mercoledì 16 settembre 2009

L’INVENZIONE DELLE PSICOSETTE

Le sètte in Italia

Il pericolo dei movimenti che promettono la libertà della mente


Mescolano psicanalisi, religione, scienza e pratiche iniziatiche. E spesso si mascherano da scuole di formazione o addirittura da corsi per manager.

Le sètte "di tendenza", ossia quelle che negli ultimi anni hanno ottenuto le maggiori adesioni, sono certamente quelle legate al variegato mondo della New Age (Nuova Era). L’antropologa Cecilia Gatto Trocchi, nel suo recente libro Nomadi spirituali (Mondadori), definisce il movimento «in espansione, complesso e articolato», la proposta esistenziale di un «sincretismo davvero stupefacente tra filosofie orientali, psicologia del profondo, visione magica del mondo, ufologia e religioni primitive». Insomma, un calderone dove bolle di tutto, e in cui ciascuno può trovare gli elementi per confezionarsi un "credo su misura".

A livello statistico, la New Age presenta le più significative percentuali di crescita (si tratta comunque di circa 3.000 aderenti in Italia), seguita dai gruppi satanisti (ma in questo caso i numeri sono ancora più esigui). Le sètte che, invece, allarmano di più il ministero dell’Interno sono quelle per lo sviluppo mentale, o psicosette, non per ragioni di crescita numerica degli aderenti (c’è, ma è contenuta), quanto piuttosto per la potenziale pericolosità sociale.

Secondo il rapporto «queste sètte sono ritenute le più pericolose e capaci di operare una "destrutturazione mentale" negli adepti, conducendoli spesso alla follia e alla rovina economica; per cui sono spesso definite anche "culti distruttivi"».

Il censimento del rapporto cita una serie di gruppi: oltre alla nota Scientology, ci sono Life discover principles, Silva mind control, Fellowship of friends, Il Centro (Evo Cris), Centro italiano di psicologia e di ipnosi applicata, Valter bredeon seminars, Centro sipcasdia, Cultural and spiritual association (Casa), Associazione di ontopsicologia, Harmony body mind, Ergoniani.

Le psicosètte «rappresentano una novità tutta occidentale», prosegue il rapporto, presentando una mescolanza di intuizioni psicanalitiche, precetti morali, metodi pseudoscientifici, pratiche iniziatiche e liturgiche «che prescindono, nella maggior parte dei casi, dalla credenza in un Essere supremo e da speculazioni escatologiche». Ciò che accomuna queste sètte è la pretesa di sviluppare appieno le potenzialità mentali e psicologiche dell’uomo attraverso la liberazione di condizionamenti mentali, malattie e infelicità.

Il guaio è che spesso si mascherano sotto forma di centri psicoterapeutici, istituti di ricerca e scuole di formazione, o addirittura corsi per manager o per lo sviluppo della memoria. Il rapporto del Viminale osserva che spesso «è richiesta la frequentazione di appositi "corsi" a pagamento (piuttosto onerosi) o addirittura la devoluzione di tutti i propri beni al gruppo e un impegno a tempo pieno nelle attività dell’organizzazione».

Il documento si sofferma particolarmente su Scientology: «La caratteristica del movimento che desta maggiore preoccupazione è la sua ambizione a creare una "democrazia scientologica" su base planetaria, il cui presupposto necessario è la "purificazione" di tutti gli individui; ove tale obiettivo fosse realizzato almeno all’80 per cento, non ci sarebbe più bisogno di elezioni e dibattiti politici. A chiunque si opponesse sarebbe negato lo status di cittadino». La ricerca sottolinea le gravi ripercussioni familiari nei soggetti che entrano nel movimento (che conta in Italia 7.000 aderenti): la terapia tenta di «ridurli in uno stato di totale soggezione», attuando «sistemi di condizionamento mentale». Infine, le "confessioni" degli adepti sulla propria vita privata, di solito rilasciate durante le sedute di terapia, «successivamente potranno essere adoperate contro di loro come strumenti di ricatto».

Luciano Scalettari




E la personalità va in fumo

Brain-washing, lavaggio del cervello. La felice metafora fu coniata agli inizi degli anni Cinquanta dal giornalista Edward Hunter Jr. per indicare i sistemi di condizionamento mentale utilizzati in Cina e in Corea nei campi di rieducazione. Il fenomeno dei dissidenti che dopo il trattamento di persuasione abbracciavano senza riserve il "credo" comunista è stato a lungo studiato, e se ne conoscono i meccanismi.

Oggi, l’espressione lavaggio del cervello viene accostata anche alle tecniche fascinatorie di alcune sètte. «Su questo tema il dibattito è acceso», dice lo psichiatra Mario Di Fiorino, che sta per pubblicare un libro nel quale analizza proprio il fenomeno del brain-washing (L’illusione comunitaria, edito da Moretti e Vitali). «Ma senza dubbio vengono messe in atto alcune pratiche per rendere più suggestionabili i neofiti». Il professor Di Fiorino le indica: la limitazione dei contatti con la famiglia, il ritiro dei nuovi adepti in luoghi isolati, la drastica riduzione degli spazi di privacy e l’iperattivismo che sottopone il soggetto a condizioni di stress. Infine i cambiamenti dietetici e alimentari, e la privazione del sonno.

«Quando entra in una setta», spiega lo psichiatra, «il neofita subisce una sorta di spoliazione: viene coperto di attenzioni e reso più ricettivo dal brusco cambiamento di abitudini e dalla stanchezza. Poi, nella seconda fase, viene sollecitato ad adottare le nuove idee, le pratiche e i comportamenti approvati dal culto». La terza fase è l’integrazione: il soggetto acquisisce una nuova personalità, sostenuto da una diversa visione del mondo, diverso linguaggio, ruolo, attività, relazioni sociali. «Potremmo usare l’immagine del "gorgo", del vortice di corrente che trascina», dice Di Fiorino. «All’inizio la scelta di immergersi nel torrente è libera e consapevole, ma poi si può entrare in un vortice e procedere trainati».

Lo psicologo Maurizio Antonello punta il dito sulle psicosètte: «Questi gruppi», dice, «utilizzano in modo selvaggio tecniche psicoterapeutiche. Credo che gli psicologi non debbano più tollerarlo: oggi, la legge consente di perseguire questi abusi della professione». Come difendersi dai culti distruttivi? «Le difese individuali sono scarse», risponde, «anche perché spesso le persone si avvicinano alle sètte quando sono più vulnerabili. Lo Stato deve difenderle, quando scopre violazioni di legge. Vi sono sètte che mantengono archivi segreti, "processano" i propri seguaci indisciplinati, professano una dottrina che non riconosce lo Stato italiano. Ma intanto trattano per ottenere l’8 per mille, come i Testimoni di Geova.