di Patrice Makabu
Firenze. Il 3 maggio 2009, a Milano, la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a nove anni e sei mesi per truffa a carico della televenditrice Wanna Marchi e a nove anni e quattro mesi per la figlia Stefania. Il 7 ottobre 2011, Wanna Marchi torna in semi libertà, oggi lavora nel bar di proprietà del fidanzato della figlia, anche lei quasi libera. Quando si tratta di finire in carcere in Italia è sempre tempo di saldi, vuoi per la buona condotta, per l'indulto che fino a qualche anno fa è stato una manna dal cielo (come in questo caso), vuoi perchè chi davvero secondo l'opinione pubblica avrebbe bisogno di un confortevole soggiorno di lunga durata in una suite due per tre di solito ha sempre la fortuna di farla franca in qualche modo abbreviando (e non di poco) il periodo di reclusione. Per la giustizia Wanna Marchi ha scontato la sua pena quasi del tutto, oggi ha solo l'obbligo di pernottamento in uno dei tanti mini alloggi adiacenti alla struttura carceraria.
Mamma Ebe, all'anagrafe Maria Gigliola Giorgini (classe 1934), condannata definitivamente a sei anni proprio ieri per truffa, esercizio abusivo della professione medica, associazione a delinquere; reati commessi prima del 2000 vicino Cesena dove riceveva chi si affidava alle sue cure. A causa delle cagionevoli condizioni di salute sconterà la pena ai domiciliari, condizione però che già una volta non le ha impedito di continuare imperterrita la sua attività di guaritrice e santona.
Due storie molto diverse tra loro, Wanna Marchi arrivava a carpire, in modo incredibile, la fiducia delle sue vittime attraverso il mezzo televisivo, sfruttando la credibilità che questo media purtroppo ha ancora oggi ("se lo dice la tv è vero") e facendo leva sulle debolezze, ma io direi spesso anche sull'ingenuità della gente che sperava in un'immediata vincita al lotto che risolvesse ogni problema di ogni sorta, e proprio grazie a questi problemi le vittime venivano arpionate.
A partire dal primo contatto i malcapitati facevano il primo passo all'interno di una fitta e resistente ragnatela da cui era difficile liberarsi, visti i cocktail di minacce accompagnati dal menu del giorno: una serie di ipotetiche disgrazie che si sarebbero verificate qualora non si accettassero i vari rituali prescritti dal "maestro di vita" mago Do Nascimento, figura su cui si incentrava tutto il business spinto da madre e figlia attraverso la società di televendite Asciè. Per anni il gioco ha funzionato.
Mamma Ebe: niente tv, niente giornali, niente urla e strepiti e niente capelli ossigenati che bucano lo schermo insieme ad una voce riconoscibile e mal sopportata persino da un animale domestico, Mamma Ebe è diversa in tutto e per tutto. Appare come un'anziana signora dimessa, dalle buone maniere, dalla voce pacata e dallo sguardo profondo, indagatore, uno sguardo che va oltre quello che dice, che marchia a fuoco. Mamma Ebe veste come una normalissima borghese senza eccessi ma con un certo buon gusto, è arrivata grazie a questa sua immagine tutt'altro che "sospetta" al cuore di chi si è fidato di lei, e dal cuore mano a mano si è spinta fino alla gola di chi nelle sue mani ha poi messo tutte le proprie ricchezze, perchè quale sedicente tramite di Dio a suo dire non avrebbe potuto trasmettere energia positiva ed influssi benefici se dall'altro lato ci fosse stato anche il benchè minimo interesse per la ricchezza.
Ognuno doveva spogliarsi di tutto ciò che aveva (o di buona parte) per entrare davvero in contatto con il Signore attraverso di lei, sempre molto indaffarata a fare del bene, ma che nei giorni in cui aveva bisogno di "staccare la spina" però si concedeva il meritato relax all'interno suo yacht battezzato nientemeno che "Il gioco sapiente". Ville, pellicce, auto di lusso, gioielli di inestimabile valore, conti in banca, una società immobiliare ed una nautica, ma anche tonnellate di psicofarmaci "benedetti" in giacenza in un magazzino adiacente alla villa-studio di Carpineta, in attesa di essere somministrati ai suoi assistiti ed ottenuti grazie alla preziosa collaborazione del medico montianese Mario Martelli, (condannato a tre anni ed otto mesi). Le truffe dell'imprenditoria magica moderna sono una marcatissima piaga che si nutre della debolezza delle persone, della credulità popolare (per cui c'è anche un reato legato al suo abuso ai fini di truffa ed estorsione) e soprattutto della vergogna che sopravviene nello scoprirsi truffati.
Mamma Ebe e Wanna Marchi tuttavia sono solo la punta di un iceberg alto chilometri, in Italia l'Osservatorio antiplagio conta, nel rapporto annuale 2008/2009, ben 155 mila maghi e astrologi, 33 mila persone che ogni anno si rivolgono continuativamente a servizi di cartomanzia attraverso svariati canali, dal 1994 in 16 mila hanno sporto denunce per truffe e abusi di vario genere. Secondo le statistiche solo quattro cittadini su cento sporgono querela dopo essere stati truffati, per paura di ritorsioni.L'imprenditoria magica moderna non si ferma qui
Dilagante in Italia è anche il fenomeno delle sette e psicosette, molto diverse tra loro. Il 22 giugno 1999 il Consiglio europeo ha adottato all'unanimità la prima relazione ufficiale in materia di sette del Comitato per gli affari legali e i diritti umani. Già nel 1998 il Rapporto sulle sette redatto dal Dipartimento di Pubblica sicurezza elencava 137 gruppi settari operanti in Italia di cui 76 religiosi e 61 magici, con in totale circa 85 mila membri aderenti, la maggiore concentrazione nella regione Piemonte, seguita da Toscana, Valle D'Aosta ed Emilia Romagna tra le più fiorenti.
Le psicosette fanno girare i propri ingranaggi usando come lubrificante il plagio e la manipolazione mentale e sono un concetto "nuovo" per l'italia, importato dagli Stati Uniti dall'antropologa Cecilia Gatto Trocchi (1939-2005). Le psicosette si presentano molto spesso come centri spirituali, centri di preghiera e del miglioramento di sé, centri in cui ci si dovrebbe riappropriare di valori, ma nascondono invece tecniche assai raffinate e rodate di soggiogamento psicologico, mirando all'assoggettamento delle persone ed all'annullamento della loro autonomia e libertà intellettuale, questo avviene molto spesso facendo uso oltre che di psicofarmaci, della tecnica del Love bombing (bombardamento d'amore).
Il Love bombing è uno sforzo coordinato, generalmente su ordine del capo carismatico, per sommergere reclute e neofiti di lusinghe, seduzione verbale, contatti corporei, mai sessuali ma carichi di affetto, e molta attenzione verso qualsiasi osservazione venga fatta da ogni nuovo o vecchio membro del gruppo durante un confronto verbale. Un'offerta istantanea di compagnia in un momento di estremo sconforto è uno stratagemma ingannevole usato da numerosi reclutatori, è il punto d'inizio di una spirale decrescente che porterà dopo una fase di estrema socializzazione all'isolamento dal mondo esterno alla setta, la setta rappresenterà l'unica vera famiglia capace di comprendere, risolvere e soprattutto chiedere. Persone scomparse o bruschi allontanamenti dalla famiglia senza alcuna spiegazione, massacri senza apparente ragione, morti sospette, conti in banca prosciugati improvvisamente. A partire da questi eventi, si è giunti alla scoperta di raggruppamenti di questo genere e si sono svolte approfondite indagini da parte delle forze dell'ordine e della magistratura atte a debellare questa grigia devianza ideologica e culturale, che vede coinvolte famiglie intere per vie traverse, che oltre a subire danni di vario genere vengono spesso ridotte sul lastrico.
martedì 29 novembre 2011
mercoledì 16 novembre 2011
da Totembluart
In questi giorni è scoppiato un caso che avrebbe dovuto scoppiare molto prima d’ora. Si tratta delle psicosette o movimenti di sviluppo del potenziale umano, come si fanno chiamare.Quando si parla di sette è inevitabile pensare a Satana e ai suoi sedicenti adepti, tristemente noti alle cronache di questi anni. Eppure il satanismo rappresenta solo un piccolo frammento di questo sfaccettato mondo che include nuovi culti, comunità spirituali, movimenti religiosi, magici o new age.Questo fenomeno ancora poco conosciuto ha portato, in questi ultimi giorni dopo anni di indagini, allo smantellamento dell’associazione del maestro Reiki Vito Carlo, The sacred path.Un percorso di ricerca interiore attraverso la guida di un maestro, terapie di gruppo per liberarsi dalle emozioni represse, per combattere le malattie, un cammino nei territori dell’anima attraverso particolari rituali, tra incensi, tamburi, urla e pianti. Queste le pratiche dell’associazione, definite dallo stesso Reiki metodo Arkeon.Ma di cosa si tratta esattamente? Una specie di setta? Una pseudo terapia di gruppo per liberare la psiche? Arkeon sembra un metodo per esaltare l’emotività delle persone, per liberarli da traumi subiti.Unendo insieme metodo Arkeon e trattamenti di pressione psicologica, il maestro scavava nell’interiorità delle persone e le convinceva a sfogare le emozioni represse, ad urlare la propria rabbia di fronte a tutti, a mettere in discussione la propria vita ed i propri rapporti affettivi e familiari. Tutto a pagamento, ovviamente: il primo incontro costava 260 Euro, ma i seminari successivi, i cosiddetti intensivi, arrivavano fino a 1.200 Euro.In questo caso, il maestro, spacciandosi per psicologo psicoterapeuta e trafficando con qualche rudimento di psicologia (ma anche con tecniche più o meno esoteriche) avrebbe indotto pazienti a crearsi delle false memorie contenenti storie di abusi sessuali in età precoce e li avrebbe indotti a rivivere questi momenti nel presente a scopo terapeutico per cancellare il presunto trauma.Questi falsi psicoterapeuti, come spiega la dottoressa Lorita Tinelli, presidente del Cesap (Centro studi sugli Abusi Psicologici) rileggono i problemi, delle persone che si sono rivolte al gruppo per qualche disagio, sempre e solo come conseguenza di traumi inflitti da altri; è un modo per creare conflitti e affievolire i legami affettivi. La fantasiosa ricostruzione del passato arriva a convincere il nuovo affiliato di aver subito torti e persino abusi da un genitore portando l’adepto a prendere le distanze dalla famiglia.Già da molti anni si è a conoscenza di come sia devastante l’azione di queste psicosette che, si afferma nel rapporto del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del 1998, sfruttano sistemi scientifici per aggirare le difese psichiche delle persone inducendole ad atteggiamenti acritici e obbiedenza cieca.Negli ultimi decenni, in tutto il mondo occidentale si è assistito al proliferare di simili piccoli gruppi o vere e proprie comunità organizzate ispirate a forme di religiosità nuove, esotiche e comunque alternative rispetto alle confessioni tradizionali, oppure a dottrine di tipo magico.Anche in Italia, Paese poco avvezzo per tradizione storica al pluralismo religioso, risultano essersi moltiplicate, con imprevedibile rapidità, forme associative – più o meno strutturate – dedite a culti di vario tipo o asseritamente depositarie di conoscenze segrete e verità universali.Tra le Psicosette possiamo certamente annoverare le organizzazioni lacaniane (cartels) o quelle kleiniane, ma anche i cosiddetti fagiolini: psicosetta con adepti in tutta Italia, reichiani omeopatici e diverse scuole che propongono una formazione psicoterapeutica, nonché la ormai famosa e discussa Scientology.Da un punto di vista scientifico sono psicosette, dunque, tutti quei centri che propongono una terapia, una psicoterapia o una formazione che sottopongono i partecipanti a forme di pressione psicologica più forte del consueto e per questo denunciate come pseudo-scientifiche.Di fatto, una notevole pressione psicologica è diventata una componente essenziale di certe forme di terapia e di formazione dove si sente chiaramente l’influenza di esponenti come Werner Erhard, Gurdjieff e Osho Rajneesh.Spesso comincia tutto con un corso o con la proposta di una terapia condotta da personale privo di credenziali scientifiche, privo di percorso formativo idoneo ad esercitare psicoterapia, privo di titolo adeguato insomma.Recenti studi sociologici hanno individuato le strategie d’azione delle psicosette: esse metterebbero in atto tecniche di brainwashing (lavaggio del cervello) standardizzate. La fretta di giungere a risultati vistosi, il sovradosaggio delle terapie, l’eccesso di autostima, la deresponsabilizzazione, un certo inaridimento affettivo e la dipendenza dal gruppo sono elementi che concorrono a costruire un quadro allarmante della situazione psico-sociale in cui viene a trovarsi l’adepto.Un’altra caratteristica delle sette è l’utilizzo di un proprio lessico, spiega Mario Di Fiorino, primario di Psichiatria all’ospedale di Viareggio e studioso del condizionamento mentale. Un vocabolario fatto di espressioni che creano un senso di solidarietà (“Qui con noi sei fuori dallo spazio del giudizio”) o di complicità che esclude quelli che stanno fuori (“Gli altri non possono capire”). Ma il gergo del gruppo,continua Di Fiorino, che ha scritto L’illusione comunitaria (Moretti & Vitali), un classico della letteratura scientifica sul tema, tiene lontane anche tutte quelle parole che esprimono dubbio, per ridurre il senso critico e condizionare mentalmente il nuovo adepto.All’occhio inesperto appaiono come gruppi di crescita personale, guidati da un maestro o guru. Si presentano come circoli culturali, associazioni e persino scuole di formazione, osserva Raffaella Di Marzio, psicologa esperta di sette e membro della Società italiana di psicologia della religione (www.dimarzio.it).Come non cadere in queste trappole quindi? Informandosi, scegliendo corsi e seminari consigliati da fonti attendibili: riviste accreditate, siti noti e specializzati, associazioni riconosciute, consiglia la Di Marzio. Ma su questo torneremo nei prossimi numeri.
12 novembre 2011
12 novembre 2011
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L'illusione comunitaria. La costruzione delle "comunità artificiali"
L’illusione comunitaria
La costruzione moderna delle “comunità artificiali”
Mario Di Fiorino - Moretti & Vitali, Bergamo 1998
L’illusione della modernità è il sogno di costruire “comunità artificiali” per cambiare la realtà e creare l’uomo nuovo. Ciò ha prodotto tanto spinte utopiche quanto isolamenti ideologici e nicchie settarie. Le comunità di cui si parla sono tanto i manicomi quanto le “comuni” antipsichiatriche e le sette religiose.
Autore di questo saggio è Mario Di Fiorino, Primario di Psichiatria dell'Ospedale di Viareggio, direttore e fondatore della rivista "Psichiatria e Territorio".
Il testo si fonda su una felice intuizione: quella, cioè, di tracciare per la prima volta un parallelismo, corredato di richiami storici, tra i movimenti settari religiosi e i modelli psichiatrici di comunità.
Muovendo da questi ultimi, l'Autore esamina dapprima il modello dell'"Asilo psichiatrico", ovvero il Manicomio, diffusosi nella seconda metà del secolo scorso, definito "cimitero dell'intelligenza".
Abolito in tempi recenti dalla nota legge 180, in quanto considerato luogo di segregazione più che di cura, è oggi di fatto sostituito dalle "Comunità Terapeutiche".
Di Fiorino approfondisce, secondo un filo logico che sostiene l'intera trama normativa, l'empatia che nasce tra operatori e pazienti nel microcosmo della comunità terapeutica, tale da generare in alcuni casi la sindrome della Montagna Incantata (dall'omonimo romanzo di Thomas Mann), in cui la comunità diviene un accogliente rifugio dal mondo esterno, percepito duro ed ostile.
L'Autore rivolge poi l'attenzione all'analisi delle tecniche di manipolazione mentale, talora utilizzate nei campi di prigionia, in alcune sperimentazioni psicologiche e in alcune comunità di culto. In queste ultime, il "brain washing" prende inizio con l'allontanamento progressivo del neofita dalla famiglia, dai legami sociali e dallo stile di vita abituale, attraverso ritiri in luoghi isolati con una intensa vita comunitaria volta alla privazione dello spazio personale.
La suggestionabilità dell'individuo viene potenziata dall'utilizzo di tecniche di affaticamento con lunghe ore di seminari, con veglie e con restrizioni dietetiche.
Una volta allontanatosi dai valori e dai legami precedenti, l'adepto trova riferimento unicamente nel gruppo e nel suo pensiero.
Di Fiorino fa quindi seguire, tenendo conto delle premesse di natura psichiatrica, la descrizione di alcune comunità religiose. Troviamo dapprima la comunità Amish, presente principalmente negli Stati Uniti, espressione radicale della religione anabattista, che si fonda sulla rigida osservanza di anacronistiche regole di vita rurale e che contrappone all'individualismo americano una interpretazione altruistica dei rapporti sociali.
Gli Amish si differenziano tuttavia da altre comunità settarie per l'assenza di proselitismo.
Diversamente gli Hare Krisna, anch'essi oggetto di attenzione da parte dell'Autore, che nel campo delle esperienze religiose che vanno proponendo cercano di operare una conversione del mondo occidentale ai valori induisti.
Di particolare interesse, infine, l'analisi del fenomeno "Scientology".
Fondata sulla dottrina Dianetica, che costituisce la prima fase del pensiero del suo fondatore Hubbard, Scientology coniuga, secondo l'Autore, un aspetto scientifico all'ispirazione religiosa, configurando una sorta di "buddismo tecnologico", in grado di potenziare le facoltà mentali dell'individuo.
Nella descrizione che l'Autore propone della selezione e dell'iter formativo dei neofiti all'interno di Scientology ritroviamo le tecniche di suggestione e manipolazione già analizzate nella prima parte del testo, che determinano "dissonanze cognitive" e abolizione del senso critico.
Di Fiorino pone inoltre l'accento sull'utilizzo, all'interno di questa comunità, di un linguaggio speciale, ricchissimo di neologismi. A questo proposito risulta illuminante la citazione di Orwell che, in "1984", attribuisce alla neolingua l'ostacolo principale all'espressione di un concetto diverso da quelli propugnati, per il venir meno dei corrispondenti verbali.
Vengono così aboliti i mezzi espressivi per considerazioni alternative.
La difficoltà di comprensione genera nel neofita un senso di inferiorità psicologica e i concetti nuovi, espressi con una nuova semantica, scardinano i punti di riferimento accrescendo la suggestionabilità. Troviamo ancora una analogia con le psicopatie: nella schizofrenia la disorganizzazione delle idee e del linguaggio, caratteristiche di questa patologia, si accompagnano alla destrutturazione della personalità.
Secondo l'Autore, Scientology promette la guarigione da vari tipi di disturbi fisici e psichici facendoli risalire a traumi subiti durante la vita fetale. Non riconosce la scienza medica e psichiatrica e scoraggia il ricorso ad esse, sottoponendo gli adepti a "pratiche terapeutiche" i cui effetti non sono noti né dimostrati, somministrate da persone sprovviste di qualificazione professionale.
Appare evidente il grave nocumento che può derivarne per la salute di coloro che si avvicinano a questa comunità, in special modo per gli individui più vulnerabili o addirittura affetti da disturbi mentali.
Pur rispettando la libertà individuale di aderire ad una "religione" non conformista, sulla cui definizione, com'è noto, si sono susseguite sentenze di difforme tenore, non solo in Italia, si avverte comunque la necessità di tutelare la salute mentale e fisica dei soggetti esposti a manipolazioni psichiche, attraverso una analisi medico/psichiatrica del fenomeno.
Concludendo, Di Fiorino legge nell'adesione alle comunità settarie il bisogno di costruire "un'isola felice". La perdita di tradizioni e di valori che caratterizza la società contemporanea rende prevedibile l'accrescersi di questa tendenza.
Il fenomeno settario dunque, per la sua tendenza espansiva, il suo radicale distacco dal mondo esterno, la rigida autoregolamentazione, i rischi per la salute fisica e psichica degli adepti costituisce un potenziale di pericolosità sociale, che, pur senza operare generalizzazioni, deve essere oggetto di costante attenzione.
martedì 15 novembre 2011
Giustizia: Bari, adesione quasi totale a sciopero penalisti
Le ultime notizieGiustizia: Bari, adesione quasi totale a sciopero penalistiBari, 14 nov. (Adnkronos)
- Adesione allo sciopero di quasi il 100 per cento per i penalisti baresi. Stamane gli avvocati del distretto del capoluogo pugliese hanno incrociato le braccia e si sono astenuti dal presentarsi in aula. Decine di udienze sono saltate, compreso il cosiddetto processo 'Arkeon, contro una psico-setta. ''Ovviamente - precisa in una nota la Camera penale barese - sono stati garantiti i servizi essenziali come i processi per direttissima, le cause per i detenuti e le udienze nella situazione di prossima prescrizione dei reati''. Domani mattina, alle 10,30, presso la prima aula disponibile del Tribunale di via Nazariantz si terra' l'assemblea straordinaria della Camera penale, aperta ai cittadini e a tutti gli operatori giudiziari, nel corso della quale si svolgera' una tavola rotonda in cui gli avvocati penalisti si confronteranno con la politica e la magistratura, associata e non, sulle motivazioni della protesta. Alla tavola rotonda, che sara' moderata dall'avvocato Egidio Sarno, interverranno il gup Marco Guida, presidente della giunta distrettuale dell'Anm, Vincenzo Magista', direttore di Telenorba, Nicola Magrone, gia' procuratore della Repubblica del Tribunale di Larino, l'onorevole Cinzia Capano e l'onorevole Francesco Paolo Sisto, entrambi membri della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.
(14 novembre 2011 ore 17.34)
- Adesione allo sciopero di quasi il 100 per cento per i penalisti baresi. Stamane gli avvocati del distretto del capoluogo pugliese hanno incrociato le braccia e si sono astenuti dal presentarsi in aula. Decine di udienze sono saltate, compreso il cosiddetto processo 'Arkeon, contro una psico-setta. ''Ovviamente - precisa in una nota la Camera penale barese - sono stati garantiti i servizi essenziali come i processi per direttissima, le cause per i detenuti e le udienze nella situazione di prossima prescrizione dei reati''. Domani mattina, alle 10,30, presso la prima aula disponibile del Tribunale di via Nazariantz si terra' l'assemblea straordinaria della Camera penale, aperta ai cittadini e a tutti gli operatori giudiziari, nel corso della quale si svolgera' una tavola rotonda in cui gli avvocati penalisti si confronteranno con la politica e la magistratura, associata e non, sulle motivazioni della protesta. Alla tavola rotonda, che sara' moderata dall'avvocato Egidio Sarno, interverranno il gup Marco Guida, presidente della giunta distrettuale dell'Anm, Vincenzo Magista', direttore di Telenorba, Nicola Magrone, gia' procuratore della Repubblica del Tribunale di Larino, l'onorevole Cinzia Capano e l'onorevole Francesco Paolo Sisto, entrambi membri della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.
(14 novembre 2011 ore 17.34)
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lunedì 7 novembre 2011
Hunziker, una setta e' come l'alcool
Uscirne e' una vittoria, confida la showgirl
06 novembre, 20:35
''Non ho nessun problema a parlare di questo, non l'ho mai fatto perche' ci sono dei tempi tecnici di metabolizzazione. Sicuramente ho vissuto degli anni molto difficili, ma la cosa bella e' che oggi posso dire:'ne sono uscita'. Cadere in una setta e' come essere alcolisti o tossicodipendenti, e' stato molto grave e pesante ed uscirne e' una vittoria''. Con queste parole Michelle Hunzinker si e' confidata a Massimo Giletti, durante la puntata di oggi di Domenica In L'Arena in onda su Rai1.
''Quando mi chiedono cosa si puo' fare per aiutare le persone che sono cadute in una situazione del genere, purtroppo la cosa che dico io oggi, essendoci passata, e' che quando sei dentro devi essere tu a volerne uscire. Il problema e' che bisogna fare piu' prevenzione'', ha spiegato l'artista, prossimamente al Sistina di Roma con un nuovo musical, che ha aggiunto:''Quando hai un momento di difficolta' cosa fai? Cerchi Dio, quando tutti noi perdiamo un nostro caro ci facciamo delle domande ed e' in quel momento che loro si insinuano., capiscono che hai un tallone d'Achille, delle debolezze e delle fragilita', ti dicono 'ti vogliamo bene'''
06 novembre, 20:35
''Non ho nessun problema a parlare di questo, non l'ho mai fatto perche' ci sono dei tempi tecnici di metabolizzazione. Sicuramente ho vissuto degli anni molto difficili, ma la cosa bella e' che oggi posso dire:'ne sono uscita'. Cadere in una setta e' come essere alcolisti o tossicodipendenti, e' stato molto grave e pesante ed uscirne e' una vittoria''. Con queste parole Michelle Hunzinker si e' confidata a Massimo Giletti, durante la puntata di oggi di Domenica In L'Arena in onda su Rai1.
''Quando mi chiedono cosa si puo' fare per aiutare le persone che sono cadute in una situazione del genere, purtroppo la cosa che dico io oggi, essendoci passata, e' che quando sei dentro devi essere tu a volerne uscire. Il problema e' che bisogna fare piu' prevenzione'', ha spiegato l'artista, prossimamente al Sistina di Roma con un nuovo musical, che ha aggiunto:''Quando hai un momento di difficolta' cosa fai? Cerchi Dio, quando tutti noi perdiamo un nostro caro ci facciamo delle domande ed e' in quel momento che loro si insinuano., capiscono che hai un tallone d'Achille, delle debolezze e delle fragilita', ti dicono 'ti vogliamo bene'''
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venerdì 14 ottobre 2011
Arkeon, il guru davanti ai giudici
Continua il processo alla psicosetta. In aula il primo imputato. Moccia nega gli abusi: “Erano tutti liberi di intendere e volere...”
Il guru di quella che è stata oramai definita come la psicosetta più grande d'Italia, ieri in aula davanti ai giudici del tribunale penale di Bari. Vito Carlo Moccia ha avuto la possibilità di dire la sua come imputato in un processo che oramai si estende per le corti penali di tutto lo stivale.Interrogato sulle pratiche e le cerimonie del suo gruppo di – come l'ha definito lui stesso – "cammino di crescita personale ", Moccia ha negato ogni episodio di abuso. "Le pratiche di Akeon erano un misto di discipline orientali che avevano lo scopo di raggiungere l'armonia naturale del corpo e della mente ", ha dichiarato l'imputato. Di fronte alle domande della difesa, Moccia è stato chiaro:"Le pratiche definite 'della morte' e 'dell'elemosina' erano volte a suscitare negli individui che vi partecipavano volontariamente (e qui Moccia si ferma per sottolineare la completa responsabilità personale dei partecipanti ai riti di Arkeon ndr) per suscitare una riflessione personale; le teoria 'della madre perversa' e 'del pedofilo', invece – ha dichiarato il fondatore di Arkeon – sono cattive interpretazioni di alcuni... termini – ha evidenziato – che ho visto comparire solo nelle carte processuali e che non sono mai state utilizzate nel gergo di Arkeono o intese con la stessa accezione utilizzata in sede processuale".In particolare, i difensori hanno voluto che il Moccia chiarisse il concetto di 'teoria del pedofilo': per mezzo della quale, secondo molti testimoni ascoltati finora dai giudici, i "maestri " di Arkeon tentavano di giustificare tutti i drammi che sconvolgono la vita di ogni individuo con una presunta violenza carnale ricevuta in età infantile da parte di un genitore o un parente. "Il termine 'pedofilo' – ha dichiarato il Moccia – è stato di certo utilizzato durante i seminari di Arkeon, ma non nell'accezione sessuale del termine. Bensì – ha chiarito – si tratta di intendere la parola pedofilo nel senso di 'abuso': era così pedofilo colui che abusava di una persona, sotto vari aspetti, in età infantile ". "E' accaduto – ha continuato nella sua esposizione l'imputato – che durante i seminari di Arkeon siano state portate all'attenzione degli astanti le violenze sessuali subite in tenera età da alcuni membri: solo in questo caso il termine pedofilo – ha spiegato Moccia – era da intendere nella sua accezione puramente sessuale".Un 'mi lavo le mani', insomma, del capo di Arkeon che, dopo le dichiarazioni occorse nella scorsa udienza da parte di un altro maestro anch'esso imputato nel processo, sembra delineare la linea difensiva degli imputati: tutto ciò che accaduto, se è mai accaduto ma noi lo neghiamo, è avvenuto senza che ne fossimo gli autori morali o materiali, sembrano voler dire. "Se qualcuno durante i seminari di Arkeon parlava delle proprie esperienze intime e personali – ha precisato il Moccia – lo faceva nella piena libertà, senza condizionamenti alcuni".Non sono dello stesso parere alcuni ex membri di Arkeon. Costituiti parte civile, chiedono giustizia per le violenze e gli abusi che affermano di aver subito. "Fui violentata da un maestro di Arkeon. Il pretesto? Un rito per riportare alla mente un ricordo d'infanzia; l'attimo in cui, da piccola, sarei stata abusata sessualmente da un pedofilo". Erano emerse così, sconcertanti, le testimonianze nelle aule al neon del tribunale di Bari, dopo che, aperto nei mesi scorsi il sipario su quello che già prendeva forma come uno dei processi più importanti dell'anno giudiziario barese, venivano svelati i primi retroscena su quella che già era definita come la psicosetta Arkeon. "Non c'era nessun pedofilo! Erano solo pretesti per estorcermi denaro, usarmi in tutti i modi... anche come oggetto sessuale!", aveva dichiarato di fronte ai giudici una testimone. La pratica era sempre la stessa. Dalle testimonianze finora raccolte dai giudici vengono a galla una serie di riti e cerimonie in cui i membri di Arkeon avrebbero subito pressioni e abusi. Si parla di seminari in cui i partecipanti venivano portati a credere di essere stati violentati dai genitori o da un non ben precisato pedofilo durante l'infanzia. I "maestri" dicevano: "Non te lo ricordi perché eri troppo piccola – dichiarava in aula una testimone – ma di certo hai subito una violenza carnale... l'hanno subita tutti da bambini: questa è la causa dei mali che affliggono la tua vita! ". Il "lavaggio del cervello" condizionava a tal punto gli individui che alcuni hanno persino denunciato alla magistratura per violenza carnale ignari genitori, zii e amici". "Durante le cerimonie alcuni vomitavano. Allora il maestro si compiaceva: Bravo! Quello che hai appena rimesso non è vomito, ma lo sperma del pedofilo che ti ha violentato!". Più ci si liberava della "presenza del pedofilo ", più si avanzava nel "lavoro di purificazione ", come veniva definito, che consisteva in tre livelli: il primo dal costo di circa 400 mila delle vecchie lire, il secondo di circa 800 mila lire ed il terzo – un testimone racconta il suo percorso nella setta prima e dopo l'utilizzo corrente dell'Euro – di circa 12 mila euro. Una bella cifra che, secondo le testimonianze, finiva dritta dritta nelle tasche dei maestri della setta. E già, perché il risvolto economico di questa vicenda è un elemento da non sottovalutare. "Mi facevano firmare assegni intestati alla mia persona – raccontava ai giudici un testimone – anche se i maestri preferivano consegnassi denaro contante: è più conveniente per degli scambi a nero. In questo modo ho posto nelle loro mani più di 15 mila euro". La setta aveva aperto sedi in tutta Italia e godeva dell'appoggio di alcuni membri della Chiesa e di alcune associazioni ecclesiastiche (il “percorso di crescita” di Arkeon era stato approvato da uno studio del CISF - Centro Internazionale Studi Famiglia e il Moccia era comparso nel programma di Rai 1 “A sua immagine” del frate cappuccino Padre Raniero Cantalamessa); gli adepti erano migliaia.I testimoni di questo processo avevano sporto denuncia presso le questure di molte città italiane, ma non erano mai stati creduti. Solo l'intervento di alcune associazioni, una fra tutte il CeSAP, Centro studi per gli Abusi Psicologici, e l'interessamento della stampa, le acque intorno al caso hanno incominciato a smuoversi.
Mirko Misceo
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Vito Carlo Moccia
giovedì 13 ottobre 2011
Processo Arkeon, in aula l’ideatore della psico-setta
Dalla teoria del pedofilo a quella del fuoco, passando per tecniche di trasgressione creativa. Sono i diversi tipi di percorsi etici, come sono stati definiti dal loro ideatore, a cui venivano sottoposti gli allievi di Vito Carlo Moccia, inventore del “metodo Arkeon”. Per la prima volta da quando è stato arrestato, nel maggio 2007, Moccia ha raccontato in aula la storia della sua “psico-setta”. Il 59enne di Noicattaro è imputato a Bari insieme ad altre 10 persone, accusate di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata e maltrattamenti su minori. I fatti contestati si riferiscono al periodo ‘99-2008. Chi soffriva di tumori, aids o infertilità, si rivolgeva a lui sperando in una guarigione: 10mila i casi denunciati. Dalle indagini del pm Francesco Bretone emerge che Moccia induceva le vittime a credere per esempio di aver subito abusi sessuali in tenera età, facendogli sborsare fino a 100mila euro per le terapie. Eppure Moccia, sotto giuramento, ha raccontato di non aver mai promesso guarigioni, nè praticato atti sessuali durante le sedute. I suoi allievi, ha spiegato, venivano accompagnati verso l’equilibrio interiore attraverso gesti di tenerezza, tecniche di respirazione e arti marziali. La teoria del pedofilo, per esempio, consisteva nella ricerca di coloro che incoscientemente tendevano ad abusare dell’innocenza degli altri, non necessariamente bambini. E poi la teoria del fuoco, imparata negli Stati Uniti, che aveva l’obiettivo di cancellare la rabbia bruciando foto e oggetti, come in una sorta di esorcismo. E infine la più suggestiva di tutte: la tecnica della trasgressione creativa, equivalente ad un tradimento autorizzato.
Arkeon, il capo si difende: ‘Non ho colpe’
BARI – Ha negato tutte le imputazioni a suo carico il fondatore del metodo Arkeon, Vito Carlo Moccia, accusato dal pm Francesco Bretone di associazione per delinquere, esercizio abusivo della professione di psicologo, truffa, maltrattamento su minori, violenza privata, violenza sessuale di gruppo e calunnia.
Moccia ha deposto davanti al tribunale collegiale fino a tarda mattinata, spiegando le varie teorie alla base del metodo Arkeon, applicata negli incontri dell’associazione ‘Sacred path’, da lui fondata. Secondo Moccia non ci sarebbero mai state violenze sessuali negli incontri e le varie teorie, come quella del pedofilo, avrebbero una base scientifica.
Dall’indagine, però, sarebbe emerso “un lavoro di condizionamento” volto a “ingenerare la convinzione che tutti i disagi di natura psicologica e fisica possono essere riconducibili ad abusi sessuali subiti durante l’infanzia”. Queste le conclusioni della Procura, secondo cui ci sarebbe stata “un’abilità nel far credere a persone che attraversavano momenti difficili o affette da problemi psichici o di natura fisica (tumori, Aids, infertilità) di poter risolvere i loro problemi attraverso i corsi (…) di Moccia”.
I frequentatori pagavano da un minimo 260 euro a corso, per il livello più basso, fino a 12.000 per chi voleva diventare ‘maestro’. Per chi decideva di abbandonare, invece, ci sarebbe stato lo strumento della pressione psicologica. Dice una delle presunte vittime al pm: “Trovammo una scusa banale per non andarci più (…) In un colloquio telefonico (…) mi dissero che se non fossi andata al seminario non sarei potuta diventare madre. Questa cosa mi turbò moltissimo anche perché io ci tenevo tantissimo ad avere dei figli, in quanto avevo avuto gravi disturbi che non mi avevano permesso il concepimento”.
Anche dei minori sarebbero stati tra le vittime di ‘Sacred path’. È il caso di un quattordicenne “sottoposto – scrive il pm negli atti – a maltrattamenti consistiti nella manipolazione della mente. Il ragazzino partecipò all’età di 10-11 anni a cinque seminari conseguendo il primo livello, poi partecipò ad un seminario tenuto da Moccia in un hotel della catena ‘Jolly’, vicino Bologna, dove fu coinvolto in una introspezione psicologica che aveva portato la madre ad ammettere pubblicamente di aver giocato con i genitali del figlio per farlo addormentare”. Si parla anche di violenze sessuali. Agli atti c’è il racconto di una delle vittime, la quale, descrivendo le sedute del ‘metodo Arkeon’, afferma: “Si ho avuto veri e propri traumi sessuali, sensazioni di essere stuprati, abusati, violati e forzati”.
Ivan Cimmarusti
mercoledì 12 ottobre 2011
martedì 11 ottobre 2011
Arkeon: proseguono i guai per Moccia ed i “soci” della psico-setta
Il 23 giugno si è tenuta la seconda udienza nei confronti degli 11 imputati di Arkeon.
Gli avvocati di Moccia e di Morello, hanno mosso delle eccezioni nei confronti dei soggetti che si sono costituiti parte civile nell’udienza scorsa.
Il collegio giudicante si è espresso con una ordinanza. Rimangono confermati il CeSAP e l’Ordine degli psicologi come parte civile, mentre sono stati esclusi il Codacons, il Favis e l’Arcigay, in quanto non avrebbero nello statuto la giusta motivazione per potersi costituire parte civile.
Le associazioni estromesse ricorreranno a tale disposizione.
Nella medesima udienza gli avvocati di Moccia e di Morello hanno eccepito sull’esistenza di reati che non sembrano essere stati contestualizzati. Gli avvocati hanno richiesto in quali seminari si sono svolti gli abusi, datosi che nell’ordinanza del PM non sono state indicate date precise.
Il PM ha controbattuto a tali eccezioni affermando che egli contesta l’intero metodo Arkeon che era, sempre secondo il PM, pedissequamente applicato da diversi maestri in tutti i seminari.
Il Collegio giudicante si è riservato di rispondere agli argomenti sollevati, alla prossima udienza del 13 ottobre 2010.
Fonti mi comunicano che si stanno svolgendo diverse altre indagini su alcuni membri di Arkeon che sembra a vario titolo si siano macchiati di diversi reati. Inoltre è stata fatta richiesta di rinvio a giudizio per 47 soci di Arkeon, accusati di concorso in calunnia.
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giovedì 6 ottobre 2011
Processo Arkeon, in aula uno dei maestri
Continua il processo alla psicosetta di Vito Carlo Moccia. Rinviata al 12 ottobre l'udienza del guru. Il “gioco dell'elemosina”, la “teoria del pedofilo” e altre pratiche spiegate davanti ai giudici.
Continua il processo Arkeon, la psicosetta del guru Vito Carlo Moccia, con la sua ondata di testimoni ed imputati. Nell'udienza di ieri, presso il Tribunale Penale di Bari, doveva essere ascoltato lo stesso Moccia, ma per motivi di salute la sua udienza è stata rimandata in data 12 ottobre. Sono stati però ascoltati alcuni testimoni ex adepti della setta ed un “maestro” di Arkeon. Ci dica – hanno esordito i giudici – a cosa serviva il “gioco dell'elemosina”? «Il gioco dell'elemosina veniva praticato in Arkeon per insegnare a chi vi faceva parte il valore del denaro». Un esperienza quella, dell'elemosinare in luoghi pubblici fingendosi mendicanti, definita dallo stesso maestro: bella forte. Che cosa intende dire con “bella forte”? «Si tratta certo di un esperienza che incide molto sullo sviluppo della persona...». E il “lavoro della morte”? Anche questo era “bello forte”, hanno chiesto i giudici. «Anche il lavoro sulla morte era un'esperienza incisiva – ha dichiarato il maestro Arkeon – si mimava la morte di una persona per insegnarli il valore stesso della morte: non la fine di tutto ma l'inizio... vivere cioè ogni giorno come fosse l'ultimo». Esperienze queste che finiscono in questi giorni sui banchi dei giudici e che per anni sono state praticate nelle campagne pugliesi dove i membri di Arkeon si riunivano. Esperienze che assieme alla “teoria del pedofilo”, per la quale ogni male di un individuo era da ricondursi ad un presunto abuso sessuale subito nell'infanzia, vanno delineando il folto panorama degli abusi che emerge dai resoconti dei testimoni. In questo panorama, che ad ogni udienza si arricchisce di nuovi elementi, i giudici di via Nazariantz dovranno districasi per giungere al bandolo della matassa: condanna o assoluzione per gli imputati? Fondamentale per questo sarà la testimonianza in aula, il 12 ottobre prossimo, del guru di Arkeon, Vito Carlo Moccia.
Mirko Misceo
Continua il processo Arkeon, la psicosetta del guru Vito Carlo Moccia, con la sua ondata di testimoni ed imputati. Nell'udienza di ieri, presso il Tribunale Penale di Bari, doveva essere ascoltato lo stesso Moccia, ma per motivi di salute la sua udienza è stata rimandata in data 12 ottobre. Sono stati però ascoltati alcuni testimoni ex adepti della setta ed un “maestro” di Arkeon. Ci dica – hanno esordito i giudici – a cosa serviva il “gioco dell'elemosina”? «Il gioco dell'elemosina veniva praticato in Arkeon per insegnare a chi vi faceva parte il valore del denaro». Un esperienza quella, dell'elemosinare in luoghi pubblici fingendosi mendicanti, definita dallo stesso maestro: bella forte. Che cosa intende dire con “bella forte”? «Si tratta certo di un esperienza che incide molto sullo sviluppo della persona...». E il “lavoro della morte”? Anche questo era “bello forte”, hanno chiesto i giudici. «Anche il lavoro sulla morte era un'esperienza incisiva – ha dichiarato il maestro Arkeon – si mimava la morte di una persona per insegnarli il valore stesso della morte: non la fine di tutto ma l'inizio... vivere cioè ogni giorno come fosse l'ultimo». Esperienze queste che finiscono in questi giorni sui banchi dei giudici e che per anni sono state praticate nelle campagne pugliesi dove i membri di Arkeon si riunivano. Esperienze che assieme alla “teoria del pedofilo”, per la quale ogni male di un individuo era da ricondursi ad un presunto abuso sessuale subito nell'infanzia, vanno delineando il folto panorama degli abusi che emerge dai resoconti dei testimoni. In questo panorama, che ad ogni udienza si arricchisce di nuovi elementi, i giudici di via Nazariantz dovranno districasi per giungere al bandolo della matassa: condanna o assoluzione per gli imputati? Fondamentale per questo sarà la testimonianza in aula, il 12 ottobre prossimo, del guru di Arkeon, Vito Carlo Moccia.
Mirko Misceo
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mercoledì 5 ottobre 2011
LE SETTE RELIGIOSE IN ITALIA/ E la tua vita non è più quella di prima…
di Carmine Gazzanni
“Ne sono uscito. Ho avuto una forza incredibile, non so neanche io come ho fatto. Ma tutt’ora la mia vita non è più quella di prima”. Michele (il nome, chiaramente, è di fantasia, così come lo saranno tutti quelli dei fuoriusciti qui menzionati, che, per legittimo timore, preferiscono ancora oggi celare la propria identità. Ed anche questo è piuttosto eloquente) è oramai un uomo di circa 40 anni: ha passato quasi venti anni all’interno di Damanhur prima di uscirne nel 2005.
La sua, come quella di tanti altri fuoriusciti, è la storia di un uomo che è rimasto ammaliato da sette che promettono l’Eldorado, celando una realtà ben più cruda. Parliamo, infatti, di vere e proprie lobby settarie: organizzazioni evolute, sofisticate, veri centri di potere occulto che non sono affatto periferici alla nostra vita quotidiana, ma tendono ad infiltrarsi, dalle scuole alle istituzioni, allungando i propri tentacoli finanche in Parlamento. Il tutto a danno di coloro che cadono nell’illusione di una felicità a portata di mano o, addirittura, di un’illuminazione.
Perché dietro culti che si fondano su alieni, imperatori, divinità egizie, formule magiche e riti alchemici si nasconde ben altro: un meccanismo furtivo che alla fine spoglia totalmente il fedele, dei suoi averi, dei suoi rapporti familiari, della sua propria identità. “Anni dopo la mia esperienza mi sono trovato a riflettere su tutto ciò che facevo da membro di Damanhur (una delle sette più attive in Italia, ndr): sono scoppiato a piangere quando mi sono reso conto che allora agivo senza nemmeno rendermi conto di ciò che facessi e perché lo facessi”.
Questo è capitato a Michele e a tanti altri come lui che abbiamo intervistato e conosciuto: uomini e donne dal passato sventurato che, deboli, abbandonati e scoraggiati, si sono gettati nelle braccia manipolatrici delle sette. Uomini e donne che sono usciti in molti casi a stento, potendo contare, molto spesso, solo sulle proprie forze. Già, perché l’Italia è l’unico Paese nella Comunità Europea che non dispone di una legge nel codice penale che punisca la manipolazione mentale: è esistita fino all’8 giugno 1981, giorno in cui la Consulta lo bolla come incostituzionale perché la norma “mostra chiaramente – scrivevano allora i giudici – l’impossibilità di attribuire a essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale, e pertanto l’assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione” (anche se, come vedremo, pare che qualcosa si stia muovendo).
E certamente questo ha favorito il dilagare del fenomeno settario, sebbene stime numeriche precise non si possano fare. L’unico documento ufficiale di cui disponiamo a riguardo, realizzato dal Ministro degli Interni alla Commissione per gli Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, risale addirittura al 1998. Ebbene, nel dossier si legge che “fornire dati esatti sulle dimensioni del fenomeno, quantificando le ‘sette’ e i loro adepti, è estremamente difficile”, anche perché non abbiamo solo comunità oramai saltate più volte agli onori della cronaca, ma anche movimenti settari privi di visibilità all’esterno della ristretta cerchia di affiliati.
In più non bisogna dimenticare che all’interno di tali movimenti esiste un preciso ordine gerarchico (come vedremo) che va dal “santone”, dal “profeta”, ai membri attivi fino anche soltanto a coloro che semplicemente simpatizzano pur non avendo mai aderito formalmente. Senza dimenticare, infine, che è difficile (se non praticamente impossibile) reperire elenchi ufficiali degli affiliati: in preciso stile massonico, infatti, molto spesso i registri rimangono occulti. E restano tali anche all’interno della setta stessa. Come diversi fuoriusciti ci confermano, infatti, questo renderebbe più efficace l’attività di “vigilanza”: non sapendo chi si ha davanti, è più probabile che si possa dire una parola sbagliata, svelare un segno di cedimento o criticare la stessa organizzazione settaria.
Ma torniamo ai numeri. Il dossier del 1998 parla di 76 movimenti religiosi per un totale di 78.500 affiliati. Un numero preoccupante che tuttavia – come abbiamo già precisato – è, oggi, a distanza di 13 anni, certamente più alto. Come, del resto, ci conferma anche la dottoressa Lorita Tinelli, presidente del CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici), che ha dedicato e dedica gran parte della sua vita a tali questioni: “innanzitutto in quel momento il Ministero degli interni si occupò esclusivamente dei movimenti magico-esoterici che non sono la totalità dei gruppi esistenti a livello nazionale. Oggi all’incirca riteniamo che ci siano circa 500 gruppi organizzati”.
I movimenti settari sono dunque in forte espansione. Ma quello che si nasconde dietro le promesse di felicità, benessere e, in alcuni casi, di una vera e propria palingenesi messianica, è una realtà ben diversa: i racconti, i documenti, i quadri che presenteremo in questa inchiesta aiuteranno a prender coscienza del giro d’affari (economici e, in alcuni casi, anche politici) che ruotano intorno alle sette, della loro capacità di “spolpare” le persone che vi si avvicinano, di ingannare, plagiare, violentare. E quando qualcuno, come nel caso di Michele, si rende conto di ciò che si nasconde dietro l’attrattiva di energie cosmiche, reincarnazioni, forze naturali e sovrannaturali, uscire diventa complicato, se non impossibile. Quando Orwell raccontava la sua distopia in 1984, prospettava, in realtà, un mondo non molto lontano da quello che ritroviamo, come vedremo, in gran parte d’Italia.
“Ne sono uscito. Ho avuto una forza incredibile, non so neanche io come ho fatto. Ma tutt’ora la mia vita non è più quella di prima”. Michele (il nome, chiaramente, è di fantasia, così come lo saranno tutti quelli dei fuoriusciti qui menzionati, che, per legittimo timore, preferiscono ancora oggi celare la propria identità. Ed anche questo è piuttosto eloquente) è oramai un uomo di circa 40 anni: ha passato quasi venti anni all’interno di Damanhur prima di uscirne nel 2005.
La sua, come quella di tanti altri fuoriusciti, è la storia di un uomo che è rimasto ammaliato da sette che promettono l’Eldorado, celando una realtà ben più cruda. Parliamo, infatti, di vere e proprie lobby settarie: organizzazioni evolute, sofisticate, veri centri di potere occulto che non sono affatto periferici alla nostra vita quotidiana, ma tendono ad infiltrarsi, dalle scuole alle istituzioni, allungando i propri tentacoli finanche in Parlamento. Il tutto a danno di coloro che cadono nell’illusione di una felicità a portata di mano o, addirittura, di un’illuminazione.
Perché dietro culti che si fondano su alieni, imperatori, divinità egizie, formule magiche e riti alchemici si nasconde ben altro: un meccanismo furtivo che alla fine spoglia totalmente il fedele, dei suoi averi, dei suoi rapporti familiari, della sua propria identità. “Anni dopo la mia esperienza mi sono trovato a riflettere su tutto ciò che facevo da membro di Damanhur (una delle sette più attive in Italia, ndr): sono scoppiato a piangere quando mi sono reso conto che allora agivo senza nemmeno rendermi conto di ciò che facessi e perché lo facessi”.
Questo è capitato a Michele e a tanti altri come lui che abbiamo intervistato e conosciuto: uomini e donne dal passato sventurato che, deboli, abbandonati e scoraggiati, si sono gettati nelle braccia manipolatrici delle sette. Uomini e donne che sono usciti in molti casi a stento, potendo contare, molto spesso, solo sulle proprie forze. Già, perché l’Italia è l’unico Paese nella Comunità Europea che non dispone di una legge nel codice penale che punisca la manipolazione mentale: è esistita fino all’8 giugno 1981, giorno in cui la Consulta lo bolla come incostituzionale perché la norma “mostra chiaramente – scrivevano allora i giudici – l’impossibilità di attribuire a essa un contenuto oggettivo, coerente e razionale, e pertanto l’assoluta arbitrarietà della sua concreta applicazione” (anche se, come vedremo, pare che qualcosa si stia muovendo).
E certamente questo ha favorito il dilagare del fenomeno settario, sebbene stime numeriche precise non si possano fare. L’unico documento ufficiale di cui disponiamo a riguardo, realizzato dal Ministro degli Interni alla Commissione per gli Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, risale addirittura al 1998. Ebbene, nel dossier si legge che “fornire dati esatti sulle dimensioni del fenomeno, quantificando le ‘sette’ e i loro adepti, è estremamente difficile”, anche perché non abbiamo solo comunità oramai saltate più volte agli onori della cronaca, ma anche movimenti settari privi di visibilità all’esterno della ristretta cerchia di affiliati.
In più non bisogna dimenticare che all’interno di tali movimenti esiste un preciso ordine gerarchico (come vedremo) che va dal “santone”, dal “profeta”, ai membri attivi fino anche soltanto a coloro che semplicemente simpatizzano pur non avendo mai aderito formalmente. Senza dimenticare, infine, che è difficile (se non praticamente impossibile) reperire elenchi ufficiali degli affiliati: in preciso stile massonico, infatti, molto spesso i registri rimangono occulti. E restano tali anche all’interno della setta stessa. Come diversi fuoriusciti ci confermano, infatti, questo renderebbe più efficace l’attività di “vigilanza”: non sapendo chi si ha davanti, è più probabile che si possa dire una parola sbagliata, svelare un segno di cedimento o criticare la stessa organizzazione settaria.
Ma torniamo ai numeri. Il dossier del 1998 parla di 76 movimenti religiosi per un totale di 78.500 affiliati. Un numero preoccupante che tuttavia – come abbiamo già precisato – è, oggi, a distanza di 13 anni, certamente più alto. Come, del resto, ci conferma anche la dottoressa Lorita Tinelli, presidente del CeSAP (Centro Studi Abusi Psicologici), che ha dedicato e dedica gran parte della sua vita a tali questioni: “innanzitutto in quel momento il Ministero degli interni si occupò esclusivamente dei movimenti magico-esoterici che non sono la totalità dei gruppi esistenti a livello nazionale. Oggi all’incirca riteniamo che ci siano circa 500 gruppi organizzati”.
I movimenti settari sono dunque in forte espansione. Ma quello che si nasconde dietro le promesse di felicità, benessere e, in alcuni casi, di una vera e propria palingenesi messianica, è una realtà ben diversa: i racconti, i documenti, i quadri che presenteremo in questa inchiesta aiuteranno a prender coscienza del giro d’affari (economici e, in alcuni casi, anche politici) che ruotano intorno alle sette, della loro capacità di “spolpare” le persone che vi si avvicinano, di ingannare, plagiare, violentare. E quando qualcuno, come nel caso di Michele, si rende conto di ciò che si nasconde dietro l’attrattiva di energie cosmiche, reincarnazioni, forze naturali e sovrannaturali, uscire diventa complicato, se non impossibile. Quando Orwell raccontava la sua distopia in 1984, prospettava, in realtà, un mondo non molto lontano da quello che ritroviamo, come vedremo, in gran parte d’Italia.
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ARKEON 2011/ Parla una fuoriuscita dalla setta: “Attenti, perché è in gioco la mia vita”.
di Carmine Gazzanni
Associazione a delinquere finalizzata all’abuso della professione, maltrattamento sui minori, violenza privata. Questi sono i reati per i quali oggi una delle sette più attive in Italia, Arkeon, è sotto processo a Bari (senza dimenticare una condanna in primo grado a sei anni per violenza sessuale ad uno dei maestri di questa psicosetta). Tra gli imputati anche lui, il leader maximo del movimento, Vito Carlo Moccia. Abbiamo parlato con una fuoriuscita: la sua testimonianza è a dir poco scioccante.
Arkeon nasce nel 1999 e, da lì, comincia ad espandersi a macchia d’olio. Non solo in Puglia, ma in tutta Italia, come ci conferma la fuoriuscita con cui Infiltrato.it è riuscito a mettersi in contatto. Un proselitismo ad ampio raggio tramite cui numerosi adepti sono caduti nella rete di Arkeon. Soprattutto per quanto veniva propagandato: la capacità di compiere veri e propri miracoli. “Pensi di poter risolvere ogni problema e di sconfiggere anche la malattia”, ci dice il nostro contatto. Insomma, con Arkeon diventi un dio sulla Terra. A patto, però, che rompi i rapporti con i tuoi genitori, con la tua famiglia e con i tuoi amici (leggerete di falsi abusi sessuali che venivano fatti ricordare agli adepti, sebbene non fossero mai capitati. Un bel modo per far tagliare i ponti con i propri familiari). Ma, come ogni setta che si rispetti, la felicità, la serenità, la realizzazione personale sono solo facce di una stessa falsa medaglia. Il vero volto di Arkeon è violenza, è maltrattatamento finanche sui bambini, è calunnia, è minacce, intimidazioni, sfruttamento. Con un solo fine da raggiungere: fare cassa. Anche se questo, molto spesso, significa distruggere la vita di uomo, di una donna, della propria famiglia.
La storia che ci si racconta è una di quelle da leggere attentamente. Con devozione, verrebbe da dire. È una di quelle storie rivelatrici, che aiutano a riflettere, che aiutano a capire la realtà di un fenomeno troppe volte sottovalutato e non tenuto in giusto conto. Le risposte che ci sono state date, infatti, non soltanto hanno il sapore amaro, arido quasi, di un’esperienza che sconvolge. Nelle parole che abbiamo sentito e che voi potrete leggere c’è anche la viva speranza, il desiderio ardente che qualcosa possa cambiare in futuro, che il dramma subìto possa essere da esempio per altri. E possa essere da esempio affinchè le istituzioni prima e la società civile poi prendano coscienza di un fenomeno ormai dilagante. “Spero non sia solo un sogno…”, ci dice al termine dell’intervista. Ci uniamo anche noi a questa speranza. D’altronde un proverbio sudamericano recita: “se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno. Ma se sogna insieme agli altri, il suo è già l’inizio della realtà”.
Quando è entrata in Arkeon?
Nella prima metà degli anni duemila, l’ultimo periodo di attività del gruppo.
E com’è entrata nel gruppo?
Sono stata portata ad una riunione da un mio familiare che era già dentro.
Uno dei caratteri comuni alle sette è la chiusura con l’esterno. Quando lei è entrata è cambiato il rapporto con i suoi familiari e i suoi amici?
Completamente. Arkeon ha subito dato un'interpretazione della relazione con la mia famiglia come negativa per la mia crescita accusandola anche di abusi nei miei confronti, che dovevo affrontare per poter essere felice e riappropriarmi della mia vita. E lo faceva con tutti: agli uomini ad esempio si diceva spesso che le madri impedivano la loro crescita per poter continuare a tenerli morbosamente legati a loro, poiché c'era un'energia sessuale che portava le madri stesse a vederli come propri partner e non come figli; a donne ed uomini si inducevano dubbi sul fatto di essere stati violentati dal padre o da uno zio, spesso e volentieri da un pedofilo della famiglia della madre. Questo perché c’era una teoria sulle perversioni della madre che poi riversava nel far abusare la propria figlia consegnandola ad un altro uomo della sua famiglia, il pedofilo appunto. In questo modo eri disgregata e arrivavi a dubitare di tutto: tutto quello che era la vita prima di Arkeon era sbagliato, famiglia, amici, lavoro, scelte di vita. Se non eri ricco e famoso era perché avevi dei processi da risolvere che erano determinati dall’influenza negativa della famiglia dalla quale dovevi staccarti, a meno che i tuoi parenti non entrassero anche loro nel gruppo per seguire il maestro.
Chiaramente tutto falso, tutto indotto.
Certo. Tutti i problemi erano riconducibili a questi fantomatici abusi. Se non avevi relazioni soddisfacenti, non eri fidanzata o sposata, non avevi una famiglia felice, era perché dovevi risolvere questo tipo di problemi causati dalla tua famiglia, che veniva distrutta ai tuoi occhi: chiaramente, avere il dubbio che tua madre abbia acconsentito a farti abusare sessualmente da qualcuno oppure farti dubitare della purezza dell'amore di un padre, o di tutte le altre persone che non frequentavano il gruppo, era scioccante. Per queste ragioni nel periodo in cui sono rimasta nel gruppo mi sono completamente allontanata dalla mia famiglia e dai miei amici: chi era fuori dal gruppo non era da frequentare.
Qual è il credo, la “professione di fede” che viene inculcata in Arkeon?
Diciamo che la professione di fede oggi la vedo come un delirio, un delirio di onnipotenza: hai il potere di cambiare la tua vita, gli eventi, anche quelli che non sono controllabili dall’uomo. Hai la sensazione di scoprire un altro mondo, rivoluzioni tutte le tue convinzioni, pensi di poter risolvere ogni problema e di sconfiggere anche la malattia. Diventi immune da tutto ciò che di negativo può capitare, se sei centrato non hai niente da temere: non ti ammali o guarisci anche da malattie gravi. Puoi fare il trattamento con le mani al cibo per purificarlo o all'antibiotico per evitare che ti faccia male allo stomaco. Tracciando nell'aria il terzo simbolo, con la mente, pensi di trovare parcheggio o di poter condizionare l'esito di un colloquio di lavoro. In pratica influenzando gli eventi, questi possono andare come hai deciso tu. Senza Arkeon, non hai il controllo della tua vita, sei condannato ad essere infelice, sei uno sfigato, un fallito. Con Arkeon pensi di poter diventare potente, centrato, sei un vincente e hai la soluzione di tutti i tuoi problemi: economici, sentimentali, lavorativi.
Potere personale, dunque.
Si. Ai seminari intensivi veniva consegnato a ciascuno di noi un bastone per fare esercizi ispirati alle arti marziali, il boken, e che tenevi sempre con te poiché rappresentava il simbolo del tuo potere personale.
Una religione decisamente particolare.
In Arkeon non c’è nulla di religioso: è impensabile credere di imporre le mani e risolvere qualsiasi tipo di problema tracciando i simboli del secondo livello. La nostra religione non dice che l'uomo può fare questo. Sì, nell’ultimo periodo ha cominciato a percorrere il filone religioso, per una facciata di spiritualità e di perbenismo, infatti c’erano anche dei preti che frequentavano il gruppo ed erano conosciuti tra tutti. L’ultimo giorno dell'intensivo, ad esempio, c’era la messa: ma se si pensa che il prete che celebrava (don Angelo De Simone, ndr) ha confessato al cerchio che aveva una relazione di tipo intima da tanti anni con due suore che circolavano nei nostri seminari, si può capire quanto di religioso ci fosse in Arkeon. Era, quello della religione, un argomento che dava credibilità ad Arkeon e chiaramente rassicurava anche noi che frequentavamo: nel momento in cui vedevi perfino preti e suore, ovviamente venivi rassicurato sul fatto che la strada che avevi scelto era giusta.
Torniamo alla “teoria del pedofilo”. Cosa avveniva, in concreto, durante queste sedute?
In pratica venivano inscenati dei lavori durante i quali si era portati a ricordare questo abuso subìto, anche se non era mai avvenuto, influenzati anche dal fatto che tutti quanti gli altri facevano la stessa cosa, tutti venivano incalzati per ricordare abusi legati al fratello, al padre, allo zio. Un giorno, ad esempio, c’era una mamma con una bambina e si diceva che la mamma era stata abusata dal nonno; il maestro dichiarò che solo se la mamma si fosse impegnata a fare il lavoro (frequentare il gruppo, ndr), la piccola non sarebbe stata abusata anche lei. E la stessa pressione l'ho subita io allo scopo che ricordassi gli abusi sessuali legati alla mia infanzia, che né mio padre né mia madre hanno mai messo in atto o permesso che accadessero.
E lì il rapporto genitoriale, in questo modo, si andava a frantumare.
Completamente e non solo quello con i genitori. Erano tutti da evitare: genitori, nonni, fratelli, zii.... Soprattutto i parenti dal lato della madre.
La dottoressa Tinelli, presidente del CeSAP, ci ha detto che tali sedute erano a forte impatto emotivo. Non a caso nel processo è in piedi anche l’accusa di violenza privata.
Si, è così. In lavori molto intensi volevi solo che la smettessero ma se ti rifiutavi venivi vessata, se scappavi venivi fermata, se ti divincolavi venivi bloccata, per continuare ad essere sottoposta a quel tormento che aveva come scopo quello di far emergere la rabbia nei confronti dei tuoi genitori o verso il tuo pedofilo. E nonostante urlassi e piangessi, mi stringevano, mi tenevano ferma, infierivano contro di me. Fisicamente e verbalmente. Con la complicità dei presenti: la cosa assurda è proprio questa, tutti trovano normale andare avanti e non sono solo i maestri, ma anche i semplici frequentatori partecipano attivamente e condividono lavori violenti e scioccanti.
Il leader di Arkeon è Vito Carlo Moccia. Lei l’ha conosciuto?
Si, l’ho conosciuto.
Che persona è? Come appariva in questi seminari?
Lui ha una personalità molto carismatica, appare molto sicuro di sé. Se sei in un momento di confusione o di fragilità, e incontri qualcuno che con assoluta certezza ti dice di conoscere le soluzioni per ogni aspetto della tua vita, la tentazione di aggrapparsi a questa illusione e di affidarti a questa persona è fortissima, specie se ti fa pensare di avere tutte le risposte o ti porta altri ad esempio come casi di “sfigati redenti” o “falliti guariti”. Qualsiasi problema tu abbia, il maestro sa a cosa è dovuto e ha per tutti la soluzione. Soluzione che poi è sempre la stessa, fare il percorso di Arkeon, in tutti i suoi livelli, con sempre più seminari, sempre più costosi.
E com’erano questi seminari?
Erano una miscela di lavori spalmati anche su più giorni (negli intensivi, ad esempio) con momenti drammatici e condivisioni pubbliche tenute nel cerchio, dove il maestro dà le sue indicazioni e direttive sul quello che è giusto che tu faccia nel tuo percorso. Anche questo è un punto fondamentale: poiché tali esercizi e confessioni si tenevano davanti a tutti, se eri criticato dal maestro eri esposto alla pubblica gogna. E quindi, se facevi resistenza o lo contrastavi, avevi tutti gli altri che ti davano addosso insieme a lui, dicendoti che eri in processo e venendo giudicata pesantemente o emarginata. Una pressione psicologica terribile. Sembra incredibile, ma sentirsi dire che se non sei madre, se non riesci ad avere figli è perché in realtà non hai risolto i problemi che potresti risolvere con il percorso di Arkeon o che se fai un incidente, è colpa tua e lo puoi evitare, se solo vuoi, può mandare fuori di testa.
Una pressione psicologica distruttiva, praticamente.
Terribile, una pressione che ti annulla. Anche la stessa teoria del pedofilo, localizzato nella famiglia. Perché adoperano questa strategia? Non so, immagino che sia perché se ti separano dalle tue radici, ti rendono simile ad una barchetta di carta in balia delle onde, ti trovi allo sbando. Senza tutti i tuoi punti di riferimento, la tua famiglia, non hai altra scelta che attaccarti completamente al gruppo perché ti fanno dubitare di tutti i tuoi cari, che allontani e quindi ti ritrovi solo. Molti si sono allontanati dalla loro famiglia e dalla loro città perché gliel’ha suggerito il maestro.
Quindi anche lei ha interrotto proprio fisicamente il rapporto con i suoi genitori?
Per un periodo sì, finchè sono stata nel gruppo.
Rotti i rapporti familiari diventa, dunque, difficile uscire da Arkeon.
Si, se sulla scia di questi lavori fai qualcosa che lesiona irrimediabilmente i rapporti, se vai a muovere accuse tremende ai tuoi parenti è poi difficile uscire e tornare indietro. Conosco persone che sono state in Arkeon per anni e non hanno più rivolto parola ai familiari ma ne sono faticosamente uscite, altre che sono ancora lì, persone che hanno tirato dentro altri membri della loro famiglia, i quali hanno inizialmente acconsentito solo per non perdere definitivamente i contatti... o ancora persone che, nel momento in cui hanno cominciato a manifestare critiche ai maestri e hanno iniziato ad allontanarsi, sono state pressate, vessate o addirittura minacciate.
Abbiamo visto che alcune delle sette attive in Italia si organizzano in vere e proprie comunità. In Arkeon come ci si organizzava?
La gente non viveva assieme, però si tenevano seminari durante i quali per quattro - cinque giorni si dormiva anche assieme e si affrontavano varie tematiche. C’era il seminario sul denaro, durante il quale si arrivava ad andare a chiedere l’elemosina vestita da barbone. C’era il seminario sulla morte, durante il quale si costruiva la propria tomba... ho conosciuto gente che ha frequentato e ha raccontato che ci si seppelliva. Questo per far capire dove arriva il condizionamento. A parte i seminari residenziali, si viveva ognuno a casa propria. C’è da tener presente, come dicevo prima, che qualcuno si è trasferito nella città del maestro per stare più a stretto contatto con lui.
Nell’inchiesta abbiamo visto che dietro la promessa di un Eldorado a portata di mano, in realtà il vero fine delle sette è squisitamente economico. Si può dire lo stesso anche di Arkeon?
Si, di sicuro. Il percorso è molto costoso e man mano che si va avanti lo è sempre di più (e poi non avevamo la ricevuta a tutti i seminari). C’è gente che ha speso tantissimi soldi: ventimila, trentamila euro e anche di più... è circolata voce di una coppia che ha speso fino a centomila euro. Per non parlare, poi, di quello che costa l’adesione in termini di cure: più di qualcuno dopo che è uscito, ha dovuto chiedere un supporto psicologico... Anche io.
Come sappiamo, oggi i maestri di Arkeon sono sottoprocesso a Bari (senza dimenticare la condanna in primo grado per uno dei maestri per violenza sessuale). Tra i reati contestati c’è anche quello di maltrattatamento sui minori.
Si. Basti pensare all’esempio di cui abbiamo parlato prima: c’era questa bambina che ha assistito a tutte le condivisioni, le cose realizzate in Arkeon. Molte di queste condivisioni riguardano argomenti di natura sessuale... quello che accadeva è talmente pesante per un adulto, figuriamoci per un minore. (del resto nell’ultima udienza del processo diversi testimoni hanno confermato che anche bambini di dieci - dodici anni partecipavano a queste confessioni pubbliche a sfondo sessuale, ndr).
Com’è riuscita ad uscire?
Mi sono resa conto che quello che stavo subendo era tremendo e distruttivo da un punto di vista psichico ed emotivo. Una volta uscita, hanno cercato di mettermi contro gli affetti che avevo all'interno e sono stata oggetto di continue pressioni prima per rientrare nel gruppo, che era la condizione per poter ricominciare a frequentarli, e poi affinchè io venissi emarginata e non condividessi con altri i dubbi circa quello che accadeva lì dentro. Ne ho subite di ogni tipo, tra vessazioni e intimidazioni. Ci sono state persone che una volta davanti alle autorità, hanno ritrattato la loro posizione perché temevano di non poter più rivedere loro i figli.
Tutti i fuoriusciti con cui abbiamo avuto modo di parlare erano accomunati dal fatto che scrollarsi di dosso un’esperienza del genere è molto dura. È come un marchio.
Infatti, è molto dura. Gli strascichi sono molto pesanti. Quell’esperienza non va via così, hai bisogno di un supporto anche psicologico per far fronte a tutto questo. C’ho messo tempo e non ancora ne sono completamente fuori.
Chiudiamo con uno sguardo positivo e propositivo per il futuro. Qual è, oggi, il suo desiderio?
Mi ha talmente traumatizzato questa esperienza che vorrei, innanzitutto, che non capitasse a nessun altro. Mi piacerebbe laurearmi in psicologia e fondare un centro di accoglienza, anche con possibilità di alloggio, per chi è uscito da un gruppo distruttivo o per chi ha parenti e amici che si sono persi dietro a qualche santone e non sa cosa fare. Se chi supera questa esperienza vince la vergogna e la paura del giudizio, può metterla al servizio di altri e darle un senso, altrimenti si che ci si sente falliti per aver creduto in un mondo di illusioni. Ma anche polizia e carabinieri, oltre ai magistrati, devono studiare e specializzarsi sulle psicosette, è un fenomeno insidioso e solo se sono sufficientemente preparati possono riconoscere ed accogliere adeguatamente chi decide di raccontare cosa gli è accaduto. Spero non sia solo un sogno...
Associazione a delinquere finalizzata all’abuso della professione, maltrattamento sui minori, violenza privata. Questi sono i reati per i quali oggi una delle sette più attive in Italia, Arkeon, è sotto processo a Bari (senza dimenticare una condanna in primo grado a sei anni per violenza sessuale ad uno dei maestri di questa psicosetta). Tra gli imputati anche lui, il leader maximo del movimento, Vito Carlo Moccia. Abbiamo parlato con una fuoriuscita: la sua testimonianza è a dir poco scioccante.
Arkeon nasce nel 1999 e, da lì, comincia ad espandersi a macchia d’olio. Non solo in Puglia, ma in tutta Italia, come ci conferma la fuoriuscita con cui Infiltrato.it è riuscito a mettersi in contatto. Un proselitismo ad ampio raggio tramite cui numerosi adepti sono caduti nella rete di Arkeon. Soprattutto per quanto veniva propagandato: la capacità di compiere veri e propri miracoli. “Pensi di poter risolvere ogni problema e di sconfiggere anche la malattia”, ci dice il nostro contatto. Insomma, con Arkeon diventi un dio sulla Terra. A patto, però, che rompi i rapporti con i tuoi genitori, con la tua famiglia e con i tuoi amici (leggerete di falsi abusi sessuali che venivano fatti ricordare agli adepti, sebbene non fossero mai capitati. Un bel modo per far tagliare i ponti con i propri familiari). Ma, come ogni setta che si rispetti, la felicità, la serenità, la realizzazione personale sono solo facce di una stessa falsa medaglia. Il vero volto di Arkeon è violenza, è maltrattatamento finanche sui bambini, è calunnia, è minacce, intimidazioni, sfruttamento. Con un solo fine da raggiungere: fare cassa. Anche se questo, molto spesso, significa distruggere la vita di uomo, di una donna, della propria famiglia.
La storia che ci si racconta è una di quelle da leggere attentamente. Con devozione, verrebbe da dire. È una di quelle storie rivelatrici, che aiutano a riflettere, che aiutano a capire la realtà di un fenomeno troppe volte sottovalutato e non tenuto in giusto conto. Le risposte che ci sono state date, infatti, non soltanto hanno il sapore amaro, arido quasi, di un’esperienza che sconvolge. Nelle parole che abbiamo sentito e che voi potrete leggere c’è anche la viva speranza, il desiderio ardente che qualcosa possa cambiare in futuro, che il dramma subìto possa essere da esempio per altri. E possa essere da esempio affinchè le istituzioni prima e la società civile poi prendano coscienza di un fenomeno ormai dilagante. “Spero non sia solo un sogno…”, ci dice al termine dell’intervista. Ci uniamo anche noi a questa speranza. D’altronde un proverbio sudamericano recita: “se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno. Ma se sogna insieme agli altri, il suo è già l’inizio della realtà”.
Quando è entrata in Arkeon?
Nella prima metà degli anni duemila, l’ultimo periodo di attività del gruppo.
E com’è entrata nel gruppo?
Sono stata portata ad una riunione da un mio familiare che era già dentro.
Uno dei caratteri comuni alle sette è la chiusura con l’esterno. Quando lei è entrata è cambiato il rapporto con i suoi familiari e i suoi amici?
Completamente. Arkeon ha subito dato un'interpretazione della relazione con la mia famiglia come negativa per la mia crescita accusandola anche di abusi nei miei confronti, che dovevo affrontare per poter essere felice e riappropriarmi della mia vita. E lo faceva con tutti: agli uomini ad esempio si diceva spesso che le madri impedivano la loro crescita per poter continuare a tenerli morbosamente legati a loro, poiché c'era un'energia sessuale che portava le madri stesse a vederli come propri partner e non come figli; a donne ed uomini si inducevano dubbi sul fatto di essere stati violentati dal padre o da uno zio, spesso e volentieri da un pedofilo della famiglia della madre. Questo perché c’era una teoria sulle perversioni della madre che poi riversava nel far abusare la propria figlia consegnandola ad un altro uomo della sua famiglia, il pedofilo appunto. In questo modo eri disgregata e arrivavi a dubitare di tutto: tutto quello che era la vita prima di Arkeon era sbagliato, famiglia, amici, lavoro, scelte di vita. Se non eri ricco e famoso era perché avevi dei processi da risolvere che erano determinati dall’influenza negativa della famiglia dalla quale dovevi staccarti, a meno che i tuoi parenti non entrassero anche loro nel gruppo per seguire il maestro.
Chiaramente tutto falso, tutto indotto.
Certo. Tutti i problemi erano riconducibili a questi fantomatici abusi. Se non avevi relazioni soddisfacenti, non eri fidanzata o sposata, non avevi una famiglia felice, era perché dovevi risolvere questo tipo di problemi causati dalla tua famiglia, che veniva distrutta ai tuoi occhi: chiaramente, avere il dubbio che tua madre abbia acconsentito a farti abusare sessualmente da qualcuno oppure farti dubitare della purezza dell'amore di un padre, o di tutte le altre persone che non frequentavano il gruppo, era scioccante. Per queste ragioni nel periodo in cui sono rimasta nel gruppo mi sono completamente allontanata dalla mia famiglia e dai miei amici: chi era fuori dal gruppo non era da frequentare.
Qual è il credo, la “professione di fede” che viene inculcata in Arkeon?
Diciamo che la professione di fede oggi la vedo come un delirio, un delirio di onnipotenza: hai il potere di cambiare la tua vita, gli eventi, anche quelli che non sono controllabili dall’uomo. Hai la sensazione di scoprire un altro mondo, rivoluzioni tutte le tue convinzioni, pensi di poter risolvere ogni problema e di sconfiggere anche la malattia. Diventi immune da tutto ciò che di negativo può capitare, se sei centrato non hai niente da temere: non ti ammali o guarisci anche da malattie gravi. Puoi fare il trattamento con le mani al cibo per purificarlo o all'antibiotico per evitare che ti faccia male allo stomaco. Tracciando nell'aria il terzo simbolo, con la mente, pensi di trovare parcheggio o di poter condizionare l'esito di un colloquio di lavoro. In pratica influenzando gli eventi, questi possono andare come hai deciso tu. Senza Arkeon, non hai il controllo della tua vita, sei condannato ad essere infelice, sei uno sfigato, un fallito. Con Arkeon pensi di poter diventare potente, centrato, sei un vincente e hai la soluzione di tutti i tuoi problemi: economici, sentimentali, lavorativi.
Potere personale, dunque.
Si. Ai seminari intensivi veniva consegnato a ciascuno di noi un bastone per fare esercizi ispirati alle arti marziali, il boken, e che tenevi sempre con te poiché rappresentava il simbolo del tuo potere personale.
Una religione decisamente particolare.
In Arkeon non c’è nulla di religioso: è impensabile credere di imporre le mani e risolvere qualsiasi tipo di problema tracciando i simboli del secondo livello. La nostra religione non dice che l'uomo può fare questo. Sì, nell’ultimo periodo ha cominciato a percorrere il filone religioso, per una facciata di spiritualità e di perbenismo, infatti c’erano anche dei preti che frequentavano il gruppo ed erano conosciuti tra tutti. L’ultimo giorno dell'intensivo, ad esempio, c’era la messa: ma se si pensa che il prete che celebrava (don Angelo De Simone, ndr) ha confessato al cerchio che aveva una relazione di tipo intima da tanti anni con due suore che circolavano nei nostri seminari, si può capire quanto di religioso ci fosse in Arkeon. Era, quello della religione, un argomento che dava credibilità ad Arkeon e chiaramente rassicurava anche noi che frequentavamo: nel momento in cui vedevi perfino preti e suore, ovviamente venivi rassicurato sul fatto che la strada che avevi scelto era giusta.
Torniamo alla “teoria del pedofilo”. Cosa avveniva, in concreto, durante queste sedute?
In pratica venivano inscenati dei lavori durante i quali si era portati a ricordare questo abuso subìto, anche se non era mai avvenuto, influenzati anche dal fatto che tutti quanti gli altri facevano la stessa cosa, tutti venivano incalzati per ricordare abusi legati al fratello, al padre, allo zio. Un giorno, ad esempio, c’era una mamma con una bambina e si diceva che la mamma era stata abusata dal nonno; il maestro dichiarò che solo se la mamma si fosse impegnata a fare il lavoro (frequentare il gruppo, ndr), la piccola non sarebbe stata abusata anche lei. E la stessa pressione l'ho subita io allo scopo che ricordassi gli abusi sessuali legati alla mia infanzia, che né mio padre né mia madre hanno mai messo in atto o permesso che accadessero.
E lì il rapporto genitoriale, in questo modo, si andava a frantumare.
Completamente e non solo quello con i genitori. Erano tutti da evitare: genitori, nonni, fratelli, zii.... Soprattutto i parenti dal lato della madre.
La dottoressa Tinelli, presidente del CeSAP, ci ha detto che tali sedute erano a forte impatto emotivo. Non a caso nel processo è in piedi anche l’accusa di violenza privata.
Si, è così. In lavori molto intensi volevi solo che la smettessero ma se ti rifiutavi venivi vessata, se scappavi venivi fermata, se ti divincolavi venivi bloccata, per continuare ad essere sottoposta a quel tormento che aveva come scopo quello di far emergere la rabbia nei confronti dei tuoi genitori o verso il tuo pedofilo. E nonostante urlassi e piangessi, mi stringevano, mi tenevano ferma, infierivano contro di me. Fisicamente e verbalmente. Con la complicità dei presenti: la cosa assurda è proprio questa, tutti trovano normale andare avanti e non sono solo i maestri, ma anche i semplici frequentatori partecipano attivamente e condividono lavori violenti e scioccanti.
Il leader di Arkeon è Vito Carlo Moccia. Lei l’ha conosciuto?
Si, l’ho conosciuto.
Che persona è? Come appariva in questi seminari?
Lui ha una personalità molto carismatica, appare molto sicuro di sé. Se sei in un momento di confusione o di fragilità, e incontri qualcuno che con assoluta certezza ti dice di conoscere le soluzioni per ogni aspetto della tua vita, la tentazione di aggrapparsi a questa illusione e di affidarti a questa persona è fortissima, specie se ti fa pensare di avere tutte le risposte o ti porta altri ad esempio come casi di “sfigati redenti” o “falliti guariti”. Qualsiasi problema tu abbia, il maestro sa a cosa è dovuto e ha per tutti la soluzione. Soluzione che poi è sempre la stessa, fare il percorso di Arkeon, in tutti i suoi livelli, con sempre più seminari, sempre più costosi.
E com’erano questi seminari?
Erano una miscela di lavori spalmati anche su più giorni (negli intensivi, ad esempio) con momenti drammatici e condivisioni pubbliche tenute nel cerchio, dove il maestro dà le sue indicazioni e direttive sul quello che è giusto che tu faccia nel tuo percorso. Anche questo è un punto fondamentale: poiché tali esercizi e confessioni si tenevano davanti a tutti, se eri criticato dal maestro eri esposto alla pubblica gogna. E quindi, se facevi resistenza o lo contrastavi, avevi tutti gli altri che ti davano addosso insieme a lui, dicendoti che eri in processo e venendo giudicata pesantemente o emarginata. Una pressione psicologica terribile. Sembra incredibile, ma sentirsi dire che se non sei madre, se non riesci ad avere figli è perché in realtà non hai risolto i problemi che potresti risolvere con il percorso di Arkeon o che se fai un incidente, è colpa tua e lo puoi evitare, se solo vuoi, può mandare fuori di testa.
Una pressione psicologica distruttiva, praticamente.
Terribile, una pressione che ti annulla. Anche la stessa teoria del pedofilo, localizzato nella famiglia. Perché adoperano questa strategia? Non so, immagino che sia perché se ti separano dalle tue radici, ti rendono simile ad una barchetta di carta in balia delle onde, ti trovi allo sbando. Senza tutti i tuoi punti di riferimento, la tua famiglia, non hai altra scelta che attaccarti completamente al gruppo perché ti fanno dubitare di tutti i tuoi cari, che allontani e quindi ti ritrovi solo. Molti si sono allontanati dalla loro famiglia e dalla loro città perché gliel’ha suggerito il maestro.
Quindi anche lei ha interrotto proprio fisicamente il rapporto con i suoi genitori?
Per un periodo sì, finchè sono stata nel gruppo.
Rotti i rapporti familiari diventa, dunque, difficile uscire da Arkeon.
Si, se sulla scia di questi lavori fai qualcosa che lesiona irrimediabilmente i rapporti, se vai a muovere accuse tremende ai tuoi parenti è poi difficile uscire e tornare indietro. Conosco persone che sono state in Arkeon per anni e non hanno più rivolto parola ai familiari ma ne sono faticosamente uscite, altre che sono ancora lì, persone che hanno tirato dentro altri membri della loro famiglia, i quali hanno inizialmente acconsentito solo per non perdere definitivamente i contatti... o ancora persone che, nel momento in cui hanno cominciato a manifestare critiche ai maestri e hanno iniziato ad allontanarsi, sono state pressate, vessate o addirittura minacciate.
Abbiamo visto che alcune delle sette attive in Italia si organizzano in vere e proprie comunità. In Arkeon come ci si organizzava?
La gente non viveva assieme, però si tenevano seminari durante i quali per quattro - cinque giorni si dormiva anche assieme e si affrontavano varie tematiche. C’era il seminario sul denaro, durante il quale si arrivava ad andare a chiedere l’elemosina vestita da barbone. C’era il seminario sulla morte, durante il quale si costruiva la propria tomba... ho conosciuto gente che ha frequentato e ha raccontato che ci si seppelliva. Questo per far capire dove arriva il condizionamento. A parte i seminari residenziali, si viveva ognuno a casa propria. C’è da tener presente, come dicevo prima, che qualcuno si è trasferito nella città del maestro per stare più a stretto contatto con lui.
Nell’inchiesta abbiamo visto che dietro la promessa di un Eldorado a portata di mano, in realtà il vero fine delle sette è squisitamente economico. Si può dire lo stesso anche di Arkeon?
Si, di sicuro. Il percorso è molto costoso e man mano che si va avanti lo è sempre di più (e poi non avevamo la ricevuta a tutti i seminari). C’è gente che ha speso tantissimi soldi: ventimila, trentamila euro e anche di più... è circolata voce di una coppia che ha speso fino a centomila euro. Per non parlare, poi, di quello che costa l’adesione in termini di cure: più di qualcuno dopo che è uscito, ha dovuto chiedere un supporto psicologico... Anche io.
Come sappiamo, oggi i maestri di Arkeon sono sottoprocesso a Bari (senza dimenticare la condanna in primo grado per uno dei maestri per violenza sessuale). Tra i reati contestati c’è anche quello di maltrattatamento sui minori.
Si. Basti pensare all’esempio di cui abbiamo parlato prima: c’era questa bambina che ha assistito a tutte le condivisioni, le cose realizzate in Arkeon. Molte di queste condivisioni riguardano argomenti di natura sessuale... quello che accadeva è talmente pesante per un adulto, figuriamoci per un minore. (del resto nell’ultima udienza del processo diversi testimoni hanno confermato che anche bambini di dieci - dodici anni partecipavano a queste confessioni pubbliche a sfondo sessuale, ndr).
Com’è riuscita ad uscire?
Mi sono resa conto che quello che stavo subendo era tremendo e distruttivo da un punto di vista psichico ed emotivo. Una volta uscita, hanno cercato di mettermi contro gli affetti che avevo all'interno e sono stata oggetto di continue pressioni prima per rientrare nel gruppo, che era la condizione per poter ricominciare a frequentarli, e poi affinchè io venissi emarginata e non condividessi con altri i dubbi circa quello che accadeva lì dentro. Ne ho subite di ogni tipo, tra vessazioni e intimidazioni. Ci sono state persone che una volta davanti alle autorità, hanno ritrattato la loro posizione perché temevano di non poter più rivedere loro i figli.
Tutti i fuoriusciti con cui abbiamo avuto modo di parlare erano accomunati dal fatto che scrollarsi di dosso un’esperienza del genere è molto dura. È come un marchio.
Infatti, è molto dura. Gli strascichi sono molto pesanti. Quell’esperienza non va via così, hai bisogno di un supporto anche psicologico per far fronte a tutto questo. C’ho messo tempo e non ancora ne sono completamente fuori.
Chiudiamo con uno sguardo positivo e propositivo per il futuro. Qual è, oggi, il suo desiderio?
Mi ha talmente traumatizzato questa esperienza che vorrei, innanzitutto, che non capitasse a nessun altro. Mi piacerebbe laurearmi in psicologia e fondare un centro di accoglienza, anche con possibilità di alloggio, per chi è uscito da un gruppo distruttivo o per chi ha parenti e amici che si sono persi dietro a qualche santone e non sa cosa fare. Se chi supera questa esperienza vince la vergogna e la paura del giudizio, può metterla al servizio di altri e darle un senso, altrimenti si che ci si sente falliti per aver creduto in un mondo di illusioni. Ma anche polizia e carabinieri, oltre ai magistrati, devono studiare e specializzarsi sulle psicosette, è un fenomeno insidioso e solo se sono sufficientemente preparati possono riconoscere ed accogliere adeguatamente chi decide di raccontare cosa gli è accaduto. Spero non sia solo un sogno...
Bari, processo Arkeon Il racconto:«Mio marito succube della setta»
di GIOVANNI LONGO
BARI - «Sono stata costretta a procreare perchè mio marito era completamente succube di Vito Carlo Moccia». S.C. è la moglie di F.S., parte civile nel processo in corso a Bari che vede sul banco degli imputati organizzatori e promotori della presunta psico setta «Arkeon». Stando al suo racconto il matrimonio, il concepimento del primo dei due figli, il trasferimento dal Nord Italia a Bari Vecchia in una abitazione nella disponibilità del «maestro» sarebbero state tutte mosse «imposte» da Moccia che per anni avrebbe letteralmente «manovrato» suo marito.
Guai a contraddire il maestro, a detta della donna. «Non potevo dire cose negative su Moccia. Non potevo spiegargli che lui non era il “Dio in terra” come veniva considerato. Una volta mi permisi di farlo nel corso di una cena con degli allievi. Fui obbligata a chiedere scusa pubblicamente, davanti a tutti». Ricordi dolorosi per S.C. che, ad un certo punto della deposizione, ha iniziato a piangere. Il presidente del collegio giudicante Luigi Forleo le ha chiesto se volesse sospendere per qualche minuto. La donna ha rifiutato. Troppo forte il desiderio di raccontare tutto quello sapeva.
Quando, però, la parola è passata alle difese degli imputati per il controesame, le sue risposte sono apparse meno convinte. «E’ ancora sposata?», le è stato chiesto. Alla risposta affermativa c’è chi ha fatto notare come non avesse la fede al dito. «I problemi con mio marito si trascinano da allora. Non li abbiamo ancora risolti».
Al centro della vicenda, secondo la procura di Bari, una sorta di «psico-setta» che, utilizzando tecniche vagamente ispirate alle filosofie orientali del «Reiki», in dieci anni sarebbe riuscita a raccogliere 10mila adepti in tutta Italia e a truffare molte persone, obbligandole a partecipare a costosi seminari dicendo loro che sarebbero guarite da tumori, aids o infertilità, oppure da problemi spirituali. Agli imputati nel processo in corso sono contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza.
I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008. Per partecipare ai seminari di «Arkeon», il costo minimo si aggirava sui 260 euro e arrivava, mano a mano che si passava di livello, a 15mila euro. Ma una coppia del nord Italia che cercava di risolvere la propria crisi matrimoniale ha detto alla polizia di avere pagato 100mila euro, così come una donna che credeva di aver subito violenza sessuale nel passato.
Secondo il pm inquirente Francesco Bretone, a capo dell’associazione criminale c’era Vito Carlo Moccia, di 60 anni. L’uomo ha problemi di salute. Per questo il suo esame, inizialmente previsto ieri è slitatto al 12 ottobre quando sono stati citati 25 testi della difesa degli imputati.
BARI - «Sono stata costretta a procreare perchè mio marito era completamente succube di Vito Carlo Moccia». S.C. è la moglie di F.S., parte civile nel processo in corso a Bari che vede sul banco degli imputati organizzatori e promotori della presunta psico setta «Arkeon». Stando al suo racconto il matrimonio, il concepimento del primo dei due figli, il trasferimento dal Nord Italia a Bari Vecchia in una abitazione nella disponibilità del «maestro» sarebbero state tutte mosse «imposte» da Moccia che per anni avrebbe letteralmente «manovrato» suo marito.
Guai a contraddire il maestro, a detta della donna. «Non potevo dire cose negative su Moccia. Non potevo spiegargli che lui non era il “Dio in terra” come veniva considerato. Una volta mi permisi di farlo nel corso di una cena con degli allievi. Fui obbligata a chiedere scusa pubblicamente, davanti a tutti». Ricordi dolorosi per S.C. che, ad un certo punto della deposizione, ha iniziato a piangere. Il presidente del collegio giudicante Luigi Forleo le ha chiesto se volesse sospendere per qualche minuto. La donna ha rifiutato. Troppo forte il desiderio di raccontare tutto quello sapeva.
Quando, però, la parola è passata alle difese degli imputati per il controesame, le sue risposte sono apparse meno convinte. «E’ ancora sposata?», le è stato chiesto. Alla risposta affermativa c’è chi ha fatto notare come non avesse la fede al dito. «I problemi con mio marito si trascinano da allora. Non li abbiamo ancora risolti».
Al centro della vicenda, secondo la procura di Bari, una sorta di «psico-setta» che, utilizzando tecniche vagamente ispirate alle filosofie orientali del «Reiki», in dieci anni sarebbe riuscita a raccogliere 10mila adepti in tutta Italia e a truffare molte persone, obbligandole a partecipare a costosi seminari dicendo loro che sarebbero guarite da tumori, aids o infertilità, oppure da problemi spirituali. Agli imputati nel processo in corso sono contestati a vario titolo i reati di associazione per delinquere, truffa, esercizio abusivo della professione medica, violenza privata, maltrattamenti di minori e incapacità procurata da violenza.
I fatti si riferiscono al periodo compreso tra il 1999 e il 2008. Per partecipare ai seminari di «Arkeon», il costo minimo si aggirava sui 260 euro e arrivava, mano a mano che si passava di livello, a 15mila euro. Ma una coppia del nord Italia che cercava di risolvere la propria crisi matrimoniale ha detto alla polizia di avere pagato 100mila euro, così come una donna che credeva di aver subito violenza sessuale nel passato.
Secondo il pm inquirente Francesco Bretone, a capo dell’associazione criminale c’era Vito Carlo Moccia, di 60 anni. L’uomo ha problemi di salute. Per questo il suo esame, inizialmente previsto ieri è slitatto al 12 ottobre quando sono stati citati 25 testi della difesa degli imputati.
sabato 24 settembre 2011
SOCIALE/CAMERA: IN ITALIA OPERANO CIRCA 500 SETTE PERICOLOSE
(ASCA) - Roma, 24 set - La Commissione Giustizia ha svolto numerose audizioni nel quadro della indagine conoscitiva sul fenomeno della manipolazione mentale di soggetti deboli, con particolare riguardo alle sette. Sono stati ascoltati Lorita Tinelli e Felice Scaringella del Centro studi abusi psicologici, Silvio Calzolari storico delle religioni e docente alla facolta'di teologia, Raffaella di Marzio del direttivo della Societa' italiana di psicologia delle religioni, Massimo Introvigne direttore del Centro Studi sulle nuove religioni. Sono stati ampiamente sottolineati i danni rilevanti che possono derivare dall'adesione alle sette con non infrequenti casi di dissociazione mentale. La legislazione vigente - ha osservato Lorita Tinelli - non apare in grado di perseguire talune condotte che, per quanto pericolose, non si concretizzano in reati comuni. Attualmente sono circa 500 i gruppi, di varia natura , di carattere settario.
venerdì 23 settembre 2011
Sette, è di nuovo allarme. Le più pericolose sono quelle religiose
Venerdì, 23 settembre 2011 - 10:19:40
Centinaia di sette in tutta Italia. E molte sono pericolosissime.Dopo che il caso 'Bestie di Satana' ha scosso l'intera penisola e le luci mediatiche si sono 'accese' sul problema, in pochi anni di sette sataniche e non, si è pian piano smesso di parlare. “Eppure il fenomeno non si è affatto placato, anzi – sottolinea Luca Umberto Venturini, direttore dell'Accademia Italiana Studi Investigativi, ex corpo speciale e uno dei primi a segnalare il problema sette alle autorità già negli anni novanta –. Col decadimento delle religioni, il crollo di tanti valori e la situazione generale di inquietudine trovano terreno fertile al loro sviluppo. Con un cambiamento rispetto a qualche anno fa: adesso le sette più pericolose sono quelle a sfondo religioso e non quelle sataniche”.Come mai?
“Un po' perché il fenomeno satanismo è in calo e un po' per il loro modus operandi – dice l'investigatore - una persona che va a dei seminari o partecipa a degli incontri con dei gruppi di preghiera che generalmente si spacciano come fusione di due religioni diverse, non sa che sta partecipando al ritrovo di una setta. Gradualmente, grazie a dei metodi estremamente cortesi nei quali la persona si sente accolta e rassicurata, si trova inserito all'interno della setta e lentamente plagiata. Si farà intendere alla persona che è ben voluto e capito solo all'interno della setta e si isolerà dal resto del mondo dando tutto quello che ha al gruppo religioso e contraendo, se riesce poi a uscire dalla setta, gravi danni psicologici”.
Quante sono le sette in Italia?
"Poco più di trecento - precisa il direttore dell'Aisi - anche se il censimento e l'individuazione delle sette nel nostro paese è reso difficoltoso dal continuo evolversi del fenomeno e dal fatto che molte contano pochissimi elementi o sono occulte. In più, a causa di un buco legislativo presente nel nostro paese, fondare una setta in Italia è una cosa che si può fare in poche ore e senza molti controlli. Sembra assurdo ma è così. Che siano molte lo si capisce anche dal giro di affari milionario tra candelabri, incensi, teschi, intrugli e pozioni, paramenti e quanto altro il mercato offre”.
Lei è stato uno dei primi a seguire il cosiddetto 'caso Rapalli', l'imprenditore di Montù Beccaria in provincia di Piacenza trovato morto impiccato, dopo essere scomparso nel maggio dello stesso anno, nel settembre del 1996 a Pontremoli, sulle Alpi Apuane. L'ipotesi del suicidio non aveva mai convinto gli inquirenti e all'inizio di quest'anno il caso è stato riaperto. Ci sono novità?
“Le indagini – afferma Venturini – stanno portando alla luce che potrebbe essere implicata una non meglio identificata setta fondata da persone con diramazioni nazionali. I nuovi elementi comunque sono al vaglio degli inquirenti”.
Francesco Bertolucci
Centinaia di sette in tutta Italia. E molte sono pericolosissime.Dopo che il caso 'Bestie di Satana' ha scosso l'intera penisola e le luci mediatiche si sono 'accese' sul problema, in pochi anni di sette sataniche e non, si è pian piano smesso di parlare. “Eppure il fenomeno non si è affatto placato, anzi – sottolinea Luca Umberto Venturini, direttore dell'Accademia Italiana Studi Investigativi, ex corpo speciale e uno dei primi a segnalare il problema sette alle autorità già negli anni novanta –. Col decadimento delle religioni, il crollo di tanti valori e la situazione generale di inquietudine trovano terreno fertile al loro sviluppo. Con un cambiamento rispetto a qualche anno fa: adesso le sette più pericolose sono quelle a sfondo religioso e non quelle sataniche”.Come mai?
“Un po' perché il fenomeno satanismo è in calo e un po' per il loro modus operandi – dice l'investigatore - una persona che va a dei seminari o partecipa a degli incontri con dei gruppi di preghiera che generalmente si spacciano come fusione di due religioni diverse, non sa che sta partecipando al ritrovo di una setta. Gradualmente, grazie a dei metodi estremamente cortesi nei quali la persona si sente accolta e rassicurata, si trova inserito all'interno della setta e lentamente plagiata. Si farà intendere alla persona che è ben voluto e capito solo all'interno della setta e si isolerà dal resto del mondo dando tutto quello che ha al gruppo religioso e contraendo, se riesce poi a uscire dalla setta, gravi danni psicologici”.
Quante sono le sette in Italia?
"Poco più di trecento - precisa il direttore dell'Aisi - anche se il censimento e l'individuazione delle sette nel nostro paese è reso difficoltoso dal continuo evolversi del fenomeno e dal fatto che molte contano pochissimi elementi o sono occulte. In più, a causa di un buco legislativo presente nel nostro paese, fondare una setta in Italia è una cosa che si può fare in poche ore e senza molti controlli. Sembra assurdo ma è così. Che siano molte lo si capisce anche dal giro di affari milionario tra candelabri, incensi, teschi, intrugli e pozioni, paramenti e quanto altro il mercato offre”.
Lei è stato uno dei primi a seguire il cosiddetto 'caso Rapalli', l'imprenditore di Montù Beccaria in provincia di Piacenza trovato morto impiccato, dopo essere scomparso nel maggio dello stesso anno, nel settembre del 1996 a Pontremoli, sulle Alpi Apuane. L'ipotesi del suicidio non aveva mai convinto gli inquirenti e all'inizio di quest'anno il caso è stato riaperto. Ci sono novità?
“Le indagini – afferma Venturini – stanno portando alla luce che potrebbe essere implicata una non meglio identificata setta fondata da persone con diramazioni nazionali. I nuovi elementi comunque sono al vaglio degli inquirenti”.
Francesco Bertolucci
giovedì 22 settembre 2011
Torna in aula il processo alla psicosetta
Arkeon. La prossima settimana riprende la sfilata dei testimoni dinanzi al collegio
Tornerà in aula dinanzi ai giudici che formano il collegio giudicante della Seconda Sezione Penale presso il Tribunale di Bari il processo alla psicosetta denominata ‘Arkeon’, mentre già prima della pausa estiva sono emerse le prime testimonianze nelle aule di via Nazariantz. Dove s’è alzato il sipario a quello che prende forma uno dei processo più importanti, di certo il più sconvolgenti, dell'anno giudiziario barese. Tremano gli imputati: per primo Carlo Moccia, il fondatore della psico-setta (che ha deciso di non comparire in aula), e poi i “maestri” di Arkeon le cui trame si svelano nelle parole tremanti d'emozione e rabbia dei testimoni. La pratica era sempre la stessa, lo dimostrano le testimonianze finora raccolte. Gli adepti di Arkeon venivano, attraverso riti e cerimonie volte a condizionarne la mente, assoggettati alla volontà di individui che si facevano chiamare “maestri”; si parla di cerimonie in cui, tra musica ad altissimo volume, stridenti gong di tamburo ed urla strazianti, i partecipanti venivano portati a credere di essere stati violentati dai genitori o da un non ben precisato pedofilo durante l'infanzia. « Non te lo ricordi perché eri tropo piccola – cantilenavano i “maestri” – ma di certo hai subito una violenza carnale... l'hanno subita tutti da bambini: questa è la causa dei mali che affliggono la tua vita! ». Il “lavaggio del cervello” condizionava a tal punto gli individui che alcuni hanno persino denunciato alla magistratura, per violenza carnale, ignari genitori, zii e amici. « Durante le cerimonie – racconta una testimone – alcuni vomitavano. Allora il maestro si compiaceva: “Brava! Quello che hai appena rimesso non è vomito, ma lo sperma del pedofilo che ti ha violentato!” ». Più ci si liberava della “presenza del pedofilo”, più si avanzava nel “lavoro di purificazione”, come veniva definito dai maestri di Arkeon, che consisteva in tre livelli: il primo dal costo di circa 400 mila delle vecchie lire, il secondo di circa 800 mila lire ed il terzo (la testimone racconta il suo percorso nella setta prima e dopo l'utilizzo corrente dell'Euro) di circa 12 mila euro. Una bella cifra, che finiva dritta dritta nelle tasche dei “guru” della setta. E già, perché il risvolto economico di questa vicenda è un elemento da non sottovalutare. « Mi facevano firmare assegni intestati alla mia persona – racconta una testimone – anche se i maestri preferivano consegnassi denaro contante, è più conveniente per degli scambi a nero. In questo modo ho posto nelle loro mani più di 15 mila euro ». La setta aveva aperto sedi in tutta Italia, anche con l'appoggio di alcuni membri della Chiesa, gli adepti erano migliaia: è facile immaginare, quindi, che gli introiti di Moccia & Co. fossero a parecchi zeri. I testimoni di questo processo avevano sporto denuncia presso le questure di molte città italiane, ma non erano mai stati creduti; solo l'intervento di alcune associazioni, che si battono per la tutela dei fuoriusciti dalle sette religiose (una fra tutte, il CeSAP: Centro studi per gli Abusi Psicologici), e dopo l'intervento della stampa, le acque intorno al caso hanno incominciato a muoversi. Il processo che riprende martedi’ prossimo fa parte di un filone che si estende per tutto lo Stivale. Nei giorni scorsi sì è concluso il processo gemello di primo grado a Milano, che riguarda uno degli imputati del processo di Bari, il maestro di Arkeon Francesco Antonio Morello (il “maestro” citato nelle testimonianze). Morello è stato condannato a Milano a 6 anni di reclusione e 5 mila euro di risarcimento, per aver abusato sessualmente di due sue allieve che frequentavano i suoi seminari. Facendo leva sulle loro debolezze e sul ruolo da lui rivestito, le ha indotte a pratiche sessuali che, secondo lui, sarebbero servite a far riemergere il ricordo di un presunto abuso sessuale vissuto nell'infanzia. A Bari Morello è imputato per i reati di associazione a delinquere finalizzati a truffa, abuso della professione, violenza privata. È inoltre indagato per calunnia, insieme ad altri 46 membri di Arkeon che hanno denunciato due fuorusciti della setta e la presidente del CeSAP, la psicologa Lorita Tinelli. (m.m.)
Domenica 18 Settembre 2011 17:56
Tornerà in aula dinanzi ai giudici che formano il collegio giudicante della Seconda Sezione Penale presso il Tribunale di Bari il processo alla psicosetta denominata ‘Arkeon’, mentre già prima della pausa estiva sono emerse le prime testimonianze nelle aule di via Nazariantz. Dove s’è alzato il sipario a quello che prende forma uno dei processo più importanti, di certo il più sconvolgenti, dell'anno giudiziario barese. Tremano gli imputati: per primo Carlo Moccia, il fondatore della psico-setta (che ha deciso di non comparire in aula), e poi i “maestri” di Arkeon le cui trame si svelano nelle parole tremanti d'emozione e rabbia dei testimoni. La pratica era sempre la stessa, lo dimostrano le testimonianze finora raccolte. Gli adepti di Arkeon venivano, attraverso riti e cerimonie volte a condizionarne la mente, assoggettati alla volontà di individui che si facevano chiamare “maestri”; si parla di cerimonie in cui, tra musica ad altissimo volume, stridenti gong di tamburo ed urla strazianti, i partecipanti venivano portati a credere di essere stati violentati dai genitori o da un non ben precisato pedofilo durante l'infanzia. « Non te lo ricordi perché eri tropo piccola – cantilenavano i “maestri” – ma di certo hai subito una violenza carnale... l'hanno subita tutti da bambini: questa è la causa dei mali che affliggono la tua vita! ». Il “lavaggio del cervello” condizionava a tal punto gli individui che alcuni hanno persino denunciato alla magistratura, per violenza carnale, ignari genitori, zii e amici. « Durante le cerimonie – racconta una testimone – alcuni vomitavano. Allora il maestro si compiaceva: “Brava! Quello che hai appena rimesso non è vomito, ma lo sperma del pedofilo che ti ha violentato!” ». Più ci si liberava della “presenza del pedofilo”, più si avanzava nel “lavoro di purificazione”, come veniva definito dai maestri di Arkeon, che consisteva in tre livelli: il primo dal costo di circa 400 mila delle vecchie lire, il secondo di circa 800 mila lire ed il terzo (la testimone racconta il suo percorso nella setta prima e dopo l'utilizzo corrente dell'Euro) di circa 12 mila euro. Una bella cifra, che finiva dritta dritta nelle tasche dei “guru” della setta. E già, perché il risvolto economico di questa vicenda è un elemento da non sottovalutare. « Mi facevano firmare assegni intestati alla mia persona – racconta una testimone – anche se i maestri preferivano consegnassi denaro contante, è più conveniente per degli scambi a nero. In questo modo ho posto nelle loro mani più di 15 mila euro ». La setta aveva aperto sedi in tutta Italia, anche con l'appoggio di alcuni membri della Chiesa, gli adepti erano migliaia: è facile immaginare, quindi, che gli introiti di Moccia & Co. fossero a parecchi zeri. I testimoni di questo processo avevano sporto denuncia presso le questure di molte città italiane, ma non erano mai stati creduti; solo l'intervento di alcune associazioni, che si battono per la tutela dei fuoriusciti dalle sette religiose (una fra tutte, il CeSAP: Centro studi per gli Abusi Psicologici), e dopo l'intervento della stampa, le acque intorno al caso hanno incominciato a muoversi. Il processo che riprende martedi’ prossimo fa parte di un filone che si estende per tutto lo Stivale. Nei giorni scorsi sì è concluso il processo gemello di primo grado a Milano, che riguarda uno degli imputati del processo di Bari, il maestro di Arkeon Francesco Antonio Morello (il “maestro” citato nelle testimonianze). Morello è stato condannato a Milano a 6 anni di reclusione e 5 mila euro di risarcimento, per aver abusato sessualmente di due sue allieve che frequentavano i suoi seminari. Facendo leva sulle loro debolezze e sul ruolo da lui rivestito, le ha indotte a pratiche sessuali che, secondo lui, sarebbero servite a far riemergere il ricordo di un presunto abuso sessuale vissuto nell'infanzia. A Bari Morello è imputato per i reati di associazione a delinquere finalizzati a truffa, abuso della professione, violenza privata. È inoltre indagato per calunnia, insieme ad altri 46 membri di Arkeon che hanno denunciato due fuorusciti della setta e la presidente del CeSAP, la psicologa Lorita Tinelli. (m.m.)
Domenica 18 Settembre 2011 17:56
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venerdì 2 settembre 2011
venerdì 15 luglio 2011
"Il maestro, un genio del male che ti coccola e poi ti annienta"
Il racconto di Chiara, ragazza romana per vent'anni nella setta Re Maya, il cui guru, Danilo Speranza, oggi è in carcere con varie accuse tra le quali violenza sessuale. "Ti costruiscono intorno una finta famiglia, decine di persone che si vogliono bene, escono sempre insieme... Poi comincia il lavaggio del cervello"
ROMA - A suo modo era "posseduta". Lo è stata per vent'anni. Da quando è entrata nella setta Re Maya fino a tre anni fa quando è riuscita a venirne fuori. Ha cinquant'anni, vive a Roma e oggi dice: "Sono entrata che non avevo un lavoro e sono uscita come, anzi peggio di prima. Distrutta nella mente, allontanata da tutto". La chiameremo Chiara. La sua storia comincia all'inizio degli anni Ottanta. "Il mio insegnante di yoga un giorno mi dice: ti faccio conoscere il mio maestro...". Il "maestro" era Danilo Speranza il guru a capo della setta Re Maya oggi in carcere con l'accusa di violenza sessuale (anche ai danni di minorenni). "Un genio del male, una mente pazzesca ma che alla fine ti prosciuga, ti annienta". Chiara ricorda l'ingresso nella setta che nella sola Roma - dice - poteva contare su uno zoccolo duro di almeno 500 persone.
"Mi hanno riempito di affetto. Ti costruiscono intorno una finta famiglia: decine di persone che si vogliono bene, che escono sempre insieme. Poi è iniziato il lavaggio del cervello...". Speranza convince Chiara a girare le spalle a familiari e amici. "Dicevano che era gente poco spirituale". Il capo la riempie di attenzioni. "Mi chiese di raccontargli la mia storia, la mia infanzia, i miei problemi. Faceva così con tutti. A quel punto è come se tu gli consegnassi la chiave... Mi spiegò i testi di buddismo e induismo. All'inizio sembrava anche una cosa seria, interessante. Lui non appariva come un cialtrone o un cretino. Ma col tempo iniziò a gestire la mia vita, a sfruttare me e tutti gli altri, a farci lavorare per lui. Ero diventata come un pupazzo. Scoppia il caso delle violenze sessuali. Chiara - dice - non ha mai subito abusi sessuali. "Ma tra di noi le voci giravano. Eppure eravamo tutti talmente succubi che nessuno voleva credere a quelle accuse. Io oggi ho capito che avevo aderito a un progetto malato. Che ne sono stata vittima. Ma sono sicura che ancora oggi molti sono pronti a difendere Speranza a spada tratta. Solo perché ne temono i poteri o lo vedono ancora come un dio". (p. b.)
ROMA - A suo modo era "posseduta". Lo è stata per vent'anni. Da quando è entrata nella setta Re Maya fino a tre anni fa quando è riuscita a venirne fuori. Ha cinquant'anni, vive a Roma e oggi dice: "Sono entrata che non avevo un lavoro e sono uscita come, anzi peggio di prima. Distrutta nella mente, allontanata da tutto". La chiameremo Chiara. La sua storia comincia all'inizio degli anni Ottanta. "Il mio insegnante di yoga un giorno mi dice: ti faccio conoscere il mio maestro...". Il "maestro" era Danilo Speranza il guru a capo della setta Re Maya oggi in carcere con l'accusa di violenza sessuale (anche ai danni di minorenni). "Un genio del male, una mente pazzesca ma che alla fine ti prosciuga, ti annienta". Chiara ricorda l'ingresso nella setta che nella sola Roma - dice - poteva contare su uno zoccolo duro di almeno 500 persone.
"Mi hanno riempito di affetto. Ti costruiscono intorno una finta famiglia: decine di persone che si vogliono bene, che escono sempre insieme. Poi è iniziato il lavaggio del cervello...". Speranza convince Chiara a girare le spalle a familiari e amici. "Dicevano che era gente poco spirituale". Il capo la riempie di attenzioni. "Mi chiese di raccontargli la mia storia, la mia infanzia, i miei problemi. Faceva così con tutti. A quel punto è come se tu gli consegnassi la chiave... Mi spiegò i testi di buddismo e induismo. All'inizio sembrava anche una cosa seria, interessante. Lui non appariva come un cialtrone o un cretino. Ma col tempo iniziò a gestire la mia vita, a sfruttare me e tutti gli altri, a farci lavorare per lui. Ero diventata come un pupazzo. Scoppia il caso delle violenze sessuali. Chiara - dice - non ha mai subito abusi sessuali. "Ma tra di noi le voci giravano. Eppure eravamo tutti talmente succubi che nessuno voleva credere a quelle accuse. Io oggi ho capito che avevo aderito a un progetto malato. Che ne sono stata vittima. Ma sono sicura che ancora oggi molti sono pronti a difendere Speranza a spada tratta. Solo perché ne temono i poteri o lo vedono ancora come un dio". (p. b.)
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Non solo Scientology Più di 1000 sette in Italia
1000
Sono più di mille i gruppi settari in tutta Italia. Si va da sparuti gruppi da poche decine di affiliati fino a movimenti che abbracciano decine di migliaia di seguaci. E generano un volume di affari di milioni di euro
620
Il Cesnur (Centro studi nuove religioni) censisce 620 "nuove religioni" attive nel nostro paese. La classificazione tiene conto, tra gli altri, di ramificazioni e scissioni delle religioni tradizionali e anche di movimenti occultisti, spiritisti, orientaleggianti e del "potenziale umano"
1,5 milioni
Sono oltre un milione e mezzo gli italiani che frequentano sette e movimenti di "nuove religioni". Molti diventano vittime dei guru e dei "maestri". Plagio, condizionamenti della libertà, soprusi e violenze sessuali sono i fenomeni più diffusi.
3,5 milioni
Se si calcolano anche gli immigrati che vivono nel nostro paese il numero dei seguaci delle sette sale fino a raggiungere i 3,5 milioni. Molte religioni vengono importate da paesi stranieri e poi si incardinano con culti italiani
64%
Il 64 per cento di chi aderisce a sette o movimenti neoreligiosi è costituito da adulti dei quali il 64 per cento sono donne. Molte quelle coinvolte in sette dove i santoni praticano la magia sessuale
15%
Ci sono anche adolescenti e bambini tra coloro che vengono inglobati dalle sette. In questi anni si sono moltiplicate le segnalazioni di abusi psicologici e fisici arrivate al Telefono azzurro
40%
Le sette e i gruppi religiosi di matrice cristiana sono il 40% del totale. Tra quest
i ci sono anche formazioni scissioniste della nostra religione che vivono e operano in aperta contrapposizione alla Chiesa cattolica.
60%
Nel restante 60 per cento troviamo gruppi esoterici e occultisti (30%) e i gruppi del cosiddetto "potenziale umano" tra i quali si può ascrivere i colosso internazionale Scientology
fonte: Devra Davis, epidemiologa, ha fondato l'Environmental Health Trust, e autrice di " Disconnect"
Sono più di mille i gruppi settari in tutta Italia. Si va da sparuti gruppi da poche decine di affiliati fino a movimenti che abbracciano decine di migliaia di seguaci. E generano un volume di affari di milioni di euro
620
Il Cesnur (Centro studi nuove religioni) censisce 620 "nuove religioni" attive nel nostro paese. La classificazione tiene conto, tra gli altri, di ramificazioni e scissioni delle religioni tradizionali e anche di movimenti occultisti, spiritisti, orientaleggianti e del "potenziale umano"
1,5 milioni
Sono oltre un milione e mezzo gli italiani che frequentano sette e movimenti di "nuove religioni". Molti diventano vittime dei guru e dei "maestri". Plagio, condizionamenti della libertà, soprusi e violenze sessuali sono i fenomeni più diffusi.
3,5 milioni
Se si calcolano anche gli immigrati che vivono nel nostro paese il numero dei seguaci delle sette sale fino a raggiungere i 3,5 milioni. Molte religioni vengono importate da paesi stranieri e poi si incardinano con culti italiani
64%
Il 64 per cento di chi aderisce a sette o movimenti neoreligiosi è costituito da adulti dei quali il 64 per cento sono donne. Molte quelle coinvolte in sette dove i santoni praticano la magia sessuale
15%
Ci sono anche adolescenti e bambini tra coloro che vengono inglobati dalle sette. In questi anni si sono moltiplicate le segnalazioni di abusi psicologici e fisici arrivate al Telefono azzurro
40%
Le sette e i gruppi religiosi di matrice cristiana sono il 40% del totale. Tra quest
i ci sono anche formazioni scissioniste della nostra religione che vivono e operano in aperta contrapposizione alla Chiesa cattolica.
60%
Nel restante 60 per cento troviamo gruppi esoterici e occultisti (30%) e i gruppi del cosiddetto "potenziale umano" tra i quali si può ascrivere i colosso internazionale Scientology
fonte: Devra Davis, epidemiologa, ha fondato l'Environmental Health Trust, e autrice di " Disconnect"
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IL VIDEO di FABIO TONACCI
Test di personalità e corsi post laurea
Così si reclutano nuovi adepti
Le minoranze religiose contano nelle proprie fila un milione 178mila italiani. Il "proselitismo" si fa in strada o all'Università. Nei gruppi più "stretti" si entra solo per conoscenza. Lo racconta la psicologa Raffaella Di Marzio della Società Italiana di psicologia della religione
Test di personalità e corsi post laurea
Così si reclutano nuovi adepti
Le minoranze religiose contano nelle proprie fila un milione 178mila italiani. Il "proselitismo" si fa in strada o all'Università. Nei gruppi più "stretti" si entra solo per conoscenza. Lo racconta la psicologa Raffaella Di Marzio della Società Italiana di psicologia della religione
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Le sette che agiscono in Italia e le loro vittime più indifese
“Per togliergli il demone il bimbo deve mangiare vomito ed escrementi”
“Per togliere il demone dai bambini, la “Santona della porta accanto” (si chiama proprio così) li costringeva alla terapia degli “spilli”: doccia fredda con gli occhi sbarrati rivolti verso il getto d’acqua. Poi si passava al pranzo: vomito e escrementi. I loro o quelli dei maiali. Che nella provincia di Brescia — dove la setta della “madre” Tersilia Tanghetti aveva ben cinque succursali — abbondano: comincia così l’articolo di Paolo Berizzi su Repubblica che racconta del proliferare delle sette in Italia, e delle nuove strategie per reclutare adepti:
Roma, alle mamme e alle bambine della setta Re Maya non andava meglio: il guru Omar Danilo Speranza, ora in carcere Roma (ma da qualche giorno ricoverato in ospedale dove lotta tra la vita e la morte, con un quadro clinico di diabete e ipertensione aggravato da un lungo sciopero della fame), le violentava. «Lo facevo per modificare il karma negativo delle bimbe» ha spiegato «dovevo trasmettere loro il mio Dna sano e curativo». Terapia religiosa con stupro. Come quella praticata da Antonio Morello, il capo di The sacred path (Il sacro sentiero), 10mila adepti da Bolzano a Catania. Condannato a sei anni di carcere, Morello faceva credere alle seguaci di essere state stuprate da piccole, e per liberarsi da questo trauma le convinceva a fare sesso con lui. Decine e decine di casi. Tra proselitismo subdolo, rituali mistici, circonvenzioni e soprusi sessuali. E droghe. Mischiate a suggestioni religiose per lo più orientaleggianti. Storie di adepti e di “maestri”, di seguaci ridotti in schiavitù e di santoni e ciarlatani dal conto a sei zeri.
Il giro d’affari delle “nuove religioni” è quantificato in milioni di euro:
“Per togliere il demone dai bambini, la “Santona della porta accanto” (si chiama proprio così) li costringeva alla terapia degli “spilli”: doccia fredda con gli occhi sbarrati rivolti verso il getto d’acqua. Poi si passava al pranzo: vomito e escrementi. I loro o quelli dei maiali. Che nella provincia di Brescia — dove la setta della “madre” Tersilia Tanghetti aveva ben cinque succursali — abbondano: comincia così l’articolo di Paolo Berizzi su Repubblica che racconta del proliferare delle sette in Italia, e delle nuove strategie per reclutare adepti:
Roma, alle mamme e alle bambine della setta Re Maya non andava meglio: il guru Omar Danilo Speranza, ora in carcere Roma (ma da qualche giorno ricoverato in ospedale dove lotta tra la vita e la morte, con un quadro clinico di diabete e ipertensione aggravato da un lungo sciopero della fame), le violentava. «Lo facevo per modificare il karma negativo delle bimbe» ha spiegato «dovevo trasmettere loro il mio Dna sano e curativo». Terapia religiosa con stupro. Come quella praticata da Antonio Morello, il capo di The sacred path (Il sacro sentiero), 10mila adepti da Bolzano a Catania. Condannato a sei anni di carcere, Morello faceva credere alle seguaci di essere state stuprate da piccole, e per liberarsi da questo trauma le convinceva a fare sesso con lui. Decine e decine di casi. Tra proselitismo subdolo, rituali mistici, circonvenzioni e soprusi sessuali. E droghe. Mischiate a suggestioni religiose per lo più orientaleggianti. Storie di adepti e di “maestri”, di seguaci ridotti in schiavitù e di santoni e ciarlatani dal conto a sei zeri.
Il giro d’affari delle “nuove religioni” è quantificato in milioni di euro:
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L'ALLARME SOCIALE
Da Repubblica..
IL GURU DELLA PORTA ACCANTO
Oltre un milione e mezzo di italiani si legano ad associazioni o sette che coinvolgono la dimensione spirituale. Per molti è solo una normale adesione a una minoranza religiosa, ma altri finiscono "imprigionati" in strutture che puntano ai soldi, al sesso o al potere. E per alcuni comincia un incubo...
di PAOLO BERIZZI
Da Re Maya alla Santa Muerte Ecco l'Italia delle mille sette
Quelle censite sono 620 ma la cifra raddoppia se si calcola il "sommerso". Più di un milione e mezzo di italiani le frequentano ma si sale a oltre tre milioni contando gli immigrati. E ce ne sono per tutti i gusti: da quelle innocue a quelle che puntano allo sfruttamento economico degli adepti, a quelle che li sottopongono a veri e propri abusi
ROMA - Per togliere il demone dai bambini la "Santona della porta accanto" (si chiama proprio così) li costringeva alla terapia degli "spilli": doccia fredda con gli occhi sbarrati rivolti verso il getto d' acqua. Poi si passava al pranzo: vomito e escrementi. I loro o quelli dei maiali. Che nella provincia di Brescia - dove la setta della "madre" Tersilia Tanghetti aveva ben cinque succursali - abbondano. A Roma alle mamme e alle bambine della setta Re Maya non andava meglio: il guru Omar Danilo Speranza, ora in carcere, le violentava. "Lo facevo per modificare il karma negativo delle bimbe - ha spiegato - dovevo trasmettere loro il mio dna sano e curativo". Terapia religiosa con stupro. Come quella praticata da Antonio Morello, il capo di The sacred path ("Il sacro sentiero"), 10 mila adepti da Bolzano a Catania. Condannato a sei anni di carcere, Morello faceva credere alle seguaci di essere state stuprate da piccole, e per liberarsi da questo trauma le convinceva a fare sesso con lui. Decine e decine di casi. Tra proselitismo subdolo, rituali mistici, circonvenzioni e soprusi sessuali. E droghe. Mischiate a suggestioni religiose per lo più orientaleggianti. Storie di adepti e di "maestri", di seguaci ridotti in schiavitù e di santoni e ciarlatani dal conto a sei zeri.
Sono le sette di seconda generazione. Oltre mille gruppi in tutta Italia (il Centro studi nuove religioni ne censisce 620 ma secondo altri esperti le cifre raddoppiano se si tiene conto del enorme sommerso). Molte sette sono innocue, molte no. Più di un milione e mezzo di italiani (circa il 3 per cento della popolazione) le frequentano. Gli adepti salgono a 3,5 milioni con gli immigrati non ancora cittadini. Più della metà (64%) sono donne e adulti. Il 15% adolescenti e bambini. Si va da sparuti gruppi da poche decine di affiliati - che si muovono nell'ombra - e si arriva a movimenti che abbracciano decine di migliaia di seguaci. E generano un volume d' affari di milioni di euro. Ma come funzionano queste sette di "seconda generazione"? Come fanno proselitismo? Quali sono i casi in cui la credenza confina con il codice penale?
Decine e decine di casi. "Le sette tradizionali avevano struttura e dottrine precise e conservavano riferimenti a universi simbolici e religiosi tratti o dal cristianesimo o dalle religioni orientali - spiegano Massimo Introvigne e Pierluigi Zoccatelli del Cesnur - Nella seconda generazione di sette, di cui Re Maya è un esempio, tutto questo è sparito, sostituito dai soli rapporti personali con il capo e da vaghi sincretismi dove l'emozione sostituisce la dottrina. E così i rischi aumentano". Dimenticate le candele sugli altari, le tuniche, gli incensi. Sono riti obsoleti. Soppiantati da nuove pratiche. Meno plateali, più insidiose. Abili nel marketing, oggi i nuovi santoni agganciano i fedeli parlando di "lavaggi energetici emozionali", di "benessere spirituale low cost", di "purificazione alla portata di tutti": insomma quel "beneficio immediato" (genze rijaku) che è alla base delle religioni neobuddiste giapponesi. I gruppi religiosi che vanno per la maggiore: quelli del cosiddetto "potenziale umano". "Ti fanno credere che puoi sviluppare le tue capacità fino a diventare una persona straordinaria che vive nel benessere psicofisico - aggiunge Introvigne - Un benessere da bere tutto di un fiato. Come una bevanda energetica".
A proposito di bevande. Ad Assisi i riti collettivi del Santo Daime - detta anche "Dottrina della foresta" - hanno il momento topico nell'assunzione di un succo a base di ayahuasca, la radice allucinogena che Denis Tronchin e Emiliano Eva, i due italiani scomparsi il 6 agosto 2006 a Puyo, nella giungla dell'Ecuador, si erano sparati in abbondanza. Partiti per seguire le pratiche sciamaniche degli indiani Shuare, sono morti di overdose e poi sono stati fatti a pezzi.
Ci sono credenze che giungono in Italia coi flussi migratori. Alimentate dai loro adepti, a volte si incardinano su pratiche occulte locali. La Santeria cubana, la Candomblé e la Macumba brasiliane, il Vudù africano, la Santa Muerte (o Bambina Bianca). Un florilegio di culti alternativi. Che proliferano attirando curiosità e devozione. Il confine con l'illecito? A volte è sottilissimo. Associazione a delinquere, circonvenzione di incapace, violenza, minacce, truffa, raggiro, evasione fiscale i reati più comuni. È il lato B della medaglia. Patrizia Santovecchi, presidente dell'Osservatorio nazionale abusi psicologici, lo descrive così. "Ci sono diversi gradi di pericolosità. I piccoli gruppi sono caratterizzati da una pericolosità più "personale", cioè che grava più sul individuo. Le formazioni più grosse, da 300-350 mila seguaci, magari esercitano una pressione sociale e anche economica notevole, ma dall'altra - dovendo mantenere una facciata rispettabile - garantiscono di più il singolo soggetto e la sua incolumità".
IL GURU DELLA PORTA ACCANTO
Oltre un milione e mezzo di italiani si legano ad associazioni o sette che coinvolgono la dimensione spirituale. Per molti è solo una normale adesione a una minoranza religiosa, ma altri finiscono "imprigionati" in strutture che puntano ai soldi, al sesso o al potere. E per alcuni comincia un incubo...
di PAOLO BERIZZI
Da Re Maya alla Santa Muerte Ecco l'Italia delle mille sette
Quelle censite sono 620 ma la cifra raddoppia se si calcola il "sommerso". Più di un milione e mezzo di italiani le frequentano ma si sale a oltre tre milioni contando gli immigrati. E ce ne sono per tutti i gusti: da quelle innocue a quelle che puntano allo sfruttamento economico degli adepti, a quelle che li sottopongono a veri e propri abusi
ROMA - Per togliere il demone dai bambini la "Santona della porta accanto" (si chiama proprio così) li costringeva alla terapia degli "spilli": doccia fredda con gli occhi sbarrati rivolti verso il getto d' acqua. Poi si passava al pranzo: vomito e escrementi. I loro o quelli dei maiali. Che nella provincia di Brescia - dove la setta della "madre" Tersilia Tanghetti aveva ben cinque succursali - abbondano. A Roma alle mamme e alle bambine della setta Re Maya non andava meglio: il guru Omar Danilo Speranza, ora in carcere, le violentava. "Lo facevo per modificare il karma negativo delle bimbe - ha spiegato - dovevo trasmettere loro il mio dna sano e curativo". Terapia religiosa con stupro. Come quella praticata da Antonio Morello, il capo di The sacred path ("Il sacro sentiero"), 10 mila adepti da Bolzano a Catania. Condannato a sei anni di carcere, Morello faceva credere alle seguaci di essere state stuprate da piccole, e per liberarsi da questo trauma le convinceva a fare sesso con lui. Decine e decine di casi. Tra proselitismo subdolo, rituali mistici, circonvenzioni e soprusi sessuali. E droghe. Mischiate a suggestioni religiose per lo più orientaleggianti. Storie di adepti e di "maestri", di seguaci ridotti in schiavitù e di santoni e ciarlatani dal conto a sei zeri.
Sono le sette di seconda generazione. Oltre mille gruppi in tutta Italia (il Centro studi nuove religioni ne censisce 620 ma secondo altri esperti le cifre raddoppiano se si tiene conto del enorme sommerso). Molte sette sono innocue, molte no. Più di un milione e mezzo di italiani (circa il 3 per cento della popolazione) le frequentano. Gli adepti salgono a 3,5 milioni con gli immigrati non ancora cittadini. Più della metà (64%) sono donne e adulti. Il 15% adolescenti e bambini. Si va da sparuti gruppi da poche decine di affiliati - che si muovono nell'ombra - e si arriva a movimenti che abbracciano decine di migliaia di seguaci. E generano un volume d' affari di milioni di euro. Ma come funzionano queste sette di "seconda generazione"? Come fanno proselitismo? Quali sono i casi in cui la credenza confina con il codice penale?
Decine e decine di casi. "Le sette tradizionali avevano struttura e dottrine precise e conservavano riferimenti a universi simbolici e religiosi tratti o dal cristianesimo o dalle religioni orientali - spiegano Massimo Introvigne e Pierluigi Zoccatelli del Cesnur - Nella seconda generazione di sette, di cui Re Maya è un esempio, tutto questo è sparito, sostituito dai soli rapporti personali con il capo e da vaghi sincretismi dove l'emozione sostituisce la dottrina. E così i rischi aumentano". Dimenticate le candele sugli altari, le tuniche, gli incensi. Sono riti obsoleti. Soppiantati da nuove pratiche. Meno plateali, più insidiose. Abili nel marketing, oggi i nuovi santoni agganciano i fedeli parlando di "lavaggi energetici emozionali", di "benessere spirituale low cost", di "purificazione alla portata di tutti": insomma quel "beneficio immediato" (genze rijaku) che è alla base delle religioni neobuddiste giapponesi. I gruppi religiosi che vanno per la maggiore: quelli del cosiddetto "potenziale umano". "Ti fanno credere che puoi sviluppare le tue capacità fino a diventare una persona straordinaria che vive nel benessere psicofisico - aggiunge Introvigne - Un benessere da bere tutto di un fiato. Come una bevanda energetica".
A proposito di bevande. Ad Assisi i riti collettivi del Santo Daime - detta anche "Dottrina della foresta" - hanno il momento topico nell'assunzione di un succo a base di ayahuasca, la radice allucinogena che Denis Tronchin e Emiliano Eva, i due italiani scomparsi il 6 agosto 2006 a Puyo, nella giungla dell'Ecuador, si erano sparati in abbondanza. Partiti per seguire le pratiche sciamaniche degli indiani Shuare, sono morti di overdose e poi sono stati fatti a pezzi.
Ci sono credenze che giungono in Italia coi flussi migratori. Alimentate dai loro adepti, a volte si incardinano su pratiche occulte locali. La Santeria cubana, la Candomblé e la Macumba brasiliane, il Vudù africano, la Santa Muerte (o Bambina Bianca). Un florilegio di culti alternativi. Che proliferano attirando curiosità e devozione. Il confine con l'illecito? A volte è sottilissimo. Associazione a delinquere, circonvenzione di incapace, violenza, minacce, truffa, raggiro, evasione fiscale i reati più comuni. È il lato B della medaglia. Patrizia Santovecchi, presidente dell'Osservatorio nazionale abusi psicologici, lo descrive così. "Ci sono diversi gradi di pericolosità. I piccoli gruppi sono caratterizzati da una pericolosità più "personale", cioè che grava più sul individuo. Le formazioni più grosse, da 300-350 mila seguaci, magari esercitano una pressione sociale e anche economica notevole, ma dall'altra - dovendo mantenere una facciata rispettabile - garantiscono di più il singolo soggetto e la sua incolumità".
venerdì 1 luglio 2011
Il “metodo Arkeon” nelle scuole e nelle aziende
Giovedì 30 Giugno 2011 16:48
Processo alla psicosetta di Carlo Moccia, continua la kermesse di testimoni.Associazioni fondate dai membri di Arkeon facevano proseliti tra i minori e gli impiegati
“Il “metodo arkeon” è entrato nelle scuole e nelle aziende”. Lo dichiarano i testimoni che ieri sono scesi in aula davanti ai giudici del tribunale penale di Bari per il processo alla famigerata psicosetta fondata da Vito Carlo Moccia. Per mezzo di alcune associazioni, istituite dagli stessi membri della congregazione, Arkeon e faceva proseliti al di fuori del la cerchia degli iscritti. E c'erano anche dei minori nel progetto che il Moccia eufemisticamente definiva come: “Aprirsi al mondo”. L'associazione “Terra d'incontro” (da non confondersi con “Terre d'incontro”), fondata da alcuni membri della psicosetta, infatti, avviava progetti di carattere pedagogico con gli alunni delle scuole. “Sono rimasta esterrefatta quando ho assistito alla visione di un filmato che metteva in parallelo le confessioni dei bambini, in merito alla propria vita privata ed al rapporto con i genitori, con un annuncio pubblicitario di Arkeon – ha rivelato ieri in aula una cofondatrice di “Terra d'incontro”, nonché ex membro della psicosetta – Il video dei bambini è stato poi messo in vendita per 5 euro a copia... è stato allora che ho capito quanto immorale fosse ciò che era stato fatto”. Nelle aziende, invece, si entrava per mezzo di un'associazione che organizzava degli stage di formazione di “cultura orientale”. “Pensavo di aver messo su un'associazione di arti marziali, io sono un maestro di quest'arte – ha confessato davanti ai giudici un altro testimone – invece mi ritrovavo presidente di un'associazione di cui non mi sentivo membro attivo, e che aveva voluto esplicitamente il Moccia”. Il metodo per convincere i propri “adepti”, ad aprire le sopracitate associazioni, si basava sullo stesso rapporto discepolo-maestro che sta alla base degli altri casi di violenza e sfruttamento documentati dai testimoni nelle precedenti tornate di udienze. “Moccia sapeva sapientemente sfruttare ogni debolezza psicologica che intravedeva nelle persone”, ha dichiarato una testimone nel difficile tentativo di spiegare, a chi mai avesse avuto un'esperienza di questo tipo, come possa un individuo abbandonarsi completamente nelle mani di un altro. Il “lavaggio del cervello” avveniva per mezzo di sedute di gruppo in cui ognuno rivelava agli altri le proprie esperienze personali, anche le più intime. Il “lavoro” – come veniva definito da Moccia il “percorso di guarigione” dai problemi che affliggevano la vita di ognuno – verteva sulla “Teoria del pedofilo”. Si tratta di giustificare con una presunta violenza carnale, da parte di un genitore o un parente, tutti i drammi che sconvolgono la vita di ogni persona. « Durante i seminari di Arkeon – racconta una testimone – alcuni vomitavano. Allora il maestro si compiaceva: “Brava! Quello che hai appena rimesso non è vomito, ma lo sperma del pedofilo che ti ha violentato!” ». Più ci si liberava della “presenza del pedofilo”, più si avanzava nel “lavoro”, che si estendeva su tre livelli: il primo dal costo di circa 400 mila delle vecchie lire, il secondo di circa 800 mila lire ed il terzo (la testimonianza si riferisce ad un periodo precedente e successivo all'entrata in vigore dell'Euro) di circa 12 mila euro. Una bella cifra, che finiva dritta dritta nelle tasche dei “maestri” della setta. E già, perché il risvolto economico di questa vicenda è un elemento da non sottovalutare. « Mi facevano firmare assegni intestati alla mia persona – racconta una testimone – anche se i maestri preferivano consegnassi denaro contante, è più conveniente per degli scambi a nero. In questo modo ho posto nelle loro mani più di 15 mila euro ». Tra i membri della setta, oltre ad appartenenti alla piccola e media borghesia (ma vi erano anche partecipanti di altre classi sociali), l'attore Ettore Bassi (che testimonierà nelle prossime udienze convocato dagli avvocati della difesa) ed il sacerdote paolino don Angelo De Simone. Il rappresentante della Chiesa era, non solo adepto Arkeon, ma, per così dire, anche il sacerdote ufficiale della setta; celebrava matrimoni tra i discepoli, anche quando questi erano già sposati (come abbiamo documentato nei precedenti articoli pubblicati sul Quotidiano di Bari), o, come ha raccontando ieri in aula una testimone, battezzando i figli di pochi mesi dei membri. Il processo ripartirà il 20 settembre, quando verranno ascoltati altri otto testimoni chiamati in aula dal PM.
Mirko Misceo
Riparte a fine giugno il processo alla psicosetta Arkeon
Sabato 11 Giugno 2011 19:26
Rinviati al 20 settembre i testimoni non ancora ascoltati: “Nessun rispetto per chi soffre!”
Riparte il 29 giugno il processo Arkeon, la psicosetta di Carlo Moccia sul banco degli imputati per violenza sessuale ed estorsione. Avanza con ritardo il processo penale; saranno infatti ascoltati il giorno 20 settembre sei degli otto testimoni che avrebbero dovuto esporre davanti ai giudici lo scorso 8 giugno. Il ritardo è dovuto ad un inizio dell'udienza sfalsato di ben tre ore. “Siamo sconcertati dal ritardo della Giustizia italiana – ha commentato una testimone – Non c'è rispetto per chi ha soffre!”. Solo due testi sono stati ascoltati dal collegio giudicante. Emergono, come nella scorsa udienza del 25 maggio, storie che parlano di abusi e violenze, perpetrate dai sedicenti “maestri” di Arkeon, ai danni di persone psicologicamente deboli; ma tra le vittime vi sono anche molti stimati professionisti (addirittura psicologi e psichiatri), a dimostrazione che nessuno è immune al condizionamento psicologico. Il processo, quindi, presta a trasformarsi in un vero e proprio banco di prova per la Giustizia italiana. Come giudicheranno i giudici gli imputati? Semplici “violentatori”, “truffatori” o inseriranno i delitti per cui sono accusati nella sfera della “manipolazione psicologica”? Qualunque sia l'esito, i processo è destinato a fare storia negli annali della giurisprudenza. « Fui violentata da un maestro di Arkeon, il pretesto: un rito per riportare alla mente un ricordo d'infanzia; l'attimo in cui, da piccola, sarei stata abusata sessualmente da un pedofilo ». Era emersa così, sconcertante, l'accusa della prima testimone ai danni degli imputati durante la prima udienza del 25 maggio. Durante il processo, un'altra donna, ascoltata per ben 3 ore, ha raccontando la sua triste storia della perdita del marito a causa di una trasgressione creativa voluta dal maestro Antonio Morello, dello stupro di gruppo che avrebbe subito durante una cerimonia-rito e di altri tentativi di violenza. Gli adepti di Arkeon venivano, attraverso riti e cerimonie volte a condizionarne la mente, assoggettati alla volontà di individui che si facevano chiamare “maestri”. Si parla di cerimonie in cui, tra musica ad altissimo volume, stridenti gong di tamburo ed urla strazianti, i partecipanti venivano portati a credere di essere stati violentati dai genitori o da un non ben precisato pedofilo durante l'infanzia. « Non te lo ricordi perché eri troppo piccola – cantilenavano i “maestri” – ma di certo hai subito una violenza carnale... l'hanno subita tutti da bambini: questa è la causa dei mali che affliggono la tua vita! ». Il “lavaggio del cervello” condizionava a tal punto gli individui che alcuni hanno persino denunciato alla magistratura, per violenza carnale, ignari genitori, zii e amici. « Non c'era nessun pedofilo – ha dichiarato una testimone, tremante d'emozione e rabbia – erano solo pretesti per estorcermi denaro, usarmi in tutti i modi... anche come oggetto sessuale! ». Più ci si liberava della “presenza del pedofilo”, più si avanzava nel “lavoro di purificazione”, come veniva definito dai maestri di Arkeon. Quest'ultimo consisteva in tre livelli: il primo dal costo di circa 400 mila delle vecchie lire, il secondo di circa 800 mila lire ed il terzo (la testimone racconta il suo percorso nella setta prima e dopo l'utilizzo corrente dell'Euro) di circa 12 mila euro. Una bella cifra, che finiva dritta dritta nelle tasche dei “guru” della setta. E già, perché il risvolto economico di questa vicenda è un elemento da non sottovalutare. « Mi facevano firmare assegni intestati alla mia persona anche se i maestri preferivano consegnassi denaro contante, è più conveniente per degli scambi a nero. In questo modo ho posto nelle loro mani più di 15 mila euro ». La setta aveva aperto sedi in tutta Italia, anche con l'appoggio di alcuni membri della Chiesa, gli adepti erano migliaia: è facile immaginare, quindi, che gli introiti di Moccia & Co. fossero a parecchi zeri. I testimoni di questo processo avevano sporto denuncia presso le questure di molte città italiane, ma non erano mai stati creduti. Solo l'intervento di alcune associazioni, che si battono per la tutela dei fuoriusciti dalle sette religiose (una fra tutte, il CeSAP: Centro studi per gli Abusi Psicologici), e dopo l'intervento della stampa, le acque intorno al caso hanno incominciato a smuoversi.I video dei seminari di Arkeon – gli stessi che i giudici hanno esaminato come prove – sono consultabili all'indirizzo internet: http://vimeo.com/arkeon/videos
Mirko Misceo
Rinviati al 20 settembre i testimoni non ancora ascoltati: “Nessun rispetto per chi soffre!”
Riparte il 29 giugno il processo Arkeon, la psicosetta di Carlo Moccia sul banco degli imputati per violenza sessuale ed estorsione. Avanza con ritardo il processo penale; saranno infatti ascoltati il giorno 20 settembre sei degli otto testimoni che avrebbero dovuto esporre davanti ai giudici lo scorso 8 giugno. Il ritardo è dovuto ad un inizio dell'udienza sfalsato di ben tre ore. “Siamo sconcertati dal ritardo della Giustizia italiana – ha commentato una testimone – Non c'è rispetto per chi ha soffre!”. Solo due testi sono stati ascoltati dal collegio giudicante. Emergono, come nella scorsa udienza del 25 maggio, storie che parlano di abusi e violenze, perpetrate dai sedicenti “maestri” di Arkeon, ai danni di persone psicologicamente deboli; ma tra le vittime vi sono anche molti stimati professionisti (addirittura psicologi e psichiatri), a dimostrazione che nessuno è immune al condizionamento psicologico. Il processo, quindi, presta a trasformarsi in un vero e proprio banco di prova per la Giustizia italiana. Come giudicheranno i giudici gli imputati? Semplici “violentatori”, “truffatori” o inseriranno i delitti per cui sono accusati nella sfera della “manipolazione psicologica”? Qualunque sia l'esito, i processo è destinato a fare storia negli annali della giurisprudenza. « Fui violentata da un maestro di Arkeon, il pretesto: un rito per riportare alla mente un ricordo d'infanzia; l'attimo in cui, da piccola, sarei stata abusata sessualmente da un pedofilo ». Era emersa così, sconcertante, l'accusa della prima testimone ai danni degli imputati durante la prima udienza del 25 maggio. Durante il processo, un'altra donna, ascoltata per ben 3 ore, ha raccontando la sua triste storia della perdita del marito a causa di una trasgressione creativa voluta dal maestro Antonio Morello, dello stupro di gruppo che avrebbe subito durante una cerimonia-rito e di altri tentativi di violenza. Gli adepti di Arkeon venivano, attraverso riti e cerimonie volte a condizionarne la mente, assoggettati alla volontà di individui che si facevano chiamare “maestri”. Si parla di cerimonie in cui, tra musica ad altissimo volume, stridenti gong di tamburo ed urla strazianti, i partecipanti venivano portati a credere di essere stati violentati dai genitori o da un non ben precisato pedofilo durante l'infanzia. « Non te lo ricordi perché eri troppo piccola – cantilenavano i “maestri” – ma di certo hai subito una violenza carnale... l'hanno subita tutti da bambini: questa è la causa dei mali che affliggono la tua vita! ». Il “lavaggio del cervello” condizionava a tal punto gli individui che alcuni hanno persino denunciato alla magistratura, per violenza carnale, ignari genitori, zii e amici. « Non c'era nessun pedofilo – ha dichiarato una testimone, tremante d'emozione e rabbia – erano solo pretesti per estorcermi denaro, usarmi in tutti i modi... anche come oggetto sessuale! ». Più ci si liberava della “presenza del pedofilo”, più si avanzava nel “lavoro di purificazione”, come veniva definito dai maestri di Arkeon. Quest'ultimo consisteva in tre livelli: il primo dal costo di circa 400 mila delle vecchie lire, il secondo di circa 800 mila lire ed il terzo (la testimone racconta il suo percorso nella setta prima e dopo l'utilizzo corrente dell'Euro) di circa 12 mila euro. Una bella cifra, che finiva dritta dritta nelle tasche dei “guru” della setta. E già, perché il risvolto economico di questa vicenda è un elemento da non sottovalutare. « Mi facevano firmare assegni intestati alla mia persona anche se i maestri preferivano consegnassi denaro contante, è più conveniente per degli scambi a nero. In questo modo ho posto nelle loro mani più di 15 mila euro ». La setta aveva aperto sedi in tutta Italia, anche con l'appoggio di alcuni membri della Chiesa, gli adepti erano migliaia: è facile immaginare, quindi, che gli introiti di Moccia & Co. fossero a parecchi zeri. I testimoni di questo processo avevano sporto denuncia presso le questure di molte città italiane, ma non erano mai stati creduti. Solo l'intervento di alcune associazioni, che si battono per la tutela dei fuoriusciti dalle sette religiose (una fra tutte, il CeSAP: Centro studi per gli Abusi Psicologici), e dopo l'intervento della stampa, le acque intorno al caso hanno incominciato a smuoversi.I video dei seminari di Arkeon – gli stessi che i giudici hanno esaminato come prove – sono consultabili all'indirizzo internet: http://vimeo.com/arkeon/videos
Mirko Misceo
lunedì 13 giugno 2011
Sette d'Italia In un libro la denuncia sui pericoli dei gruppi pseudoreligiosi.
di Gaetano Farina
Nel nostro Paese si concede troppo spazio al fenomeno delle sette sataniche. Certamente la loro proliferazione è inarrestabile e, dal punto di vista giornalistico, si tratta di un argomento che fa breccia nell’attenzione e curiosità della gente. Ma le sette non devono per forza essere sataniche, tanto è vero che alcune organizzazioni new age e pseudoreligiose possono risultare altrettanto pericolose per l’anima e la psiche di persone anche dotate intellettivamente.Giovandosi dei vuoti legislativi in materia di plagio, sono centinaia i gruppi settari, di svariata estensione, che in Italia continuano a circuire persone di qualsiasi età e di qualsiasi estrazione sociale. Alcuni di questi, addirittura, sono ben conosciuti, se non famosi, ma agli occhi dei più e dell’opinione pubblica non risultano affatto una setta.IL MOVIMENTO UMANISTA. Il caso più clamoroso è rappresentato dal Movimento umanista che ha 'attecchito' anche qui in Italia. I suoi attivisti, come in America Latina e nel resto del mondo, sono considerati dei pacifisti ed, effettivamente, la pace e la cooperazione sono alcuni dei valori su cui si regge il movimento. Quello che non sa quasi nessuno è che il movimento venera una sua specie di santo(ne), Silo, ossia lo scomparso Mario Rodriguez Cobos, capo carismatico a livello mondiale. E tutti ignorano, soprattutto, che non è proprio indolore uscirne completamente, cioè non averne più a che fare per sempre.
Almeno stando a ciò che ci raccontano nel loro libro Occulto Italia i due giornalisti d’assalto Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli che, in quasi 500 pagine edite da Bur, analizzano struttura, guru, finanza e tecniche di persuasione delle sette, non sataniche, più diffuse sul nostro territorio.
La struttura piramidale e il lavaggio del cervello degli adepti di Silo
Il Movimento umanista, come confermano i due giornalisti esperti di sette, ha raggiunto una discreta popolarità in Italia, specie nel Nord, accreditandosi alla collettività con alcune attività culturali e sociali, come giornali di quartiere oltre a una squadra di calcio che finiva sempre ultima nei in campionato, ma era simpatica a tutti per correttezza e sportività.
Il suo lato oscuro non rivelato è la rigida struttura a piramide e il presunto lavaggio di cervello, descritto da molti fuoriusciti, subito dagli adepti che progressivamente perdono le facoltà di critica e sacrificano tutto il loro tempo extra lavorativo al movimento.
Le marce mondiali pacifiste e il partito politico ispirato a ideali umanistici e umanitari, che si è avvicinato anche all’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, nasconderebbero storie di ricatti e mobbing, e di denaro, dato che la struttura si finanzia con contribuiti degli iscritti ed eserciterebbe pressione affinché ogni iscritto impieghi quasi tutte le sue risorse per la causa.
Referenti e attivisti hanno già risposto, anche tramite vie legali, alle affermazioni di Del Vecchio e Petrelli cercando di smentire le strategie di alienazione mentale cui accennano i due autori. E hanno esaltato, all’opposto, il clima di collaborazione pacifica e confronto sereno, incontaminato da qualsiasi tipo di coercizione, che si respirerebbe in ogni gruppo e associazione umanistica.
L'ESTREMA DIFFUSIONE DI SCIENTOLOGY. Non si presta allo scetticismo, invece, la categorizzazione come setta della chiesa di Scientology, sebbene, a livello di opinione pubblica, l'etichettatura sia ancora poco resistente, anche per la sponsorizzazione di grandi star hollywoodiane come Tom Cruise e John Travolta.
Gli attivisti di Scientology non fanno nulla per nascondersi, anzi si muovono nei luoghi più importanti delle nostre città per «pescare» nuove anime, riuscendo a penetrare pure nelle istituzioni.
Un buon numero di insegnanti delle scuole statali, si è scoperto, è stato infatti educato nei centri di formazione della chiesa. Più o meno inconsapevolmente, numerosi politici e rappresentati pubblici hanno premiato iniziative, corsi, mostre della comunità che grazie ad attività di facciata come il famigerato Narconon, il programma di riabilitazione dall'uso di alcool e droghe, diffonde occultamente i suoi ideali religiosi.
Come confermano Del Vecchio e Pitrelli e i fuoriusciti che hanno intercettato, i metodi utilizzati dalle comunità Narconon non hanno alcun riscontro scientifico e finiscono esclusivamente per sottomettere psicologicamente chi vi è sottoposto. Diversi decessi e suicidi all’interno della comunità di Scientology, inoltre, risultano, ancora oggi, molto sospetti.
Ontopsicologia, il culto dell'individualismo di Marcello Dell'Utri
Per collegarsi direttamente all’attualità, i due autori di Occulto Italia hanno indagato pure sul substrato culturale del berlusconismo imperante di cui fanno parte le astruse teorizzazioni ontopsicologiche.
L’ontopsicologia del guru Tonino Meneghetti, infatti, cura il culto dell’individualismo e del leaderismo a cui si è avvicinato da tempo Marcello Dell’Utri. I seguaci di Meneghetti sono costretti ad abbandonare ogni legame familiare (genitori, parenti, coniugi, figli, amici) e a dipendere esclusivamente dalla setta per raggiungere la propria emancipazione totale. Sono indotti a pensare ai propri legami affettivi come a vampiri di energia vitale dai quali liberarsi e nell'ideologia che viene loro propinata si mischiano concetti biblici, con quelli ufologici, psicologici o occultistici.
Il seguace più famoso è l’ex veejay di Mtv Andrea Pezzi che, non a caso, per lanciare il suo nuovo progetto Ovo (videoenciclopedia mondiale) ha chiesto un partenariato finanziario a Mediaset.
SOKA GAKKAI, PREGO DUNQUE OTTENGO. Un’altra diva coinvolta è Sabina Guzzanti che, insieme con altri vip, promuove la causa del Soka gakkai e del suo (falso) buddismo «radical chic». Un 'buddismo' che si basa sull’utilizzo di formule verbali che dovrebbero automaticamente produrre effetti, quasi come fossero formule magiche e, invece, servono solo ad addomesticare menti, a creare stati di dipendenza psicologica anche per scucire tanti soldi ai propri adepti.
Il Soka gakkai ha ottenuto molto successo per la sua semplicità, quasi banalità, dottrinaria, tanto da rasentare la superstizione. Basta pregare per ottenere quello che si desidera ardentemente: successo, soldi, amore, guarigione, felicità e tutto il resto.
Lo Stato di Damanhur fondato da Oberto Airaudi
Il primo capitolo di Occulto Italia è, però, dedicato a quella che appare come una tranquilla, silenziosa e felice comunità della provincia di Ivrea, in Piemonte. Stiamo parlando di Damanhur raccontata nel 2009 dalla trasmissione Mistero (su Italia 1): una setta molto pericolosa, come dimostrato dalle informazioni e i racconti raccolti da Pitrelli e Del Vecchio.
Lo Stato di Damanhur è stato fondato da Oberto Airaudi, un agente d'assicurazione italiano nato nel 1950, con un spiccato senso degli affari e delle capacità paranormali eccezionali, che come spiegano gli stessi damanhuriani è uno così esigente sull'ammirazione che ritiene gli sia dovuta.
Airaudi è riuscito a costruire il suo business a partire dalla costruzione, completamente abusiva, di un raffinatissimo tempio sotto terra, diventato ben presto meta di turisti da tutto il mondo. Attorno al tempio, l'agente assicurativo è riuscito a costituire una comunità devota, completamente sottomessa alla venerazione che, in questo caso, significa donazione completa di sé e dei propri averi.
La donazione pare sia, spesso, anche di tipo sessuale dato che decine di donne hanno raccontato di aver subito abusi da parte di Airaudi nei suoi lunghi e misteriosi viaggi di esplorazione del mondo e di ricerca spirituale.
L'OBBLIGO DI CEDERE TUTTO IL PATRIMONIO. I damanhuriani si impegnano a contribuire, con le loro risorse, al mantenimento economico della nazione damahuriana, senza potere pretendere di recuperare i loro patrimoni. E per il proprio benessere, i cittadini sono costretti a sperperare le residue risorse per acquistare costosissimi amuleti magici di ogni tipo e per periodiche sedute terapeutiche ovviamente prive di alcuna attendibilità medico-scientifica.
Chi prova a riavere qualcosa indietro o, addirittura, a uscire dalla comunità viene duramente perseguitato e discriminato.
Anche a Damanhur, come negli altri «movimenti religiosi alternativi» che si avvalgono di complicità istituzionali e politiche, si vive in un ghetto culturale, attorno al quale viene eretto un «cordone sanitario» invalicabile per impedire che le informazioni del mondo esterno possano penetrare nella mente dei singoli adepti. Questa precauzione fa sì che gli adepti credano - e difendano strenuamente - a concetti, idee e postulati scientifici ormai banditi dalla cultura della società civile da secoli.
Uno degli strumenti più spesso impiegati per costringere a questa tremenda forma di «lobotomia culturale» è la paura. Non quella del dolore fisico, ma la paura della disapprovazione del movimento, dell'ostracismo, della perdita dei privilegi e dell’emarginazione.
L'ATTRAZIONE TRASVERSALE PER LE SETTE. Come rimarcano, più volte, gli autori di Occulto Italia diventa rischioso sottovalutare il fenomeno, relegandolo a «problema degli sciocchi», visto che durante la loro investigazione Del Vecchio e Pitrelli hanno incontrato fuoriusciti di qualsiasi classe sociale, incluse persone di elevata istruzione e qualificazione professionale che per gli strumenti culturali che possiedono apparivano immuni da questo tipo di contaminazione.
Del resto, come si comprende in queste pagine, le reti delle sette sono così estese, intricate e pervasive che riescono a intercettare e sfruttare anche gli amici più stretti e i momenti di debolezza della potenziale vittima.
Domenica, 12 Giugno 2011
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Nel nostro Paese si concede troppo spazio al fenomeno delle sette sataniche. Certamente la loro proliferazione è inarrestabile e, dal punto di vista giornalistico, si tratta di un argomento che fa breccia nell’attenzione e curiosità della gente. Ma le sette non devono per forza essere sataniche, tanto è vero che alcune organizzazioni new age e pseudoreligiose possono risultare altrettanto pericolose per l’anima e la psiche di persone anche dotate intellettivamente.Giovandosi dei vuoti legislativi in materia di plagio, sono centinaia i gruppi settari, di svariata estensione, che in Italia continuano a circuire persone di qualsiasi età e di qualsiasi estrazione sociale. Alcuni di questi, addirittura, sono ben conosciuti, se non famosi, ma agli occhi dei più e dell’opinione pubblica non risultano affatto una setta.IL MOVIMENTO UMANISTA. Il caso più clamoroso è rappresentato dal Movimento umanista che ha 'attecchito' anche qui in Italia. I suoi attivisti, come in America Latina e nel resto del mondo, sono considerati dei pacifisti ed, effettivamente, la pace e la cooperazione sono alcuni dei valori su cui si regge il movimento. Quello che non sa quasi nessuno è che il movimento venera una sua specie di santo(ne), Silo, ossia lo scomparso Mario Rodriguez Cobos, capo carismatico a livello mondiale. E tutti ignorano, soprattutto, che non è proprio indolore uscirne completamente, cioè non averne più a che fare per sempre.
Almeno stando a ciò che ci raccontano nel loro libro Occulto Italia i due giornalisti d’assalto Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli che, in quasi 500 pagine edite da Bur, analizzano struttura, guru, finanza e tecniche di persuasione delle sette, non sataniche, più diffuse sul nostro territorio.
La struttura piramidale e il lavaggio del cervello degli adepti di Silo
Il Movimento umanista, come confermano i due giornalisti esperti di sette, ha raggiunto una discreta popolarità in Italia, specie nel Nord, accreditandosi alla collettività con alcune attività culturali e sociali, come giornali di quartiere oltre a una squadra di calcio che finiva sempre ultima nei in campionato, ma era simpatica a tutti per correttezza e sportività.
Il suo lato oscuro non rivelato è la rigida struttura a piramide e il presunto lavaggio di cervello, descritto da molti fuoriusciti, subito dagli adepti che progressivamente perdono le facoltà di critica e sacrificano tutto il loro tempo extra lavorativo al movimento.
Le marce mondiali pacifiste e il partito politico ispirato a ideali umanistici e umanitari, che si è avvicinato anche all’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, nasconderebbero storie di ricatti e mobbing, e di denaro, dato che la struttura si finanzia con contribuiti degli iscritti ed eserciterebbe pressione affinché ogni iscritto impieghi quasi tutte le sue risorse per la causa.
Referenti e attivisti hanno già risposto, anche tramite vie legali, alle affermazioni di Del Vecchio e Petrelli cercando di smentire le strategie di alienazione mentale cui accennano i due autori. E hanno esaltato, all’opposto, il clima di collaborazione pacifica e confronto sereno, incontaminato da qualsiasi tipo di coercizione, che si respirerebbe in ogni gruppo e associazione umanistica.
L'ESTREMA DIFFUSIONE DI SCIENTOLOGY. Non si presta allo scetticismo, invece, la categorizzazione come setta della chiesa di Scientology, sebbene, a livello di opinione pubblica, l'etichettatura sia ancora poco resistente, anche per la sponsorizzazione di grandi star hollywoodiane come Tom Cruise e John Travolta.
Gli attivisti di Scientology non fanno nulla per nascondersi, anzi si muovono nei luoghi più importanti delle nostre città per «pescare» nuove anime, riuscendo a penetrare pure nelle istituzioni.
Un buon numero di insegnanti delle scuole statali, si è scoperto, è stato infatti educato nei centri di formazione della chiesa. Più o meno inconsapevolmente, numerosi politici e rappresentati pubblici hanno premiato iniziative, corsi, mostre della comunità che grazie ad attività di facciata come il famigerato Narconon, il programma di riabilitazione dall'uso di alcool e droghe, diffonde occultamente i suoi ideali religiosi.
Come confermano Del Vecchio e Pitrelli e i fuoriusciti che hanno intercettato, i metodi utilizzati dalle comunità Narconon non hanno alcun riscontro scientifico e finiscono esclusivamente per sottomettere psicologicamente chi vi è sottoposto. Diversi decessi e suicidi all’interno della comunità di Scientology, inoltre, risultano, ancora oggi, molto sospetti.
Ontopsicologia, il culto dell'individualismo di Marcello Dell'Utri
Per collegarsi direttamente all’attualità, i due autori di Occulto Italia hanno indagato pure sul substrato culturale del berlusconismo imperante di cui fanno parte le astruse teorizzazioni ontopsicologiche.
L’ontopsicologia del guru Tonino Meneghetti, infatti, cura il culto dell’individualismo e del leaderismo a cui si è avvicinato da tempo Marcello Dell’Utri. I seguaci di Meneghetti sono costretti ad abbandonare ogni legame familiare (genitori, parenti, coniugi, figli, amici) e a dipendere esclusivamente dalla setta per raggiungere la propria emancipazione totale. Sono indotti a pensare ai propri legami affettivi come a vampiri di energia vitale dai quali liberarsi e nell'ideologia che viene loro propinata si mischiano concetti biblici, con quelli ufologici, psicologici o occultistici.
Il seguace più famoso è l’ex veejay di Mtv Andrea Pezzi che, non a caso, per lanciare il suo nuovo progetto Ovo (videoenciclopedia mondiale) ha chiesto un partenariato finanziario a Mediaset.
SOKA GAKKAI, PREGO DUNQUE OTTENGO. Un’altra diva coinvolta è Sabina Guzzanti che, insieme con altri vip, promuove la causa del Soka gakkai e del suo (falso) buddismo «radical chic». Un 'buddismo' che si basa sull’utilizzo di formule verbali che dovrebbero automaticamente produrre effetti, quasi come fossero formule magiche e, invece, servono solo ad addomesticare menti, a creare stati di dipendenza psicologica anche per scucire tanti soldi ai propri adepti.
Il Soka gakkai ha ottenuto molto successo per la sua semplicità, quasi banalità, dottrinaria, tanto da rasentare la superstizione. Basta pregare per ottenere quello che si desidera ardentemente: successo, soldi, amore, guarigione, felicità e tutto il resto.
Lo Stato di Damanhur fondato da Oberto Airaudi
Il primo capitolo di Occulto Italia è, però, dedicato a quella che appare come una tranquilla, silenziosa e felice comunità della provincia di Ivrea, in Piemonte. Stiamo parlando di Damanhur raccontata nel 2009 dalla trasmissione Mistero (su Italia 1): una setta molto pericolosa, come dimostrato dalle informazioni e i racconti raccolti da Pitrelli e Del Vecchio.
Lo Stato di Damanhur è stato fondato da Oberto Airaudi, un agente d'assicurazione italiano nato nel 1950, con un spiccato senso degli affari e delle capacità paranormali eccezionali, che come spiegano gli stessi damanhuriani è uno così esigente sull'ammirazione che ritiene gli sia dovuta.
Airaudi è riuscito a costruire il suo business a partire dalla costruzione, completamente abusiva, di un raffinatissimo tempio sotto terra, diventato ben presto meta di turisti da tutto il mondo. Attorno al tempio, l'agente assicurativo è riuscito a costituire una comunità devota, completamente sottomessa alla venerazione che, in questo caso, significa donazione completa di sé e dei propri averi.
La donazione pare sia, spesso, anche di tipo sessuale dato che decine di donne hanno raccontato di aver subito abusi da parte di Airaudi nei suoi lunghi e misteriosi viaggi di esplorazione del mondo e di ricerca spirituale.
L'OBBLIGO DI CEDERE TUTTO IL PATRIMONIO. I damanhuriani si impegnano a contribuire, con le loro risorse, al mantenimento economico della nazione damahuriana, senza potere pretendere di recuperare i loro patrimoni. E per il proprio benessere, i cittadini sono costretti a sperperare le residue risorse per acquistare costosissimi amuleti magici di ogni tipo e per periodiche sedute terapeutiche ovviamente prive di alcuna attendibilità medico-scientifica.
Chi prova a riavere qualcosa indietro o, addirittura, a uscire dalla comunità viene duramente perseguitato e discriminato.
Anche a Damanhur, come negli altri «movimenti religiosi alternativi» che si avvalgono di complicità istituzionali e politiche, si vive in un ghetto culturale, attorno al quale viene eretto un «cordone sanitario» invalicabile per impedire che le informazioni del mondo esterno possano penetrare nella mente dei singoli adepti. Questa precauzione fa sì che gli adepti credano - e difendano strenuamente - a concetti, idee e postulati scientifici ormai banditi dalla cultura della società civile da secoli.
Uno degli strumenti più spesso impiegati per costringere a questa tremenda forma di «lobotomia culturale» è la paura. Non quella del dolore fisico, ma la paura della disapprovazione del movimento, dell'ostracismo, della perdita dei privilegi e dell’emarginazione.
L'ATTRAZIONE TRASVERSALE PER LE SETTE. Come rimarcano, più volte, gli autori di Occulto Italia diventa rischioso sottovalutare il fenomeno, relegandolo a «problema degli sciocchi», visto che durante la loro investigazione Del Vecchio e Pitrelli hanno incontrato fuoriusciti di qualsiasi classe sociale, incluse persone di elevata istruzione e qualificazione professionale che per gli strumenti culturali che possiedono apparivano immuni da questo tipo di contaminazione.
Del resto, come si comprende in queste pagine, le reti delle sette sono così estese, intricate e pervasive che riescono a intercettare e sfruttare anche gli amici più stretti e i momenti di debolezza della potenziale vittima.
Domenica, 12 Giugno 2011
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