». Esperienze queste che finiscono in questi giorni sui banchi dei giudici e che per anni sono state praticate nelle campagne pugliesi dove i membri di Arkeon si riunivano. Esperienze che assieme alla “teoria del pedofilo”, per la quale ogni male di un individuo era da ricondursi ad un presunto abuso sessuale subito nell'infanzia, vanno delineando il folto panorama degli abusi che emerge dai resoconti dei testimoni. In questo panorama, che ad ogni udienza si arricchisce di nuovi elementi, i giudici di via Nazariantz dovranno districasi per giungere al bandolo della matassa: condanna o assoluzione per gli imputati? Fondamentale per questo sarà la testimonianza in aula, il 12 ottobre prossimo, del guru di Arkeon, Vito Carlo Moccia.
Mirko Misceo
Continua il processo Arkeon, la psicosetta del guru Vito Carlo Moccia, con la sua ondata di testimoni ed imputati. Nell'udienza di ieri, presso il Tribunale Penale di Bari, doveva essere ascoltato lo stesso Moccia, ma per motivi di salute la sua udienza è stata rimandata in data 12 ottobre. Sono stati però ascoltati alcuni testimoni ex adepti della setta ed un “maestro” di Arkeon. Ci dica – hanno esordito i giudici – a cosa serviva il “gioco dell'elemosina”? «Il gioco dell'elemosina veniva praticato in Arkeon per insegnare a chi vi faceva parte il valore del denaro». Un esperienza quella, dell'elemosinare in luoghi pubblici fingendosi mendicanti, definita dallo stesso maestro: bella forte. Che cosa intende dire con “bella forte”? «Si tratta certo di un esperienza che incide molto sullo sviluppo della persona...». E il “lavoro della morte”? Anche questo era “bello forte”, hanno chiesto i giudici. «Anche il lavoro sulla morte era un'esperienza incisiva – ha dichiarato il maestro Arkeon – si mimava la morte di una persona per insegnarli il valore stesso della morte: non la fine di tutto ma l'inizio... vivere cioè ogni giorno come fosse l'ultimo». Esperienze queste che finiscono in questi giorni sui banchi dei giudici e che per anni sono state praticate nelle campagne pugliesi dove i membri di Arkeon si riunivano. Esperienze che assieme alla “teoria del pedofilo”, per la quale ogni male di un individuo era da ricondursi ad un presunto abuso sessuale subito nell'infanzia, vanno delineando il folto panorama degli abusi che emerge dai resoconti dei testimoni. In questo panorama, che ad ogni udienza si arricchisce di nuovi elementi, i giudici di via Nazariantz dovranno districasi per giungere al bandolo della matassa: condanna o assoluzione per gli imputati? Fondamentale per questo sarà la testimonianza in aula, il 12 ottobre prossimo, del guru di Arkeon, Vito Carlo Moccia.
Mirko Misceo
Etichette:
abusi,
arkeon,
elemosina,
ex adepti,
giudici,
guru,
morte,
psicosetta,
teoria del pedofilo,
testimonianza,
tribunale penale di bari,
Vito Carlo Moccia
mercoledì 5 ottobre 2011
LE SETTE RELIGIOSE IN ITALIA/ E la tua vita non è più quella di prima…
di Carmine Gazzanni
“Ne sono uscito. Ho avuto una forza incredibile, non so neanche io come ho fatto. Ma tutt’ora la mia vita non è più quella di prima”. Michele (il nome, chiaramente, è di fantasia, così come lo saranno tutti quelli dei fuoriusciti qui menzionati, che, per legittimo timore, preferiscono ancora oggi celare la propria identità. Ed anche questo è piuttosto eloquente) è oramai un uomo di circa 40 anni: ha passato quasi venti anni all’interno di Damanhur prima di uscirne nel 2005.
La sua, come quella di tanti altri fuoriusciti, è la storia di un uomo che è rimasto ammaliato da sette che promettono l’Eldorado, celando una realtà ben più cruda. Parliamo, infatti, di vere e proprie lobby settarie: organizzazioni evolute, sofisticate, veri centri di potere occulto che non sono affatto periferici alla nostra vita quotidiana, ma tendono ad infiltrarsi, dalle scuole alle istituzioni, allungando i propri tentacoli finanche in Parlamento. Il tutto a danno di coloro che cadono nell’illusione di una felicità a portata di mano o, addirittura, di un’illuminazione.
Perché dietro culti che si fondano su alieni, imperatori, divinità egizie, formule magiche e riti alchemici si nasconde ben altro: un meccanismo furtivo che alla fine spoglia totalmente il fedele, dei suoi averi, dei suoi rapporti familiari, della sua propria identità. “Anni dopo la mia esperienza mi sono trovato a riflettere su tutto ciò che facevo da membro di Damanhur (una delle sette più attive in Italia, ndr): sono scoppiato a piangere quando mi sono reso conto che allora agivo senza nemmeno rendermi conto di ciò che facessi e perché lo facessi”.
Questo è capitato a Michele e a tanti altri come lui che abbiamo intervistato e conosciuto: uomini e donne dal passato sventurato che, deboli, abbandonati e scoraggiati, si sono gettati nelle braccia manipolatrici delle sette. Uomini e donne che sono usciti in molti casi a stento, potendo contare, molto spesso, solo sulle proprie forze. Già, perché l’Italia è l’unico Paese nella Comunità Europea che non dispone di una legge nel codice penale che punisca la manipolazione mentale: è esistita fino all’8 giugno 1981, giorno in cui la Consulta lo bolla come incostituzionale perché la norma “mostra chiaramente – scrivevano allora i giudici – l’impossibilità di attribuire a essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale, e pertanto l’assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione” (anche se, come vedremo, pare che qualcosa si stia muovendo).
E certamente questo ha favorito il dilagare del fenomeno settario, sebbene stime numeriche precise non si possano fare. L’unico documento ufficiale di cui disponiamo a riguardo, realizzato dal Ministro degli Interni alla Commissione per gli Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, risale addirittura al 1998. Ebbene, nel dossier si legge che “fornire dati esatti sulle dimensioni del fenomeno, quantificando le ‘sette’ e i loro adepti, è estremamente difficile”, anche perché non abbiamo solo comunità oramai saltate più volte agli onori della cronaca, ma anche movimenti settari privi di visibilità all’esterno della ristretta cerchia di affiliati.
In più non bisogna dimenticare che all’interno di tali movimenti esiste un preciso ordine gerarchico (come vedremo) che va dal “santone”, dal “profeta”, ai membri attivi fino anche soltanto a coloro che semplicemente simpatizzano pur non avendo mai aderito formalmente. Senza dimenticare, infine, che è difficile (se non praticamente impossibile) reperire elenchi ufficiali degli affiliati: in preciso stile massonico, infatti, molto spesso i registri rimangono occulti. E restano tali anche all’interno della setta stessa. Come diversi fuoriusciti ci confermano, infatti, questo renderebbe più efficace l’attività di “vigilanza”: non sapendo chi si ha davanti, è più probabile che si possa dire una parola sbagliata, svelare un segno di cedimento o criticare la stessa organizzazione settaria.
Ma torniamo ai numeri. Il dossier del 1998 parla di 76 movimenti religiosi per un totale di 78.500 affiliati. Un numero preoccupante che tuttavia – come abbiamo già precisato – è, oggi, a distanza di 13 anni, certamente più alto. Come, del resto, ci conferma anche la dottoressa Lorita Tinelli, presidente del CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici), che ha dedicato e dedica gran parte della sua vita a tali questioni: “innanzitutto in quel momento il Ministero degli interni si occupò esclusivamente dei movimenti magico-esoterici che non sono la totalità dei gruppi esistenti a livello nazionale. Oggi all’incirca riteniamo che ci siano circa 500 gruppi organizzati”.
I movimenti settari sono dunque in forte espansione. Ma quello che si nasconde dietro le promesse di felicità, benessere e, in alcuni casi, di una vera e propria palingenesi messianica, è una realtà ben diversa: i racconti, i documenti, i quadri che presenteremo in questa inchiesta aiuteranno a prender coscienza del giro d’affari (economici e, in alcuni casi, anche politici) che ruotano intorno alle sette, della loro capacità di “spolpare” le persone che vi si avvicinano, di ingannare, plagiare, violentare. E quando qualcuno, come nel caso di Michele, si rende conto di ciò che si nasconde dietro l’attrattiva di energie cosmiche, reincarnazioni, forze naturali e sovrannaturali, uscire diventa complicato, se non impossibile. Quando Orwell raccontava la sua distopia in 1984, prospettava, in realtà, un mondo non molto lontano da quello che ritroviamo, come vedremo, in gran parte d’Italia.
“Ne sono uscito. Ho avuto una forza incredibile, non so neanche io come ho fatto. Ma tutt’ora la mia vita non è più quella di prima”. Michele (il nome, chiaramente, è di fantasia, così come lo saranno tutti quelli dei fuoriusciti qui menzionati, che, per legittimo timore, preferiscono ancora oggi celare la propria identità. Ed anche questo è piuttosto eloquente) è oramai un uomo di circa 40 anni: ha passato quasi venti anni all’interno di Damanhur prima di uscirne nel 2005.
La sua, come quella di tanti altri fuoriusciti, è la storia di un uomo che è rimasto ammaliato da sette che promettono l’Eldorado, celando una realtà ben più cruda. Parliamo, infatti, di vere e proprie lobby settarie: organizzazioni evolute, sofisticate, veri centri di potere occulto che non sono affatto periferici alla nostra vita quotidiana, ma tendono ad infiltrarsi, dalle scuole alle istituzioni, allungando i propri tentacoli finanche in Parlamento. Il tutto a danno di coloro che cadono nell’illusione di una felicità a portata di mano o, addirittura, di un’illuminazione.
Perché dietro culti che si fondano su alieni, imperatori, divinità egizie, formule magiche e riti alchemici si nasconde ben altro: un meccanismo furtivo che alla fine spoglia totalmente il fedele, dei suoi averi, dei suoi rapporti familiari, della sua propria identità. “Anni dopo la mia esperienza mi sono trovato a riflettere su tutto ciò che facevo da membro di Damanhur (una delle sette più attive in Italia, ndr): sono scoppiato a piangere quando mi sono reso conto che allora agivo senza nemmeno rendermi conto di ciò che facessi e perché lo facessi”.
Questo è capitato a Michele e a tanti altri come lui che abbiamo intervistato e conosciuto: uomini e donne dal passato sventurato che, deboli, abbandonati e scoraggiati, si sono gettati nelle braccia manipolatrici delle sette. Uomini e donne che sono usciti in molti casi a stento, potendo contare, molto spesso, solo sulle proprie forze. Già, perché l’Italia è l’unico Paese nella Comunità Europea che non dispone di una legge nel codice penale che punisca la manipolazione mentale: è esistita fino all’8 giugno 1981, giorno in cui la Consulta lo bolla come incostituzionale perché la norma “mostra chiaramente – scrivevano allora i giudici – l’impossibilità di attribuire a essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale, e pertanto l’assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione” (anche se, come vedremo, pare che qualcosa si stia muovendo).
E certamente questo ha favorito il dilagare del fenomeno settario, sebbene stime numeriche precise non si possano fare. L’unico documento ufficiale di cui disponiamo a riguardo, realizzato dal Ministro degli Interni alla Commissione per gli Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, risale addirittura al 1998. Ebbene, nel dossier si legge che “fornire dati esatti sulle dimensioni del fenomeno, quantificando le ‘sette’ e i loro adepti, è estremamente difficile”, anche perché non abbiamo solo comunità oramai saltate più volte agli onori della cronaca, ma anche movimenti settari privi di visibilità all’esterno della ristretta cerchia di affiliati.
In più non bisogna dimenticare che all’interno di tali movimenti esiste un preciso ordine gerarchico (come vedremo) che va dal “santone”, dal “profeta”, ai membri attivi fino anche soltanto a coloro che semplicemente simpatizzano pur non avendo mai aderito formalmente. Senza dimenticare, infine, che è difficile (se non praticamente impossibile) reperire elenchi ufficiali degli affiliati: in preciso stile massonico, infatti, molto spesso i registri rimangono occulti. E restano tali anche all’interno della setta stessa. Come diversi fuoriusciti ci confermano, infatti, questo renderebbe più efficace l’attività di “vigilanza”: non sapendo chi si ha davanti, è più probabile che si possa dire una parola sbagliata, svelare un segno di cedimento o criticare la stessa organizzazione settaria.
Ma torniamo ai numeri. Il dossier del 1998 parla di 76 movimenti religiosi per un totale di 78.500 affiliati. Un numero preoccupante che tuttavia – come abbiamo già precisato – è, oggi, a distanza di 13 anni, certamente più alto. Come, del resto, ci conferma anche la dottoressa Lorita Tinelli, presidente del CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici), che ha dedicato e dedica gran parte della sua vita a tali questioni: “innanzitutto in quel momento il Ministero degli interni si occupò esclusivamente dei movimenti magico-esoterici che non sono la totalità dei gruppi esistenti a livello nazionale. Oggi all’incirca riteniamo che ci siano circa 500 gruppi organizzati”.
I movimenti settari sono dunque in forte espansione. Ma quello che si nasconde dietro le promesse di felicità, benessere e, in alcuni casi, di una vera e propria palingenesi messianica, è una realtà ben diversa: i racconti, i documenti, i quadri che presenteremo in questa inchiesta aiuteranno a prender coscienza del giro d’affari (economici e, in alcuni casi, anche politici) che ruotano intorno alle sette, della loro capacità di “spolpare” le persone che vi si avvicinano, di ingannare, plagiare, violentare. E quando qualcuno, come nel caso di Michele, si rende conto di ciò che si nasconde dietro l’attrattiva di energie cosmiche, reincarnazioni, forze naturali e sovrannaturali, uscire diventa complicato, se non impossibile. Quando Orwell raccontava la sua distopia in 1984, prospettava, in realtà, un mondo non molto lontano da quello che ritroviamo, come vedremo, in gran parte d’Italia.
Etichette:
carmine gazzani,
Cesap,
damanhur,
dottoressa Lorita Tinelli,
eldorado,
fenomeno settario,
massoneria,
santone,
setta
ARKEON 2011/ Parla una fuoriuscita dalla setta: “Attenti, perché è in gioco la mia vita”.
di Carmine Gazzanni
Associazione a delinquere finalizzata all’abuso della professione, maltrattamento sui minori, violenza privata. Questi sono i reati per i quali oggi una delle sette più attive in Italia, Arkeon, è sotto processo a Bari (senza dimenticare una condanna in primo grado a sei anni per violenza sessuale ad uno dei maestri di questa psicosetta). Tra gli imputati anche lui, il leader maximo del movimento, Vito Carlo Moccia. Abbiamo parlato con una fuoriuscita: la sua testimonianza è a dir poco scioccante.
Arkeon nasce nel 1999 e, da lì, comincia ad espandersi a macchia d’olio. Non solo in Puglia, ma in tutta Italia, come ci conferma la fuoriuscita con cui Infiltrato.it è riuscito a mettersi in contatto. Un proselitismo ad ampio raggio tramite cui numerosi adepti sono caduti nella rete di Arkeon. Soprattutto per quanto veniva propagandato: la capacità di compiere veri e propri miracoli. “Pensi di poter risolvere ogni problema e di sconfiggere anche la malattia”, ci dice il nostro contatto. Insomma, con Arkeon diventi un dio sulla Terra. A patto, però, che rompi i rapporti con i tuoi genitori, con la tua famiglia e con i tuoi amici (leggerete di falsi abusi sessuali che venivano fatti ricordare agli adepti, sebbene non fossero mai capitati. Un bel modo per far tagliare i ponti con i propri familiari). Ma, come ogni setta che si rispetti, la felicità, la serenità, la realizzazione personale sono solo facce di una stessa falsa medaglia. Il vero volto di Arkeon è violenza, è maltrattatamento finanche sui bambini, è calunnia, è minacce, intimidazioni, sfruttamento. Con un solo fine da raggiungere: fare cassa. Anche se questo, molto spesso, significa distruggere la vita di uomo, di una donna, della propria famiglia.
La storia che ci si racconta è una di quelle da leggere attentamente. Con devozione, verrebbe da dire. È una di quelle storie rivelatrici, che aiutano a riflettere, che aiutano a capire la realtà di un fenomeno troppe volte sottovalutato e non tenuto in giusto conto. Le risposte che ci sono state date, infatti, non soltanto hanno il sapore amaro, arido quasi, di un’esperienza che sconvolge. Nelle parole che abbiamo sentito e che voi potrete leggere c’è anche la viva speranza, il desiderio ardente che qualcosa possa cambiare in futuro, che il dramma subìto possa essere da esempio per altri. E possa essere da esempio affinchè le istituzioni prima e la società civile poi prendano coscienza di un fenomeno ormai dilagante. “Spero non sia solo un sogno…”, ci dice al termine dell’intervista. Ci uniamo anche noi a questa speranza. D’altronde un proverbio sudamericano recita: “se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno. Ma se sogna insieme agli altri, il suo è già l’inizio della realtà”.
Quando è entrata in Arkeon?
Nella prima metà degli anni duemila, l’ultimo periodo di attività del gruppo.
E com’è entrata nel gruppo?
Sono stata portata ad una riunione da un mio familiare che era già dentro.
Uno dei caratteri comuni alle sette è la chiusura con l’esterno. Quando lei è entrata è cambiato il rapporto con i suoi familiari e i suoi amici?
Completamente. Arkeon ha subito dato un'interpretazione della relazione con la mia famiglia come negativa per la mia crescita accusandola anche di abusi nei miei confronti, che dovevo affrontare per poter essere felice e riappropriarmi della mia vita. E lo faceva con tutti: agli uomini ad esempio si diceva spesso che le madri impedivano la loro crescita per poter continuare a tenerli morbosamente legati a loro, poiché c'era un'energia sessuale che portava le madri stesse a vederli come propri partner e non come figli; a donne ed uomini si inducevano dubbi sul fatto di essere stati violentati dal padre o da uno zio, spesso e volentieri da un pedofilo della famiglia della madre. Questo perché c’era una teoria sulle perversioni della madre che poi riversava nel far abusare la propria figlia consegnandola ad un altro uomo della sua famiglia, il pedofilo appunto. In questo modo eri disgregata e arrivavi a dubitare di tutto: tutto quello che era la vita prima di Arkeon era sbagliato, famiglia, amici, lavoro, scelte di vita. Se non eri ricco e famoso era perché avevi dei processi da risolvere che erano determinati dall’influenza negativa della famiglia dalla quale dovevi staccarti, a meno che i tuoi parenti non entrassero anche loro nel gruppo per seguire il maestro.
Chiaramente tutto falso, tutto indotto.
Certo. Tutti i problemi erano riconducibili a questi fantomatici abusi. Se non avevi relazioni soddisfacenti, non eri fidanzata o sposata, non avevi una famiglia felice, era perché dovevi risolvere questo tipo di problemi causati dalla tua famiglia, che veniva distrutta ai tuoi occhi: chiaramente, avere il dubbio che tua madre abbia acconsentito a farti abusare sessualmente da qualcuno oppure farti dubitare della purezza dell'amore di un padre, o di tutte le altre persone che non frequentavano il gruppo, era scioccante. Per queste ragioni nel periodo in cui sono rimasta nel gruppo mi sono completamente allontanata dalla mia famiglia e dai miei amici: chi era fuori dal gruppo non era da frequentare.
Qual è il credo, la “professione di fede” che viene inculcata in Arkeon?
Diciamo che la professione di fede oggi la vedo come un delirio, un delirio di onnipotenza: hai il potere di cambiare la tua vita, gli eventi, anche quelli che non sono controllabili dall’uomo. Hai la sensazione di scoprire un altro mondo, rivoluzioni tutte le tue convinzioni, pensi di poter risolvere ogni problema e di sconfiggere anche la malattia. Diventi immune da tutto ciò che di negativo può capitare, se sei centrato non hai niente da temere: non ti ammali o guarisci anche da malattie gravi. Puoi fare il trattamento con le mani al cibo per purificarlo o all'antibiotico per evitare che ti faccia male allo stomaco. Tracciando nell'aria il terzo simbolo, con la mente, pensi di trovare parcheggio o di poter condizionare l'esito di un colloquio di lavoro. In pratica influenzando gli eventi, questi possono andare come hai deciso tu. Senza Arkeon, non hai il controllo della tua vita, sei condannato ad essere infelice, sei uno sfigato, un fallito. Con Arkeon pensi di poter diventare potente, centrato, sei un vincente e hai la soluzione di tutti i tuoi problemi: economici, sentimentali, lavorativi.
Potere personale, dunque.
Si. Ai seminari intensivi veniva consegnato a ciascuno di noi un bastone per fare esercizi ispirati alle arti marziali, il boken, e che tenevi sempre con te poiché rappresentava il simbolo del tuo potere personale.
Una religione decisamente particolare.
In Arkeon non c’è nulla di religioso: è impensabile credere di imporre le mani e risolvere qualsiasi tipo di problema tracciando i simboli del secondo livello. La nostra religione non dice che l'uomo può fare questo. Sì, nell’ultimo periodo ha cominciato a percorrere il filone religioso, per una facciata di spiritualità e di perbenismo, infatti c’erano anche dei preti che frequentavano il gruppo ed erano conosciuti tra tutti. L’ultimo giorno dell'intensivo, ad esempio, c’era la messa: ma se si pensa che il prete che celebrava (don Angelo De Simone, ndr) ha confessato al cerchio che aveva una relazione di tipo intima da tanti anni con due suore che circolavano nei nostri seminari, si può capire quanto di religioso ci fosse in Arkeon. Era, quello della religione, un argomento che dava credibilità ad Arkeon e chiaramente rassicurava anche noi che frequentavamo: nel momento in cui vedevi perfino preti e suore, ovviamente venivi rassicurato sul fatto che la strada che avevi scelto era giusta.
Torniamo alla “teoria del pedofilo”. Cosa avveniva, in concreto, durante queste sedute?
In pratica venivano inscenati dei lavori durante i quali si era portati a ricordare questo abuso subìto, anche se non era mai avvenuto, influenzati anche dal fatto che tutti quanti gli altri facevano la stessa cosa, tutti venivano incalzati per ricordare abusi legati al fratello, al padre, allo zio. Un giorno, ad esempio, c’era una mamma con una bambina e si diceva che la mamma era stata abusata dal nonno; il maestro dichiarò che solo se la mamma si fosse impegnata a fare il lavoro (frequentare il gruppo, ndr), la piccola non sarebbe stata abusata anche lei. E la stessa pressione l'ho subita io allo scopo che ricordassi gli abusi sessuali legati alla mia infanzia, che né mio padre né mia madre hanno mai messo in atto o permesso che accadessero.
E lì il rapporto genitoriale, in questo modo, si andava a frantumare.
Completamente e non solo quello con i genitori. Erano tutti da evitare: genitori, nonni, fratelli, zii.... Soprattutto i parenti dal lato della madre.
La dottoressa Tinelli, presidente del CeSAP, ci ha detto che tali sedute erano a forte impatto emotivo. Non a caso nel processo è in piedi anche l’accusa di violenza privata.
Si, è così. In lavori molto intensi volevi solo che la smettessero ma se ti rifiutavi venivi vessata, se scappavi venivi fermata, se ti divincolavi venivi bloccata, per continuare ad essere sottoposta a quel tormento che aveva come scopo quello di far emergere la rabbia nei confronti dei tuoi genitori o verso il tuo pedofilo. E nonostante urlassi e piangessi, mi stringevano, mi tenevano ferma, infierivano contro di me. Fisicamente e verbalmente. Con la complicità dei presenti: la cosa assurda è proprio questa, tutti trovano normale andare avanti e non sono solo i maestri, ma anche i semplici frequentatori partecipano attivamente e condividono lavori violenti e scioccanti.
Il leader di Arkeon è Vito Carlo Moccia. Lei l’ha conosciuto?
Si, l’ho conosciuto.
Che persona è? Come appariva in questi seminari?
Lui ha una personalità molto carismatica, appare molto sicuro di sé. Se sei in un momento di confusione o di fragilità, e incontri qualcuno che con assoluta certezza ti dice di conoscere le soluzioni per ogni aspetto della tua vita, la tentazione di aggrapparsi a questa illusione e di affidarti a questa persona è fortissima, specie se ti fa pensare di avere tutte le risposte o ti porta altri ad esempio come casi di “sfigati redenti” o “falliti guariti”. Qualsiasi problema tu abbia, il maestro sa a cosa è dovuto e ha per tutti la soluzione. Soluzione che poi è sempre la stessa, fare il percorso di Arkeon, in tutti i suoi livelli, con sempre più seminari, sempre più costosi.
E com’erano questi seminari?
Erano una miscela di lavori spalmati anche su più giorni (negli intensivi, ad esempio) con momenti drammatici e condivisioni pubbliche tenute nel cerchio, dove il maestro dà le sue indicazioni e direttive sul quello che è giusto che tu faccia nel tuo percorso. Anche questo è un punto fondamentale: poiché tali esercizi e confessioni si tenevano davanti a tutti, se eri criticato dal maestro eri esposto alla pubblica gogna. E quindi, se facevi resistenza o lo contrastavi, avevi tutti gli altri che ti davano addosso insieme a lui, dicendoti che eri in processo e venendo giudicata pesantemente o emarginata. Una pressione psicologica terribile. Sembra incredibile, ma sentirsi dire che se non sei madre, se non riesci ad avere figli è perché in realtà non hai risolto i problemi che potresti risolvere con il percorso di Arkeon o che se fai un incidente, è colpa tua e lo puoi evitare, se solo vuoi, può mandare fuori di testa.
Una pressione psicologica distruttiva, praticamente.
Terribile, una pressione che ti annulla. Anche la stessa teoria del pedofilo, localizzato nella famiglia. Perché adoperano questa strategia? Non so, immagino che sia perché se ti separano dalle tue radici, ti rendono simile ad una barchetta di carta in balia delle onde, ti trovi allo sbando. Senza tutti i tuoi punti di riferimento, la tua famiglia, non hai altra scelta che attaccarti completamente al gruppo perché ti fanno dubitare di tutti i tuoi cari, che allontani e quindi ti ritrovi solo. Molti si sono allontanati dalla loro famiglia e dalla loro città perché gliel’ha suggerito il maestro.
Quindi anche lei ha interrotto proprio fisicamente il rapporto con i suoi genitori?
Per un periodo sì, finchè sono stata nel gruppo.
Rotti i rapporti familiari diventa, dunque, difficile uscire da Arkeon.
Si, se sulla scia di questi lavori fai qualcosa che lesiona irrimediabilmente i rapporti, se vai a muovere accuse tremende ai tuoi parenti è poi difficile uscire e tornare indietro. Conosco persone che sono state in Arkeon per anni e non hanno più rivolto parola ai familiari ma ne sono faticosamente uscite, altre che sono ancora lì, persone che hanno tirato dentro altri membri della loro famiglia, i quali hanno inizialmente acconsentito solo per non perdere definitivamente i contatti... o ancora persone che, nel momento in cui hanno cominciato a manifestare critiche ai maestri e hanno iniziato ad allontanarsi, sono state pressate, vessate o addirittura minacciate.
Abbiamo visto che alcune delle sette attive in Italia si organizzano in vere e proprie comunità. In Arkeon come ci si organizzava?
La gente non viveva assieme, però si tenevano seminari durante i quali per quattro - cinque giorni si dormiva anche assieme e si affrontavano varie tematiche. C’era il seminario sul denaro, durante il quale si arrivava ad andare a chiedere l’elemosina vestita da barbone. C’era il seminario sulla morte, durante il quale si costruiva la propria tomba... ho conosciuto gente che ha frequentato e ha raccontato che ci si seppelliva. Questo per far capire dove arriva il condizionamento. A parte i seminari residenziali, si viveva ognuno a casa propria. C’è da tener presente, come dicevo prima, che qualcuno si è trasferito nella città del maestro per stare più a stretto contatto con lui.
Nell’inchiesta abbiamo visto che dietro la promessa di un Eldorado a portata di mano, in realtà il vero fine delle sette è squisitamente economico. Si può dire lo stesso anche di Arkeon?
Si, di sicuro. Il percorso è molto costoso e man mano che si va avanti lo è sempre di più (e poi non avevamo la ricevuta a tutti i seminari). C’è gente che ha speso tantissimi soldi: ventimila, trentamila euro e anche di più... è circolata voce di una coppia che ha speso fino a centomila euro. Per non parlare, poi, di quello che costa l’adesione in termini di cure: più di qualcuno dopo che è uscito, ha dovuto chiedere un supporto psicologico... Anche io.
Come sappiamo, oggi i maestri di Arkeon sono sottoprocesso a Bari (senza dimenticare la condanna in primo grado per uno dei maestri per violenza sessuale). Tra i reati contestati c’è anche quello di maltrattatamento sui minori.
Si. Basti pensare all’esempio di cui abbiamo parlato prima: c’era questa bambina che ha assistito a tutte le condivisioni, le cose realizzate in Arkeon. Molte di queste condivisioni riguardano argomenti di natura sessuale... quello che accadeva è talmente pesante per un adulto, figuriamoci per un minore. (del resto nell’ultima udienza del processo diversi testimoni hanno confermato che anche bambini di dieci - dodici anni partecipavano a queste confessioni pubbliche a sfondo sessuale, ndr).
Com’è riuscita ad uscire?
Mi sono resa conto che quello che stavo subendo era tremendo e distruttivo da un punto di vista psichico ed emotivo. Una volta uscita, hanno cercato di mettermi contro gli affetti che avevo all'interno e sono stata oggetto di continue pressioni prima per rientrare nel gruppo, che era la condizione per poter ricominciare a frequentarli, e poi affinchè io venissi emarginata e non condividessi con altri i dubbi circa quello che accadeva lì dentro. Ne ho subite di ogni tipo, tra vessazioni e intimidazioni. Ci sono state persone che una volta davanti alle autorità, hanno ritrattato la loro posizione perché temevano di non poter più rivedere loro i figli.
Tutti i fuoriusciti con cui abbiamo avuto modo di parlare erano accomunati dal fatto che scrollarsi di dosso un’esperienza del genere è molto dura. È come un marchio.
Infatti, è molto dura. Gli strascichi sono molto pesanti. Quell’esperienza non va via così, hai bisogno di un supporto anche psicologico per far fronte a tutto questo. C’ho messo tempo e non ancora ne sono completamente fuori.
Chiudiamo con uno sguardo positivo e propositivo per il futuro. Qual è, oggi, il suo desiderio?
Mi ha talmente traumatizzato questa esperienza che vorrei, innanzitutto, che non capitasse a nessun altro. Mi piacerebbe laurearmi in psicologia e fondare un centro di accoglienza, anche con possibilità di alloggio, per chi è uscito da un gruppo distruttivo o per chi ha parenti e amici che si sono persi dietro a qualche santone e non sa cosa fare. Se chi supera questa esperienza vince la vergogna e la paura del giudizio, può metterla al servizio di altri e darle un senso, altrimenti si che ci si sente falliti per aver creduto in un mondo di illusioni. Ma anche polizia e carabinieri, oltre ai magistrati, devono studiare e specializzarsi sulle psicosette, è un fenomeno insidioso e solo se sono sufficientemente preparati possono riconoscere ed accogliere adeguatamente chi decide di raccontare cosa gli è accaduto. Spero non sia solo un sogno...
Associazione a delinquere finalizzata all’abuso della professione, maltrattamento sui minori, violenza privata. Questi sono i reati per i quali oggi una delle sette più attive in Italia, Arkeon, è sotto processo a Bari (senza dimenticare una condanna in primo grado a sei anni per violenza sessuale ad uno dei maestri di questa psicosetta). Tra gli imputati anche lui, il leader maximo del movimento, Vito Carlo Moccia. Abbiamo parlato con una fuoriuscita: la sua testimonianza è a dir poco scioccante.
Arkeon nasce nel 1999 e, da lì, comincia ad espandersi a macchia d’olio. Non solo in Puglia, ma in tutta Italia, come ci conferma la fuoriuscita con cui Infiltrato.it è riuscito a mettersi in contatto. Un proselitismo ad ampio raggio tramite cui numerosi adepti sono caduti nella rete di Arkeon. Soprattutto per quanto veniva propagandato: la capacità di compiere veri e propri miracoli. “Pensi di poter risolvere ogni problema e di sconfiggere anche la malattia”, ci dice il nostro contatto. Insomma, con Arkeon diventi un dio sulla Terra. A patto, però, che rompi i rapporti con i tuoi genitori, con la tua famiglia e con i tuoi amici (leggerete di falsi abusi sessuali che venivano fatti ricordare agli adepti, sebbene non fossero mai capitati. Un bel modo per far tagliare i ponti con i propri familiari). Ma, come ogni setta che si rispetti, la felicità, la serenità, la realizzazione personale sono solo facce di una stessa falsa medaglia. Il vero volto di Arkeon è violenza, è maltrattatamento finanche sui bambini, è calunnia, è minacce, intimidazioni, sfruttamento. Con un solo fine da raggiungere: fare cassa. Anche se questo, molto spesso, significa distruggere la vita di uomo, di una donna, della propria famiglia.
La storia che ci si racconta è una di quelle da leggere attentamente. Con devozione, verrebbe da dire. È una di quelle storie rivelatrici, che aiutano a riflettere, che aiutano a capire la realtà di un fenomeno troppe volte sottovalutato e non tenuto in giusto conto. Le risposte che ci sono state date, infatti, non soltanto hanno il sapore amaro, arido quasi, di un’esperienza che sconvolge. Nelle parole che abbiamo sentito e che voi potrete leggere c’è anche la viva speranza, il desiderio ardente che qualcosa possa cambiare in futuro, che il dramma subìto possa essere da esempio per altri. E possa essere da esempio affinchè le istituzioni prima e la società civile poi prendano coscienza di un fenomeno ormai dilagante. “Spero non sia solo un sogno…”, ci dice al termine dell’intervista. Ci uniamo anche noi a questa speranza. D’altronde un proverbio sudamericano recita: “se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno. Ma se sogna insieme agli altri, il suo è già l’inizio della realtà”.
Quando è entrata in Arkeon?
Nella prima metà degli anni duemila, l’ultimo periodo di attività del gruppo.
E com’è entrata nel gruppo?
Sono stata portata ad una riunione da un mio familiare che era già dentro.
Uno dei caratteri comuni alle sette è la chiusura con l’esterno. Quando lei è entrata è cambiato il rapporto con i suoi familiari e i suoi amici?
Completamente. Arkeon ha subito dato un'interpretazione della relazione con la mia famiglia come negativa per la mia crescita accusandola anche di abusi nei miei confronti, che dovevo affrontare per poter essere felice e riappropriarmi della mia vita. E lo faceva con tutti: agli uomini ad esempio si diceva spesso che le madri impedivano la loro crescita per poter continuare a tenerli morbosamente legati a loro, poiché c'era un'energia sessuale che portava le madri stesse a vederli come propri partner e non come figli; a donne ed uomini si inducevano dubbi sul fatto di essere stati violentati dal padre o da uno zio, spesso e volentieri da un pedofilo della famiglia della madre. Questo perché c’era una teoria sulle perversioni della madre che poi riversava nel far abusare la propria figlia consegnandola ad un altro uomo della sua famiglia, il pedofilo appunto. In questo modo eri disgregata e arrivavi a dubitare di tutto: tutto quello che era la vita prima di Arkeon era sbagliato, famiglia, amici, lavoro, scelte di vita. Se non eri ricco e famoso era perché avevi dei processi da risolvere che erano determinati dall’influenza negativa della famiglia dalla quale dovevi staccarti, a meno che i tuoi parenti non entrassero anche loro nel gruppo per seguire il maestro.
Chiaramente tutto falso, tutto indotto.
Certo. Tutti i problemi erano riconducibili a questi fantomatici abusi. Se non avevi relazioni soddisfacenti, non eri fidanzata o sposata, non avevi una famiglia felice, era perché dovevi risolvere questo tipo di problemi causati dalla tua famiglia, che veniva distrutta ai tuoi occhi: chiaramente, avere il dubbio che tua madre abbia acconsentito a farti abusare sessualmente da qualcuno oppure farti dubitare della purezza dell'amore di un padre, o di tutte le altre persone che non frequentavano il gruppo, era scioccante. Per queste ragioni nel periodo in cui sono rimasta nel gruppo mi sono completamente allontanata dalla mia famiglia e dai miei amici: chi era fuori dal gruppo non era da frequentare.
Qual è il credo, la “professione di fede” che viene inculcata in Arkeon?
Diciamo che la professione di fede oggi la vedo come un delirio, un delirio di onnipotenza: hai il potere di cambiare la tua vita, gli eventi, anche quelli che non sono controllabili dall’uomo. Hai la sensazione di scoprire un altro mondo, rivoluzioni tutte le tue convinzioni, pensi di poter risolvere ogni problema e di sconfiggere anche la malattia. Diventi immune da tutto ciò che di negativo può capitare, se sei centrato non hai niente da temere: non ti ammali o guarisci anche da malattie gravi. Puoi fare il trattamento con le mani al cibo per purificarlo o all'antibiotico per evitare che ti faccia male allo stomaco. Tracciando nell'aria il terzo simbolo, con la mente, pensi di trovare parcheggio o di poter condizionare l'esito di un colloquio di lavoro. In pratica influenzando gli eventi, questi possono andare come hai deciso tu. Senza Arkeon, non hai il controllo della tua vita, sei condannato ad essere infelice, sei uno sfigato, un fallito. Con Arkeon pensi di poter diventare potente, centrato, sei un vincente e hai la soluzione di tutti i tuoi problemi: economici, sentimentali, lavorativi.
Potere personale, dunque.
Si. Ai seminari intensivi veniva consegnato a ciascuno di noi un bastone per fare esercizi ispirati alle arti marziali, il boken, e che tenevi sempre con te poiché rappresentava il simbolo del tuo potere personale.
Una religione decisamente particolare.
In Arkeon non c’è nulla di religioso: è impensabile credere di imporre le mani e risolvere qualsiasi tipo di problema tracciando i simboli del secondo livello. La nostra religione non dice che l'uomo può fare questo. Sì, nell’ultimo periodo ha cominciato a percorrere il filone religioso, per una facciata di spiritualità e di perbenismo, infatti c’erano anche dei preti che frequentavano il gruppo ed erano conosciuti tra tutti. L’ultimo giorno dell'intensivo, ad esempio, c’era la messa: ma se si pensa che il prete che celebrava (don Angelo De Simone, ndr) ha confessato al cerchio che aveva una relazione di tipo intima da tanti anni con due suore che circolavano nei nostri seminari, si può capire quanto di religioso ci fosse in Arkeon. Era, quello della religione, un argomento che dava credibilità ad Arkeon e chiaramente rassicurava anche noi che frequentavamo: nel momento in cui vedevi perfino preti e suore, ovviamente venivi rassicurato sul fatto che la strada che avevi scelto era giusta.
Torniamo alla “teoria del pedofilo”. Cosa avveniva, in concreto, durante queste sedute?
In pratica venivano inscenati dei lavori durante i quali si era portati a ricordare questo abuso subìto, anche se non era mai avvenuto, influenzati anche dal fatto che tutti quanti gli altri facevano la stessa cosa, tutti venivano incalzati per ricordare abusi legati al fratello, al padre, allo zio. Un giorno, ad esempio, c’era una mamma con una bambina e si diceva che la mamma era stata abusata dal nonno; il maestro dichiarò che solo se la mamma si fosse impegnata a fare il lavoro (frequentare il gruppo, ndr), la piccola non sarebbe stata abusata anche lei. E la stessa pressione l'ho subita io allo scopo che ricordassi gli abusi sessuali legati alla mia infanzia, che né mio padre né mia madre hanno mai messo in atto o permesso che accadessero.
E lì il rapporto genitoriale, in questo modo, si andava a frantumare.
Completamente e non solo quello con i genitori. Erano tutti da evitare: genitori, nonni, fratelli, zii.... Soprattutto i parenti dal lato della madre.
La dottoressa Tinelli, presidente del CeSAP, ci ha detto che tali sedute erano a forte impatto emotivo. Non a caso nel processo è in piedi anche l’accusa di violenza privata.
Si, è così. In lavori molto intensi volevi solo che la smettessero ma se ti rifiutavi venivi vessata, se scappavi venivi fermata, se ti divincolavi venivi bloccata, per continuare ad essere sottoposta a quel tormento che aveva come scopo quello di far emergere la rabbia nei confronti dei tuoi genitori o verso il tuo pedofilo. E nonostante urlassi e piangessi, mi stringevano, mi tenevano ferma, infierivano contro di me. Fisicamente e verbalmente. Con la complicità dei presenti: la cosa assurda è proprio questa, tutti trovano normale andare avanti e non sono solo i maestri, ma anche i semplici frequentatori partecipano attivamente e condividono lavori violenti e scioccanti.
Il leader di Arkeon è Vito Carlo Moccia. Lei l’ha conosciuto?
Si, l’ho conosciuto.
Che persona è? Come appariva in questi seminari?
Lui ha una personalità molto carismatica, appare molto sicuro di sé. Se sei in un momento di confusione o di fragilità, e incontri qualcuno che con assoluta certezza ti dice di conoscere le soluzioni per ogni aspetto della tua vita, la tentazione di aggrapparsi a questa illusione e di affidarti a questa persona è fortissima, specie se ti fa pensare di avere tutte le risposte o ti porta altri ad esempio come casi di “sfigati redenti” o “falliti guariti”. Qualsiasi problema tu abbia, il maestro sa a cosa è dovuto e ha per tutti la soluzione. Soluzione che poi è sempre la stessa, fare il percorso di Arkeon, in tutti i suoi livelli, con sempre più seminari, sempre più costosi.
E com’erano questi seminari?
Erano una miscela di lavori spalmati anche su più giorni (negli intensivi, ad esempio) con momenti drammatici e condivisioni pubbliche tenute nel cerchio, dove il maestro dà le sue indicazioni e direttive sul quello che è giusto che tu faccia nel tuo percorso. Anche questo è un punto fondamentale: poiché tali esercizi e confessioni si tenevano davanti a tutti, se eri criticato dal maestro eri esposto alla pubblica gogna. E quindi, se facevi resistenza o lo contrastavi, avevi tutti gli altri che ti davano addosso insieme a lui, dicendoti che eri in processo e venendo giudicata pesantemente o emarginata. Una pressione psicologica terribile. Sembra incredibile, ma sentirsi dire che se non sei madre, se non riesci ad avere figli è perché in realtà non hai risolto i problemi che potresti risolvere con il percorso di Arkeon o che se fai un incidente, è colpa tua e lo puoi evitare, se solo vuoi, può mandare fuori di testa.
Una pressione psicologica distruttiva, praticamente.
Terribile, una pressione che ti annulla. Anche la stessa teoria del pedofilo, localizzato nella famiglia. Perché adoperano questa strategia? Non so, immagino che sia perché se ti separano dalle tue radici, ti rendono simile ad una barchetta di carta in balia delle onde, ti trovi allo sbando. Senza tutti i tuoi punti di riferimento, la tua famiglia, non hai altra scelta che attaccarti completamente al gruppo perché ti fanno dubitare di tutti i tuoi cari, che allontani e quindi ti ritrovi solo. Molti si sono allontanati dalla loro famiglia e dalla loro città perché gliel’ha suggerito il maestro.
Quindi anche lei ha interrotto proprio fisicamente il rapporto con i suoi genitori?
Per un periodo sì, finchè sono stata nel gruppo.
Rotti i rapporti familiari diventa, dunque, difficile uscire da Arkeon.
Si, se sulla scia di questi lavori fai qualcosa che lesiona irrimediabilmente i rapporti, se vai a muovere accuse tremende ai tuoi parenti è poi difficile uscire e tornare indietro. Conosco persone che sono state in Arkeon per anni e non hanno più rivolto parola ai familiari ma ne sono faticosamente uscite, altre che sono ancora lì, persone che hanno tirato dentro altri membri della loro famiglia, i quali hanno inizialmente acconsentito solo per non perdere definitivamente i contatti... o ancora persone che, nel momento in cui hanno cominciato a manifestare critiche ai maestri e hanno iniziato ad allontanarsi, sono state pressate, vessate o addirittura minacciate.
Abbiamo visto che alcune delle sette attive in Italia si organizzano in vere e proprie comunità. In Arkeon come ci si organizzava?
La gente non viveva assieme, però si tenevano seminari durante i quali per quattro - cinque giorni si dormiva anche assieme e si affrontavano varie tematiche. C’era il seminario sul denaro, durante il quale si arrivava ad andare a chiedere l’elemosina vestita da barbone. C’era il seminario sulla morte, durante il quale si costruiva la propria tomba... ho conosciuto gente che ha frequentato e ha raccontato che ci si seppelliva. Questo per far capire dove arriva il condizionamento. A parte i seminari residenziali, si viveva ognuno a casa propria. C’è da tener presente, come dicevo prima, che qualcuno si è trasferito nella città del maestro per stare più a stretto contatto con lui.
Nell’inchiesta abbiamo visto che dietro la promessa di un Eldorado a portata di mano, in realtà il vero fine delle sette è squisitamente economico. Si può dire lo stesso anche di Arkeon?
Si, di sicuro. Il percorso è molto costoso e man mano che si va avanti lo è sempre di più (e poi non avevamo la ricevuta a tutti i seminari). C’è gente che ha speso tantissimi soldi: ventimila, trentamila euro e anche di più... è circolata voce di una coppia che ha speso fino a centomila euro. Per non parlare, poi, di quello che costa l’adesione in termini di cure: più di qualcuno dopo che è uscito, ha dovuto chiedere un supporto psicologico... Anche io.
Come sappiamo, oggi i maestri di Arkeon sono sottoprocesso a Bari (senza dimenticare la condanna in primo grado per uno dei maestri per violenza sessuale). Tra i reati contestati c’è anche quello di maltrattatamento sui minori.
Si. Basti pensare all’esempio di cui abbiamo parlato prima: c’era questa bambina che ha assistito a tutte le condivisioni, le cose realizzate in Arkeon. Molte di queste condivisioni riguardano argomenti di natura sessuale... quello che accadeva è talmente pesante per un adulto, figuriamoci per un minore. (del resto nell’ultima udienza del processo diversi testimoni hanno confermato che anche bambini di dieci - dodici anni partecipavano a queste confessioni pubbliche a sfondo sessuale, ndr).
Com’è riuscita ad uscire?
Mi sono resa conto che quello che stavo subendo era tremendo e distruttivo da un punto di vista psichico ed emotivo. Una volta uscita, hanno cercato di mettermi contro gli affetti che avevo all'interno e sono stata oggetto di continue pressioni prima per rientrare nel gruppo, che era la condizione per poter ricominciare a frequentarli, e poi affinchè io venissi emarginata e non condividessi con altri i dubbi circa quello che accadeva lì dentro. Ne ho subite di ogni tipo, tra vessazioni e intimidazioni. Ci sono state persone che una volta davanti alle autorità, hanno ritrattato la loro posizione perché temevano di non poter più rivedere loro i figli.
Tutti i fuoriusciti con cui abbiamo avuto modo di parlare erano accomunati dal fatto che scrollarsi di dosso un’esperienza del genere è molto dura. È come un marchio.
Infatti, è molto dura. Gli strascichi sono molto pesanti. Quell’esperienza non va via così, hai bisogno di un supporto anche psicologico per far fronte a tutto questo. C’ho messo tempo e non ancora ne sono completamente fuori.
Chiudiamo con uno sguardo positivo e propositivo per il futuro. Qual è, oggi, il suo desiderio?
Mi ha talmente traumatizzato questa esperienza che vorrei, innanzitutto, che non capitasse a nessun altro. Mi piacerebbe laurearmi in psicologia e fondare un centro di accoglienza, anche con possibilità di alloggio, per chi è uscito da un gruppo distruttivo o per chi ha parenti e amici che si sono persi dietro a qualche santone e non sa cosa fare. Se chi supera questa esperienza vince la vergogna e la paura del giudizio, può metterla al servizio di altri e darle un senso, altrimenti si che ci si sente falliti per aver creduto in un mondo di illusioni. Ma anche polizia e carabinieri, oltre ai magistrati, devono studiare e specializzarsi sulle psicosette, è un fenomeno insidioso e solo se sono sufficientemente preparati possono riconoscere ed accogliere adeguatamente chi decide di raccontare cosa gli è accaduto. Spero non sia solo un sogno...
Bari, processo Arkeon Il racconto:«Mio marito succube della setta»
di GIOVANNI LONGO
BARI - «Sono stata costretta a procreare perchè mio marito era completamente succube di Vito Carlo Moccia». S.C. è la moglie di F.S., parte civile nel processo in corso a Bari che vede sul banco degli imputati organizzatori e promotori della presunta psico setta «Arkeon». Stando al suo racconto il matrimonio, il concepimento del primo dei due figli, il trasferimento dal Nord Italia a Bari Vecchia in una abitazione nella disponibilità del «maestro» sarebbero state tutte mosse «imposte» da Moccia che per anni avrebbe letteralmente «manovrato» suo marito.
Guai a contraddire il maestro, a detta della donna. «Non potevo dire cose negative su Moccia. Non potevo spiegargli che lui non era il “Dio in terra” come veniva considerato. Una volta mi permisi di farlo nel corso di una cena con degli allievi. Fui obbligata a chiedere scusa pubblicamente, davanti a tutti». Ricordi dolorosi per S.C. che, ad un certo punto della deposizione, ha iniziato a piangere. Il presidente del collegio giudicante Luigi Forleo le ha chiesto se volesse sospendere per qualche minuto. La donna ha rifiutato. Troppo forte il desiderio di raccontare tutto quello sapeva.
Quando, però, la parola è passata alle difese degli imputati per il controesame, le sue risposte sono apparse meno convinte. «E’ ancora sposata?», le è stato chiesto. Alla risposta affermativa c’è chi ha fatto notare come non avesse la fede al dito. «I problemi con mio marito si trascinano da allora. Non li abbiamo ancora risolti».
Al centro della vicenda, secondo la procura di Bari, una sorta di «psico-setta» che, utilizzando tecniche vagamente ispirate alle filosofie orientali del «Reiki», in dieci anni sarebbe riuscita a raccogliere 10mila adepti in tutta Italia e a truffare molte persone, obbligandole a partecipare a costosi seminari dicendo loro che sarebbero guarite da tumori, aids o infertilità, oppure da problemi spirituali. Agli imputati nel processo in corso sono contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza.
I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008. Per partecipare ai seminari di «Arkeon», il costo minimo si aggirava sui 260 euro e arrivava, mano a mano che si passava di livello, a 15mila euro. Ma una coppia del nord Italia che cercava di risolvere la propria crisi matrimoniale ha detto alla polizia di avere pagato 100mila euro, così come una donna che credeva di aver subito violenza sessuale nel passato.
Secondo il pm inquirente Francesco Bretone, a capo dell’associazione criminale c’era Vito Carlo Moccia, di 60 anni. L’uomo ha problemi di salute. Per questo il suo esame, inizialmente previsto ieri è slitatto al 12 ottobre quando sono stati citati 25 testi della difesa degli imputati.
BARI - «Sono stata costretta a procreare perchè mio marito era completamente succube di Vito Carlo Moccia». S.C. è la moglie di F.S., parte civile nel processo in corso a Bari che vede sul banco degli imputati organizzatori e promotori della presunta psico setta «Arkeon». Stando al suo racconto il matrimonio, il concepimento del primo dei due figli, il trasferimento dal Nord Italia a Bari Vecchia in una abitazione nella disponibilità del «maestro» sarebbero state tutte mosse «imposte» da Moccia che per anni avrebbe letteralmente «manovrato» suo marito.
Guai a contraddire il maestro, a detta della donna. «Non potevo dire cose negative su Moccia. Non potevo spiegargli che lui non era il “Dio in terra” come veniva considerato. Una volta mi permisi di farlo nel corso di una cena con degli allievi. Fui obbligata a chiedere scusa pubblicamente, davanti a tutti». Ricordi dolorosi per S.C. che, ad un certo punto della deposizione, ha iniziato a piangere. Il presidente del collegio giudicante Luigi Forleo le ha chiesto se volesse sospendere per qualche minuto. La donna ha rifiutato. Troppo forte il desiderio di raccontare tutto quello sapeva.
Quando, però, la parola è passata alle difese degli imputati per il controesame, le sue risposte sono apparse meno convinte. «E’ ancora sposata?», le è stato chiesto. Alla risposta affermativa c’è chi ha fatto notare come non avesse la fede al dito. «I problemi con mio marito si trascinano da allora. Non li abbiamo ancora risolti».
Al centro della vicenda, secondo la procura di Bari, una sorta di «psico-setta» che, utilizzando tecniche vagamente ispirate alle filosofie orientali del «Reiki», in dieci anni sarebbe riuscita a raccogliere 10mila adepti in tutta Italia e a truffare molte persone, obbligandole a partecipare a costosi seminari dicendo loro che sarebbero guarite da tumori, aids o infertilità, oppure da problemi spirituali. Agli imputati nel processo in corso sono contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza.
I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008. Per partecipare ai seminari di «Arkeon», il costo minimo si aggirava sui 260 euro e arrivava, mano a mano che si passava di livello, a 15mila euro. Ma una coppia del nord Italia che cercava di risolvere la propria crisi matrimoniale ha detto alla polizia di avere pagato 100mila euro, così come una donna che credeva di aver subito violenza sessuale nel passato.
Secondo il pm inquirente Francesco Bretone, a capo dell’associazione criminale c’era Vito Carlo Moccia, di 60 anni. L’uomo ha problemi di salute. Per questo il suo esame, inizialmente previsto ieri è slitatto al 12 ottobre quando sono stati citati 25 testi della difesa degli imputati.
Iscriviti a:
Post (Atom)