Non ho mai fatto parte dell’associazione Arkeon, non ho mai partecipato a un suo incontro, né ho mai spinto qualcuno a parteciparvi. I miei contatti sono consistiti in questo. Cinque anni fa, quando ancora non esisteva alcuna contestazione a proposito di detta associazione (io non ne conoscevo neppure il nome), lessi in una rivista che c’era un gruppo di studio che lavorava per la riconciliazione tra padri e figli. Dovendo commentare la parabola del figliol prodigo in questo mio programma, come vedete che faccio spesso, mi recai da loro per raccogliere una testimonianza su questo loro lavoro. Le immagini di quel programma vengono mostrate come se io avessi partecipato a incontri di Arkeon che è falso. Ho visitato tante altre famiglie per lo stesso scopo. In quella circostanza il fondatore mi parlò del lavoro da lui svolto, senza che potessi scorgervi nulla di anormale.
All’inizio dell’anno scorso, tenni una giornata di evangelizzazione nella Parrocchia di S. Eustorgio a Milano e un gruppo di aderenti all’associazione, avendolo saputo, partecipò alla Messa conclusiva, cosa che come sacerdote non avevo motivo né diritto di impedire. Molti di loro, all’occasione, ricordo che si accostarono ai sacramenti.
Ma l’addebito principale nei miei confronti è che nella trasmissione per la festa della S. Famiglia dell’anno scorso, avrei appoggiato l’associazione Arkeon, nonostante che contro di essa fossero state mosse nel frattempo accuse pesanti in una trasmissione televisiva, attribuendo all’associazione il merito di avere aiutato due persone da me intervistate.
Ma nel presentare tale testimonianza io evitai volutamente di fare il nome di Arkeon, limitandomi a dire che la coppia era stata aiutata da “un gruppo di sostegno”. Sarebbe come dire che chi in TV parla di caffè fa per ciò stesso propaganda di Lavazza. Chi, tra gli ascoltatori, poteva sapere che il “gruppo di sostegno” si riferiva ad Arkeon e come ha fatto chi sostiene tale accusa a scoprirlo, se non indagando sui rapporti intrattenuti dalle persone fuori della trasmissione, violando quindi la loro privacy? Sono essi, non io, che hanno tirato in ballo Arkeon, a proposito del mio programma. Qualcuno dovrà spiegare un giorno perché l’ha fatto e con quale autorizzazione.
Il mio dispiacere più grande in tutta questa vicenda è il male immenso fatto alla povera famiglia intervistata che ha visto la propria immagine usata e abusata senza nessun rispetto della loro dignità e sensibilità.
Quanto all’operato di Arkeon, non sta a me pronunciare un giudizio, ma alla magistratura. Se qualcuno di loro, ha sbagliato e giusto che paghi. Personalmente io non sono venuto a conoscenza di nessun abuso, che altrimenti sarei stato il primo a condannare e denunciare. Quello che è da evitare sono i processi sommari in cui si pronunciano condanne prima ancora di aver dato agli accusati la possibilità di difendersi.
Nel servizio di commento al vangelo che svolgo da oltre dieci anni vengo in contatto con innumerevoli realtà sociali, istituzioni e famiglie e non posso essere ritenuto responsabile di quello che avviene a mia insaputa al loro interno.
P. Raniero Cantalamessa