venerdì 5 marzo 2010

La truffa di Fermo: 50mila euro per ‘guarire’ dall’omosessualità

E’ l’ennesimo caso di truffa quello che si è verificato a Fermo . Il fatto ha in sé dell’incredibile. Ancora una volta disperazione e impotenza si piegano all’astuzia di uno spregiudicato gruppo di finti praticanti di miracolose discipline orientali.
Le patologie trattate, se così le vogliamo chiamare, spaziano dall’infertilità all’omosessualità. La setta si proponeva di guarire chiunque si rimettesse alle loro poco amorevoli cure, usufruendo di strumenti “alternativi”, assai lontani dalle odierne pratiche scientifiche, ormai forse troppo in difficoltà per poter costituire l’unica fonte di speranza. Ma non è la sfiducia nella scienza che ha portato alcune delle numerose vittime ad iniziare il percorso di guarigione, bensì una sorta di diffidenza verso ciò che non riesce ad essere comunemente compreso.

Il tentativo di guarire l’omosessualità rappresenta il male nascosto di una società che ancora, purtroppo, non si presta ad essere curata. L’ignoranza di fondo, l’odio ed il disprezzo rappresentano un ambiente ideale per il proliferare di gruppi che propongono vere e proprie cure psicologiche per il trattamento di questo, a lor dire, “disturbo”.

Truffe del genere non ci sono purtroppo totalmente estranee, tuttavia, sono i metodi utilizzati nello specifico caso ad essere a dir poco raccapriccianti. La “riconversione all’eterosessualità” avveniva attraverso una vera e propria manipolazione mentale: ai partecipanti veniva fatto credere di aver subito violenze sessuali in età infantile, mettendo così in discussione la loro intera sfera affettiva.

Un metodo brutale che, oltre a sfruttare l’ignoranza e l’intolleranza, si prefiggeva di creare veri e propri danni psicologici. Una terapia d’urto, degna della radazione dall’albo per ogni psicologo, che ha portato alla contestazione dei reati di truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata e maltrattamenti di minori.

Immediata la replica dell’Arcigay che, per voce del vice-presidente Luca Perilli, condanna ancora una volta le cosiddette ”terapie riparative“, spesso sponsorizzate da quegli ambienti religiosi che vedono nell’espressione di un amore incondizionato una forma di violenza verso Dio.

L’omosessualità è stata rimossa dal manuale ufficiale dei disordini mentali ed emozionali nel 1973; quasi 40 anni dopo si fa ancora fatica a comprendere che il diverso orientamento sessuale non è una malattia. Chiunque si prefigga l’obiettivo di curarla sta perseguendo uno scopo lontano da ogni sorta di parere o pratica medica legalizzata.

In conclusione sarebbe bene ricordare che in una società, dove i reati a sfondo omofobico sono all’ordine del giorno, l’unica cura necessaria è racchiudibile nella tolleranza, poiché, come ci ricorda Cristicchi, la più grande patologia non è l’omosessualità, ma il vuoto e la solitudine che attorno a tali persone ingiustamente si forma