Verona. Le chiamano psico- sette, dentro si vivono degli psico-drammi, alle volte ci sono anche degli psicologi veri. Battute a parte, il caso della setta di Arkeon che sta tenendo banco sulle cronache di questi giorni non è che uno dei tanti casi in cui persone solitamente psicologicamente fragili si fanno irretire, coinvolgere in situazioni da cui difficilmente riescono poi a liberarsi. Nomi diversi tanti, ma queste sette sono simili per la metodologia spesso simile, in molti casi «mascherata» da corsi per migliorare l'autostima.«
Una decina di giorni fa mi ha chiamato il padre di una venticinquenne molto preoccupato», spiega Antonio Fasol del Gris, il gruppo ricerche sette. Si tratta di un'associazione religiosa e culturale senza scopo di lucro composta da laici e religiosi che cerca di aiutare quelli che vi si rivolgono per avere aiuto in un'ottima cristiana. «Il padre mi ha raccontato che la figlia lavorava come commessa in una pasticceria ed aveva iniziato a frequentare uno di questi corsi. Il primo glielo avevano offerto, adesso lei stava frequentando altri corsi costosissimi e lui non aveva denaro per mantenerli. La ragazza nel frattempo ha cambiato lavoro, ma la situazione a casa stava diventando pesante».
Risultato? nessuno. «In questi casi è difficile aiutare», aggiunge Fasol, «i parenti di solito chiedono aiuto di nascosto, non vogliono essere richiamati al telefono per paura d'essere sentiti da chi è entrato nella psico-setta».
Sono almeno una decina all'anno i casi in cui familiari, o affini chiedono aiuto al Gris perchè vedono il loro caro diventare strano, diverso e soprattutto spendere molto denaro. «La definizione di psico-setta è difficile da determinare. Ma sono sempre di più e avvicinano sempre più persone. In molti si regalano un T2, che equivale a un fine settimana o più di «segregazione» fisica e mentale, in cui i partecipanti vengono privati di cellulare piuttosto che di orologio e alle volte anche picchiati, in simulazione di psicodrammi che debbono rafforzare la mente e il corpo di chi vi prende parte. Meeting che di solito si svolgono in hotel compiacenti», aggiunge Fasol, «dai dati dei nostri Centri di ascolto e dalle testimonianze risulterebbe che il target di riferimento sarebbe costituito da individui in prevalenza giovani, di livello culturale medio-basso ma di potenzialità economico-patrimoniali medio-alte. Sarebbe interessante valutare se tale scelta avvenga a monte o sia una sorta di selezione naturale in seguito ai costi gradualmente esponenziali dei corsi stessi. Infatti i primi corsi generalmente vengono regalati e poi si passa a farli pagare sempre di più a seconda dei livelli. La tendenza a proporre di continuo corsi di livello e costo superiore pressoché all'infinito ha lo scopo di fagocitare il malcapitato o l'azienda in un clima di perenne attesa e aspettativa: al contrario un centro di consulenza professionale offre pacchetti di formazione mirati per esempio alla certificazione, trasparenti nei costi e limitati nel tempo. A trarre ulteriormente in inganno è il fatto che dopo i primi corsi probabilmente le persone che lo frequentano si sentono realmente meglio, più forti e quindi vogliono continuare per diventare sempre più forti».
«Tra i tanti problemi che dobbiamo affrontare c'è quello legislativo», conclude Fasol, «c'è proprio un buco normativo e quindi anche scoprendo pseudo truffe è difficile dimostrarle. Inoltre quando le persone iniziano a frequentare i corsi firmano delle liberatorie che impongono loro il silenzio su quello che affronteranno e vedranno, spesso raccontano i loro affari e i loro privatissimi problemi quindi diventano facilmente ricattabili. Così sono davvero pochi quelli che ne escono e mettono in piazza tutto o redigono una denuncia».
Alessandra Vaccari